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Circolo Miani » News Correnti » Page 369

Difficile, molto difficile.

» Inviato da valmaura il 14 November, 2014 alle 2:28 pm

Difficile, molto difficile trovare parole adeguate per commentare una riga talmente insultante che il Fabio Dorigo ha inserito nel pastone sulla seduta del Consiglio comunale di ieri, apparso sul piccolo giornale: “Sospensione dadaista di mezzora per ascoltare i cittadini di Servola alla prese con la solita Ferriera.”

Difficile capacitarsi di come un giornale possa accettare di ospitare una simile irrisione pubblica alle sofferenze che da oltre quindici anni hanno martoriato, e in centinaia di casi distrutto, l’esistenza di migliaia di persone a Trieste come a Muggia. Ma anche di decine e decine di lavoratori (83 i deceduti solo, e lo rimarchiamo: solo, per tre tipi di tumore) che in Ferriera lavorano.

Non sappiamo se sul loro letto di morte le vittime avevano appeso un quadro dadaista, se i bambini colpiti da leucemia pensavano di vivere una condizione surreale (la definizione tipo del dadaismo) mentre dovevano sopportare a dieci anni terapie chemioterapiche da abbattere un bisonte.

Difficile credere che a 16 anni da quel 1998, anno in cui Servola Respira ed il Circolo Miani hanno sollevato all’attenzione dell’opinione pubblica triestina, regionale e nazionale, il devastante inquinamento prodotto dalla Ferriera, si continui a parlare, lo ha fatto ieri sera anche il Laureni, ed a scrivere di “Servolani” e “Servola” quando tutte le persone per bene sanno che il problema purtroppo investe direttamente il territorio che va da Muggia, e Capodistria, fino a San Vito-Campi Elisi, e indirettamente tutta la nostra provincia.

Difficile non capire di come la pervicacia di sfrattare il Circolo Miani, per la cui esecuzione il PD sta impegnandosi con l’inazione del Comune in barba e spregio della delibera votata all’unanimità dal Consiglio il 30 giugno scorso e con la surreale, questa si, ostinazione dei vertici Ater targati sempre PD, sia null’altro che il goffo ma pericoloso tentativo di chiudere una voce, forse oggi l’unica, cosi importante nella nostra comunità e privare tanti cittadini di un luogo di incontro, confronto e partecipazione. Leggetevi qui sotto l’articolo “Perché?” e capirete meglio.

Difficile pensare che un Vicesindaco prima di rispondere pubblicamente in aula non chieda ad esempio alla segreteria generale del Comune una interpretazione giurisprudenziale corretta del termine “non locato” e confonda volutamente, per evidente commistione politica con l’Ater, quanto scritto correttamente nella legge regionale.

Difficile pensare come fa il piccolo giornale di cancellare con silenzi e censure la presenza delle cinquanta persone ieri in aula a riempire il settore del pubblico e le altre decine rimaste fuori dal portone del Municipio per esaurimento dei posti. Possono cancellare le riunioni, le manifestazioni, le conferenze stampa ma la realtà vivaddio no. A dimostrazione imperitura che questo bollettino di parte ha cessato da tempo di essere il giornale di Trieste, quella con la “T” maiuscola.

Difficile accettare che tutto questo avvenga nel silenzio omertoso, complice o vile di “giornalisti”, “intellettuali” e politici che per quieto vivere, per garantirsi spazietto e fotina sul piccolo giornale non sentano il bisogno di denunciare pubblicamente questo insulto dissociandosene nettamente.

E forse nella vergognosa frase la parte più inaccettabile sta nella parola “solita” Ferriera. E la risposta sta nella mani della provvidenza che giunga a chi certe cose pensa, scrive o mistifica a far vivere sulla pelle propria e dei suoi cari le conseguenze provocate dalla “solita” Ferriera.

Difficile accettare che la Regione ci informi che nonostante l’invito formale ad attendere i controlli e le verifiche sui lavori prescritti da un pomposo accordo di programma, dalla perizia della Procura e dalle ordinanze sindacali, anzi ordinanza perché una è e porta la data del dicembre 2013, dunque non proprio recente, la “nuova” proprietà abbia messo in moto comunque l’Altoforno senza subire conseguenza alcuna. Di come poi l’Altoforno abbia funzionato chi ha occhi per vedere se ne è accorto, con oltre una settimana di granulazioni in emergenza della loppa ogni due ore con dispersione in aria di colonne di centinaia di migliaia di metri cubi di gas a base di zolfo e cianuri.

Difficile digerire che non si sia pensato di chiedere la visione delle fatture a pagamento dei lavori asseritamente eseguiti e che tuttora non sia stato ancora reso noto il prezzo di acquisto pagato dalla Siderurgica Triestina (capitale sociale 50.000 euro) guidata da Rosato per lo stabilimento di Trieste.

No. Basta. Da oggi si cambia registro. Se il porgere l’altra guancia, il cercare e ricercare il confronto a questo ha portato allora faremo di necessità virtù.

Perché?

Dicembre 1996 viene approvato un decreto legge, firmato poi dal Presidente della Repubblica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nel gennaio successivo, che autorizza, tra le altre norme in esso contenute, gli allora Istituti Autonomi Case Popolari, oggi Ater, ad applicare il “Canone Ricognitorio” (cioè far pagare il 10% del prezzo base delle tabelle di mercato) nell’affitto degli spazi immobiliari non abitativi alle associazioni senza finalità di lucro (il Circolo Miani lo è per Atto fondativo del notaio Arturo Gargano e per Statuto).  Nonostante ciò dal 1997 il Circolo ha continuato a pagare un affitto pieno, come per capirci fosse un negozio, per la sede di via Valmaura.

Anno 2003 le altre quattro Ater (Gorizia, Pordenone, Udine e Tolmezzo) della Regione inviano una circolare ai comuni dei rispettivi territori invitandoli a segnalare le “associazioni benemerite” a cui l’Ater potrebbe destinare in uso gli immobili non abitativi sui rispettivi territori al canone di ben 12 euro (si dodici: un euro al mese) all’anno. Da rilevare che la procedura e le relative delibere trovarono l’assenso della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia.

Per fare un esempio concreto a noi geograficamente vicino, il Comune di Fogliano di Redipuglia ne segnala due che da allora usufruiscono dei locali Ater al costo appunto di dodici euro l’anno. Mentre al di qua dell’Isonzo, anzi di Monfalcone, il Circolo Miani continua a pagare un affitto da boutique Fendi e lo farà fino a fine 2010. Vani risultano tutti i tentativi fatti negli anni di rimodulare il canone anche considerando tra le altre cose il ruolo che l’Associazione svolge nel complesso Ater di Valmaura (1450 residenti), e il fatto che il progetto Habitat-Salute (Azienda Sanitaria-Comune ed Ater) nasca sulle esperienze praticate dal Circolo Miani proprio nel quartiere in questione, uno dei più degradati di Trieste.

Anzi l’Ater applica da sempre al Circolo pure il pagamento dell’Iva (20% ed oltre degli importi degli affitti) nonostante l’Associazione ne sia esente a norma delle legge dell’ottobre 1972 e successive modificazioni.

Superfluo qui ricordare che il Circolo sin dalla sua fondazione (1981) ha sempre messo a disposizione le proprie sedi e le proprie strutture, financo telefoni, fax, fotocopiatrici, e poi computer e stampanti, in maniera assolutamente gratuita ai cittadini, comitati ed associazioni che avevano bisogno di un posto per incontrarsi, discutere ed organizzarsi per i loro bisogni, purchè ovviamente non a fini commerciali o partitico-elettorali. Questo per la semplice ragione che in tutto il territorio del Comune di Trieste, desolantemente triste ma vero, non esistono spazi pubblici a ciò destinati, salvo l’Auditorium del Museo Revoltella che però è soggetto ad orari e norme tali da renderlo praticamente inutilizzabile a questi fini. Tutti gli altri spazi, quando e se esistono, sono a lucroso pagamento.

Dunque la sede come strumento di vita e crescita sociale della nostra comunità.

Nel 2007, dopo due anni di tentativi, il consigliere regionale Degano, oggi del PD, su suggerimento dell’allora presidente regionale Illy, riesce a far cancellare l’unico contributo finanziario che il Circolo Miani riceveva: quello regionale, e nell’ultima seduta della Giunta, l’allora assessore Cosolini presente e votante, ad una settimana dalle elezioni dell’aprile 2008 che porteranno alla vittoria il Centrodestra di Tondo, con sua delibera la Regione a guida Centrosinistra estrometteva il Circolo da ogni altro contributo per l’anno in corso, suscitando forti perplessità negli uffici dell’assessorato regionale alla Cultura, per le ragioni e le modalità della scelta (tutte politiche).

Val solo la pena qui ricordare che la Regione distribuisce questi fondi (o meglio dovrebbe farlo) in base a criteri e parametri fissati da una legge che giustamente disciplina l’utilizzo di danari pubblici, cioè provenienti dalle tasse di tutti i residenti, e non dalle casse di un partito.

Il Circolo Miani dunque, trovandosi di fronte alla scelta di impiegare il modesto denaro raccolto con l’autofinanziamento cittadino per pagare l’affitto o per continuare a garantire alla comunità un servizio che durava da oltre trentanni, scelse di perseguire questa ultima strada, grazie anche alla generosità della famiglia Fogar che provvide per tre anni a pagare di tasca propria i canoni Ater (sede di via Valmaura e magazzino in via Orlandini), in particolare il merito va a Livio Fogar che è giusto ringraziare pubblicamente, oltre a mio padre Galliano.

Nel tentativo di evitare azioni di sloggio incontrammo, assieme al Prefetto di allora, Alessandro Giacchetti, visto anche l’interessamento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che aveva inviato un suo contributo di 3000 euro a favore del Circolo, il Presidente Ater Rocco Lobianco ed il direttore dell’Istituto, da cui ricevemmo ogni tipo di rassicurazione in merito.

Dimessosi il Presidente per dissensi con la riforma Ater voluta dalla Regione, immediatamente o quasi partì l’azione legale in Tribunale per sfrattare il Circolo Miani da parte dei vertici rimasti dell’Ater stessa.

Nell’udienza di convalida dello sfratto (febbraio 2013), a fronte della insistente richiesta del legale dell’Ater che esso fosse immediato, il Giudice civile Merluzzi fissò la sua esecutività di lì a sei mesi, rivolgendo all’Ater un preciso invito che tenendo conto del ruolo e dell’importanza delle attività del Miani in città esso, sfratto, fosse interrotto se l’Associazione avesse dimostrato la possibilità di iniziare a pagare la morosità pregressa.

Nel dicembre 2013 l’attuale Prefetto, Maria Adelaide Garufi, convocò una apposita riunione in prefettura alla quale presero parte i vertici dell’Ater, sostanzialmente il nuovo direttore nominato dalla Giunta regionale Serracchiani, il commercialista di Cordenons (PN), Antonio Ius, il Vicepresidente della Provincia Igor Dolenc, il Vicesindaco Fabiana Martini, e Maurizio Fogar e Romano Pezzetta per il Miani, oltre naturalmente al Prefetto accompagnato dal Capo di Gabinetto.

La riunione si concluse con la presa d’atto della animosità dimostrata dal direttore dell’Ater che fu interrotto dallo stesso Prefetto e la promessa pubblica, mai mantenuta, di Dolenc di pagare di tasca sua tre mensilità della morosità arretrata (1500 euro).

Va anche detto che a partire dalla primavera 2013 il Circolo Miani aveva cercato di coinvolgere le istituzioni locali nella soluzione del problema, visto che i vertici Ater erano per altro frutto di nomina pubblica su indicazione dei partiti che guidavano gli enti locali.

Chiedemmo con ripetute lettere un incontro con la Presidente della Regione, la neoeletta Debora Serracchiani (oggi anche Vicesegretario nazionale PD), ed ai primi di luglio il suo portavoce ci rassicurò che “entro una settimana avremmo ricevuto una risposta positiva”. Dopo quasi un anno e mezzo la stiamo ancora aspettando. E volevamo anche informarla sull’emergenza Ferriera, ma questa è la politica.

Ci incontrammo con i Capigruppo del Consiglio Comunale e con il Vicesindaco Fabiana Martini che in luglio dello scorso anno, di sua iniziativa, giunse ad offrirci sede e magazzino in un immobile del Comune. Salvo “scoprire” nell’anno e passa trascorso da allora che nelle centinaia e centinaia di immobili di proprietà comunale, in buona parte vuoti e dei quali non esiste neppure un censimento aggiornato a Palazzo Cheba, non vi erano disponibilità immediate. Insomma aveva scherzato.

Sorprendente poi la sua dichiarazione pubblica che la famosa sempre costituenda “Casa delle Associazioni”, uno dei primi impegni annunciati dalla Amministrazione Cosolini ancora nel 2011, da aprire nella ex scuola elementare De Amicis in via Combi, non era ancora pronta perché “mancavano al Comune alcune decine di migliaia di euro per eseguire i lavori necessari per metterla in sicurezza a norma di legge (soprattutto per l’impianto elettrico)”. Peccato ignorasse che dall’inizio dell’anno essa veniva utilizzata, pur secondo le sue parole “non essendo a norma”, per ospitare, dormitorio compreso, centinaia di immigrati profughi lì ricoverati. Come pure riportato in grande evidenza sul piccolo giornale, che lei da giornalista ed ex direttrice del settimanale della Curia, giustamente non legge.

In occasione del voto sulla “riforma della riforma” Ater in Regione (sostanzialmente per estromettere i vertici della stessa appena nominati dal fu Presidente Tondo e per piazzare dieci direttori e presidenti-commissari targati PD) fu accolto nel novembre 2013 un Ordine del Giorno, primi firmatari i consiglieri 5 Stelle a partire dal triestino Ussai ed altri, che impegnava le Ater della Regione a concedere gratuitamente gli spazi non destinabili a civili abitazioni alle Associazioni iscritte al registro regionale del Servizio del Volontariato. Prassi per altro da tempo e tempo, come abbiamo visto, applicata in tutte e quattro le altre Ater del Friuli Venezia Giulia, con l’unica preoccupante eccezione di quella triestina.

Per mesi i vertici dell’Ater di Trieste, neo nominati dalla Giunta Serracchiani su indicazione del PD triestino, ovvero Raffaele Leo, già componente della segreteria provinciale del partito, e Antonio Ius, segretario provinciale del PD di Pordenone e neo tesoriere regionale sempre del PD, adducono ogni tipo di riserva pur di non applicare l’ordine del giorno regionale.

Fino a spingere i suoi stessi firmatari, con l’aggiunta di Franco Rotelli e Roberto Dipiazza a presentare un emendamento alla legge di assestamento di bilancio regionale, accolto dall’Assessore competente, Mariagrazia Santoro, e votato dal Consiglio, che riproduciamo tanto è breve e chiaro.

Legge regionale 15, dd. 4 agosto 2014, articolo 9 comma 59: l’Amministrazione regionale autorizza le Ater a concedere in comodato gratuito, mediante bandi pubblici o mediante delega ai Comuni i locali non locati e non adibiti o adibibili ad uso abitazione o parcheggio, alle associazioni di volontariato e alle associazioni di promozione sociale iscritte nell’apposito registro regionale.”

Nel frattempo il 6 maggio scorso l’Assessore regionale Santoro convoca in Regione una riunione con il Circolo Miani (Fogar), i vertici Ater Trieste (Leo e Ius), ad essa partecipano su invito di Fogar i consiglieri regionali triestini Dipiazza, Rotelli e Ussai, che rappresentano il 95% degli elettori, alla cui fine l’Assessore accogliendo un suggerimento di Dipiazza, stabilisce che in attesa di verificare la corrispondenza del Miani (iscritto con decreto regionale n.287 del 16 febbraio 2009 alla posizione 182 del registro regionale) alle condizioni previste per godere dell’usufrutto gratuito della sede, il Circolo si impegni a versare 300 euro mensili a rimborso della morosità pregressa. L’Ater chiede che tale proposta formale venga inviata dal Circolo Miani al suo ufficio protocollo entro le 12 del successivo lunedì.

Ciò non solo avviene ma il Miani si impegna a versare, a riprova della sua volontà di onorare l’accordo, sette ratei mensili, pari a 2100 euro in un’unica soluzione anticipata.

Salvo ricevere la settimana dopo una striminzita quanto brusca email, senza neppure i saluti di circostanza, in cui il direttore Ius disconosce quanto pattuito alla riunione con la Santoro, confermando la decisione di proseguire l’esecuzione dello sfratto.

Nonostante tutto il Circolo versa in due bonifici anticipati (1500 più 300) sei ratei mensili.

Approvata la legge regionale del 4 agosto, prima il presidente-commissario Leo dichiara al legale del Circolo, avvocato Gianfranco Carbone ed ai capigruppo comunali, che il Circolo non è iscritto al Registro regionale. Un falso bello e buono aggravato dal fatto che come controllate regionali, le Ater, rientrano negli obblighi di legge dei decreti Bassanini, che impongono l’acquisizione diretta di informazioni già in possesso della pubblica amministrazione, in questo caso poi la stessa Regione.

Poi che l’immobile di via Valmaura 77, la cupola sul tetto al nono piano, non ha il requisito di legge del “non locato” perché il Circolo ci sta ancora dentro, ergo prima deve essere sfrattato poi si vedrà.

Confondendo clamorosamente i termini giuridici di “non locato” e “non libero”. Ovvero l’immobile è sicuramente, a termini di legge, “non locato” (la sentenza di sfratto pronunciata da un tribunale serve infatti ad interrompere legalmente ogni contratto di locazione in essere, senza questa interruzione non ci potrebbe essere sloggio alcuno. Appare abbastanza ovvio anche ai non legulei), ma risulta allo stato attuale “occupato senza titolo” dallo stesso Circolo.

Per fare un esempio se l’Ater, padrone di casa, volesse vendere l’immobile non ci sarebbe alcun impedimento di legge a farlo, anche con l’Associazione dentro. Sarebbe poi scelta del compratore decidere cosa fare: uno sfratto, un nuovo contratto e così via. Pertanto delle due l’una. O via Valmaura 77, Cupola, è “locata”, come sostiene il presidente Ater, ed allora non ci si può presentare per la quinta volta, il 24 novembre prossimo, per eseguire lo sfratto. Oppure l’immobile è “non locato” e quindi la procedura di sfratto può essere formalmente eseguita. Ma il “non locato” fa rientrare appieno lo spazio di via Valmaura 77 in quelli che la legge regionale stabilisce come “concessione in comodato gratuito”.

Sempre i vertici Ater ribattono che dovrebbero fare comunque un bando pubblico e che non è detto che il Circolo lo vinca e poi la procedura si allunga perché devono individuare altri immobili da inserire nel suddetto bando, e burocrazie consimili. Dimenticano, gli stessi vertici, che la legge regionale stabilisce quel “o mediante delega ai Comuni” che risolverebbe tutto, anche per il magazzino di via Orlandini di cui l’Ater ha cambiato le serrature ad inizio aprile con tutta “la roba” (archivio, attrezzature, mobilio) del Circolo dentro.

Nel frattempo in Comune, dopo tre incontri in questi mesi con la Commissione Capigruppo, il 30 giugno scorso era stata approvata dal Consiglio comunale all’unanimità (35 presenti, 35 votanti, compreso il sindaco Cosolini) una mozione presentata dal consigliere Bertoli ed altri (Menis, Lobianco, Rovis…) che recitava testualmente, saltiamo la parte antecedente che fa la storia del Circolo Miani e della vicenda, “il Consiglio comunale di Trieste impegna il Sindaco e l’Assessore competente a mettere in atto tutto quanto necessario per evitare lo sfratto dalla sede di proprietà dell’Ater del Circolo Miani ed in particolare una mediazione con l’Ater anche tramite il coinvolgimento dell’Assessore regionale competente.

A trovare una sede alternativa qualora il tentativo di mediazione non dovesse dare risultati soddisfacenti.”

E questo prima che venisse approvata la legge regionale di agosto di cui sopra.

Come i consiglieri Antonione e Sossi hanno ricordato nell’ultima Capigruppo al duo Leo-Ius, essi avevano in precedenza detto in Comune cose non corrispondenti (è un gentile eufemismo) alla situazione ed al modus operandi dell’Ater.  In quella seduta i vertici Ater hanno perfino dichiarato di ignorare l’esistenza del “canone ricognitorio” e delle condizioni che le altre Ater della Regione praticano a realtà similari al Miani (non male per dei professionisti: uno è avvocato civilista e l’altro commercialista).

Ora il quarto tentativo di sfratto è andato a vuoto, (il funzionario Ater si è presentato comunque con due colleghi, un medico legale per evitare malori di comodo, due fabbri ed una ditta di traslochi, oltre naturalmente l’incolpevole Ufficiale Giudiziario) grazie anche alla presenza di una sessantina di cittadini, nonostante l’ora infelice di un giorno lavorativo, oltre che dei consiglieri regionali Rotelli ed Ussai, di quelli comunali Bertoli e Menis e del Presidente della Settima Circoscrizione, Bettio e di Rai e TeleAntenna (il piccolo giornale tifava per lo sfratto come ci hanno “gentilmente” scritto via email dalla redazione della cronaca, Primorski non pervenuto e Telequattro era distratta).

Il 24 novembre ci riproveranno per la quinta volta. Perché?

Già perché il vicesindaco recentemente mi ha detto infastidita che si è spesa sul Circolo solo per “un atto di cortesia nei miei confronti” e lo ha ripetuto per ben due volte prima di fermarsi a meditare sulla gravità delle sue parole, poi in fretta sostituite con il termine “sensibilità”?

Perché il presidente del Consiglio comunale ha risposto negativamente al mio invito a presenziare assieme al “popolo” il 23 settembre scorso alla esecuzione dello sfratto dicendo “che aveva perso fin troppo tempo sul Miani”? Certo i parcheggi di largo Granatieri (39) da tre anni lo hanno emotivamente coinvolto molto ma molto di più.

Perché l’Ater a guida PD fa dello sfratto del Circolo Miani una questione di vita e di morte (la nostra) quando hanno centinaia e centinaia di immobili (abitazioni e non) liberi ed abbandonati da anni?  E chi paga per i tre anni buttati ad esempio per il complesso (una quarantina di appartamenti, parcheggi e spazi comuni) di Largo Niccolini, nuovo, primo ingresso ed ora da rifare e restaurare perché lasciato vuoto a marcire?

Avvocato da strada, si è autodefinito il Leo, avvocato che mette in strada tanta gente che frequenta il Circolo, lo hanno definito in tanti.

Perché insistono sulla morosità pregressa (tre anni e mezzo) poiché dal novembre dello scorso anno nulla sarebbe dovuto, anche a fronte dei versamenti anticipati dal Circolo, quando in realtà sarebbe l’Ater di Trieste a dover restituire decine di migliaia di euro al Circolo Miani visto quanto praticato dal 1997 nel resto della Regione. La legge, le norme valgono per tutti o solo per gli iscritti al Partito Democratico di Trieste, che in Friuli mi pare altra solfa per loro fortuna?

E perché il sindaco Cosolini, la Giunta, non rispettano quanto deciso dal Consiglio comunale il 30 giugno? A questo punto dunque è arrivata la volontà di eliminare il Circolo Miani, la sua storia, e tutto quello che rappresenta per tanta gente? Perché non ascoltate Claudio Magris, Gherardo Colombo e Adriano Sofri e preferite seguire le avventatezze di un Gianni Torrenti sulla “finanza allegra” del Circolo Miani a chi gli chiedeva un intervento riparatore (Ussai, Rotelli)?

Maurizio Fogar




ATTENZIONE ! ATTENZIONE ! ATTENZIONE !

» Inviato da valmaura il 11 November, 2014 alle 1:05 pm

8 OTTOBRE 2014

Media giornaliera (cioè sulle ventiquattro ore con altrettanti rilevamenti) di Benzene 26.1

Questo il dato che, ottenuto il nullaosta della Procura, il dirigente regionale dell’ARPA Franco Sturzi ha inviato al Presidente del Circolo Miani Maurizio Fogar questo pomeriggio.

La media delle rilevazioni dal 6 al 16 ottobre (mancano però due giorni) sempre del Benzene è di 5.4 Per rinfrescarvi la memoria in ben sette lettere inviate al Sindaco l’ASS aveva scritto che sopra il limite di legge il Benzene è causa di insorgenza di leucemie e neoplasie (tumori).

Domani giovedì 13 invece di venire in Municipio, alle ore 19 ci troviamo in piazza Unità davanti al Comune, per intervenire in Consiglio comunale, potete dunque continuare a restarvene a casa a respirare la buona aria che passa la “nuova” Ferriera.

Se non ora quando? Giovedì 13 novembre alle 19 in Municipio!

Giovedì 13 novembre ci sarà seduta del Consiglio comunale con inizio alle 19.30.

Si dovrebbe discutere della richiesta di dimissioni del Presidente del Consiglio comunale per le sue dichiarazioni sulle date della liberazione di Trieste nel 1945 e sulle responsabilità connesse ai morti di allora.

Sinceramente riteniamo che oggi a sessanta anni di distanza ci sia un’altra emergenza “morte” a Trieste che, in parte, si può ancora cercare di arrestare. Quella provocata nell’Anno Domini 2014 dal devastante inquinamento, senza controllo, in costante e crescente uscita dalla Ferriera, come denunciato pure dalle indagini della Procura sui rilevamenti fatti dall’Arpa in ottobre ed inviati anche a questo Comune.

Confidando in un dignitoso gesto dei Consiglieri, quello cioè di sospendere momentaneamente l’ordine del giorno dei lavori ed affrontare con i cittadini l’urgente argomento, riproduciamo qui di seguito il testo della locandina-volantino che dalla mattinata di martedì sta circolando nei quartieri da Muggia a San Vito-Campi Elisi. Ovviamente l’invito a partecipare è rivolto a tutti coloro che avranno modo di leggere queste righe, magari diffondendole ad amici e conoscenti.

 

Circolo Miani                                                                                               Coordinamento

Servola Respira                                                                                       Comitati di quartiere

 

La “nuova” Ferriera

Ottobre 2014.

                BenzoApirene 10.6 (dieci volte il limite di legge del più cancerogeno idrocarburo)

                PM10 Polveri sottili 106 (oltre tre volte i limiti europei)

 

Giovedì 13 novembre

ORE  19

Municipio in piazza Unità al Consiglio Comunale

Se non ora quando?

Ora capite perché vogliono chiudere il Circolo Miani.

www.circolomiani.it

 




Cosolini, ci risiamo.

» Inviato da valmaura il 8 November, 2014 alle 12:41 pm

Evidentemente è un vizio congenito del sindaco: la smemoratezza.

In questo aiutato molto dalla “professionalità” del giornalismo nostrano, in particolare della carta stampata, che si dimentica a sua volta di ricordare ai lettori i fatti pregressi, e non da molto tempo. Così uno, in questo caso il Sindaco, può dire tutto ed il suo contrario e farla franca sicuro che i lettori o gli ascoltatori non avranno memoria.

E no, dopo l’epica figuraccia incassata in diretta nazionale con l’inviata delle Iene, Nadia Toffa, che ha fatto solamente il suo mestiere di giornalista, il Sindaco ne ha inanellate in sequenza una serie di smemoratezze da Guinnes dei primati. Ma andiamo per ordine.

“Grazie alle prescrizioni contenute nell’ordinanza sindacale alla Ferriera le emissioni di BenzoApirene sono rientrate nella norma allo 0.6” (il limite di legge è 1 sopra il quale come sette volte ha scritto il direttore dell’Azienda Sanitaria triestina al Sindaco “si causa l’insorgenza di leucemie e neoplasie”). Peccato che mentre lo diceva la Procura attraverso la Regione testava emissioni del valore di 10.6, per Trieste un record a memoria d’uomo, oltre a valori di Polveri Sottili superiori a 100, tre volte oltre il limite europeo.

“La maggioranza dei triestini è contro la chiusura della Ferriera”. Non so a quali fonti sia ricorso, ci risulta infatti che il mago Otelma da anni non operi sulla piazza cittadina, ma SWG l’azienda di sondaggi di casa PD, dei compagni di partito Pessato e Weber, dunque provenienza certamente non ostile, nell’ultimo sondaggio fatto sull’argomento in città aveva rilevato che i due terzi degli intervistati erano per la chiusura immediata dello stabilimento.

Agli giustamente imbestialiti soci e prestatori Coop convenuti al palasport di Chiarbola ha annunciato che per aiutarli il Comune aveva rinviato l’incasso dell’anticipo della Tari (tassa rifiuti).

Cosa assolutamente non vera perché la decisione, che riguarda tutti i residenti del Comune, è motivata dai ritardi dello stesso che hanno impedito l’invio dei bollettini in tempo utile.

Vi segnaliamo qui inoltre l’altissimo livello dello scontro dialettico tra due veri e propri “giganti del pensiero”, ovvero il presidente della Camera di commercio Paoletti e il presidente di Confindustria Razeto, che invoca perfino, absit iniuria verbis, la “job description” (che minchia è? Scusate) per la scelta dei candidati alla presidenza del Porto.

In quanto alla minestra riscaldata del maranza sulla Ferriera ripubblichiamo di seguito quanto scritto e detto mille volte, con una scelta tempestiva nel titolo.

Il grande Bluff ?

A Poker molti giocatori usano “bleffare o bluffare”, ovvero simulare dietro consistenti rilanci il nulla che le loro carte nascondono, puntando a scoraggiare gli avversari ad andare a “vedere” il punto.

Ecco a leggere le ricostruzioni giornalistiche di quell’ “inviato a Roma” del piccolo giornale, da far tremare le vene ai polsi ai pavidi inviati al fronte in Vietnam, si ricava la netta sensazione che a parlare tutto sia facile e miracoloso ma di fatti finora neanche l’ombra.

Ci riferiamo al “miracolo Ferriera”.

Partiamo dai pochissimi fatti.

Addio Accordo di Programma. Lo hanno firmato in cinque tra ministri e sottosegretari, più Serracchiani, Cosolini e la Provincia, con l’aggiunta a tempo scaduto della Monassi. La foto del fatal gesto ci ha accompagnato per mesi sulla stampa locale. Era il 30 gennaio 2014, si solo sei mesi fa. Lo hanno dipinto come la panacea a tutti i mali della Ferriera, il toccasana che salva l’occupazione, tutela la salute e salvaguarda l’ambiente (un ossimoro, lo definirebbe Umberto Eco). Ed ora tutto da rifare, abbiamo scherzato grazie. Bisogna stendere un secondo Accordo calzato su misura per Rosato e Siderurgica Triestina, ma questa volta non c’erano a Roma Ministri o Presidenti di Regione, solo funzionari e assessori.

Siderurgica Triestina a guida Francesco Rosato (ex direttore Ferriera, ex direttore Lucchini Italia, ex consulente semestrale del Comune, attualmente collaboratore di Arvedi e rinviato a giudizio per falso e smaltimento illecito di rifiuti speciali). Capitale sociale fideiussorio di 50.000 euro (cinquantamila euro). Nei servizi del maranza si impegnerebbe per investimenti di 172 milioni di euro, che notoriamente in 50.000 euro stanno 8 volte con il resto di due. Perdonateci la matematica ma abbiamo fatto il Classico e poi Lettere moderne.

Questi, piaccia o no, sono gli unici fatti che trovano conferma in tutto quel fumo giornalistico di questi giorni. Lo stesso piano industriale di Arvedi (?) - no maranza di Rosato - pare rimanga cosa presentata  “a grandi linee”. La continuazione dell’attività siderurgica, produzione di ghisa e carbon coke, legata ad una “valutazione” futura. Cioè se continuare a perdere dai tre ai quattro milioni di euro al mese sia un affare oppure no. I milioni, 25, che Arvedi (?) investirebbe su altoforno e cokeria, per altro notoriamente insufficienti a rimettere in piedi il tutto, dovrebbero essere coperti quasi in toto dai famosi 22 milioni di credito che la Lucchini prima, il commissario governativo, nonchè condannato a otto anni e sei mesi dal Tribunale di Taranto, Nardi poi non sono riusciti ad incassare da Elettra. E non stiamo giocando a Monopoli.

E poi le bonifiche. Il punto chiave di tutto questo fare e disfare di Accordi di Programma.

E’ chiaro a tutti, meno a quelli che non vogliono vedere o ascoltare, che l’Arvedi fin dall’inizio ha posto delle condizioni lapalissiane. Lui viene a Trieste a curarsi i propri affari ma i costi della messa in sicurezza, delle bonifiche e del raddoppio della banchina li pagano i cittadini: ovvero Stato, Regione o Comunità Europea, che per lui non fa differenza. Per questo nel primo miracoloso Accordo di Programma la parola “bonifiche” non compariva neppure per sbaglio.

Ora, a leggere il maranza, se ne dovrebbe occupare Invitalia, ovvero lo Stato, ma con i soldi di chi? Insomma chi paga i 120 e passa milioni necessari? In uno stato di diritto e per giunta membro dell’Unione Europea la legge lo dice, scrive e prescrive senza ombra di dubbio alcuno: chi ha inquinato! Ovvero la vecchia proprietà, che non è proprio composta da clochards ma dalle principali dodici banche italiane, ergo i soldini li hanno eccome. Oppure il nuovo compratore: dunque la Siderurgica Triestina di Rosato (vedete quante cose si possono fare con una fideiussione di 50.000 euro) perché chi compra, compra tutto, inquinamento compreso.

Ecco su tutto questo parlare noi, come Circolo Miani mettiamo un punto fermo, un fatto.

Abbiamo affidato ad uno studio legale europeo con uffici nella città dove ha sede la Commissione UE e con adeguata rappresentanza in Italia ed in Regione, il compito di vigilare attentamente perché non un centesimo del denaro pubblico, italiano od europeo poco importa, venga speso in violazione delle leggi per pagare oneri e responsabilità di terzi.

E proprio perché come a Poker il Bluff si va a vedere, vogliamo capire di che colore sono i “172 milioni di Arvedi”.

In quanto al contorno di verbi al condizionale che trasuda dalle pagine del piccolo giornale in merito: alle riunioni “semisegrete” di Rosato con i sindacati, in Ferriera; del fatto che già da ieri, primo settembre, sarebbe iniziata la gestione dello stabilimento da parte del Rosato stesso (ecco questo ci mancava: non è stato fatto nemmeno il preliminare e versata la caparra ma ti danno comunque le chiavi di casa e ti fanno cambiare, sempre il maranza a scrivere, pure il direttore della fabbrica). In quanto poi “ottemperare alle prescrizioni dell’AIA” la domanda al maranza sorge spontanea. Quale Autorizzazione Integrata Ambientale? Quella precedente è scaduta da tempo e, come ha pubblicamente, dalle stesse pagine del piccolo giornale sulle quali opera “l’inviato a Roma”, rilevato il Sostituto Procuratore Frezza senza per altro dar seguito ad iniziative giudiziarie, le sue prescrizioni, talmente generiche e confuse (sono sempre parole di Frezza) non sono state applicate. Ergo la Ferriera dovrebbe stare ferma, ma così non è. E la nuova AIA è di là da venire perché ancora manca una proprietà certa (la vecchia è in procedura fallimentare).

Ultimissimo fatto. Se partono i lavori della Piattaforma Logistica (entro trenta giorni) come annunciato dall’Autorità Portuale, chi paga lo sgombero delle centinaia di migliaia di tonnellate accumulate nella discarica, abusiva, di “Punta Loppa”, si la “collinetta della vergogna” allo Scalo Legnami formata sotto il naso, gli occhi evidentemente li tenevano chiusi, dei controllori pubblici con i rifiuti “speciali” negli anni in cui anche Rosato dirigeva lo stabilimento? E fanno come minimo dieci milioncini di euro in più. E poi chi paga lo spostamento delle pompe a mare di Altoforno e Cokeria che in quel pezzo di costa sono piazzate?.

Una risposta, please, che il piatto piange.




Il “nuovo” che avanza.

» Inviato da valmaura il 6 November, 2014 alle 10:57 am

Si è tanto speso il Sindaco nel chiedere “fiducia” per il “nuovo” Arvedi che quando al Circolo della Stampa Maurizio Fogar gli ha fatto notare che qui di nuovo non c’era niente e soprattutto nessuno, visti i nomi dei protagonisti: Francesco Rosato, Roberto Cosolini, e finanche lo stesso Arvedi, di cui la famiglia Lucchini controllava il 30% dell’azienda fino al 2000, e che già era calato a Trieste nel 2007/8, non ha saputo fare altro che appellarsi alla Madonna.

Ma questa non ha evitato, né poteva farlo, quello che sta accadendo. Un vero mistero della fede.

Un imprenditore che rileva una fabbrica decotta ben sapendo che essa da anni perde milioni al mese con Cokeria e Altoforno, con i conti che non stanno in piedi ed aggravano una situazione debitoria del Gruppo Arvedi già notevole. Sentite in proposito cosa dichiara il Presidente della Commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti del PD, già apprezzato editorialista di economia del Corriere della Sera, al Fatto Quotidiano “Giovanni Arvedi, ottimo industriale  con molti debiti e una successione da inventare”.

Ed allora è credibile che uno come lui, ma come chiunque al suo posto, investa decine di milioni prestati dalle banche per i lavori, comunque insufficienti, di rattoppo degli impianti per produrre debiti? E con la prospettiva di chiuderli a breve (“Se la Cokeria disturba la chiudiamo”. Bocca di Rosato al Circolo della Stampa)?  Ma non scherziamo per favore, e pertanto quello che è accaduto in queste settimane con il “nuovo” alla guida non è nulla di diverso, né poteva esserlo, del “vecchio”.

Granulazioni sistematiche della loppa in emergenza (i fumoni bianco-sporchi visti in questi giorni con dispersione di quantità industriali di zolfo, cianuri ed aerosol consimili), fuoriuscite di BenzoApirene, Benzene e PM10 a iosa dalla Cokeria, e così avanti.

Avanti si ma meno che per l’Arpa, dove la “riforma”, dopo quella di Lenna di cinque anni fa (“è fatto obbligo ad ogni nuova maggioranza regionale di riformare l’Arpa” recita così lo Statuto della Regione Autonoma FVG) finora consiste nell’aver cambiato il numero telefonico del centralino, ora con il prefisso 0432 del distretto di Udine, dove in orario d’ufficio (dalle ore 11 alle 11.15) manco ti rispondono. E quando parli con un funzionario, Sturzi, via segreteria dell’Assessore responsabile Vito, ti senti rispondere che fino a cinque minuti prima non aveva letto nulla dell’inchiesta della Procura di Trieste e che per i dati dal 6 al 16 ottobre rilevati dalla Centralina mobile di via San Lorenzo doveva prima “parlare con il prof. Boscolo” che con l’Arpa non ci azzecca per nulla. A parte non conoscere nemmeno le relazioni della stessa Arpa del luglio 2009 (62 pagine a firma ing. Vatta) e dell’anno successivo “Studio sulla qualità dell’Aria a Trieste”. Ma allora cosa li sontuosamente paghiamo a fare? Qui l’unica seria riforma da fare è sciogliere un ente inutile (perché ad esempio è stata la Procura a monitorare quel disastro ed a renderne noti i dati? E se non sono veri e corrispondenti a quelli raccolti dall’Arpa, questa aveva il dovere di smentirli pubblicamente. Ma se sono veri, e sappiamo che lo sono, cosa faceva l’Arpa? E se sono per caso dati dell’Arpa perché non li ha resi pubblici e sollecitato l’obbligato intervento di legge da parte della Regione? Ci risponde qualcuno, per favore, chiamando al prefisso 040?). Ecco ora telefonano appunto al consulente della Procura per conoscerli. Ma per favore!

Parliamo dunque di cose serie. Venite a fate venire.

Invito Conferenza Stampa

Venerdì 7 novembre 2014, alle ore 15.30 a Trieste in via Valmaura 77 presso la sede del Circolo Miani (nono piano, ascensore di destra nel portone) Maurizio Fogar, Presidente dell’Associazione e Romano Pezzetta, Portavoce di Servola Respira invitano le redazioni delle testate giornalistiche televisive e della carta stampata ad un incontro nel quale saranno illustrate le posizioni e le iniziative del Coordinamento dei Comitati di Quartiere dopo la pubblicazione dei dati resi noti dalla Procura della Repubblica in merito ai nuovi quanto recenti episodi di devastante (per la salute di cittadini e lavoratori) inquinamento emesso dalla Ferriera di Trieste.

In merito poi al comportamento dei pubblici amministratori che nel pieno dei giorni oggetto delle indagini della Procura dichiaravano al Circolo della Stampa (Cosolini: 7 ottobre) ed in Consiglio comunale (Laureni: 27 ottobre) che le emissioni di BenzoApirene erano scese allo 0,6 grazie alle prescrizioni date dal Comune alla direzione della Ferriera, si rimanda all’articolo “Togliete quella targa, Perdio!” sul sito giornale online www.circolomiani.it (al momento 52.945 utenti registrati).




Togliete quella targa, perdio!

» Inviato da valmaura il 5 November, 2014 alle 1:37 pm

E’il minimo che il Comune di Trieste dovrebbe avere il pudore di fare. E per targa intendiamo quella dell’Assessorato all’Ambiente.

Nei giorni (martedì 7 ottobre al Circolo della Stampa in duetto con il Rosato e lunedì 27 ottobre in Consiglio comunale stavolta in coro col Laureni) in cui il sindaco (iniziale minuscola di rigore) Cosolini e l’assessore (idem) Laureni continuavano a sostenere che le emissioni (BenzoApirene e PM10) della Ferriera (peraltro funzionante a mezzo servizio solo con una cokeria a scartamento ridotto) erano rientrate nella norma grazie “alle prescrizioni contenute nell’ordinanza sindacale” la Procura di Trieste monitorava dati da strage ambientale, e non per gli alberi ma per la salute delle persone. Di quelle che lavorano dentro e vivono fuori.

In qualunque società civile un amministratore pubblico che sentisse anche solo minimamente il peso delle sue responsabilità, dopo un simil fatto di tale gravità presenterebbe le sue pubbliche scuse contestualmente alla dimissioni irrevocabili dall’incarico. E come uomo sapendo che tale misfatto pregiudica oggi ed in futuro salute e vita di tanti concittadini, bambini in primis, non riuscirebbe più a prender sonno la notte per i rimorsi di coscienza.

Ma non sta a noi qui argomentare se una persona sia o meno dotata di coscienza, interessa capire invece come amministratori che DEVONO rispondere a degli obblighi di legge, quale essere  l’Ufficiale Sanitario del Comune oltre che sindaco, e dunque tutelare il bene più prezioso della collettività, la salute, possano comportarsi in modo così superficialmente sprovveduto tale da mettere a grave e sicuro repentaglio il bene che sarebbero obbligati a tutelare.

Qui non è questione di parte, destra sinistra o quant’altro, è questione fondante di una comunità.

I dati rilevati, come sempre non dall’ARPA che continuava a pubblicare nei giorni tra il 6 ed il 16 ottobre 2014 troppi ND (non disponibile) , dalla Procura su Polveri Sottili (PM10) e BenzoApirene sono micidiali ma pongono, e lo diciamo dal 1998 (!) una questione negligentemente irrisolta. Quella dei controlli degli enti pubblici, a partire dall’ARPA e dall’ASS, dalla Regione e dai Comuni di Trieste e Muggia (per la Provincia una prece per il Zollia).

Quanti morti dovremmo contare ancora, quanti funerali, quante sofferenze e malattie, vite rovinate anche solo da una qualità pessima, prima di bloccare questa strage in nome del profitto di alcuni e della negligente inerzia quando non omertosa complicità di altri.

Certo la colpa è anche nostra: dei cittadini di Trieste e Muggia, che hanno fatto della fatalistica rassegnazione l’alibi per la loro inazione ed hanno perfino continuato a votarli, questi politici; e dei lavoratori che hanno preferito subire il ricatto  occupazionale divenendo ostaggio di una proprietà, non importa qui il suo nome, che sfruttava loro e la situazione per trarre il massimo dei profitti e scaricare sul pubblico debiti ed obblighi (vedi bonifiche).

Bene è ora di dire basta! Di provare e riprovare a cambiare una volta per tutte, di sconfiggere la pigrizia in nome di una ritrovata dignità: quella di difendere la salute e la qualità della vita propria e dei propri cari ed il diritto a veder garantito un lavoro degno di questo nome.

Noi siamo sempre disponibili a metterci ancora una volta in gioco, e questo fa capire oltre ogni ragionevole dubbio perché certa politica faccia tanti sforzi non per chiudere l’emergenza Ferriera ma per eliminare il Circolo Miani.

Ps. Nemmeno sulle Coop certi politici si smentiscono. Guardate qua il piccolo giornale di oggi: IL SEGRETARIO PD Cok: «La politica in questo caso può fare solo danni». Già perché finora cosa ha fatto, visto che i vertici commissariati delle Cooperative, ma proprio tutti, sono espressione dei maggiori partiti. E poi proseguendo imperterrito nel suo gesto autolesionistico rimarca come grazie all’intervento della magistratura la Regione e gli enti locali si sono accorti della necessità di riformare il sistema dei controlli pubblici. Alleluja!





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