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Circolo Miani » News Correnti » Page 351

Le “cacche” della politica.

» Inviato da valmaura il 10 January, 2016 alle 12:30 pm

L’ esame del DNA ai politici locali e regionali sarà obbligatorio dalle prossime elezioni.

In modo da elevare rigorose sanzioni a chi semina cazzate nella nostra comunità.

Preoccupati tutti i partiti: a rischio infatti la ricerca dei candidati.

Come annuncia il vicesindaco Fabiana Martini che passerà alla storia della satira per questa iniziativa che in cinque anni ha contraddistinto il suo operato, la “tutela del decoro e dell’igiene della città” messi a repentaglio dalle pericolose deiezioni canine, troverà nella raccolta da parte del corpo della polizia municipale delle cacche sui marciapiedi, nel loro esame con il test del DNA da parte dell’ASS, con l’attesa speranzosa che tutti i possessori dei 21.000 cani di Trieste facciano fare analogo test al loro veterinario, l’ambita soluzione.

E che diamine volete mettere un rifiuto biodegradabile con il cancro da BenzoApirene, Amianto and company?  La cacca di un cane con la Ferriera?

Dove sta la priorità, anche di spesa per un Comune che non riesce a trovare i soldi nemmeno per sfamare i cittadini indigenti? Ma ovvio nell’emergenza “cacche di Fido”.

Come ribadisce il piccolo giornale che dedica una pagina intera alla sensazionale trovata dell’assessora Martini, “Pestare una cacca di Fido, ahimè, è un continuo pericolo dagli effetti spiacevoli. Nel capoluogo giuliano, è un vero problema, che sta assumendo livelli ingestibili, con ovvie conseguenze sul piano dell’igiene e del decoro pubblico”.

D’altronde dopo i recenti exploit dei vigili urbani il mandarli a raccattare le “cacche” dei cani, per ora, sembra l’impiego più idoneo al corpo diretto dal comandante Abbate. Corpo che in sei mesi non ha ancora visto il capannone più grande del Palasport costruito senza le autorizzazioni di legge da Arvedi in Ferriera. Evidentemente c'è privato e privato da sanzionare: il pensionato proprietario di un meticcio così come gli ortolani del Mercato Coperto da un lato ed il cavaliere di Cremona dall'altro.

Per le “cacche” di Ferriera, del depuratore fognario a cielo aperto nel cuore di Trieste dove galleggiano le “cacche” di 205.000 triestini, delle centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti “speciali” con cui è stato interrato lo Scalo Legnami, abusivamente e senza che l’assessorato alla Vigilanza Urbana negli anni muovesse un dito, per l’amianto-Eternit che costella tutta l’area portuale dal colle di Servola alla Torre del Lloyd, invece nulla è stato ancora annunziato. Evidentemente non disturbano il “decoro e l’igiene” di Trieste a sentire il vicesindaco.

Non merita alcun commento l’altra paginata d’apertura della cronaca (?) cittadina sul piccolo giornale dedicata ad una notizia già data almeno altre due volte (nel gennaio 2014 e nel novembre sempre dello stesso anno) sull’incarico affidato a Invitalia (società pubblica dello Stato, ovvero pagata con i nostri soldi) di occuparsi delle messe in sicurezza, più che bonifiche, del sito occupato dalla Ferriera. Insomma come riporta l’Eco di Arvedi “In altri termini tutti gli interventi per la messa in sicurezza dell’area della Ferriera da realizzare con finanziamento pubblico, in sostituzione dei responsabili, ovvero delle precedenti proprietà”.

“In sostituzione” e perché? Perché non paga chi ha inquinato facendoci gli affaracci suoi?

Le “precedenti proprietà” erano, andando indietro nell’ordine, le dodici principali banche italiane (Unicredit, Intesa, ecc.) che pare non difettino di soldoni, tra uno scandalo e l’altro, e una multinazionale dell’acciaio (la russa Severstal). Dunque non i poveri che pranzano a Montuzza, e perché mai quindi dobbiamo noi, cittadini inquinati, spennati e beffati pagare per loro in barba alle legge del “chi inquina paga”?

Intanto per altri trenta mesi Arvedi ha mano libera ed in quanto ai lavori “fatti” ecco qui sotto una sequela di foto scattate solo ieri e il giorno prima.

E se qualcuno avanza ancora dubbi sull’operazione lista civica

NO FERRIERA! Si Trieste! allora è giusto che si goda il tutto per quanto gli resta da vivere. E mi raccomando attento a non calpestare una “cacca di Fido”.




Le polveri pesanti.

» Inviato da valmaura il 9 January, 2016 alle 1:56 pm

Sottili una mazza. Quello che sta uscendo in queste ore, anzi giorni, dalla Ferriera è incredibile!

Le perdite di gas, micidiale per la salute, dall’Altoforno sono costanti e crescenti. Visibili ad occhio nudo da tutti meno, così sembra, da politica, Arpa, istituzioni e Procura.

Ci viene perfino il sospetto che i dati della centralina di via San Lorenzo in Selva non corrispondano alla realtà che è di gran lunga peggiore come dimostrano i filmati eseguiti in continuo a cura del Circolo Miani. E che le apparecchiature di monitoraggio di via del Carpineto diano risultati di PM10 superiori a quelle rilevate dal Mezzo Mobile non fanno che confermare questa ipotesi.

Ma è tutto il sistema di rilevamento che da anni non è più credibile, a parte l’esclusione dalle misurazioni di tutta l’area, oltre la metà del perimetro, che si affaccia sul Vallone di Muggia.

Ora abbiamo il fondato dubbio che si stia lavorando per il “Re di Prussia”, per dimostrare che le tanto strombazzate misure, i famosi lavori “fatti” come nel caso dell’Altoforno, di Arvedi diano i risultati tanto auspicati da Serracchiani e Cosolini, oltre che dalla proprietà.

Perché hanno tanto importanza le polveri sottili? Perché oltre ad ammazzare di loro come dimostra da anni la ricerca scientifica e la medicina ufficiale, nel silenzio di quella triestina, sono il “taxi” su cui viaggiano gli idrocarburi, a partire dal cancerosissimo BenzoApirene. E dunque a picchi e medie elevati di PM10 corrisponde matematicamente una elevata emissione di policiclici aromatici.

Ecco dunque spiegato il forte e persistente, grazie alle disgraziate per noi condizioni meteo, odore di benzina marcia che si sente, e respira, in tutta l’area che va da Valmaura a San Vito.

Sappiamo che da anni purtroppo la vera anomalia triestina rispetto ad analoghe situazioni nazionali consiste nella mancanza di una sponda istituzionale per i cittadini, ovvero nel comportamento inerte degli enti di controllo e soprattutto nel silenzio della magistratura inquirente.

Questo pone con forza la necessità di scardinare questo sistema a difesa sì della nostra salute ma anche del futuro della nostra terra, a partire dal Porto e dalla creazione di nuovi e sicuri posti di lavoro. Questo potrà avvenire solo con un forte risultato della Lista civica NO FERRIERA! - Si Trieste! alle prossime elezioni comunali del giugno 2016 a Trieste come a Muggia, che rompa il giocattolo di questa politica più attenta agli affari di pochi e che liberi Trieste.

Confideremmo di poterlo fare assieme alle tante persone oneste e di buona volontà che operano in città e che condividono, a partire da quel sessanta per cento di cittadini, tra cui lo scrivente, che hanno scelto in passato di non andare alle urne perché consideravano il voto totalmente inutile e quasi una beffa, l’esigenza improcrastinabile di cambiare con urgenza per risolvere i nostri problemi che martoriano la nostra qualità della vita, la nostra salute e soprattutto non danno speranze di lavoro e crescita per i triestini.

Ma se questo malauguratamente non dovesse accadere, abbiamo posto il limite temporale del 31 gennaio per verificarlo, orbene noi siamo intenzionati ad andare avanti comunque. Perché qui sono in ballo la nostra vita e la nostra sopravvivenza, cose troppo importanti per lasciarle ancora marcire in mano ad una politica rissosa ed inconcludente.




Pensierini di Natale.

» Inviato da valmaura il 26 December, 2015 alle 11:56 am

Anche se per la verità i bambini triestini sono usi a scrivere più a San Nicolò che a Babbo Natale.

Sentita da un amico su di un autobus urbano, e non di quelli che portano a Servola, tanto per capirsi.

Discussione tra un uomo, definiamolo così anche se di umano aveva ben poco e non certo il cervello come capirete subito, ed una signora di mezza età.

Oggetto l’inquinamento e l’aria irrespirabile della città nelle ultime settimane.

Parte la signora lamentandosi dell’inerzia di Comune, Regione e Azienda Sanitaria e giudicando la Ferriera la principale responsabile dell’inquinamento a Trieste.

Ribatte l’uomo, chiamiamolo così e basta, che dopo aver sciorinato il classico repertorio dei minorati a piede libero, ovvero che la Ferriera era prima e le case sono venute dopo (infatti hanno scelto di edificarsi a due passi dalla fabbrica e non a Opicina perché preferivano così), e che i lavoratori (mille, come i garibaldini) con famiglie annesse andranno a mangiare a casa della signora, iniziava una penosa marcia indietro sotto le ragionevoli  osservazioni dell’interlocutrice. Fino alla resa finale che riassumiamo così: magari è vero che la Ferriera anche inquinerà ma solo Servola e poiché lui non abitava in quel rione la cosa non poteva interessargli di meno. Per la cronaca aveva usato il verbo fregare. Poi tanti saluti ed era sceso dal bus.

Perché abbiamo deciso di scrivere questa storiella per altro molto comune?

Ma perché essa descrive significativamente il genere umano che abita in Italia e più precisamente in questa propaggine che porta il nome di Trieste. Per fortuna è in città una esigua minoranza, lo dimostra il vero plebiscito di firme sulla recente petizione promossa dal Circolo Miani, ma esiste e continua a fare danni.

Non colpiscono tanto le banalità un tanto al chilo su chi è arrivato prima a Servola o su dove mangeranno i lavoratori. Siamo abituati alla grassa ignoranza di chi solitamente le pronuncia e a proposito, se lo Stato in questi ultimi quindici anni avesse destinato i tanti soldi pubblici stanziati a favore dei “padroni delle Ferriere” ai lavoratori, oggi non le quattrocento famiglie di chi lavora in fabbrica ma migliaia e migliaia di loro potrebbero vivere da benestanti il resto dei loro giorni.

No il cuore del ragionamento, se si può definirlo così, è la parte finale. Ovvero non stando a Servola me ne impippo della sorte dei suoi abitanti, dei danni alla salute ai quali migliaia di persone (dando per assurdo buona la presenza dell’inquinamento solo a Servola), bambini compresi.

Ecco questo invece esprime benissimo l’egoismo ed il modo di pensare di tanti troppi triestini, muggesani compresi. Va detto a parziale scusante che la principale responsabilità è della stampa e della TiVù locale che dal 2000, per favorire i proprietari della Ferriera e la politica loro complice, ha sostenuto senza interruzione di sorta questa versione contraria a tutte le evidenze.

Ma è un ben triste segno dei tempi. Fino all’ultimo decennio del secolo scorso infatti esisteva, rivendicato dalla cultura politica di due grandi e storiche forze politiche, sostanzialmente il PCI e la DC, un largo e diffuso senso di solidarietà. Di classe per la sinistra, e di fratellanza cristiana, almeno a parole come spesso rimprovera Papa Francesco, per la DC.

Insomma senza scomodare l’internazionalismo e i principi della Rivoluzione Francese da un lato e il Papa Buono dall’altro questo “menefreghismo”, legato nella memoria ad uno slogan fascista molto in voga sotto il regime, era largamente minoritario in Italia e comunque chi lo condivideva si vergognava a dirlo.

Oggi invece no. L’internazionalismo e la solidarietà umana, la Pietas, non arriva neppure al condominio dove si abita. E le parole di quell’uomo oggi esprimono un sentire purtroppo largamente diffuso. Ad ulteriore conferma del fallimento della politica come intesa dalla nostra Costituzione.

Basta osservare la gente camminare per strada. Quasi sempre di fretta anche se è domenica.

I tre quarti stanno col cellulare all’orecchio o ci smanettano su, messaggiano a ritmo continuo, con le cuffiette bianche piantate nei padiglioni auricolari neanche fossero agenti del FBI. Indifferenti a tutto ciò che li circonda, a dove camminano, spesso barcollando ed incespicando, alle persone che stanno attorno. Insomma alla vita di comunità. Se ne stessero chiusi in una stanza o attraversassero il deserto del Gobi non farebbe differenza. Chissà come abbiamo fatto noi sessantenni a sopravvivere in tutti quegli anni dove non c’erano Iphone ma neanche semplici cellulari, con al massimo un gettone telefonico in tasca. E dove il momento dell’isolamento, e forse della tranquillità, era caratterizzato dalla lettura di giornali, riviste, fumetti, e per i più stitici persino libri, quando ci si rinchiudeva al cesso per defecare. Storia a parte lo smanettamento con i porno che allora erano quasi casti.

Proviamo a fermarci un attimo a pensare e soprattutto a parlare con i nostri simili in carne e ossa?




Regione. Il regime vuole assassinare il Circolo Miani.

» Inviato da valmaura il 21 December, 2015 alle 10:10 am

Catone-Torrenti detto il censore.

Ha sentenziato. Ha dichiarato inammissibile l’emendamento presentato dal consigliere Dipiazza, e sostenuto da molti altri di opposizione e maggioranza, per salvare il Circolo Miani sanando non i debiti, come dice il Torrenti che se ne intende, ma le inadempienze regionali sulla controllata Ater, di Trieste. Giustizia ed equità dunque e non carità.

E’ lo stesso assessore, ripescato sulla poltrona dopo la sonora trombatura patita da candidato alle elezioni regionali, e già questo non è bello né rispettoso della volontà dell’elettorato triestino del PD, dalla Serracchiani, che rispondendo al collega Franco Rotelli che gli chiedeva un modestissimo intervento a favore del Circolo Miani, dichiarava “Non ci penso nemmeno”. Come se i quattrini che amministra fossero di casa sua o del partito di cui per anni è stato il “tesoriere”, e non di tutti i cittadini della Regione, Trieste compresa.

Se l’è cavata con la formula di “assenza di dolo per mancanza dell’effetto psicologico” nell’inchiesta aperta su di lui dalla Procura (era difeso dall’avvocato Borgna, per intendersi lo stesso della Lucchini, di Rosato e Arvedi) che, in parole povere, significa che il reato c’era ma lui non si accorgeva di compierlo. Certo una bella qualifica per dargli da amministrare centinaia di milioni di pubblico denaro. Come Pinocchio col Gatto e la Volpe.

Potremmo dilungarci tanto sul curriculum vitae del “rigoroso” assessore alla cultura ed al volontariato, ex elemosiniere del Pd al quale è succeduta nel ruolo la sua segretaria in Regione.

Non si salutano neppure per mantenere distacco e distanze formali, non si parlano ma solo scrivono dandosi del lei.

Ma meglio di tutto è riprodurre integralmente un articolo a piena pagina con fotona acclusa, apparso sul quotidiano di Udine e del Friuli, ma mai ripreso per mesi dall’omologo piccolo giornale locale nonostante abbiano tutti e due lo stesso editore e Torrenti, Bonaventura and company siano tutti di Trieste.

Buona lettura.

Finanziata la Coop che sostenne l'assessore Torrenti

Bonawentura è sponsor della campagna elettorale e ha fondi dalla Regione. L’assessore: non è inopportuno, basta ipocrisie di Anna Buttazzoni Messaggero Veneto 23 maggio 2014

UDINE. Non fa una piega l’assessore alla Cultura Gianni Torrenti. Anzi, ci scherza su. «Visto il risultato, quelle risorse non sono neanche state sufficientemente utili». Il caso va maneggiato con cura. Gli ingredienti sono i soldi e l’opportunità. I fatti. Alle regionali dell’aprile 2013 Torrenti era candidato tra le file del Pd. Per la sua campagna elettorale ha speso 11 mila 585,31 euro. Il finanziamento maggiore è venuto dalla cooperativa Bonawentura che gli ha consegnato 10 mila euro, per aiutarlo a essere eletto.

Ma chi è la coop Bonawentura? È la società che gestisce lo spazio e la programmazione del Teatro Miela di Trieste, teatro di cui Torrenti è stato presidente negli ultimi 15 anni. La coop Bonawentura viene finanziata dalla Regione, dal settore della Cultura, da tempo. Come gli altri teatri del Fvg, l’attività del Miela trova spazio e risorse nella Finanziaria, cioè la legge regionale per il bilancio di previsione. Nella Finanziaria 2014, approvata a dicembre, la coop Bonawentura ha ricevuto 440 mila euro. È stato il primo bilancio gestito dal governo regionale di centrosinistra che non ha voluto penalizzare la Cultura, incrementando il settore di 4 milioni rispetto alla previsione iniziale di 22 milioni programmata dal centrodestra un anno prima. L’assessore è Torrenti che in aprile non venne eletto, ma che la presidente Debora Serracchiani ha voluto in giunta come esponente tecnico alla Cultura. Il finanziamento della cooperativa alla campagna elettorale di Torrenti e il contributo ricevuto dalla Regione stanno in atti pubblici. E non esistono reati o abuso. È tutto regolare. Ma è anche opportuno? Per Torrenti sì, anzi è bene smettere d’essere ipocriti.

«Non ritengo che ci sia nulla di inopportuno. Esiste una legge – sostiene Torrenti – che regolamenta il finanziamento di persone e aziende alle campagne elettorali e tutti i dati vengono resi noti e sono trasparenti. Sarebbe bene, invece, smettere d’essere ipocriti. I soldi che la cooperativa ha dato a me sono rendicontati e soprattutto non sono soldi che la Bonawentura ha preso dallo stanziamento che riceve dalla Regione, sono risorse private della cooperativa. Per me l’importante è che ci fosse trasparenza e infatti ogni dettaglio è stato dichiarato, comunicato e pubblicato». Torrenti all’inizio del maggio 2013 si è dimesso dalla presidenza del Teatro Miela, appena nominato assessore regionale. «Ogni settore economico e sociale candida qualcuno – aggiunge l’assessore – e il settore della cultura di Trieste ha puntato su di me. Tutti i settori economici hanno rapporti con le pubbliche amministrazioni ed è normale che, nel rispetto dalla legge, le campagne elettorali vengano finanziate da qualcuno e che quel qualcuno siano le persone e le realtà più vicine al candidato.

Ognuno può pensarla come vuole, per me la cosa importante era che ci fosse la tracciabilità e così è. E poi – scherza Torrenti – i soldi della cooperativa non sono neanche stati sufficientemente utili visto che mancai l’elezione. Comunque, lo ripeto – torna serio Torrenti – è bene togliere il velo sui soldi che si ricevono in campagna elettorale. Vanno dichiarati ed è normale che provengano dalle realtà vicine a te e che ti sostengono».

Vero. Com’è vero che tra amici i favori si fanno e, se si può, si rendono.”




Sindaco. Un suicidio assistito.

» Inviato da valmaura il 19 December, 2015 alle 1:37 pm

Facciamo fatica a comprendere come il sindaco in carica, Roberto Cosolini, non si renda conto che episodi come quelli delle multe dei vigili, al Mercato ortofrutticolo ma non solo, siano letali per le sue speranze, già assai poche in partenza, di rielezione.

La sua sindacatura è stata costellata di infortuni, chiamiamoli così, come non mai. Poi purtroppo lui ci ha messo, e tanto, del suo, come nel caso delle interviste alla Nadia Toffa inviata delle Iene.

Iniziamo dalla farsesca vicenda della ripartenza, si fa per dire, del Tram di Opicina, che ha fatto ridere Trieste per oltre un anno. Proseguiamo poi con gli esperimenti di pedonalizzazione in centro preceduti dalla dissennata proposta di cospargere le periferie di parcheggi a pagamento dove prima da sempre erano gratuiti. Continuiamo con la commedia durata oltre due anni, con più di un centinaio di interrogazioni e non si sa quante sedute dedicate dal Consiglio comunale per risolvere la questione dei … 39 parcheggi di Largo Granatieri.

Un modello di autolesionismo ricercato con caparbietà pur partendo da un’idea positiva: l’abolizione dei posti macchina garantiti ai privilegiati comunali.

E finiamo il campionario con le multe al mercato di largo Barriera.

Come vedete abbiamo tralasciato gli episodi più politicamente pesanti, a partire dalla vicenda Ferriera, dove va per onestà ricordato che non è stato aiutato per nulla dalla persona a cui sventuratamente aveva affidato la delega all’Ambiente. Un’altra frana colossale che lo ha costantemente accompagnato è quella della Cultura, con la sostituzione di un assessore all’anno e scendendo sempre più di livello in quanto a qualità e personalità. A nulla è servito l’avere a disposizione uno dei tecnici più competenti ed apprezzati come la direttrice, purtroppo da poco in pensione, del Museo Revoltella prima e dei civici musei dopo.

I singoli assessori hanno dimostrato una debolezza, accompagnata come spesso succede in questi casi da una arroganza, disarmante. Dai servizi sociali, nel bel mezzo di una epocale emergenza per i triestini, al personale, con un drastico taglio degli stipendi già sulla soglia della sopravvivenza, ai dipendenti delle cooperative e ditte che avevano, come sciaguratamente accade oggi, in appalto la gran parte dei lavori in Comune. Non parliamo poi delle deleghe allo sviluppo economico, allo sport ed al decentramento, dell’ambiente abbiamo già detto, praticamente non pervenute, insomma inesistenti.

Sparare sulla Croce Rossa è parlare della gestione della vigilanza e polizia municipale.

Su di un altro tema, non formalmente competente all’amministrazione comunale ma nel contempo vitale e sentito come non mai dalla gente, quello della sanità, ospedaliera e territoriale, il Comune ha fatto sostanzialmente scena muta pur in presenza di crisi e disservizi senza precedenti.

Ma è l’assenza di qualsiasi idea forte, di una visione d’insieme, di un progetto praticabile non dipendente da qualche lobby economica (leggi Arvedi e le finanziarie del Porto Vecchio) che ha caratterizzato negativamente tutta questa amministrazione.

Ultimo aspetto, ma non secondario e per questo meno importante, anzi, l’assoluta inaffidabilità del sindaco sugli impegni assunti. Insomma il non mantenere le promesse e gli impegni presi anche quando erano di sua iniziativa e provenienza. Un disastro per l’immagine personale e del Comune agli occhi dei normali cittadini.

Dalla questione Ferriera, eccola di nuovo, allo sfratto della sede del Circolo Miani, dove il Consiglio comunale aveva addirittura approvato una mozione all’unanimità, Cosolini compreso, per la salvezza della più significativa realtà socio-culturale di Trieste e provincia, logorando così in maniera quasi irreparabile un rapporto già difficile con il territorio. Vi ricordate le “giunte itineranti”? Affondate dopo i primi mesi alla faccia di quella “partecipazione dei cittadini” che nella prossima vicina campagna elettorale i partiti ripescheranno dal cilindro ammuffito.

La frantumazione e la scomparsa di partiti e forze politiche ha fatto poi il resto, a partire dal PD ridotto ad una sigla elettorale. Certo Cosolini e chi per lui punta molto, anzi quasi tutto, sulla copertura e sull’aiuto di stampa e TiVù locali. Ma non si illuda, che avvalersi di strumenti così severamente giudicati dall’opinione pubblica, e soprattutto così lontani dai problemi e dagli interessi veri della nostra gente, non gli sarà di grande utilità.

Per favore qualche sincero amico, posto che ancora ne abbia, glielo dica.

E a proposito avete comperato il catalogo Postalmarket in edicola oggi sotto le mentite spoglie del Piccolo? I sempre meno che lo hanno sventuratamente fatto dovrebbero chiedere il rimborso ed anzi farsi loro pagare per portarsi dietro un chilo di pubblicità.

Ci vediamo oggi, sabato, dalle 16 alle 19 all’inizio del Viale con NO FERRIERA!





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