» Inviato da valmaura il 20 May, 2018 alle 11:42 am
A fine mese verrà fermato l’Altoforno per un urgente lavoro di messa in sicurezza del Crogiuolo, durata fermo una quarantina di giorni come per l’impianto di agglomerazione e la macchina colare e conseguente riduzione della produzione della Cokeria.
Era una pressante richiesta che Circolo Miani e Servola Respira avevano avanzato da almeno due anni, e chi ha il privilegio di leggere questa pagina lo sa, e che avevano presentato formalmente alle riunioni tecniche del Tavolo regionale fatto naufragare da ARPA e Giunta Serracchiani il 17 gennaio scorso.
La richiesta è stata invece accolta, come per la sostituzione della Bocca dell’Altoforno, proprio dalla proprietà, all’interno di quel confronto iniziato in aprile tra appunto il Circolo Miani e Servola Respira da un lato ed Acciaierie Arvedi e Siderurgica Triestina dall’altro.
Ma non solo, accogliendo un’altra richiesta da noi avanzata, a breve sarà smaltito e pulito il parco del Coke, unico dei parchi minerali ad inquinare. Le decine di migliaia di tonnellate, prodotte impropriamente rispetto a quanto stabilito dalla diffida regionale del giugno 2017, in assenza di controlli efficaci da parte dell’ARPA, verranno trasportate via mare altrove.
Nel frattempo continua il confronto concreto e fattivo sulle altre criticità dell’area a caldo, a partire dalle emissioni acustiche, con la proprietà della Ferriera. Confronto al quale, confidiamo a breve, vorrà aggiungersi la nuova Presidenza della Regione.
Ecco se la stampa e le televisioni locali avessero partecipato, pur sollecitate ed invitate, alla Conferenza Stampa al Circolo Miani di fine aprile scorso queste cose le avrebbero potute raccontare alla pubblica opinione locale e regionale: si chiama informazione. Cosa chiaramente sconosciuta a chi si occupa di feticismo da infradito e di salotti “buoni”, o preferisce sparare numeri a pene di cane nei compiacenti salotti di TeleCamberquattro: vero Dipiazza?
Una ragione in più dunque per aggiungersi alle 3.718 persone che hanno già messo il loro “Mi Piace” alle nostre PAGINE su Facebook, a partire da questa, e di destinare, al costo di una sola firma, il 5X1000 al Circolo Miani nella dichiarazione dei redditi, qualunque sia, di quest’anno (le istruzioni le trovate nel primo Post di questa pagina, corredato con la bella foto di Oriana Fallaci)
» Inviato da valmaura il 18 May, 2018 alle 12:42 pm
Sentite qua. Dopo aver dedicato ieri le due paginate di apertura della cronaca cittadina sul morto in auto ai Campi Elisi, piazzando a centro pagina la fotona della coppia (il morto, per altro dipinto in maniera certamente non lusinghiera nell’articolo) e della sua consorte, oggi in piccolo che più piccolo non si può sul giornale, chiamiamolo così, compaiono queste due righette “Va infine precisato che la foto pubblicata erroneamente nell’edizione di ieri, attribuita a Marino Fabris e alla moglie, corrisponde ad altre persone che non c’entrano nulla con la vicenda. (g.s.)”. Avete capito bene? Sul giornale è apparsa, a corredo della foto sbagliata, una lunga descrizione delle “qualità” del deceduto (ubriacone, violento, vandalico e quanto altro) e nessuno si è fatto scrupolo di verificare prima l’immagine sbattuta in pagina. Ma d’altronde quando si arriva a scrivere cose che neppure i giornali di Pretoria al tempo dell’imperante apartheid in Sudafrica, come “in un parcheggio di viale Campi Elisi, in un gruppo di case Ater all’altezza del civico 55. Una piccola fetta di periferia degradata, che poco o nulla ha a che vedere con il quartiere residenziale che si apre poco più avanti.”, non c’è più da stupirsi di nulla. E proprio su questo “giornale” che il Paolo Rumiz può permettersi di scrivere sciocchezze di questo tipo “Conclude lo scrittore: «Che ci siano persone con la spina dorsale è un messaggio anche per la nostra città, Trieste, in cui l’opposizione tace e dove dilaga la logica dello spritz in infradito, mentre nessuno si impegna in un momento cruciale per la città».” Certo se vive nelle stanze di un giornale che per quasi venti anni ha censurato le iniziative del Circolo Miani sul territorio, le più partecipate a Trieste, con il suo placido silenzio di “persona con la spina dorsale” e frequenta i soliti noti autoreferenziali riducendo la vita sociale al recinto degli screditati partiti “l’opposizione tace”, allora può anche provare a credere alle dabbenaggini che scrive. Prosit. “Se non hai letto il giornale, sei disinformato. Se l’hai letto, sei male informato”. Diceva più di un secolo fa Mark Twain. Che fosse passato per Trieste e avesse letto Il Piccolo? Con quei soldi prendetevi un buon caffè, invece, che almeno vi tira su.
» Inviato da valmaura il 17 May, 2018 alle 12:38 pm
Da non credere. Allucinante !!! Ecco cosa scrive oggi il piccolissimo giornale “in un parcheggio di viale Campi Elisi, in un gruppo di case Ater all’altezza del civico 55. Una piccola fetta di periferia degradata, che poco o nulla ha a che vedere con il quartiere residenziale che si apre poco più avanti.” “POCO o NULLA ha a che vedere” con il resto di Trieste, quella “bene” per intendersi.
» Inviato da valmaura il 13 May, 2018 alle 11:45 am
Ma è mai possibile che la città deve ad anni alterni misurarsi con questo Parco del Mare itinerante, con tutti i protagonisti dello sfiancante dibattito che invece di mandare a farsi benedire il promotore, sempiterno aculturato presidente della Camera di Commercio, gli tengono bordone ad offesa dell’intelligenza dei triestini. L’idea infelice di piazzare un mega Parco a Trieste, non bastavano il simpatico Aquario e quello virtuale di recente costruzione alle Scuderie del Castello di Miramare, WWF docet, vaga da quasi due decenni per Trieste. Dalla primigenia idea del terrapieno di Barcola, passando per la ex Piscina con annesso rudere del magazzino Vini, per poi ancora nell’area del Mercato Ortofrutticolo, con una veloce capatina all’interno del Porto Vecchio, per poi approdare in Sacchetta nell’area della Lanterna, dopo “el Pedocin”. A poco serve ricordare che il grande Aquario di Genova, inaugurato in occasione delle Colombiadi e con quel popò di collocazione geografica, passa praticamente da un quasi fallimento all’altro. Ma non c’è peggior sordo di chi vuol fare gli affari soprattutto propri, con l’aggravante di farli sulle inutili sofferenze degli animali, in questo caso marini. L’area in questione invece dovrebbe basarsi, per la sua riqualificazione, su quattro punti fermi ed il loro contorno. La vecchia Lanterna, la piscina terapeutica marina, il bagno, oramai noto in tutto il mondo, del “Pedocin”, la vecchia asburgicamente bella stazione dei treni con il pregevolissimo Museo ferroviario e non solo, ora finalmente in fase di restauro. Sempre nell’area ci sono poi il Bagno Ausonia e, tuttora, il Mercato Ortofrutticolo, che frutta e verdura di stagione non stonano mai per simpatia e salubrità, ed infine, ma non ultimo, il Museo del Mare. A questo si aggiunge il naturale prolungamento della “Marina” triestina. Ecco rigenerare questa area a beneficio di triestini e turisti, senza stravolgerne la centenaria urbanizzazione, in orizzontale, partendo da un percorso già tracciato e naturalmente indicato dalle presenze sopracitate non dovrebbe essere così difficile. Basterebbe valorizzare ed ampliare l’esistente. Ma la semplicità, il buongusto ed il buonsenso non pare alberghino da queste parti. Un vero peccato che il neopresidente della Regione si sia lasciato trascinare a fare da “testimonial” di una iniziativa che più che alla conservazione della specie, marina, mira alla conservazione dell’intreccio tra affari e politica.
Al Circo Zavata di Trieste. Bullismo municipale.
» Inviato da valmaura il 10 May, 2018 alle 12:11 pm
“Ti aspetto in strada”, come le ganasse (bobe) de Galauca. E non sotto un tendone da circo ma a Palazzo Cheba, ovvero il Municipio, nel corso dell’ultimo Consiglio comunale. Protagonista indiscusso il ringalluzzito sindaco Dipiazza, nell’inerzia (che ci sia o meno non se ne accorgono nemmeno i vigili urbani e le segretarie) di Gabrielli il presidente non presidente dell’assise comunale. L’altro protagonista, immaginiamo suo malgrado, il consigliere piddino, ala Russo, Marco Toncelli sopranomeato “el paiazo” dal padrone del Circo. Alla fine: abbracci, tarallucci e vino tra i due circensi. Ora dal Circo Zavata passiamo al Municipio, la casa di tutti i triestini. Era dai tempi delle intemperanze di Marchesich, Bandelli e dello stesso Dipiazza che con estremo buongusto accoppiò una mazza da baseball al fondoschiena dell’allora consigliere Omero, che non si assisteva ad episodi di tale rozzezza assolutamente incompatibili con l’istituzione municipale. In un’aula, quella del Consiglio comunale, che nella sua storia ha visto la presenza di personalità di elevato rilievo, di grande spessore culturale. Caratteristiche dei componenti che è vero negli ultimi trenta anni sono andate scemando fino quasi a scomparire tra la grande maggioranza degli eletti, ed i risultati si sono spietatamente visti in una Trieste in caduta libera. E forse la cosa più sgradevole, che ha trasmesso ai cittadini la netta sensazione e conferma che “can non magna can” e che la politica, questa politica, sia solo una finzione, una commedia, è stato il “volemose bene” finale con abbraccio e bevuta di circostanza tra i due protagonisti. Un farsesco ballo sulla cassa da morto della credibilità delle istituzioni, e poi si domandano perché Sei triestini su Dieci NON sono andati a votare per la Regione il 29 aprile!