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'L'Eco della Serva'
Fatti e misfatti della settimana

Laminatoio a caldo e “giornalismo” a freddo.
Le sorprese della censura talvolta sono anche divertenti. ..
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Trieste Verde. A cosa diciamo no!
Dicemmo no alla progettata Centrale a Carbone nel Vallone di Muggia, battaglia vinta..
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Circolo Miani » News Correnti » Page 27

FERRIERA. Visto che Trieste tace, facciamolo da Muggia.

» Inviato da valmaura il 10 July, 2022 alle 12:28 pm

Risoluzione.
Al Sindaco di Muggia.
Oggetto: cessazione rumori Ferriera.
Premesso che da mesi è in corso nell'ex area a caldo della Ferriera un continuo avvicendamento di navi, come nemmeno lontanamente avveniva quando detta area era attiva, che per la grande maggioranza dei casi scaricano rottami ferrosi che poi vengono posti a parco sulle banchine.
Considerato che tali operazioni di scarico e contestualmente quelle di carico sui pianali metallici di grossi camion o vagoni (il materiale viene trasferito via terra a Cremona, casa madre delle Acciaierie Arvedi) avvengono giornalmente e l'attività si protrae sulle 24ore, anzi si intensifica nelle ore notturne.
Preso atto che numerose segnalazioni di residenti nell'area compresa tra Chiarbola e Muggia sono pervenute anche al Circolo Miani evidenziando come tali sistematici fragorosi rumori interrompevano il sonno dei cittadini. E che contestualmente alle operazioni di scarico e carico oltre al rumore fortissimo si accompagnavano nubi di polveri color senape-ruggine che i venti disperdevano sugli abitati circostanti.
Posto che nel passato centinaia di migliaia di tonnellate di materiale ferroso (rottami) provenienti proprio da Trieste (via mare) e da Gorizia furono sequestrate da Guardia di Finanza e NOE dei Carabinieri a Brescia, dove allora operava la centrale della Lucchini proprietaria anche della Ferriera, perchè ai controlli lì fatti, ma particolare curioso non a Trieste e Gorizia, tali carichi risultavano fortemente radioattivi.
Si chiede che questo Comune si faccia immediatamente parte attiva presso la Regione Friuli Venezia Giulia, presso l'Arpa FVG, e presso il Ministero per la Transizione Ecologica al fine di sottoporre i materiali ferrosi in arrivo a rigorosi controlli sull'eventuale sua radioattività, ad emanare puntuali prescrizioni, con conseguenti controlli sistematici, sulle operazioni di carico e scarico del materiale ferroso, che devono avvenire nel rispetto delle comunità che vivono nel circondario senza provocare i costanti picchi di inquinamento acustico, e ad una efficace manutenzione e pulizia dei piazzali onde evitare il formarsi e disperdersi di nubi inquinanti ed imbrattanti nel territorio circostante.
Trieste, 10 luglio 2022.
Maurizio Fogar, consigliere Lista civica Muggia.
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Spottone Ferriera. La NON notizia.

» Inviato da valmaura il 9 July, 2022 alle 12:10 pm

Oggi in prima nazionale e di cronaca sul Piccolo primeggia la notiziona della Ferriera di Servola a “emissioni zero” e “primato mondiale”, di Anidride carbonica Co2 si intende.
Peccato che la penna preferita di Arvedi non rilevi le cose da lui scritte nel testo di questo ed altri articoli che somigliano moltissimo ad uno spottone pubblicitario del Gruppo di Cremona.
Partiamo dai fatti: rilevare che dopo la chiusura, decisa con lautissimo guadagno da Arvedi che la politica non ci azzecca per nulla con buona pace di Scoccimarro e Dipiazza, dell'area a caldo (Altoforno, Cokeria e Agglomerato) le emissioni inquinanti si sono azzerate è talmente evidente da far impallidire Lapalisse.
Definire “Laminatoio a freddo” l'attuale impianto e poi descrivere i “forni a caldo per il riscaldamento dell'acciaio” dimostra solo un profondo sdoppiamento della personalità dell'autore.
Ed i forni a caldo funzionano a Gas Metano, indi emettono Anidride Carbonica alias Co2.
Ma sorvola l'autore dello spottone sul fatto che la grande Centrale elettrica di Servola funziona esclusivamente a Gas Metano: eddai dunque con l'Anidride Carbonica.
Nel resto dell'articolo si descrive la situazione di Cremona (altoforni elettrici) che però a sentire i residenti e l'Azienda Sanitaria che lì si ricorda di fare il suo mestiere la situazione non è delle più felici: Cremona ha il primato europeo di città più inquinata.
Poi c'è un passo che a molti può passare inosservato o incompreso, sempre in merito all'asserito Zero nelle emissioni di Anidride Carbonica, prima responsabile della emergenza climatica con tutto quel che ne consegue.
Quando l'autore dell'articolo parla delle “compensazioni”, ovvero della possibilità di chi emette cospicue emissioni di Co2 di acquistare da paesi terzi, solitamente in Africa, crediti che compensano per l'appunto i suoi debiti facendo risultare “virtuosa” l'azienda inquinante.
E complimenti all'ente di controllo, privato, che assegna il primato d'eccellenza così maturato al Gruppo Arvedi. Il che detto in parole povere significa che l'azienda in realtà continuerà ad emettere Co2 ed emissioni inquinanti, come si accorgeranno gli abitanti di Cremona e Trieste, ma sulla carta queste non esisteranno.
Finiamo poi con l'ipoteca di “virtuosità” che l'articolista assegna a memoria futura, meglio del Divino Otelma, ai futuri impianti che Arvedi metterà in funzione a Servola, made in Danieli: ovvero i reparti di smerigliatura, zincatura e verniciatura.
Noi che guardiamo più prosaicamente al presente ci limitiamo a notare che il gemello impianto di San Giorgio di Nogaro, laminatoio della quasi fu ucraina Metinvest sempre made in Danieli, aperto pochi anni fa ha un contenzioso durissimo con l'Arpa FVG, il che è tutto dire, perchè non riesce a ridurre le emissioni inquinanti dei reparti che appunto Arvedi installerà a Servola: ovvero dei pestiferi Ossidi di Azoto e soprattutto Zolfo (Anidride Solforica). Ma capiamo che è troppa fatica, con questo caldo poi, per l'articolista del Piccolo andarsi a leggere i tanti servizi pubblicati in merito dal gemello quotidiano di Udine, eppoi allora che “pubblicità progresso” pro Arvedi sarebbe.
Ultimo dato la poetica dichiarazione di Arvedi: “Il mio impegno per la sostenibilità si fonda su profonde convinzioni etiche e religiose, ben richiamate da papa Francesco nell'enciclica Laudato si”. Lasciamo da parte i santi e parliamo dei fanti: che se “le convinzioni etiche e religiose” si esplicano negli infernali rumori, e polveri, con cui attualmente la proprietà rende impossibile il sonno a migliaia di triestini e muggesani, allora è meglio lasciar perdere il Santo Padre e prepararsi a recitare 40 Pater e 40 Ave al dì come doverosa penitenza.
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Su scuola e servizi sociali il Comune non ci sente.

» Inviato da valmaura il 8 July, 2022 alle 2:04 pm

Assolutamente incredibile: il Comune di Muggia a guida Polidori non riesce ad impegnarsi a recuperare i quattrini necessari a fare fronte all'aggravarsi dell'emergenza povertà, che pure riconosce per bocca di un suo assessore, e nemmeno a valutare un ampliamento degli orari dei servizi scolastici estivi pur richiesto da un gruppo di genitori.
Questo non è che l'ultimo episodio di una lunga serie, dove il consigliere comunale Maurizio Fogar ha visto respinte tutte le mozioni da lui presentate: la maggioranza senza distinzione alcuna ha bocciato gli Stati generali sulla Povertà e la richiesta di aumentare i fondi a bilancio per il Welfare (solo a Muggia ci sono oltre mille persone/famiglie seguite dai servizi sociali ed il numero è ampiamente in difetto). Ha respinto, ignorando l'apertura dell'Asugi, la possibilità di offrire un servizio veterinario gratuito ai tanti animali domestici presenti sul territorio comunale ed i cui proprietari, in difficoltà economiche, non sono in grado di sostenere le spese per cure e terapie necessarie. Stessa sorte è toccata alla mozione di Fogar in cui si chiedeva l'esenzione dal pagamento della Tari (tassa rifiuti) per i nuclei familiari sotto i 10mila euro di Isee.
E ieri a venir respinta, anche con il voto di scorta della “minoranza” Tarlao, è stata la mozione che, oltre a chiedere un allungamento orario dei servizi estivi, che lascia scoperto per oltre un mese l'intero pomeriggio, proponeva di esentare dal pagamento delle tariffe (122 euro per turno) i genitori con un Isee inferiore ai 12mila euro.
La scusa è sempre la stessa: che a fronte di un avanzo complessivo di bilancio di 5 milioni e mezzo di euro, non ci sarebbero i pochi quattrini necessari a far fronte a questi oneri sociali che pure sono garantiti in parte da altri comuni della provincia, a partire da quello di Trieste per i centri estivi.
Ma quando si tratta di recuperare soldi per iniziative ricreative, turistiche o superflue questi non mancano mai: insomma una destra “padronale” che non lesina agevolazioni e quattrini a commercianti, esercenti, imprenditori turistici.
Ieri in consiglio durante il dibattito due interventi sono stati chiarificatori quanto disarmanti: il capogruppo leghista ha affermato che “la maggioranza ha deciso di respingere in blocco sempre e comunque tutti gli atti presentati dalle minoranze”. Infatti questa è l'esplicazione pratica dell'impegno del sindaco che a parole prometteva disponibilità e collaborazione.
Il secondo quella dell'assessora ad istruzione e servizi sociali che dichiarava che i meno abbienti sono già esentati dal pagamento delle rette estive, prontamente smentita dal suo collega di giunta che dava lettura delle tariffe tabellari richieste dal Comune nei moduli spediti alle famiglie. Insomma un' assessora poco informata ed a sua insaputa.
Spiace inoltre rilevare che poi il Sindaco non riesca a rispettare il galateo dibattimentale e si senta in dovere di chiosare e commentare pressochè tutti gli interventi: più che un moderatore, insomma un arbitro garante dello svolgimento della discussione, è un giocatore in campo, e poi i “sovversivi” sarebbero gli eletti delle minoranze, vissute come un fastidio ed una perdita di tempo.
Democrazia se ci sei batti un colpo.
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La crisi climatica e la finta politica “green”.

» Inviato da valmaura il 7 July, 2022 alle 10:52 am

Marco Pacini
Ne pubblichiamo la metà finale di un articolo calibrato ed importante, di cui condividiamo il testo.
Sembra invece che stiamo "correndo verso un'apocalisse climatica" come ha titolato ieri il New York Times un editoriale in cui il Nobel Paul Kugman scrive: "Il cambiamento climatico sta già facendo un danno immenso, e probabilmente è solo questione di tempo prima che sperimentiamo enormi catastrofi che costeranno migliaia di vite".
Anche gli economisti più avveduti all'interno del perimetro liberale hanno insomma preso atto dell'accelerazione che i climatologi segnalano (inutilmente) da anni.
Tra i diversi scenari di emissioni future adottati ai tavoli delle Cop per eleborare previsioni siamo nel peggiore: quello battezzato "business as usual", nonostante gli sforzi per la decarbonizzazione che vengono messi in atto. A fronte della "freddezza" implacabile dei numeri, il discorso pubblico sulla crisi climatica sembra prosperare "as usual", in una realtà parallela. E non parlo solo della realtà parallela degli ultimi negazionisti, con le loro propaggini istituzionali nei criminali climatici come Bolsonaro o i giudici della Corte suprema Usa che hanno azzoppato L'Agenzia per la protezione dell'ambiente.
Parlo della realtà parallela in cui si svolge quasi per intero il discorso mediatico e politico sulla crisi climatica. Si tratta della realtà parallela, ma molto avvolgente, che ci assilla dalla mattina alla sera con il marketing "green" e "sostenibile" studiato da aziende che non lo sono affatto; di quella sorta di "metaverso" in cui prospera ancora, intoccabile, l'imperativo della crescita; dell'intero "policy making" che parla un linguaggio diverso da quello delle scienze della biosfera. Trattandosi di una crisi globale, la divaricazione tra le due realtà lo è altrettanto.
Ma potremmo anche gettare uno sguardo sul locale per misurare, con un paio di esempi, il divario tra la realtà della crisi eco-climatica e "politiche di sviluppo" concepite come se fossimo negli anni Ottanta del Novecento: 1) gli investimenti milionari della Regione Fvg per il turismo invernale montano; 2) il progetto per aumentare il numero di navi da crociera da far attraccare a pochi metri dal centro di Trieste.
Nel primo caso è del tutto evidente che quelle risorse dovrebbero essere destinate altrove in montagna, riservando al massimo una quota per la manutenzione degli impianti sciistici esistenti, in un contesto ambientale che nei prossimi sarà radicalmente diverso per effetto dei cambiamenti climatici. A meno che il piano antisiccità appena varato dalla giunta Fedriga non preveda di risparmiare acqua da destinare all'innevamento artificiale delle piste nei prossimi inverni.
Nel secondo caso la rincorsa al turismo mordi e fuggi dei crocieristi è un autentico pugno in faccia a qualsiasi principio minimo di lotta all'inquinamento e alla crisi eco-climatica. Le grandi navi da crociera, piaccia o no, sono autentiche cattedrali dell'"insostenibilità", come dimostrano diversi studi (consiglio di consultare quello di "Transport&Environment" del 2019, per esempio).
Ma Trieste non si accontenta di farne "parcheggiare" una o due, ammorbando piazza Unità e tutto il centro. Nella realtà parallela dello "sviluppo turistico" c'è posto per altri Titanic.
Aspettando di riempire le rive con colonnine che li nutrano a motori spenti, naturalmente.



Così si lavora a Trieste. Da Illy a Dipiazza, passando per Cosolini.

» Inviato da valmaura il 6 July, 2022 alle 11:14 am

Oggi l'ennesima “scoperta” nell'ambito dei cantieri pubblici. Stavolta tocca alla piscina del Da Vinci, di cui chi ha meno di 35 anni non ha mai sentito parlare, tanti sono gli anni che è tenuta in disuso con tutte le conseguenze del caso.
Ma oggi è giornata “ricca” di notizie nel campo, in attesa di riceverne alcune da una Piscina Terapeutica rientrata da sei mesi nella disponibilità del Comune.
Slitta a data da definirsi, se mai ci sarà, la ciofeca ventennale del Parco del Mare morto, dunque una buona e realistica notizia.
Si fanno le pulci, si fa per dire, sulla telenovela del Tram di Opicina, dove le responsabilità dei ritardi che finalmente cominciano ad emergere sono trattate come un optional, come la tappezzeria di palazzo Cheba. Ed infatti nessuno ha interesse ad individuare le responsabilità degli uffici, per le mancate verifiche, che hanno portato ad un ritardo di due anni sulla partenza del cantiere. Mai parlare di corda in casa dell'impiccato è il tema portante di questa inchiesta parolaia.
Silenzio totale sui ritardi biblici di altri cantieri: dalla ex Fiera, ma gli alberi li hanno segati subito, alla ex Caserma di Roiano, idem, dalla Galleria di Piazza Foraggi al cantiere farlocco del Canale Ponterosso, fino ad arrivare ai bidoni, di nome e di fatto, a scomparsa di Piazza della Borsa, per non parlare poi del vicino Teatro Auditorium: il decano degli scandali pubblici ma sopiti e dimenticati.
Poi ci sarebbe il vecchio Acquario, lato vecchia Piscina, che riapre con soli due annetti di ritardo, se e quando riaprirà.
Tutte questioni che ai contribuenti triestini sono costate milioni di euro buttati.
Ma consoliamoci con l'ultimo set cinematografico.
Questa è Trieste, questi sono i Triestini.
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