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Circolo Miani » News Correnti » Page 385

Controcanto elettorale.

» Inviato da valmaura il 3 March, 2013 alle 1:45 pm

Dunque, a bocce quasi ferme, Trieste si conferma, sicuramente in regione la città con la più bassa partecipazione al voto per queste elezioni politiche. Grossomodo oltre il 30% abbondante dei triestini o non si è recato al seggio oppure ha annullato la scheda o l’ha lasciata in bianco.

Non stupisca la maggior partecipazione al voto rispetto alle comunali del 2011, ma alle elezioni politiche succede quasi sempre così: scatta il richiamo della foresta ideologico, magari turandosi naso e quant’altro.

Dunque c’è da aspettarsi per le prossime elezioni regionali del 21 aprile un ulteriore marcato calo di votanti.

Che dire dei risultati di questa campagna elettorale, a parte le scontate osservazioni su chi ha vinto, perso, o non vinto nè perso?

L’altro giorno ho chiesto ad una cronista televisiva locale se davvero si votava poiché a Trieste di campagna elettorale non se ne era quasi vista.

Fermiamoci un momento su questo punto: a parte il leghista, deputato, Massimiliano Fedriga che si è accampato per oltre tre settimane sotto un gigantesco stand in piazza della Borsa, per incontrare a ciclo continuo i passanti, per altro non aiutato da un tempo decisamente inclemente, in città non si è praticamente vista altra iniziativa (comizi, tavoli, distribuzione di volantini e quant’altro), oltre ai rari ed unici appuntamenti con i big nazionali dei partiti di passaggio per queste terre, per il tempo di un comizio e via. Ne ricordo Berlusconi, Giannino, Fini, Vendola, mi pare, e Grillo, non ho memoria certa invece per Bersani.

Ma fuori di questi appuntamenti i partiti locali, tutti, 5 Stelle compresi, sul territorio non hanno fatto nulla, ovvero si sono affidati unicamente all’immagine nazionale dei loro leader per acchiappare anche qui i pochi o tanti voti. Ma di proposte, ragioni, progetti per cui si chiedeva ai cittadini di mandare i loro candidati al Parlamento per difendere e rappresentare le problematiche e le richieste della nostra provincia, praticamente zero.

Un dato questo altamente preoccupante per capire il livello di una classe politica, vecchia e nuova, che spedisce in questo modo dei rappresentanti di Trieste e provincia al Parlamento. E poiché questi sono stati eletti in liste bloccate, senza preferenze grazie alla rinomata porcata elettorale, dove alla fin fine tutti ne hanno goduto, la raccolta dei voti necessari è stata totalmente affidata all’immagine, alla capacità di sfondare, di “bucare video o web”, dei rispettivi leader nazionali. Non a caso queste elezioni sono state indiscutibilmente il trionfo di Berlusconi, capace di recuperare, e soprattutto di Grillo. E proviamo per un attimo ad immaginare quale sarebbe stato, per queste due liste, ma vale in misura maggiore o minore per tutti, a partire da Mario Monti, il risultato se fossero spariti di colpo un mese fa Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. Se migliaia di persone anche a Trieste non avessero potuto assistere ai loro affollatissimi comizi.

Pensate che sia un’assurdità?

Provate per esempio a rivedere le iniziative, manifestazioni, tavoli, assemblee organizzate dal gruppo locale del Movimento 5 Stelle in questi due ultimi anni, dove i presenti si contavano sulle dita di due mani o poco più, e confrontate il tutto con il dato elettorale, anche quello già molto significativo ottenuto nelle passate comunali. Oppure invece con i tavoli di raccolta firme in occasione dei due V-day nazionali promossi in Italia da Beppe Grillo, dove la gente anche a Trieste faceva la fila per firmare sotto la pioggia.

Questo dimostra una assoluta prevalenza del voto d’opinione ottenuto attraverso l’immagine del leader. E provate d’altro canto ad immaginare un risultato elettorale del PDL senza la costante, perfino invadente ma gestita in maniera insuperabile, presenza del Cavaliere sulle televisioni.

Quello che in realtà oggi dovrebbe interessare noi tutti, non è tanto l’inesperienza dei nuovi parlamentari. Anzi potrebbe essere sicuramente un bene, visto dove ci ha portato l’esperienza dei vecchi. Ma la loro conoscenza dei problemi, la loro preparazione, la loro formazione culturale e soprattutto il rifiuto di ogni dogma per partito preso, fossero pure quelli espressi da Grillo e Casaleggio. L’intolleranza è oggi uno dei pericoli reali perché è pari all’arroganza dei partiti.

Ecco su questo si giocherà la capacità di dare soluzione ai problemi reali, alle disperazioni, alle vere emergenze che hanno spinto milioni di persone a votare per il M5Stelle, e non solo, come continuano a baloccarsi gli intellettuali un tanto al chilo, per voglia di antipolitica o di pura protesta contro la casta. Certo, componenti importanti nella scelta di voto ma superati dalla richiesta impellente di uscita da un sistema che ha posto il bene della gente normale, la qualità della vita all’ultimo posto della politica, e del governo.

Nel riconoscere per esempio ai due consiglieri comunali a 5 Stelle in questi quasi due anni una indubbia buona volontà ed altrettanto impegno personale, i risultati però, al di là di quanto sostenuto per onor di parte, sono stati molto al di sotto delle aspettative, e soprattutto non hanno avuto il pregio della costanza e della sistematicità, in particolare su problematiche centrali per la vita della gente e di Trieste. Penso innanzitutto al caso Ferriera, ma anche alle emergenze di una sanità allo sfascio (Cattinara ed il Burlo: bastano i nomi). Aspetti attorno ai quali c’è stato solo un impegno episodico, sempre al traino degli accadimenti, dunque non molto dissimile dalla politica fin qui portata avanti dagli altri partiti, senza appunto alcun risultato o proposta concreta.

Quando si sta “dentro” gli slogans contano poco o nulla, i NO al …, un fico secco: ci si aspettano invece conoscenze approfondite, un parlare a ragion veduta, delle proposte di soluzioni praticabili e tempi più o meno certi.

Il mondo non vive di solo Web né di TiVù, anche se questa conta sempre ancora molto, ma soprattutto a Trieste non conoscere le drammaticità del pur piccolo territorio, non incontrarle quotidianamente e non farle proprie nell’azione politica su 365 giorni, espone al rischio la nuova politica di finire a tempi brevi come è finita la vecchia: totalmente avulsa e distante dal comune sentire di tante persone. E a lungo andare riempire una piazza stracolma una volta all’anno o giù di lì, può non essere più sufficiente.

In un sistema da tempo sbloccato, almeno a partire dal 1992, che ha vissuto ad ogni elezione significativi spostamenti di flussi di voti, cosa solo impensabile nella prima repubblica, il futuro di una forza politica, anche di quella che si autodefinisce un “non partito”, consiste nel saper cogliere, interpretare, umori e bisogni dei cittadini, e nel dare loro risposte adeguate. Nel trasformare un voto d’opinione in una scelta radicata e condivisa sul territorio, pena la perdita di gran parte dei consensi alle prime delusioni.

La sinistra? Al bar Verdi.

Domenica mattina, ore 11, piazza della Borsa, oltre cinquecento persone si mettono in colorato corteo dietro bandiere e striscioni di Trieste Libera, la versione aggiornata del TLT, sono quasi tutte sotto i cinquanta anni, molte le famiglie con i cani appresso. Ricordano molto i tanti, tantissimi cortei promossi in oltre dodici anni dal Circolo Miani e dai Comitati di Quartiere. Oggi come allora riscontro una costante assenza: quella della politica, anzi meglio quella della sinistra, dal PD ai 5Stelle. Cioè di quella parte che per tradizione, cultura e scelte, dovrebbe comunque “stare in piazza”: capire, interpretare e magari guidare le scelte della gente che decide di manifestare a difesa dei propri diritti, dei più deboli e svantaggiati.

In questa bella mattinata invernale non ne distinguo uno che è uno dei militanti a tempo pieno della “gauche”. Li ritrovo qualche metro più in là, a crogiolarsi al sole dei tavolini al bar Verdi. Cosa pretendere d’altronde da chi esprime in Giunta comunale dei “leader” come Laureni, Edera od Omero? Un caffè ristretto con un goccio di latte freddo. Grazie.




Elezioni? NO grazie.

» Inviato da valmaura il 3 February, 2013 alle 12:15 pm

Tra poco, a fine febbraio, cadrà la data delle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento: Camera dei Deputati e Senato.

Si voterà dunque anche a Trieste ed in Friuli Venezia Giulia, che per altro saranno richiamati al voto il 21 aprile per il rinnovo del Consiglio regionale.

Ma fermiamoci ora alla prima scadenza, quella del 24/5 febbraio, elezioni politiche.

Per quanti sforzi abbiamo fatto, allo stato attuale non abbiamo trovato un solo motivo per giustificare la nostra andata al seggio per deporre una scheda nell’urna, che non sia nulla o bianca.

Certo se non vivessimo in questa città ed in questa Regione, probabilmente avremmo avuto più di un buon motivo per fare una scelta diversa e recarci, magari con qualche moto di ripulsa, a votare.

Ma qui viviamo e dunque qui dovremmo votare. E sinceramente non pare proprio che la scelta obbligata che ci troviamo di fronte abbia altre prospettive dignitose se non quella di disertare i seggi elettorali.

Non crediamo infatti che allo stato attuale esista altro “voto utile” per gli iscritti alle liste elettorali della nostra Trieste e della Regione che proprio quello del NON voto.

E non ci si venga a dire che così si lascia ai sempre meno che vanno a votare, agli “odiati, disprezzati e derisi” partiti, di scegliere anche per noi. Esattamente il contrario invece, tanto questa politica fa comunque quello che vuole sulla testa e sul cuore dei cittadini, compresi quelli che la votano.

Anzi forse la delegittimazione che esce da una scarsa partecipazione elettorale può essere l’unico modo per scardinare questo sistema, questa “casta”. In attesa, si spera breve visto che tutti concordano che il quadro che uscirà da queste elezioni renderà inevitabile più prima che poi il ritorno a nuove consultazioni popolari, di una possibilità reale e concreta di dare vita ad un grande, maggioritario progetto di rinnovamento radicale della politica, ad un movimento, partito, o lista civica, chiamatelo come più vi aggrada, capace di vincere le elezioni e cambiare in meglio questo nostro Paese ed anche, perché no, questa Europa dei poteri forti e non dei cittadini.

Questa politica che somiglia ogni giorno che passa ad una pessima “sceneggiata napoletana”, ma di quart’ordine, dove ognuno dei protagonisti recita un copione già visto e sentito da anni, se ne deve andare a casa. Non ci può essere soluzione dei problemi che ci troviamo a vivere quotidianamente se questa gente, con le loro appendici, con le loro ramificazioni in tutte le pieghe della società, dall’informazione alla sanità pubblica, non se ne va via, dolente o nolente.

A Trieste poi la situazione è lampante, tanto che già nel 2011, alle elezioni per il rinnovo di Comune e Provincia, la maggioranza dei triestini ha scelto di non votare: chi non andando proprio ai seggi, oltre il 45%, chi deponendo nell’urna la scheda nulla o bianca, per un totale di oltre il 51% di non votanti.

Salvo che su questo nostro sito giornale nessuno ha ritenuto di rilevare e valutare l’accaduto che già allora faceva della nostra Provincia la capitale italiana del non voto. Cosa scontata ed ovvia se la si guarda con gli occhi di questa politica, di questi partiti, vecchi e nuovi che siano. E soprattutto di questa “informazione” che ci troviamo disgraziatamente a Trieste. Salvo tutti, stampa compresa, squittire con voce stridula quando un dato quasi analogo ma pur sempre leggermente inferiore a quello registrato l’anno prima a Trieste si verificò alle elezioni siciliane del 2012.

Tutte le ultime vicende legate alla politica locale e regionale, fino alla recente nomina dell’ex direttore della Ferriera e dirigente della Lucchini Italia a consulente del Comune, dimostrano l’incredibile pressapochezza e l’arroganza di una casta politica e dirigente che non ha alcun reale contatto con la gente che vive sul territorio da loro amministrato. Ed una assoluta impreparazione ed inutilità di una opposizione che del pari ignora totalmente gli umori, le aspirazioni ed il comune sentire della nostra comunità. Insomma, come abbiamo titolato in altro articolo, dilettanti, e siamo buoni, allo sbaraglio.

In chiusa diciamo pure che non ci limiteremo a restare però spettatori passivi in questa situazione, ma che faremo quanto riusciremo per propagandare questa indicazione sul nostro territorio, insomma faremo una campagna promozionale del NON voto, utile se non altro per la nostra dignità.

Con la fondata speranza di bissare il risultato del 2011 e se possibile di migliorarlo, confermando a Trieste il ruolo di Capitale d’Italia per il NON voto e magari costringendo così la stampa nazionale ed europea a domandarsi sul perché proprio a Trieste.

Chi vuole darci una mano sa dove trovarci: info@circolomiani.it  A giorni infatti daremo il via al Comitato cittadino “Elezioni? No grazie.” Ed ogni idea, contributo ed aiuto sarà ovviamente bene accetto.




A che serve votare? A Trieste per lo meno. Parte terza.

» Inviato da valmaura il 31 January, 2013 alle 10:56 am

L’altra sera in Consiglio comunale si è votata a tarda notte una mozione trasversale, ovvero sottoscritta dalle opposizioni ed anche da una forza di maggioranza, SEL, che per altro esprime in Giunta un assessore corresponsabile di questa situazione, Laureni, contro la nomina di Francesco Rosato a consulente del Comune sulla Ferriera.

Non è passata per due voti. A salvare il sindaco Cosolini ci hanno pensato da un lato la compatta presenza dei consiglieri piddini, medici in macerata crisi di coscienza compresi, e dall’altra il voto e le assenze determinanti dei due consiglieri di Rifondazione Comunista con l’astensione dei due dell’Italia dei Valori. Insomma i “rivoluzionari civili” di Ingroia hanno salvato l’incarico di Rosato, a parte due assenze nel centrodestra, del pari determinanti.

Ma qui è giusto che i cittadini capiscano concretamente a cosa si è ridotta la politica oggi.

I primi a strepitare contro la notizia apparsa sulla stampa della nomina di Rosato, che pure avrebbero dovuto conoscere almeno da tre mesi, sono stati i rappresentanti della “Federazione della Sinistra” con tanto di summit pubblico organizzato alla loro “casa del popolo” in quel di Servola, alla presenza dei massimi responsabili del partito. Tutti a sancire solennemente che su Rosato “no pasaran”, mancava il sottofondo degli Intillimani e l’Internazionale cantata in coro, ma la solenne decisione era presa!

Poi sorpresa i due eletti che il loro partito ha in Consiglio che fanno? Uno, che da giorni è sulle cronache politiche nazionali perché definito come “impresentabile” dai suoi stessi compagni di cordata nazionale in quanto capolista al Senato in Regione ma anche imputato in un processo penale, Marino Andolina, confonde luoghi e tempi della sua “impresentabilità”. Preferisce non presentarsi in Consiglio comunale. l’altra sera infatti non è presente al voto, facendo così un favore grande così a Rosato-Russo-Cosolini. L’altro invece, Iztok Furlanic, che guarda caso è anche Presidente del Consiglio comunale, è presente si, ma vota a favore della triade di cui sopra. In ossequio dunque al fatto che il Partito, con la “P” maiuscola è una cosa buona solo a fare conferenze stampa e foto d’epoca mentre gli eletti fanno esattamente quello che decidono di fare a loro piacimento.

Mentre i due epigoni della fu Italia dei Valori, i paladini delle “liste pulite”, della legalità a 360 gradi, tali Paolo Bassi e Cesare Cetin, salvano il contratto del plurindagato Rosato con una benevola “astensione”, degno corollario all’operato di quello che assieme al Laureni di cui sopra, Emiliano Edera, è uno dei peggiori assessori, ex IDV, nella giunta comunale.

Insomma l’allegra costituenda brigata dei due più due ingroiani di complemento ha salvato la terna Rosato-Russo-Cosolini. Chissà se qualcuno glielo ha ricordato al Ferrero ieri sera a Trieste.

Non parliamo poi della “sinistra”, pardon “centro-sinistra” di governo, la loro coerenza politica, il rispetto della loro storia e cultura passata, appunto, passata, è pari a quella di certi partiti del centro-sud America che si definivano “Partido revolucionario de trabajadores” ma in realtà rappresentavano i latifondisti ed i ricconi delle tanto diffuse “repubbliche delle banane”.

A quei pochi, sempre meno ce lo auguriamo, che andranno alle urne alle prossime elezioni, dunque l’ardua sentenza di ricordare i loro nomi e cosa non rappresentano.




A che serve votare? A Trieste per lo meno. Parte seconda.

» Inviato da valmaura il 25 January, 2013 alle 3:23 pm

Prendiamo atto che la politicamente sciagurata nomina di Francesco Rosato, ex direttore per lunghi anni della Ferriera ed anche ex Amministratore Delegato della proprietà, sta trasformandosi per la maggioranza che governa il Comune di Trieste (PD, Sel, Federazione della Sinistra e IDV, questi ultimi confluiti nel neonato movimento politico Rivoluzione Civile di Ingroia) come il caso della banca Monte Paschi di Siena per il PD nazionale, in un disastro totale.

E non è poi che le cosiddette opposizioni ne escano meglio: quella di centrodestra si porta addosso il “peccato originale” dell’amicizia di Dipiazza con il Rosato, per altro rivendicata dall’ex sindaco pubblicamente quando si rifiutò di commentare nel 2010 l’arresto dell’attuale consulente, ma neppure l’altra, quella del Movimento Cinque Stelle dimostra di conoscere a fondo il problema né di avere interesse alcuno ad approfondirlo, usando del tema Ferriera, con annessi e connessi, solo a corrente alternata senza comprendere come in realtà essa sia da anni lo snodo principale su cui si avvita il futuro di Trieste.

E man mano che passano i giorni e si susseguono le dichiarazioni, devastanti per l’immagine della politica tutta presso l’opinione pubblica, la situazione si accatorcia fatalmente su se stessa in attesa del ritorno del Sindaco dal mondo degli Aztechi

Dalle improvvide dichiarazioni di Umberto Laureni, rappresentante di Sel in Giunta comunale e praticamente scomparso dalla scena politica amministrativa degli ultimi mesi pur ricoprendo formalmente l’incarico di Assessore all’Ambiente, che arriva a rispondere al piccolo giornale, alla domanda se lui fosse stato informato dalla decisione di nominare il Rosato consulente visto che per competenza la cosa riguardava anche il suo assessorato: “Preferisco non affrontare questo discorso, c’è la nota della segreteria (di Sel)”. Peccato che la sua congrua indennità sia pagata dai cittadini e non dalla segreteria del suo partito che, quasi ad ironia della sorte, si definisce Sinistra Ecologia e Libertà.

Al segretario provinciale del PD, il senatore in pectore, Francesco Russo, ex DC, ex popolari e Margherita, che dichiara, sempre al piccolo giornale, tra l’altro sempre più piccolo per il costante calo delle copie vendute, che Rosato è stato “Scelto per attirare investimenti”.

Complimenti, l’uomo che da AD della Lucchini ha assistito al suo fallimento economico, con oltre 1 miliardo e 200 milioni di euro di debiti accumulati negli ultimi anni, sarebbe a seconda di questo eterno giovane politico l’uomo giusto “per attivare investimenti”? Insomma è come nominare un Sindona redivivo a Governatore della Banca d’Italia. E questo sarà un parlamentare di Trieste alle prossime elezioni!

Per arrivare alla nota sindacale della Triplice CGIL-CISL-UIL, che difende la nomina di Rosato da parte del Comune, e che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, le gravissime responsabilità di una politica sindacale sulla Ferriera, ma non solo (ricordarsi la vicenda Sertubi), che da anni ha sempre nei fatti difeso, e di conseguenza condiviso, le scelte della proprietà russo-bresciana. E le conseguenze i lavoratori le pagheranno, purtroppo, salate.

Insomma l’attuale nomina che con un motto di spirito colui che ne ha rivendicato la scelta, ovvero l’uomo forte del PD, Fabio Omero, definisce “un atto tecnico e non politico”, e risparmiamoci i commenti che sarebbe come sparare sulla Crocerossa, non è altro che una scelta di perfetta continuità con il sistema di gestione di quel Tavolo regionale guidato dal 2003 al 2008 appunto dall’Assessore regionale Cosolini, in totale sinergia e regia con i rappresentanti della Severstal-Lucchini, ovvero lo stesso Rosato ed il portavoce Semino.

Ecco in una paese mediamente normale, anche il Burkina Faso fa testo, i responsabili di tali sventurate incapacità sarebbero costretti ad andarsene a casa a partire dal giorno prima. Altro che interviste sulla stampa, cazzeggi interminabili, e agli occhi della gente francamente nauseabondi, della politica, rimpalli di responsabilità per salvare una faccia oramai impresentabile. Come il totale fallimento degli assessori, ad esempio indicati da SEL e IDV, in una giunta comunale nel complesso debolissima ed incapace di avviare il benché minimo progetto ma di gestire solo, e con infortuni di una comicità dirompente (vedere il famoso “ponte corto”), la normale amministrazione.

Troppo poco, e troppo tardi per una crisi della città arrivata oramai al punto di non ritorno.

Ecco perché molti altri cittadini seguiranno per le prossime politiche e regionali la scelta maggioritaria già praticata dagli elettori nel 2011 a Trieste, quella cioè di non andare a votare. E come dar loro torto?

Un consiglio? Guardatevi questa intervista di Telequattro http://youtu.be/Fcl_JOTVTKQ




A che serve votare? A Trieste per lo meno.

» Inviato da valmaura il 22 January, 2013 alle 2:47 pm

Allora facciamo quello che dovrebbe fare, ad esempio un eletto in consiglio comunale, e/o a maggior ragione un assessore: informare cioè in modo comprensibile, ed in tempo utile: dunque prima e non dopo, i cittadini tutti sulle scelte fatte per il bene (sic!) di tutti.

Partiamo ad esempio dalla tanto discussa designazione a consulente del Comune sulla questione Ferriera di Francesco Rosato, direttore per lunghi anni e Amministratore Delegato pure della Lucchini Italia, per una cifra che sfiora i 48.000 euro per un semestre (per la precisione un contratto di  47.795 euro per sei mesi di consulenza alla ditta individuale di Francesco Rosato, ovvero se medesimo). Affrontiamola qui, tralasciando emozioni e considerazioni di opportunità, solo sotto il profilo normativo del Comune.

Sappiamo, perché lo ha dichiarato lui al piccolo giornale, che la responsabilità politica della nomina è dell’assessore allo sviluppo Fabio Omero, già capogruppo e prima segretario provinciale dei PD. Si direbbe, così a spanne, l’uomo forte dell’attuale maggioranza e Giunta comunale.

Ma come si forma questa decisione, chi la assume e chi ne viene informato?

Senza ombra di dubbio la delibera di spesa, ovvero la scelta di spendere tale cifra per una consulenza deve, o dovrebbe, passare per una decisione votata dalla Giunta comunale su proposta dell’assessore, o come in questo caso, assessori competenti o primariamente interessati al merito della delibera. Qui appare subito chiaro che toccando la delibera due argomenti principalmente, ovvero quello economico e quello del risanamento ambientale, gli assessori coinvolti risultano almeno due: quello alla Sviluppo Economico (Fabio Omero) e quello all’Ambiente (Umberto Laureni), ma ci potrebbe essere anche un coinvolgimento di chi si occupa del territorio e del piano urbanistico, per ovvie considerazioni.

Ma fermiamoci qui ai primi due. Essi riceveranno come tutti i dieci assessori comunali una convocazione della riunione di Giunta, almeno qualche giorno prima e per iscritto, corredata dell’apposito ordine del giorno, firmata dal Sindaco Cosolini, contenente pure le delibere da discutere ed approvare in quella seduta. Delibere che vengono solitamente illustrate dal rispettivo Assessore competente e che comunque tutti gli assessori possono richiedere agli uffici in copia prima della seduta.

Ovviamente anche nel caso in questione (la consulenza a Rosato sulla Ferriera) risulteranno certamente, forse senza il nome del consulente (il Rosato), ma sicuramente sul merito le ragioni della scelta di affidare una consulenza per la Ferriera, all’ordine del giorno di cui prima.

Viene dunque naturale chiedersi se alcuni assessori abbiano chiesto chiarimenti prima e durante la riunione di Giunta ai colleghi proponenti. O se lo abbiano fatto i consiglieri comunali, visto che gli atti della Giunta sono pubblici, ed a maggiora ragione di facile accesso per gli eletti in Consiglio, siano essi di maggioranza ed opposizione. Difficile non accorgersi dell’importanza e dell’attualità del tema. E difficile non pensare che l’assessore o gli assessori proponenti, non avessero già individuato il nome del consulente per cui si faceva questa delibera, anche se esso non veniva scritto nel testo.

Dunque c’era tutto il tempo, per assessori, capigruppo, consiglieri, responsabili di partito o movimento, per ottenere le preventive informazioni e comunicare il loro parere, sia internamente al Comune sia alla pubblica opinione.

Qualcuno oggi sussurra che la decisione sia frutto di una direttiva funzionariale, ovvero che la decisione di affidare la consulenza proprio a Rosato sia stata assunta nella sua libertà discrezionale da un dirigente di ripartizione. Però, però sappiamo che non è andata così: perché l’assessore Omero se ne è assunto pubblicamente la paternità.

Allora ricapitoliamo: una delibera di determina e destinazione di una spesa considerevole è stata certamente assunta dalla Giunta comunale, e non poteva essere diversamente per le normative e le leggi vigenti. Che vogliamo presumere siano state rispettate appieno. Pertanto assessori e tutti gli altri ne erano informati, prima della sua approvazione. Avevano dunque tutto il tempo per informarsi su come sarebbe stato scelto il consulente e soprattutto su quali fossero i nomi in ballottaggio, o anche solo per chiedere un rinvio. Anche se, per l’appunto la delibera non ne faceva espressa menzione (Rosato), ma riguardava solo, e mi pare bastevole, la proposta e la somma da impegnare per delle casse pubbliche certamente non floride in questi tempi.

E poi, permanendo eventualmente il riserbo da parte degli assessori interessati ma veramente se ne fa fatica a comprenderne il perché, bastava intervenire sui dirigenti delle ripartizioni interessate e seguire l’iter passo per passo, e dunque conoscere in anticipo la proposta di designare a quell’incarico il Rosato.

Tutto questo in verità non è minimamente avvenuto, e noi ne stiamo ricostruendo anche formalmente l’iter documentale.

E allora sorge spontanea un domanda: perché?

Ed ad essa ne segue un’altra: come possono i partiti coinvolti continuare ad affidare la loro rappresentanza in Giunta a degli assessori che li espongono a queste figure? A cui si vedono poi costretti, i partiti, a cercare di porre imbarazzatamene quanto inutilmente, perché il danno oramai è bell’e fatto, rimedio?

Ed ancora: a cosa servono dei consiglieri di opposizione se apprendono queste cose dai giornali, a babbo morto, come la siora Pina de Rozzol?

E dunque a che serve votare, almeno a Trieste?





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