» Inviato da valmaura il 30 December, 2019 alle 3:35 pm
Il 2019, un anno non proprio felicissimo, si chiude per noi con ottimi numeri. Le nostre pagine su Facebook ma anche altrove, hanno toccato vette incoraggianti. Sul solo Social per antonomasia abbiamo quasi raggiunto i 5.000 Mi Piace alle nostre cinque pagine (Circolo Miani e correlate) con un centinaio di persone in più che le seguono. Se fossimo un quotidiano cartaceo locale, avremmo toccato il tetto della tranquilla sopravvivenza e prosperità. Mediamente, lo ricordiamo raggiungiamo 25-30.000 lettori a settimana di cui oltre un terzo “interagiscono”, linguaggio sgradevole ma efficace di Facebook, con noi. E la nostra forza viene vissuta sempre di più, come dimostrano le frequenti reazioni stizzite, come un peso insopportabile da un potere locale che si basa sul motto del “non disturbare il manovratore”. Ringraziamo dunque i lettori, anche per le loro opinioni critiche che sono fondamentali per crescere assieme, e li sproniamo ad aiutarci ad aumentare la nostra diffusione: le notizie che giornalmente offriamo e che molte volte solo su queste pagine i triestini possono conoscere. Più per demerito altrui che solo per nostra professionalità. Ci fa sommo piacere rilevare che le migliaia di Mi Piace alle nostre pagine vengono da persone assolutamente normali, e non, scusate la semplificazione, dai mondi sempre più ristretti della politica e dei “soliti noti”. Noi continueremo così: ad occuparci dei problemi che ci troviamo ad affrontare, da comuni cittadini, ogni giorno. A denunciare, criticare le ingiustizie e gli errori di chi dovrebbe operare per il bene della comunità, a cui ha chiesto voti e retribuzioni. Spesso suggerendo le soluzioni più idonee a risolverli, forti della nostra esperienza e del lavoro quarantennale sul territorio. E, come oramai chi ci frequenta ben lo sa, senza riguardo ad alcuna parte politica ed economica. Chi cerca in queste pagine invece appoggio e sostegno per partito preso, ha semplicemente sbagliato pagina. Succede, ed amici come prima. Lo ricordiamo, perché oggi può sembrare strano, noi ci impegniamo in questo servizio civile in maniera assolutamente volontaria e gratuita e gli inevitabili costi, anche delle iniziative che promuoviamo, si auto sostengono con appunto l’autofinanziamento di chi condivide e partecipa. Non godiamo, per nostra scelta, di alcun contributo pubblico che, vista come è amministrata la pubblica amministrazione, metterebbe a repentaglio la nostra autonomia. Pertanto chi lo desidera può aiutarci attraverso un bonifico sul conto bancario intestato al Circolo Centro Studi Ercole Miani con codice IBAN : IT 45 W 01030 02205 000061231568 Banco Monte dei Paschi Siena (ex Antonveneta) filiale di Corso U. Saba 18/20 in Trieste. E destinando il suo 5 X 1000 al Circolo Miani scrivendo il Codice Fiscale 90012740321 nella apposita casella delle associazioni di volontariato sulla sua dichiarazione dei redditi, qualunque essa sia. Di nuovo auguri per un migliore 2020. Maurizio Fogar
Evviva evviva il podestà!
» Inviato da valmaura il 29 December, 2019 alle 2:15 pm
Oramai si fa i monumenti da solo e da solo si incensa, oddio proprio solo no: con la compiacente collaborazione del piccolo giornale.
L'annuale intervistona sdraiata, e conoscendone l'autore ben sappiamo quanto abbia sofferto, detto senza ironia alcuna, di Roberto Dipiazza ricalca esattamente quanto da lui dichiarato negli ultimi fine d'anno, a partire, attenzione, dal 2001. Basta rileggerle, cambiare data che la fotografia va sempre bene, buon per lui e di questo ne siamo sinceramente contenti, et voilà le prime due pagine di cronaca sono riempite anche per il fine anno 2019.
Fa elenchi di opere faraoniche, per Trieste si intende, avviate e da iniziare, sempre le stesse da quasi venti anni, omette le sgradevolezze acclarate, che nessuno si guarda bene dal ricordare, a partire dalla ex caserma di Roiano, e narcisisticamente rivendica la sua “popolarità”, dimenticando che se è per questo anche Jack lo Squartatore lo era, assai popolare.
Annuncia la sua ricandidatura al quarto mandato di sindaco, e questa non è novità né notizia che lo va dicendo da sempre, e liquida come perdenti in partenza i suoi antagonisti, anche questa non è una novità, a partire dal piddino Russo. Ovviamente per il piccolo giornale, seguito a ruota da TeleCamberquattro, e dal “servizio pubblico”, che ossimoro, della Rai regionale, la società triestina si restringe alla sola attuale politica, ed in questo campo obiettivamente il quadricandidato ha gioco facile.
Due unici momenti degni di ilarità e tristezza quando indica nel nuovo“manufatturiero”industriale idoneo per Trieste, visto che parla da podestà e non da candidato Premio Nobel per l'Economia, ma non si sa mai, quello di tipo agroalimentare e basato sulla pastorizia di cui le vaste praterie triestine abbondano (il fallimento Principe-Dukcevich non gli ha insegnato nulla) “Non possiamo lasciare prodotti primari come carne, latte, maiale ai tedeschi. Paradossalmente bisogna ritornare alla terra.”.
E, dopo aver fatto acquistare dal Comune lo stabilimento ex Duke, ora paventa di spostare i mercati ortofrutticolo ed ittico, itineranti da anni come l'infausto “Parco del Mare” all'ex manifattura Tabacchi, destinando il nuovo acquisto ad archivio cartaceo del Comune. In effetti se ne sentiva impellente il bisogno e poi è pratico: basta girare l'angolo di piazza Unità …
Triste invece quando da politico “notoriamente attento e sensibile” ai problemi sociali e non da mercante di schiavi ottocentesco invita a spostare le attività industriali “dove gli operai costano 6 e non 26 euro l’ora”. Pane raffermo, croste di formaggio, ed acqua quando c'è, e poi via di flagello con il “gatto a nove code”, compresi.
Tranquillizziamo una volta di più i nostri non pochi lettori. Non attacchiamo Dipiazza perchè è di destra, che se vi andate a rileggere i nostri articoli sul predecessore Cosolini, o sulle cosiddette inani quanto inutili opposizioni, non troverete nostri diversi accenti.
Compito di un sano basale giornalismo è criticare chi non fa, o fa male, il suo mestiere danneggiando l'intera collettività, che per altro a Trieste va a votare da anni in misura inferiore al 50% degli aventi diritto, e questo vorrà pur qualcosa significare, ovviamente politica autoreferenziale ed arrogante con servi al seguito esclusa.
Nella foto: Roiano, primo, ed ultimo, colpo di piccone, o mazza fa lo stesso.
» Inviato da valmaura il 27 December, 2019 alle 1:13 pm
Scuola De Amicis di via Combi.
Per meglio dire abbandonati alla loro triste sorte sono i beni di proprietà pubblica, in assenza di vigilanza della Corte dei Conti per eventuale danno erariale. Costruita sotto l'Austria, come si evince dalla sua architettura, ha funzionato egregiamente come scuola elementare fino alla seconda metà degli anni Ottanta dello scorso secolo. Di sventurata proprietà del Comune di Trieste ha poi ospitato una sezione dell'Istituto Galvani, indirizzo odontotecnico, per poi divenire sede della Scuola di Scienze sociali dell'Università. Poi venne inspiegabilmente chiusa. Destinata dal Comune, seconda Giunta Dipiazza ed in particolare amministrazione Cosolini, come futura sede della “Casa delle Associazioni”, non fu mai aperta perchè palazzo Cheba non trovava prima i 43.000 euro diventati poi 63.000 per gli asseriti necessari lavori di manutenzione all'impianto elettrico. Nel frattempo l'edificio ha funzionato per alcuni mesi come ricovero di una trentina di migranti, alloggiavano lì su delibera delle Istituzioni che non consideravano evidentemente un problema ostativo l'impianto elettrico non a norma. Da allora l'edificio è rimasto vuoto, salvo una saltuaria passata presenza di seggi elettorali, tanto se un incendio bruciava schede ed urne visto il livello della politica non era un problema. Ovviamente più passano gli anni e maggiormente la bella scuola si deteriora ed aumentano le spese per un suo restauro. Non problem, tanto paga Pantalone, ovvero noi. E la Casa delle Associazioni? Vallo a sapere, anche loro sotto i ponti. Ultimo dettaglio: il Ricreatorio comunale, appunto De Amicis, a lato, sul retro al pianoterra, continua invece ad essere regolarmente aperto, Ludoteca compresa. E questi sarebbero gli “amministratori” del Comune di Trieste, nessuna parte politica esclusa.
Per le foto: Facebook Circolo Miani.
A Trieste sempre meno edicole.
» Inviato da valmaura il 26 December, 2019 alle 11:35 am
Interi quartieri oramai ne sono privi: perchè il Comune non si muove come a Mantova e Milano?
Edicole in crisi: a Milano e Mantova riaprono e diventano “sociali” per riscattare col lavoro chi è in difficoltà. A Borgo Virgilio (Mantova) una cooperativa ha rilevato un'edicola che aveva chiuso dopo 50 anni: oggi ci lavorano in due. A Milano, invece, un progetto analogo in piazza Santo Stefano riparte con ex detenuti e disoccupati. "Queste iniziative - spiega Giuseppe Marchica, segretario nazionale del sindacato dei giornalai - sono importantissime: attribuiscono all'edicola quella rilevanza sociale che a volte sfugge" In Italia chiudono mediamente cinque edicole al giorno. A Trieste ne sono sparite quasi i due terzi. Un’attività in crisi, che risente delle difficoltà dell’editoria e del crollo delle vendite dei giornali cartacei. Eppure c’è chi in queste attività ci sta credendo, trovando in esse anche occasioni di riscatto sociale per persone in difficoltà. A Milano nel 2015 e, recentemente, a Mantova sono nate e sono attive due “edicole sociali” gestite da cooperative, in collaborazione con le amministrazioni comunali, che fanno dell’inclusione di soggetti svantaggiati e della voglia di ridare dignità a un servizio forse troppo in fretta dato in via d’estinzione un tratto distintivo che le unisce a distanza di oltre 200 chilometri. Si tratta di due esperienze uniche sul territorio nazionale, come conferma Giuseppe Marchica segretario nazionale del Sinagi, il sindacato nazionale giornalai, scollegate fra loro, nate da realtà diverse che neppure si conoscevano, caratterizzate da tratti differenti, ma realtà che hanno visto nell’edicola un luogo ancora carico di fascino e necessario.
Auguri, ma non a tutti.
» Inviato da valmaura il 24 December, 2019 alle 12:44 pm
Non c'è nulla di più personale come rivolgere i propri auguri, sentiti e non di ipocrita routine perchè così fan tutti, a terzi. Per questo non ci sentiamo di porgerli indiscriminatamente. E li destiniamo alle persone che ne riteniamo degne. Non ci sogneremmo mai di rivolgerli al 99% dei cosiddetti giornalisti che così male operano a Trieste e Regione e che tanto danno arrecano alla nostra comunità privandola delle informazioni libere per poter decidere il proprio destino. Tanto meno li rivolgiamo ad una politica, tutta che le eccezioni non fanno testo, che porta, e non da oggi, la responsabilità delle tante vere emergenze di cui la nostra terra soffre, e tenta malaccortamente di nasconderle sotto un tappeto di palle e lustrini. Ma non auguriamo nulla neppure a quella pletora di sigle e personaggi che da sempre hanno una innata vocazione a servire questo o quel partito, e che non rappresentando nemmeno i propri familiari esistono sotto i nomi più fantasiosi solo grazie a comparsate occasionali su stampa e televisioni appecoronate. D'altronde gli “utili idioti” a questo servono, fin che servono ai loro padroni. Insomma la versione politica del “Tampax”. Ed il campo che si autodefinisce “ambientalista” ne è particolarmente affollato. Ultimi, ma non per questo meno importanti, a cui mai rivolgeremmo degli auguri, sono i tanti, troppi cittadini che accettano di seguire, per pigrizia, rassegnazione o per partito preso, fatalisticamente il corso delle cose condannando così tutta la nostra comunità a subire. Mai vista in Italia una classe dirigente tanto sgangherata, ignorante, settaria e male in arnese come quella che ci troviamo ad avere a Trieste ed in Regione. E di questo dobbiamo ringraziare innanzitutto i nostri concittadini che questi personaggi evidentemente ben rappresentano. Dunque auguri a tutti quelli che restano. E che considerano ancora la parola dignità una cosa per cui vale la pena battersi. Maurizio Fogar