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Circolo Miani » News Correnti » Page 317

Ferriera. L’annacarsi del Sindaco Dipiazza.

» Inviato da valmaura il 9 August, 2017 alle 11:55 am

Deve avere origini siciliane più che friulane.

Infatti l’ennesimo atto, una diffida ma non ad Arvedi bensì alla Regione, rientra a pieno titolo nella tradizione ventennale di Dipiazza verso le proprietà della Ferriera.
Nel dialetto siciliano: «Annacare / annacarsi = affrettarsi e tergiversare, allo stesso tempo. Un verbo intraducibile che significa una cosa e il suo contrario. Il massimo del movimento col minimo di spostamento».
Allora facciamo noi alcune domandine dirette a Roberto Dipiazza.
Perché nell’incontro avuto con lui dopo le stupefacenti dichiarazioni fatteci dal dirigente regionale Agapito alla presenza dell’Assessore all’Ambiente Sara Vito e del vicedirettore ARPA, Franco Sturzi, il “capo dei controllori Ferriera”, sull’AIA “da rilasciare a prescindere perché così ordinato dalla politica” e sul rifiuto oppostoci alla nostra (Circolo Miani e Servola Respira) richiesta formale di presenziare alle riunioni della Conferenza, in violazione di ben due leggi che regolamentano convocazione e svolgimento dei lavori della Conferenza dei Servizi regionale che rilasciò l’AIA alla Ferriera, si espresse così.
Liquidò la questione Agapito definendolo un carissimo amico personale, e non diede risposta alcuna, era Capogruppo di Autonomia Responsabile in Regione, al nostro appello di intervenire come una delle principali forze politiche di opposizione in Consiglio regionale a fronte di una doppia palese violazione di legge che rendeva nulla ogni delibazione, e pertanto il rilascio dell’AIA stessa, della Conferenza medesima.
Per la cronaca analogo atteggiamento, amicizie personali a parte, ottenemmo dal Capogruppo dei 5Stelle regionali, allora il triestino Ussai, che incontrammo a distanza di poche ore.
Perché Roberto Dipiazza, divenuto Sindaco per la terza volta, non accettò la nostra richiesta di sottoscrivere la documentata denuncia che il Circolo Miani aveva presentato in Procura, associando il Comune di Trieste nella richiesta di nullità di un’ AIA così rilasciata (con voto favorevole anche del Comune allora guidato da Cosolini, ma i funzionri erano e sono gli stessi)?
Sempre per la cronaca anche i 5Stelle tacquero sulla denuncia.
Perché il Sindaco che nella sua odierna diffida scopre il regio decreto del 1934 che lo nomina Ufficiale Sanitario del Comune, non ha mai voluto firmare, in undici e passa anni, una semplice ordinanza di fermo impianti, in particolare l’Altoforno con annessi Agglomerato e Macchina colare, come da noi richiesto in tutti questi anni e non ha dato corso alle dodici lettere inviate dall’ASS allora diretta da Franco Rotelli, in cui si certificava nero su bianco “il sicuro rischio di insorgenza di leucemie e neoplasie” con i dati dell’inquinamento Ferriera?
Ed ancora perché il Sindaco Roberto Dipiazza, allora ricoprente anche la delega di Assessore comunale all’ambiente, dopo l’elezione di Bucci in Regione, si rifiutò di accogliere la richiesta, contenuta in una interrogazione del consigliere di maggioranza (Lega Nord) Maurizio Ferrara, di richiedere come Comune al neopresidente di centrodestra in Regione, l’amico e collega di partito Renzo Tondo, la revisione della prima AIA rilasciata alla Ferriera dalla precedente Giunta Illy-Cosolini, nonostante il voto contrario del Comune?
Le sue prime parole nella risposta che conserviamo furono “Non ci penso nemmeno”.
Ma lo capiamo erano i giorni delle sue entusiastiche dichiarazioni al Piccolo: “Arvedi a Trieste? Abbiamo fatto Bingo!”. Già e presto dimenticate invece quelle ripetute per anni, soprattutto nel 2001 e 2006, quando si votava: “Quel cancro lo chiudo domani”.
E vogliamo ricordare il voto unanime del Consiglio comunale che impegnava l’amministrazione Dipiazza (1 febbraio 2010) a dotarsi di una propria rete di centraline per monitorare la Ferriera?
Il candidato Sindaco a Telequattro nel suo decalogo dei “100 giorni” ne firmò per una, ovviamente mai vista.
O il fatto che dal maggio 2004 (sempre Sindaco Dipiazza) il Comune, disattendendo la legge italiana ed europea non ha ritenuto dotarsi di un Piano d’Azione Comunale per l’inquinamento da fonte industriale, come invece ha fatto per il PAC sulla mobilità (quello che permette l’emissione di ordinanze per il fermo del traffico) e sul riscaldamento. Forse per non avere lo strumento per fermare le fonti inquinanti industriali?
Ma tutto questo è quel passato recente che il Sindaco non ama e che i suoi fan dicembrini definiscono “roba da stupidi ricordare”. E li capiamo, vista la situazione in cui galleggiano.
Veramente un siciliano purosangue da far impallidire il Principe Salina del Gattopardo, ed un campione assoluto nell’annacare.




Ferriera. Disgustosa pantomina.

» Inviato da valmaura il 8 August, 2017 alle 1:20 pm

Sulla pelle della gente, lavoratori compresi.

Quello che è accaduto, lo specifichiamo, per l’ennesima volta in questi ultimi decenni altro non è che frutto della incapacità operativa e gestionale dell’azienda, dell’assoluta inadeguatezza dell’ARPA nel conoscere e controllare la situazione degli impianti, nel gioco delle parti della politica, TUTTA, e nella ignoranza letterale di chi, comitati e quant’altro, a questa tiene bordone.

Per impedire episodi come le fumate dal camino dell’agglomerato in coincidenza dell’arrivo di temporali che da quasi venti anni interferiscono con le centraline elettriche della Ferriera, basta semplicemente fermare provvisoriamente l’impianto. Per evitare gli “spolveramenti” basterebbe pulire piazzali e superfici dello stabilimento, che i cumuli di fossili e minerali c’entrano picca o niente. Poi c’ è il problemone dei nastri trasportatori dell’Altoforno che da tempo immemorabile non vengono puliti perché pervasi, sono al coperto, dalle perdite costanti di letale gas emesso dall’impianto.

Sarebbe stata sufficiente una firma del Sindaco in calce ad una ordinanza di fermo impianto, Altoforno, con annessi Agglomerato e macchina colare, ne aveva tutti gli elementi da noi forniti.

In undici e passa anni Dipiazza NON HA VOLUTO farlo, altro che sceneggiate televisive ed ai tendoni.

Ecco queste cose le abbiamo dette e scritte da oltre quindici anni, ma lor signori preferiscono non leggere, pur di prendersi la ribalta della scena pubblica, e così tutto va avanti e diviene un pessimo avanspettacolo di quarta categoria sulla pelle di triestini e muggesani, lavoratori in primis, ed a vantaggio della proprietà.

Questo valga a definitiva risposta di chi, in buonafede, esorta all’unità.

Unità? Con questi? Tanto vale farla con Arvedi, il padrone.




Ferriera. Chiedano scusa.

» Inviato da valmaura il 3 August, 2017 alle 11:42 am

Ai triestini per aver contribuito all’inganno elettorale di Dipiazza, pur conoscendolo.
Al Circolo Miani, Servola Respira e Nadia Toffa per averli denigrati pur di difendere Dipiazza ora come Cosolini prima.
E per aver strumentalizzato elettoralmente le due manifestazioni cittadine che erano delle persone scese in corteo e non del Centrodestra o di Di Maio.
Ed in fin dei conti in nome di quel “ricordare il passato è da stupidi” offerto un insperato aiuto ad Arvedi, anche ignorando tutto degli impianti e del ciclo produttivo della Ferriera.
Noi il 19 giugno sotto il Municipio, a chiedere le dimissioni del Sindaco, c’eravamo. Loro no.




Orpo che Arpa!

» Inviato da valmaura il 1 August, 2017 alle 12:39 pm

Ferriera. Un problema grande come un’ARPA.

 

Per la Regione innanzitutto, e poi per la nostra comunità, l’ARPA è oggi il problema.

Un controsenso visto che dovrebbe esser parte importante della soluzione.

A partire dal 9 giugno di tre anni fa quando nell’ufficio dell’assessore regionale all’Ambiente, Sara Vito, - a proposito che fine ha fatto?- il vicedirettore Franco Sturzi chiese a Romano Pezzetta e Maurizio Fogar lumi sugli impianti della Ferriera che lui, responsabile del gruppo di controllo, ammetteva candidamente di non conoscere.

Per proseguire con la firma del verbale ispettivo del 13 settembre 2016 sugli impianti della Ferriera, in particolare sull’Altoforno, dove assieme, tra gli altri a Comune e Vigili del Fuoco, accertava che la proprietà aveva eseguito i lavori e che gli stessi soddisfavano pienamente le prescrizioni dell’AIA.

Smentito nei mesi più volte dalla stessa proprietà che annunciava la necessità di fermare l’impianto per urgenti lavori (sostituzione della Bocca, del refrattario e del crogiuolo: dal costo di una ventina di milioni di euro, che subito l’amico Piccolo descriveva come “orinaria manutenzione”) e salvo contraddirsi pochi giorni fa quando il medesimo Sturzi, in chiara dissociazione con se stesso, dichiarava alla stampa che “l’ altoforno è oramai a fine corsa”.

A ulteriore dimostrazione della incapacità dell’ARPA ad effettuare un reale e tempestivo controllo sullo stabilimento, ed a conferma che non ne conoscono criticità e ciclo produttivo, vanno ascritti gli interventi del “giorno dopo”. Ovvero sempre a posteriori dopo il verificarsi di “episodi anomali”, che definirli tali dopo il costante e continuo ripetersi degli stessi, appare penoso ed irricevibile, salvo che non si voglia fare da spalla alle risibili giustificazioni della proprietà, insomma come Mario Castellani (l’onorevole Trombetta) con Totò.

Per la Regione dopo il caso Agapito, da noi denunciato anche in Procura e nel servizio delle Iene sempre tre anni orsono, oggi il problema più urgente, se si vuole anche tentare di ridare una parvenza di credibilità ad un’ARPA oggi derisa dalla pubblica opinione, è risolvere rapidissimamente la questione dei controllori dell’Agenzia regionale, anche perché appare francamente difficile accettare che questi signori siano gli stessi a cui è affidato il controllo del rispetto della recente diffida regionale..

E venendo alla paginata di oggi sull’incontro romano a verifica dell’accordo di programma.

Piace notare, ma solo noi che al Piccolo non colgono, che Arvedi dopo essersi lamentato pubblicamente per mesi sulla lentezza dell’arrivo da parte delle pubbliche amministrazioni delle autorizzazioni necessarie per la costruzione del megacapannone del Laminatoio. Dopo averne iniziato la costruzione in assenza delle stesse, per la fretta di avviare la produzione, oggi, che l’impianto lavora a circa un terzo delle sue capacità teoriche, si accorge ad un anno e passa, che gli manca un pezzo (!).

Ora se questo è il modo di procedere, in perdurante assenza pure di un vero piano industriale sulla Ferriera, è meglio che il cavaliere rimonti a cavallo e se ne ritorni nella sua Cremona tenendosi stretti stretti i soldini pubblici incassati qui ed alla BEI.

E che tutta l’area sia consegnata rapidamente a Zeno D’Agostino per far decollare il progetto del nuovo Porto, per cui sono immediatamente disponibili finanziamenti e l’assunzione di mille lavoratori.




Ferriera. La lettera di Acciaierie Arvedi. Arriva la conferma di quanto da noi anticipato su queste pagine.

» Inviato da valmaura il 31 July, 2017 alle 1:15 pm

Ovvero che è stata la Diffida emessa a fine giugno dalla Regione a creare il primo vero grosso problema ad Arvedi.

Dopo una corretta descrizione tecnica, la lettera in sostanza chiede alla Regione di mantenere lo status quo ancora per qualche tempo. In modo da evitare l’onerosissimo costo dei lavori sugli impianti (una ventina e passa di milioni), e di guadagnare tempo per dare la possibilità ad Arvedi di vedere realizzata la sua proposta di “vendere” al progetto logistico portuale l’area della Ferriera nella parte di sua proprietà (il 35%) per la cifra vociferata di 150 milioni, pagabili anche in natura con l’inserimento del Gruppo Arvedi nel business societario pari all’importo in questione. Che poi dal punto di vista imprenditoriale non sarebbe affatto una bestemmia.

Ed in caso di rifiuto, a trovare nella Diffida regionale l’alibi per la chiusura dell’area a caldo.

Insomma un vero ultimatum squisitamente politico rimarcato anche dal richiamo alle necessarie comunicazioni al sindacato per il fermo impianti.

Da tutto questo si evince innanzitutto una cosa: la conferma dell’assoluta ininfluenza dell’azione del Comune e delle minacce parolaie del Sindaco e dei gruppi politici che siedono in consiglio, che dimostra una volta di più la loro assoluta non conoscenza dei problemi della Ferriera.

Secondo che la palla ora è nella metà campo della Regione e che la risposta spetta a lei.





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