» Inviato da valmaura il 19 January, 2018 alle 3:14 pm
Seguendo questa semplice constatazione il Circolo Miani e Servola Respira, lasciamo perdere altre sigle che sono spuntate dopo, molto dopo, dal 1998 hanno sollevato questa emergenza e hanno combattuto per risolverla, grazie alla partecipazione di migliaia di persone e nonostante la censura pressoché totale della stampa locale, al meglio delle loro possibilità. Il problema, lo abbiamo sostenuto fin dall’inizio grazie alla collaborazione dei medici del Burlo e del Centro Tumori, non riguarda un solo rione ma investe direttamente tutta l’area compresa tra Capodistria-Muggia fino a San Vito-Campi Elisi, e indirettamente tutta la città con punte che arrivano a Monfalcone e Grado (studio Arpa 2008). Trieste, non Servola, ha il primato nazionale per mortalità da tumori e per patologie “normali” all’apparato respiratorio. Chi lavora in Ferriera corre un rischio tremendo, come dimostrato dalla perizia ASS resa nota dalla Procura nel novembre 2013 (84 lavoratori morti per tre soli tipi di tumore a causa delle mansioni svolte in fabbrica). Il sindacato non ha speso parola su questo come per due decenni è sempre stato schierato a difesa della proprietà accettando il ricatto occupazionale. La politica ha sempre svolto un ruolo fiancheggiatrice degli interessi delle proprietà della Ferriera e ha denunciato impietosamente la sua totale ignoranza ed incapacità a proporre una riconversione dell’area nella tutela dei posti di lavoro. Da Illy a Dipiazza, passando per Cosolini in Comune, e da Tondo a Serracchiani, passando per Illy-Cosolini in Regione. Perché ricordiamo in estrema sintesi questo? Per spiegare il senso dell’iniziativa avviata con la Regione nel luglio dello scorso anno, assieme a Servola Respira, dopo aver preso atto che il Sindaco Dipiazza, per la terza volta, non voleva assumere alcun provvedimento serio ed efficace a tutela della salute in qualità di Ufficiale Sanitario del Comune. L’attuale proprietà della Ferriera, Acciaierie Arvedi, controllata dalla FinArvedi, non naviga in buone acque, come dimostrano i suoi bilanci (pubblici, ma che pare nessuno abbia letto) e risulta “fortemente indebitata” come scritto nella relazione della Commissione Industria del Senato (Presidente Massimo Mucchetti). La produzione dell’area a caldo (Carbone coke e ghisa) lavora in perdita da anni (un milione di euro al mese di media). Il decantato laminatoio, vecchio, è stato acquistato di seconda mano da un fallimento negli USA ed opera ben al di sotto della sua capacità produttiva. Gli impianti sono obsoleti e refrattari ad alcun serio intervento manutentivo che comunque richiederebbe costi enormi (da una ventina di milioni in su). Ecco perché, individuando con certezza e precisione tutte le criticità oggi esistenti nel ciclo produttivo della Ferriera, Servola Respira e Circolo Miani hanno scelto di accettare l’invito a collaborare con la Regione, loro rivolto dall’Assessore all’Ambiente Sara Vito. Ecco perché ci sono state le tre riunioni operative con i vertici dell’assessorato e dell’Arpa. Non è una cessione di fiducia o una delega in bianco. Anzi, come dimostrano le nostre richieste di immediato chiarimento inviate ieri alla presidente della Regione ed all’assessore competente. Altrimenti prenderemo atto pubblicamente che Comune e Regione pari sono. Se la Regione prenderà i dovuti provvedimenti per costringere la proprietà ai necessari lavori, alcuni meno altri molto ma molto onerosi, avremo di fatto risolto un problema che distrugge la nostra salute e la nostra qualità della vita da venti e passa anni. Perché sarà la stessa proprietà a valutare la convenienza ed il costo economico nel tenere aperto lo stabilimento. A fronte di una facile ricollocazione nella costruenda piattaforma logistica portuale dell’area della Ferriera e dei lavoratori. Perché una vita umana vale molto più della Ferriera.
Ferriera e Regione. Disarmante.
» Inviato da valmaura il 17 January, 2018 alle 4:31 pm
Dopo tre ore di riunione del gruppo di lavoro congiunto tra Direzione Regionale Ambiente, Arpa e Servola Respira con Circolo Miani, il quadro che ne è uscito è DISARMANTE.
Al di là della buona volontà espressa dai vertici regionali, a giorni la proprietà della Ferriera riceverà una seconda stringente diffida dalla Regione, e dalla condivisione della necessità di un pronto abbattimento dell’inquinamento acustico, sul resto si è vissuto un continuo imbarazzo visti i limiti palesati dal consulente tecnico Boscolo su funzionamento e conduzione degli impianti.
Pezzetta e Fogar hanno proposto immediati interventi e provvedimenti sul piano di colata, sulla torre di spegnimento del Coke, oggi le principali fonti delle emissioni inquinanti, e sull’altoforno. Hanno inoltre chiesto il fermo del captatore di polveri e fumi, il famoso brevetto “mondiale” di Arvedi, sulla Cokeria che non mitiga affatto l’inquinamento ed anzi aumenta quello acustico.
Hanno anche indicato le modalità per lo stivaggio nei sili dei due altoforni dei cumuli di carbone coke, unico parco minerale oggi all’aperto fonte di inquinamento.
Non c’è stato invece nessun confronto reale su di un nuovo e più efficace piano per la salvaguardia della qualità dell’aria (da una nuova e potenziata installazione di centraline di rilevamento che copra tutto il perimetro dello stabilimento e dalla uniformata dotazione di strumentazioni in grado di captare le polveri sottili PM2.5 e 10, Benzopirene e Benzene, Diossine).
Anche se il principale interesse di Circolo Miani e Servola Respira è rimuovere le cause che determinano l’inquinamento più che i suoi effetti.
Le richieste sono precise e tecnicamente motivate, come si usa dire, al di là di ogni ragionevole dubbio. Spetta ora a Regione ed Arpa a rispondere con atti concreti e, soprattutto, rapidi.
Ferriera. Questo mercoledì prima verifica.
» Inviato da valmaura il 15 January, 2018 alle 2:03 pm
Non siamo superstiziosi, fino a prova contraria, e pertanto non ci spaventa la data di mercoledì 17 gennaio, dopodomani. Giorno in cui avremo, come Circolo Miani e Servola Respira, la prima verifica sulla serietà delle intenzioni della Regione nel voler risolvere, magari con venti anni di ritardo, la tragica vicenda della Ferriera.
In questa data l’Arpa ed i tecnici della Direzione Ambiente regionale saranno tenuti a dare risposte precise sulle prime cinque criticità degli impianti e del ciclo produttivo dello stabilimento indicate nella precedente riunione da Romano Pezzetta e Maurizio Fogar. E pertanto assumere le conseguenti misure concrete da prescrivere alla proprietà, assieme ai tempi d’attuazione, brevissimi.
Si affronterà poi il nuovo piano di monitoraggio delle emissioni su tutto il perimetro della Ferriera e l’implementazione delle strumentazioni, e la loro omogenea distribuzione, in tutte le centraline di rilevamento.
Se questo primo passo avrà esito positivo chiederemo l’immediata convocazione di una conferenza stampa congiunta con la Regione per illustrare all’opinione pubblica i risultati del Gruppo di lavoro e proseguiremo con gli ulteriori interventi sugli impianti.
In caso contrario convocheremo una assemblea pubblica, invitando ovviamente anche stampa e tivù, in cui illustreremo le ragioni del nostro ritiro dal gruppo congiunto.
Il sostegno del vostro “Mi Piace” a questa pagina, e perché no anche a quella di NO FERRIERA Si Trieste, sarebbe significativamente opportuno.
Nella foto (Facebook Circolo Miani): il buon funzionamento dei filtri alla macchina colare. Uno spruzzo di arancio nel plumbeo cielo.
Ferriera scomparsa e Povertà. Ma bravo il piccolo giornale!
» Inviato da valmaura il 12 January, 2018 alle 2:51 pm
Oggi sul piccolissimo due servizi (Ferriera scomparsa e povertà) aiutano a capire che informazione si spaccia per Trieste.
Cominciamo dal primo che occupa una paginona intera con foto “intellettuale” di Alessandro Giadrossi con pipa d’ordinanza. Si parla di “librerie” domestiche e vi compare l’agiografia dell’avvocato. C’è un solo neo. Nel suo palmares manca una medaglia, e non da poco, visto che nel 1999 il quotidiano che allora si ricordava di essere un giornale della città dedicò al caso un editoriale di Maurizio Fogar dal titolo “Una brutta storia”.
Ne riproduciamo una sintesi tratta dal saggio Ferriera e Procura.
“Il primo episodio investe l’Ufficio del Giudice di Pace al quale, nel 1998, si rivolgono 25 famiglie di Valmaura e Servola, patrocinate da un legale del Circolo Miani, per chiedere un risarcimento equitativo di due milioni di lire cadauna a ristoro dei danni provocati nelle case dalla costante fuoriuscita di polveri e ruggini dalla Ferriera. Le ragioni del ricorso al Giudice di Pace stanno nelle motivazioni della richiesta, che sono proprio alla base della legge costitutiva di questo ufficio giudiziario, e dal fatto che le cause presso il Giudice di Pace non hanno costo alcuno, il che per i redditi decisamente bassi delle famiglie ricorrenti non è cosa da poco.
Ma la vicenda fin da subito si colora di strani connotati. A partire da una prima telefonata ricevuta dal legale delle famiglie che viene informato da un Giudice di Pace, che chiede di restare anonimo, che le 25 cause invece di essere ripartite tra i vari componenti l’Ufficio, che, è bene ricordarlo, lavorano a gettone, ovvero a sentenza (i giudici sono solitamente scelti tra funzionari della Pubblica Amministrazione in pensione o tra avvocati), e dunque per regolamento non possono vedersi affidare più di cinque cause contemporaneamente, sono state tutte trattenute dal Coordinatore dell’Ufficio, un cancelliere della Corte d’Appello in pensione.
Chi informa l’avvocato è dunque viepiù credibile perché mosso da un concreto interesse materiale, l’aver perso la possibilità di ricevere un compenso per parte di queste cause. Ma l’accentramento in un unico Giudice di 25 pratiche processuali, in violazione appunto del regolamento, aveva solo una possibile motivazione: la riunificazione per connessione (stessa tipologia di reato e stesso autore) in un unico procedimento. Ma come vedremo così non sarà, e saranno emesse 25 sentenze, per altrettanti gettoni di rimborso al giudice, assolutamente in fotocopia, salvo i dati anagrafici dei ricorrenti.
Durante il “processo” che si svolge nella stanza del giudice alla presenza dei legali delle parti (la Lucchini proprietaria della Ferriera e le 25 famiglie ricorrenti) e dopo due brevi udienze il Giudice proclama la sentenza dichiarandosi, e scrivendolo per 25 volte, “incompetente” come Ufficio a giudicare. Insomma esattamente il contrario di quanto ordinato dalla legge istitutiva l’ufficio del Giudice di Pace. Ma non pago di aver sostanzialmente lavorato sotto dettatura del legale della Lucchini, accoglie in chiusura pure la richiesta dello stesso, che andava ben oltre al compito di difendere il suo cliente nel processo, di riconvertire cioè le 25 cause in ordinarie, ovvero come si fossero celebrate davanti ad un Tribunale civile, con tutti i costi annessi da gravare sulle 25 famiglie. Insomma una fredda ritorsione per intimidire e colpire, come esempi per il futuro, i magri bilanci dei ricorrenti.
Il nome del legale della Lucchini? L’avvocato Alessandro Giadrossi, allora dirigente oggi Presidente del WWF triestino.”
Il secondo caso riguarda la vergognosa vicenda, non troviamo altre parole se non scurrili per epitetarla, degli scandalosi ritardi con cui, oramai da oltre un anno, il Comune, pur avendo in cassa i soldi stanziati dalla Regione, paga, o per meglio dire NON paga gli assegni mensili del sostegno al reddito a 4000 famiglie triestine.
A questo punto appare acclarata l’incapacità dell’assessore competente, che rappresenta il Comune, e che non trova di meglio che giocare allo scaricabarile su Regione e Inps, mentre il problema, che si trascina da oltre un anno, sta tutto nella sua inconsistenza politica.
Porta poi la gravissima responsabilità di aver tolto alle sedi territoriali dei servizi sociali l’iter burocratico e di averlo accentrato nel “camerone” di via Mazzini (due piani sotto il suo ufficio) calpestando ogni diritto alla privacy ed al rispetto della dignità dei cittadini. Oltre ad aver costretto i richiedenti ad estenuanti file di ore.
Spiace che il piccolo giornale se ne accorga con tanto ritardo e non sia capace di individuare i responsabili e, spiace anche, che in uno degli “articoli” a corredo si definisca la povertà “un sottobosco” cittadino come fosse qualcosa di malavitoso o di cui vergognarsi nella “città imperiale” di dipiazzana memoria.
Forse al giornale, chiamiamolo ancora così, dovrebbero chiedersi quale Trieste conoscono e descrivono da anni.
La “mala” politica.
» Inviato da valmaura il 10 January, 2018 alle 3:53 pm
Ci scrive un nostro lettore. “Per cortesia ci dia una mano a ricevere il sostegno al reddito di Dicembre. Avevano giurato il Dieci di Gennaio ma niente.” E sono oltre quattromila le famiglie triestine in queste condizioni. Dobbiamo subito fermarci, sempre che in noi alberghi ancora un minimo di umanità e buonsenso, e chiederci. Cosa è più importante: spendere quasi 3 milioni di euro per il rifacimento, l’ennesimo, della piazza della Stazione, la cui viabilità con giardino annesso, va benissimo così come sta? Investire oltre 500.000 euro in quella rotonda di viale Miramare che serve solo a portare macchine in quella odierna landa deserta (e lo sarà ancora per diversi anni, ad essere ottimisti) di Porto Vecchio? Oppure decine di milioni nel nuovo Aquario della Lanterna? Solo tre esempi per far capire quale sia il principio ispiratore della politica triestina. Quella che cita la nuova “città imperiale”. Quella che di fatto non distingue più la differenza tra gli affari, di pochi, ed il bene della comunità. E non ci riferiamo solo all’attuale amministrazione Dipiazza, che anche Illy non scherzava quando sosteneva pubblicamente che gli enti pubblici vanno gestiti come una società quotata in Borsa. Dimenticava un particolare piccolo piccolo: che gli esseri umani non sono azioni. Incapaci nel migliore dei casi, e vogliamo essere di manica assai larga, i politici, tutti, di maggioranza ed opposizione non riescono nemmeno a risolvere i problemi, che sono poi pesanti drammi personali, denunciati dal nostro lettore. Scolpiamocelo nella nostra mente ora che ci chiederanno il voto due volte tra pochissimi mesi.
Il commento del lettore si riferiva a quanto da noi scritto oggi sulle pagine Facebook Circolo Miani (oltre 3.500 “Mi Piace” e 4000 persone che le “seguono”) che alleghiamo. Per le foto invece dovete andare alle pagine in questione su Facebook.
Piazza Unità. E Sharon Stone?
Eccolo il magatabellone elettronico per il debito pubblico. Più o meno lo schermo di una normale televisione piazzato su di un pannicello di misera ordinanza in vetrina all’Infopoint sotto il Municipio. Tanto Dipiazza tuonò che lo sputo arrivò. Due considerazioni pratiche. Perché non usare prima l’italiano, e poi tutte le lingue turistiche del mondo, per definire il Punto informativo del Comune di Trieste? Immaginiamo, di riflesso, che a New York tale ufficio si chiami appunto “Punto informativo” e poi arrivi la lingua inglese. Ma per favore e per decoro! La seconda. Che diavolo gliene frega ad un turista, specie se non italiano, rivolgersi a “Infopoint” di Triest, ma si abbondiamo, e vedersi come principale informazione di vetrina una serie di numeretti del debito italiano. Resta decisamente un retrogusto amarognolo sulla ultima invenzione del Sindaco. Ma pofferbacco, con tutti i problemi che Trieste ha da affrontare: drammatici come le emergenze povertà, casa, sanità, e per una volta non citiamo la Ferriera, il primo cittadino si perde dietro queste sciocchezze? Male, assai male, siamo allora messi. Nella foto. Il disappunto di Sharon Stone.