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Circolo Miani » News Correnti » Page 58 Alberi a Trieste. La mattanza prosegue. » Inviato da valmaura il 19 February, 2022 alle 12:39 pm In questo momento stanno abbattendo a colpi di motosega gli ultimi cinque bellissimi e sanissimi olmi alla fine di via Dandolo verso via dei Navali che stavano lì, diritti come fusi, da una sessantina di anni.
La strage è commissionata, riteniamo, sempre dalle Ferrovie dello Stato, anche se gli alberi sono a decine di metri dai binari, con la solita risibile motivazione che potrebbero rappresentare un “rischio” per il traffico ferroviario, si e no un trenino merci a settimana.
Ovviamente il Comune non apre bocca alla faccia del suo Regolamento sul Verde urbano, vera e propria carta straccia.
Tacciono i putti settantenni “ambientalisti”, i verdini della sinistra variamente declinata che la campagna elettorale è finita, e rimangono inerti, ma non è una novità, i Triestini che abitano nei condomini di fronte e che questa estate si vedranno le facciate degli stabili arroventarsi senza più l'ombra e la frescura degli alberi.
Ma va bene così, che questa città non si merita nulla anzi meriterebbe solo pernacchie di scuola napoletana alla faccia degli “amici di Greta” e dei bischeri consimili.
La motivazione di questi lavori? Una sola: i soldi.
E viene i brividi a pensare i due miliardi, iniziali si badi bene, che RFI, ferrovie italiane, vuole spendere per risparmiare al massimo una ventina di minuti, se va bene, per sventrare il Carso con chilometri di gallerie.
In questi giorni cadono i trenta anni di Mani Pulite e l'ottimo magistrato Gherardo Colombo ospite del Circolo Miani a Trieste più volte, non si stancava mai di ricordare che la corruzione valeva il raddoppio del costo dei lavori ed era pari ad una finanziaria all'anno.
Ma non preoccupatevi che tanto le tangenti le pagano i cittadini mica i privati.
Poi il giochino si è perpetuato con la truffa delle gare “al massimo ribasso”, che funziona così: i concorrenti, le imprese, fanno cartello e si distribuiscono appalti e subappalti prima, poi scatta inesorabile la variante in corso d'opera ed alla fine l'infrastruttura viene a costare sempre il doppio sul previsto (a Trieste per esempio i cantieri per il nuovo Palasport ed il nuovo Stadio).
I tempi di consegna del manufatto? Biblici!
Viva là e po' bon, come recita la legge del Menga. A bocce ferme e trombonate retoriche passate. » Inviato da valmaura il 17 February, 2022 alle 1:08 pm
In nome del padre.
Ho atteso la fine di queste commemorazioni legate alla “giornata del ricordo” e ne ho tratto una prima immediata conclusione: se mio padre, Galliano Fogar non fosse deceduto nel 2011 oggi sarebbe sicuramente morto per infarto a leggere, e sentire, tante corbellerie su quel tragico episodio.
La prima cosa che salta agli occhi è il pressapochismo e l'ignoranza trionfante tra chi ne parla e scrive, dunque a partire dai politici di ogni colore e dalla stampa.
In quest'ultima spiace sinceramente annotare il ripetuto infortunio occorso al pur bravo Paolo Mieli, complice il silenzio compiaciuto di Raul Pupo, nell'avvalorare la tesi delle “verità nascoste” di cui nessuno aveva parlato fino all'arrivo di Pupo “primo tra i primi”. In realtà ultimo tra gli ultimi perchè a parlarne e scriverne in centinaia di ricerche, saggi e libri furono a partire dagli anni, e addirittura mesi, dalla fine della guerra in poi alcuni ricercatori e storici, ben noti a Trieste ed in Italia tra cui figurano Galliano Fogar, per l'appunto, Guido Miglia e Teodoro Sala per citarne solo alcuni, dai cui studi e ricerche trae spunto decine di anni più tardi il Pupo per le sue pubblicazioni.
Pertanto assai grave il suo compiaciuto e furbesco silenzio di fronte alle affermazioni dell'incolpevole Mieli non tanto per non fare torto a coloro che nulla “nascosero” e subito pubblicarono: sono trapassati da anni e si sa che “la morte è una livella” come scrisse il grandissimo poeta Totò, ma per il tacito e falso avvallo dato alle tesi appunto delle “verità nascoste” che invece “nascoste” non erano, ma semplicemente quanto in parte volutamente ignorate e non lette, e diffuse, da una politica ed una stampa interessate non ad informare e ricercare “verità e giustizia” quanto piuttosto a strumentalizzare la storia.
Detto questo pubblichiamo alcuni di questi strafalcioni, con una premessa riservata ad alcuni ricercatori che sostengono come nel Pozzo della miniera di Basovizza non furono gettati corpi alcuni.
Proprio una delle prime indagini di Galliano Fogar, di cui si servì poi l'ente per le onoranze ai caduti della Germania Federale per traslare le loro salme in patria, riguardò i corpi di una ottantina di soldati germanici caduti nella battaglia di Opicina, violentissimo scontro per rallentare la discesa su Trieste del IX Corpus Yugoslavo, e sepolti frettolosamente, come si usava sul terreno carsico, nella “fossa” di Basovizza e poi traslati in parte al cimitero di Sant'Anna, come risulta dai registri consultati allora dal Fogar.
Detto questo partiamo dall'odierno sciocchezzaio pubblicato un tanto al chilo.
“Ricordare le Foibe, che sono parte integrante della storia del nostro Paese, significa rendere giustizia a chi morì solo perché italiano”, ha sottolineato, sempre cinguettando l’esponente del Partito democratico, Nicola Zingaretti.”
“Mattarella “ Foibe: fu odio etnico contro gli italiani” titolo apertura Piccolo 10 febbraio.”
“E prima di partire per Basovizza anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha lanciato un messaggio sui social. “Trieste, spettacolo unico. Oggi qui per onorare il sacrificio di migliaia di connazionali torturati, massacrati e gettati nelle foibe, spesso ancora vivi, dai comunisti. La colpa? Essere Italiani. I BIMBI (?) morti nelle foibe e i bimbi di Auschwitz sono uguali”
Come il principale storico dell'Università di Lubiana, Tone Ferenc, che per primo ebbe accesso agli archivi di Stato dopo la dissoluzione della Yugoslavia, e che accettò l'invito del Circolo Miani a venirne a discutere a Trieste nel ciclo “Trieste in Guerra” organizzato proprio dall'Associazione e solo perchè vi partecipava Galliano Fogar. E come confermò la Commissione mista intragovernativa degli storici, non ci fu “pulizia etnica” ma pulizia ideologica tesa ad eliminare, deportare ed imprigionare, tutti coloro che erano ritenuti, a torto o ragione, oppositori della futura Repubblica socialista yugoslava. A partire ovviamente dai criminali di guerra e dai collaborazionisti di nazisti e fascisti.
I fatti vanno inseriti nel contesto storico di quel periodo (maggio, giugno 1945), mesi che furono contrassegnati da sommarie esecuzioni in tutta l'Europa occupata dal terzo Reich. Basti pensare alle migliaia di esecuzioni in Belgio, tra Fiamminghi e soprattutto Valloni, in Francia, a partire dai collaborazionisti di Vichy, in Austria con la consegna di tutta l'armata Cosacca, rifugiatasi con famiglie al seguito nella piana di Lienz (Ost Tirol), ai Sovietici in vagoni piombati a cura dell'esercito inglese.
E sempre a cura degli Inglesi lo sbarramento delle vie di fuga al confine austriaco di oltre un centinaio di migliaia di Croati, Sloveni, Serbi con famiglie al seguito che poi in gran parte vennero sommariamente uccise da parte dei partigiani yugoslavi.
A dimostrazione, se ce ne fosse ulteriore bisogno, che la “pulizia etnica” non ci entrava per nulla.
I numeri. Ricavabili dagli archivi dell'ISTAT e del Ministero della Guerra danno questi dati.
“Gli arrestati nelle province di Trieste e Gorizia furono circa 10.000, ma la maggior parte di essi fu liberata nel corso di alcuni anni. Secondo una ricerca condotta a fine anni '50 dall'Istituto centrale di statistica, le vittime civili (infoibati e scomparsi) nel 1945 dalle province di Trieste, Gorizia ed Udine furono 2.627. Probabilmente la cifra pare leggermente sovrastimata, perché qualche prigioniero può essere rientrato senza darne notizia. D'altra parte, a tale stima vanno aggiunte le circa 500 vittime accertate per Fiume e qualche centinaio dalla provincia di Pola. Inoltre, mancano dal computo i militari della RSI, per i quali il calcolo è difficilissimo, in quanto le fonti non li distinguono dagli altri prigionieri di guerra. Una stima complessiva delle vittime fra le 3.000 e le 4.000 sembra perciò abbastanza ragionevole.”
Ora veder scrivere sul Fatto quotidiano online di ieri che alla manifestazione di Basovizza“hanno rivolto un pensiero ai “martiri del tragico eccidio”, in cui si stima abbiano perso la vita oltre 300mila persone” non è tollerabile né giustificabile, e proprio per rispetto ai morti prima che alla verità storica.
Certamente l'essere “italiani” non ha giovato in un paese invaso ed occupato dalle truppe italiane, accanto a quelle tedesche. Truppe, italiane, che si sono macchiate di stragi e feroci uccisioni, bruciando villaggi.
In una realtà dunque dove l'Italiano era sinonimo di fascista. Anche per il ventennio di precedente brutale snazionalizzazione delle minoranze slovene e croate presenti nella Venezia Giulia, contro cui si battè inutilmente il Vescovo ed Arcivescovo di Trieste e Capodistria Luigi Fogar, fino alla sua rimozione voluta dal Mussolini nel 1936.
E proprio nel 1936 il PrefettoTiengo proibì la liturgia slovena in certe chiese, al che Fogar rispose con una circolare ai parroci in cui si ribadiva di seguitare a rispettare "le consuetudini diocesane per ciò che riguarda il culto", ovvero a continuare ad usare la madrelingua slovena.
Quanto la vicenda più che “etnica” fosse politica, il che ovviamente non è una scusante, anzi, lo dimostra il fatto che durante i quaranta giorni di occupazione yugoslava di Trieste i maggiori ricercati, vedere i manifesti affissi allora sui muri della città, erano proprio i vertici del CLN triestino, in particolare Ercole Miani e Galliano Fogar.
Un tanto lo dovevo a mio padre.
Maurizio Fogar
Informare è nostro DOVERE! » Inviato da valmaura il 17 February, 2022 alle 12:37 pm Muggia, il Consiglio comunale contro gli interessi dei cittadini.
Oggi praticando il mestiere più antico del mondo: no, non il meretricio ma il giornalismo, avremmo titolato così. Il Consiglio comunale di Muggia a maggioranza (centrodestra) ha respinto il Servizio veterinario gratuito per i proprietari di animali d'affezione impossibilitati, per l'aggravarsi dell'emergenza povertà, a curare ed assistere i propri cani e gatti pur con l'annunciata disponibilità del servizio veterinario Asugi.
Ed ancora: ha votato contro le bonifiche dell'area inquinata alle Noghere, alla salvaguardia degli alberi presenti in zona, al diritto dei residenti ad essere informati e consultati sulle stesse bonifiche e sulle scelte insediative future nell'area.
E il Comune di Muggia, nei cinque anni di precedente amministrazione di centrosinistra, mai ha partecipato alle riunioni del Comitato di Gestione dell'Autorità Portuale, pur avendone diritto come da norme di legge, per affrontare le scelte che venivano decise sulle aree facenti parte del territorio comunale (al contrario per esempio di quanto avvenuto con il Comune di Monfalcone) e nel Vallone di Muggia. Dall'insediamento del Laminatoio ad Adriaport (ex Raffineria Aquila) con viabilità stradale e ferroviaria annesse.
Questo emerge dalle mozioni, respinte, e dalle interpellanze ed interrogazioni presentate da Maurizio Fogar, consigliere della Lista civica Muggia, di cui ovviamente non c'è traccia alcuna nei resoconti di cronaca.
Da notare che l'unico atto fatto proprio dall'amministrazione di centrodestra con il formale impegno del Sindaco di trasformarlo in Delibera giuntale e di darne attuazione è quello riguardante il solenne riconoscimento del Comune ai genitori di Giulio Regeni che riportiamo integralmente.
Ultima notazione rilevante: appare sempre più chiaro che il vero dominus del Comune è il vicesegretario Carbone che, a parer nostro, ha finora dato prova di notevoli difficoltà nel far rispettare il Regolamento comunale interpretandolo a suo personale piacimento. E questo conferma viepiù il caos che a Muggia regna sovrano.
Deliberazione.
Al Presidente del Consiglio Comunale.
Oggetto: Concessione Medaglia del Comune. Nel quinto triste anniversario della sua barbara uccisione, il Consiglio comunale di Muggia delibera di assegnare ai genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, la medaglia d'argento del Comune, e da mandato al Sindaco di organizzare la cerimonia solenne.
Essi, che dal momento dell'assassinio del figlio in Egitto ad opera dei servizi di quello stato dittatoriale, si battono costantemente per ottenere almeno giustizia e la indispensabile verità, sono un esempio da additare come genitori che, vistisi privare in modo feroce e disumano del loro figlio, hanno dedicato la loro vita a questo impegno.
Una vicenda, la loro, esemplare nella tragicità, per dedizione ed umanità.
Trieste, 30 dicembre 2021.
Maurizio Fogar, consigliere Lista civica Muggia. Ex Fiera. Altra perla del Comune. Cresce il Palmares dei dirigenti comunali. » Inviato da valmaura il 15 February, 2022 alle 1:01 pm Chissà se il “rotaryano” Bernetti megadirigente dei Lavori Pubblici del Comune lo ha citato nel suo medagliere, cospicuo assai (dal Tram di Opicina al Canale Ponterosso passando per l'Ovovia e per la ex Caserma di Roiano), di “successi”, ma forse c'è un “su” di troppo, alla relazione tenuta ai consoci del Rotary di Trieste.
Resta il fatto che oggi si legge che “Gli austriaci ci ripensano: in bilico il maxi progetto per riconvertire la Fiera di Trieste.”.
Ma è una storia tutta da ridere meno che per gli alberi sanissimi abbattuti subito per “fare spazio al cantiere” che con molta probabilità ora ridurrà tutta l'ampia area della ex Fiera ad un piazzale desertificato e recintato che così sembra destinata a rimanere per molto tempo.
Ma forse era inevitabile che finisse così, e se noi fossimo stati nella società austriaca MID avremmo mollato molto prima.
Dunque: il Comune vende l'area per quasi 14 milioni a questa società che ne perfeziona l'acquisto, cioè salda il conto, in data 12 settembre 2017. E questo sgombra il campo dalla crisi Covid-19 che arriverà appena tre anni dopo.
Senonchè il garrulo duo che piazza la vendita (il sindaco e l'assessora leghista Polli) si scordano un piccolo particolare, una inezia: che la vendita è una “sola”, ovvero che con il Piano urbanistico regolatore allora in vigore in quell'area non ci poteva stare il progetto austriaco. Scontata la figuraccia internazionale, Comune e Regione modificano il Piano regolatore con delibera del 27 aprile 2020, per rendere compatibile e cantierabile il progetto austriaco.
Insomma per tre anni, oltre ad aver segato i bellissimi alberi, tutto era fermo. A fine 2020 poi a chiudere il cerchio arriva la pandemia e tutto resta fermo.
Ora la responsabilità dei tre anni persi è proprio tutto merito degli uffici comunali e dei loro responsabili politico-amministrativi.
Ed ora, dopo aver ridotto a indecorosi ruderi gli stabili presenti, pare che gli acquirenti austriaci abbiano cambiato idea e città, e sarebbero propensi solo a fare tabula rasa di ogni edificio presente e recintare tutta l'area lasciandola deserta e vuota.
Ma siamo certi che forse qualche “rotaryano” incentivato dal consocio Bernetti potrebbe subentrare, magari per costruirvi la sede del prestigioso Club, smettendo così le “zingarate” tra gli alberghi di lusso.
Dio (ci) salvi (da)il Rotary!
Ferriera, ma guarda te! » Inviato da valmaura il 15 February, 2022 alle 12:59 pm Oggi ennesimo servizio sulla stampa senza entrare nel merito del ciclo produttivo, di cui chi vi scrive conosce picca o nulla, ma pretende di spiegarlo agli altri.
Si sta avverando semplicemente quello che noi da tempo avevamo annunciato: ovvero che il raddoppio di un Laminatoio, a CALDO, cioè con forni di riscaldamento a Gas Metano, di cui si vergognano di pronunciare il nome e lo spacciano per “naturale”, e di cui cincischiano di una futura trasformazione ad Idrogeno, campa cavallo, prevede l'apertura dei reparti di Zincatura e Verniciatura. Hanno dimenticato quello di Granigliatura ma lo aggiungiamo noi, perchè altrimenti col piffero che puoi zincare o verniciare le lamine d'acciaio.
Insomma, morta e neanche seppellita una Ferriera se ne fa un'altra.
Ed ai buontemponi che pensavano grullescamente di essersi lasciati alle spalle il pesante impatto ambientale, che per analoga situazione prevista alle Noghere ha fatto insorgere mezza Muggia, consigliamo di andarsi a vedere quello che succede nel prototipo già in funzione da alcuni anni a San Giorgio di Nogaro, con l'aggravante qui a Trieste che il Laminatoio da “raddoppiare” è vecchio assai mentre quello in Friuli è nuovo di zecca.
Il forte impatto in un'area che qui, contrariamente a San Giorgio, è insediata nel cuore della città, per l'inquinamento acustico e per le emissioni, oltre che di Anidride Carbonica (Co2), di ossidi di Azoto e soprattutto di Zolfo, è ben descritto nelle decine di schede tecniche del contenzioso in corso tra Arpa, il che è tutto dire, e le proprietà Danieli-Metinvest dello stabilimento della Bassa Friulana.
Poi ci sfugge una cosa: iniziare le “bonifiche” come eufemisticamente le descrive l'articolista, che in realtà consisterebbero in una tombatura in cemento di tutta l'area ex a Caldo della Ferriera, senza procedere in parallelo e magari prima con una messa in sicurezza della linea di costa che poggia su interramenti abusivi a base di tonnellate di metri cubi di fanghi tossici scaricati in mare senza che alcun organo di controllo alzasse un sopracciglio e che ne costituiscono i fondali cedevoli, appare una bestemmia tecnica. Lo ha fatto notare pure il Presidente dell'Autorità Portuale, che però sulla Ferriera rimane silente, nel caso di analogo lavoro da fare di fronte nel Vallone di Muggia, per l'area della ex Raffineria Aquila.
Dunque che fare?
Che le decine di migliaia di residenti si arrangino, hanno scelto di votare i soliti partiti o di starsene a casa strafregandosene, magari pensando che sarà il solito Circolo Miani a togliere loro le castagne dal fuoco.
Beeeeeepp! Risposta sbagliata, noi come Croce Rossa abbiamo già dato, e per oltre 20 anni, dunque sbrigatevela da soli, sempre che ci riusciate. Auguri.
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