» Inviato da valmaura il 13 July, 2020 alle 12:09 pm
Anzi meglio sarebbe scrivere memorie al plurale, poiché le memorie sono personali. Certo la memorialistica aiuta a ricostruire la storia ma va esaminata e sottoposta a costante verifica (fonti, contesto, ecc.). Le memorie sono soggettive e giustamente, e guai il contrario, risentono fortemente delle esperienze personali, familiari e soprattutto delle emozioni di chi le ha vissute pure per interposto racconto. Esse sono degne del massimo rispetto perché spesso sono ricordo di indicibili sofferenze, ma ciò non toglie che sono testimonianze parziali anche se per chi le ha vissute sono spesso “tutto”. Alla ricerca storica il compito di contestualizzare i fatti nel panorama e nel tempo in cui si svolgono, individuarne cause ed effetti. Mentre le memorie non possono mai essere “condivise”, contrariamente a quanto scrivono gli sprovveduti ed i politici, proprio perché sono quanto di più personale esista negli individui, la storia invece si. Deve essere accettata, ragionata e studiata. Cosa che nel nostro Paese non è praticamente avvenuto. L’Italia infatti, e la Francia in misura minore, non ha ancora “fatto i conti” fino in fondo con il proprio passato, accontentandosi troppo spesso di facili stereotipi del tipo “Italiani brava gente”. In questo quadro poi una pessima quanto incolta politica ha fatto il resto, strumentalizzando i fatti storici a proprio uso, consumo e tornaconto elettorale.
Comune di Trieste. La casa dei Fantasmi.
» Inviato da valmaura il 12 July, 2020 alle 12:34 pm
Dopo dieci anni che fine ha fatto “La casa delle associazioni”?
Questa che vedete nelle foto: la casa dei "fantasmi". Da Cosolini a Dipiazza una delle tante bufale della politica comunale. Ex scuola De Amicis in via Combi. Prima occorrevano 50.000 euro per lavori di messa in sicurezza dell’impianto elettrico, poi sono raddoppiati per il restauro degli infissi, ed ora? La scusa? Il Comune non aveva i soldi. Fatti due conti bastava un quarto di quanto speso per mostra (andata praticamente deserta) e statua del Vate, od un quinto di quanto si spenderà per gli effimeri addobbi natalizi, oppure un sesto di quanto andrà sprecato per spostare di 100 metri la statua di “Sissi” in piazza Libertà. E nel cuore di San Vito questo è il quadro odierno. Le amministrazioni del “fare”: niente! A proposito del degrado dei quartieri, e ne parliamo Lunedi 13 luglio, insomma domani, alle ore 19 nell'incontro pubblico al Circolo Miani in via Valmaura 77. Poi certo dipende da quante persone verranno. Perchè dipende solo da noi, e lo sanno anche "lorsignori".
Trieste. Si al Porto, ma che sia “Green”.
» Inviato da valmaura il 11 July, 2020 alle 2:38 pm
Dopo lo shock della decadenza e la sbornia del reintegro ricordiamo al Presidente dell’Autorità Portuale che attendiamo sempre una risposta alla richiesta di incontro inoltratagli un tre mesi orsono. Se poi Zeno D’Agostino vuole riceverci per farci gli auguri di Natale francamente non ci interessa. Volevamo parlargli di un improcrastinabile progetto per rendere, ora nella fase di prospettato potenziamento delle attività portuali e di avviamento delle infrastrutture logistiche soprattutto ferroviarie, il Porto di Trieste compatibile, anzi oseremmo dire un modello, con le indicazioni che si stanno consolidando a livello europeo ed internazionale. Ora è risaputo e comprovato che l’inquinamento prodotto dalle navi, siano esse da crociera o commerciali, all’attracco in banchina è di gran lunga superiore di quello emesso da tutto il traffico veicolare in città, e di conseguenza fonte di gravi patologie nel medio e lungo termine sui residenti. Lo dimostrano indiscutibilmente le indagini sanitarie realizzate nelle città-porto tedesche (a partire da Amburgo), del Nord Europa e negli Stati Uniti. Ciò è dovuto alla necessità per tutte le tipologie di navi ormeggiate di tenere in funzione l’apparato motore, spesso talvolta vetusto e non dotato di sistemi adeguati di filtraggio ai fumaioli, per alimentare i servizi di bordo. Ora la comunità internazionale, UE compresa, ha ritenuto indispensabile invertire la rotta, è proprio il caso di dirlo, obbligando in futuro le navi di qualunque tipologia ad allacciarsi, una volta in porto, alle centraline elettriche predisposte in banchina per surrogare al fabbisogno di forza motore. E per incentivare tale orientamento sono stati predisposti appositi finanziamenti. Il Porto di Trieste, e proprio ora in questa fase di rinnovato rilancio, deve dunque con convinzione intraprendere questa strada, anche per le criticità che ripetutamente si verificano in particolare al Porto Petroli, o quando un grattacielo sul mare attracca sulle Rive in centro città. C’è poi la questione del traffico su rotaia, in particolare delle nuove grandi infrastrutture ferroviarie previste a breve sul retroporto, a diretto contatto con popolosi quartieri cittadini. E’ noto che il traffico ferroviario produce un alto volume di polveri sottili (PM10 e PM2.5), micidiali per la salute umana e causa di decine di migliaia di decessi in Italia (50.000 nel 2016 con un danno economico stimato in 20 milioni di euro) ed Europa (300.000 morti), particolarmente poi nel caso di manovre tipiche delle piattaforme logistiche. Oltre ad un rilevante inquinamento acustico (già ora gli ordini di manovra e l’esecuzione delle stesse, provenienti dal traffico ferroviario del Porto Nuovo, si odono distintamente in tutta San Vito soprattutto di notte). Vanno dunque intraprese tutte quelle azioni preventive, a partire dal barrieramento acustico, per non offrire in un futuro prossimo a Trieste un inquinamento peggiore dei precedenti. Dunque si convinto al Porto ma che sia “green”. E parleremo anche di questo Lunedì 13 luglio alle ore 19 al Circolo Miani, in via Valmaura 77 (praticamente di fronte al Brico) all’incontro pubblico ed aperto dove ci troviamo per fare il punto delle iniziative, anche legali, e per organizzare la manifestazione per salvare la Pineta di Cattinara. E per prendere importanti, molto serie, decisioni.
5G, Antenne, alberi e verde pubblico, degrado dei quartieri.
» Inviato da valmaura il 10 July, 2020 alle 2:57 pm
Dipende solo da noi.
Ora da tempo, e nel silenzio di tutti gli altri: associazioni più o meno ambientaliste, forze e partiti politici nessuno escluso, noi, inteso come Circolo Miani facciamo la nostra parte per difendere la nostra salute, la nostra qualità della vita e l’ambiente dove viviamo. Perché lo facciamo? Semplice, perché per forza o amore siamo costretti a vivere a Trieste, sopportiamo come tutti una violenta quanto rapidissima trasformazione del clima in questa città, cosa di cui i ragazzini di Friday eccetera sembrano accorgersi purtroppo solo quando Greta lancia mobilitazioni internazionali, e ne abbiamo vissute e provate troppe sulla nostra pelle in questi ultimi venti anni, a partire dalla questione Ferriera e oggi Siot. Ora tutelare il verde esistente in provincia, non abbattere ma impiantare alberi è la prima concreta cosa che ogni amministratore che tiene alla sua e nostra salute dovrebbe fare: ma a Trieste e dintorni questo non avviene da diverso, troppo tempo. Così come giardini ed aree verdi sono mal sopportati e lasciati in un degrado desolante. Per non parlare dell'abbandono pluridecennale in cui versano i quartieri dove vive la stragrande maggioranza dei triestini e lo stato comatoso della sanità ospedaliera e territoriale, oltre alla tragedia dell'emergenza povertà che fa di un quarto delle famiglie un mondo di “invisibili”. Sulla vicenda 5G poi dovrebbe essere il buonsenso ad ispirare l’azione di chi porta responsabilità di governo, in linguaggio istituzionale di chiama “esercizio del principio della massima precauzione” a cui persino la Comunità Europea ha invitato gli stati membri ad ispirarsi sulla questione. Il buonsenso che ci dice che oggi, in assenza di un verdetto scientificamente certo, credibile ed indipendente sulle eventuali ripercussioni che un così forte implemento delle onde radio e dei campi elettromagnetici determinerebbe sulle persone e sull’ambiente, ed in presenza di leggi e normative ampiamente datate e superate, sia meglio e saggio attendere di conoscere e verificare se, in parole semplici, questa nuova tecnologia sia compatibilmente utile ma soprattutto innocua, ed allora senza esitazioni anche noi la useremo. Questo principio basilare ci porta dunque a chiedere, come abbiamo fatto con uno studio legale, che anche il Comune di Trieste, dopo i recentissimi precedenti di Bolzano ed Udine tra i quasi 600 in Italia ed i migliaia in Europa, deliberi una moratoria per il 5G, insomma una sospensiva, per l’installo di ripetitori o antenne, posto che l’Arpa FVG ci informa che nella prima fase di sperimentazione la nuova tecnologia si appoggerà sugli impianti già esistenti del 3/4G, nel territorio comunale. E visto che negli ultimi tempi si è assistito ad un fiorire primaverile di nuovi ripetitori in provincia, imporre al Comune l’adozione di un piano regolatore sul territorio dove sia permesso ed opportuno ospitare questi impianti, lontano da scuole ed ospedali, da zone densamente abitate, ecc. Non ci pare di chiedere la Luna o di essere preconcettamente ostili al “progresso”, ma semplicemente riteniamo che è meglio essere prudenti prima che piangere poi. Vero è che questa politica risponde esclusivamente a due logiche: quella delle lobbyes economiche: soldi ed affari, che noi non “teniamo”, o quella dei numeri che per loro significano voti. Dunque spetta solo a noi decidere come finirà questa lotta, ed è anche per questo che invitiamo sempre i lettori a mettere i loro “mi piace” alle nostre pagine e non solo ai singoli articoli e non certamente per orgasmo da “like”, ed è soprattutto per questo che il numero delle persone che parteciperanno all’incontro sarà importante. Pertanto Lunedì 13 luglio alle ore 19 al Circolo Miani, in via Valmaura 77 (praticamente di fronte al Brico) ci troviamo per fare il punto delle iniziative, anche legali, e per organizzare la manifestazione per salvare la Pineta di Cattinara. E per prendere importanti, molto serie, decisioni. Più siamo e meglio stiamo.
Comune Trieste. E la chiamano “manutenzione verde”.
» Inviato da valmaura il 9 July, 2020 alle 12:45 pm
Stamane in piazzale Giarizzole, Monte San Pantaleone, è in corso l'abbattimento di 11 alberi, quasi tutte Acacie, con epicentro il “Giardino Ondina Peteani”. Il committente dovrebbe essere il Comune di Trieste, il condizionale è d'obbligo perchè sugli avvisi appiccicati sui divieti di sosta provvisori piazzati in strada non c'è stampato alcun nome. Si va dunque per deduzione, ovvero solo il Comune può emettere avvisi di divieto di sosta, ergo …. Delle rigogliose ultradecennali (dai 50 ai 60 anni d'età) alberature l'aspetto precedente al massacro e la visione dei ceppi postumi denotano la loro totale salubrità, senza curvatura alcuna nello sviluppo. Di queste, per onor di verità, una era spezzata e rinsecchita, accanto al alcuni reimpianti di nuove alberature, collocate all'incirca un anno fa, in stato agonizzante, praticamente senza foglie e quelle poche presenti accartocciate per evidente mancanza di irrorazione (chiamasi acqua). A parte la considerazione che noi tutti, o quasi, saremo defunti quando questi “nuovi alberi”, posto che riescano a sopravvivere e ne purtroppo dubitiamo assai, raggiungeranno dimensioni e benefici effetti di quelli abbattuti. Due ultime notazioni a margine. Il parco giochi per i bimbi risulta sempre inaccessibile: delittuoso. E uno dei “lavoranti” non ha gradito che noi scattassimo delle foto: lo abbiamo calmato con l'avviso che altrimenti avremmo chiamato le forze dell'ordine. Quando si dice la professionalità. Capite ora perchè è importante essere in tanti all'incontro pubblico di Lunedì 13 luglio, alle ore 19, al Circolo Miani in via Valmaura 77 a Trieste. Sempre che si voglia fermare questa mattanza, tra le altre cose, altrimenti piangere ed imprecare sui Social serve picca o nulla.