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Circolo Miani » News Correnti » Page 260

Come ti rubano la vita.

» Inviato da valmaura il 21 January, 2019 alle 1:45 pm

In questi ultimi cinque anni gli interventi dei vari governi (da Letta a Renzi e Gentiloni, per non parlare di Berlusconi prima) hanno stanziato a favore di banche e confindustriali cento volte l'importo oggi destinato a favore del reddito-pensione di cittadinanza. In questi cinque e passa anni la quasi totalità della stampa, nonostante lo sforamento sistematico (si chiama “flessibilità”) dei limiti e delle regole europee, hanno inneggiato e difeso il governo italiano. Da mesi invece partiti di opposizione e quasi tutta la stampa gridano alla crisi, alla recessione ed alle sanzioni europee (le invocano come se non colpissero la loro Patria) per l'importo di dieci miliardi (un centesimo di quanto speso a favore di banche e confindustria) destinato appunto alle misure di sostegno al reddito e di lotta alla povertà varate da questo Governo. Tutto bene? Anzi. Perchè questo Governo ha il dono dell'autolesionismo, e fin qui sono affari loro, in particolare dei Cinque Stelle, ma quando poi si legge il decretone, anzi meglio decretino antipovertà, allora il problema riguarda invece sei-sette milioni di famiglie. Il caso più eclatante sono il milione e 350.000 cittadini che “godono” di un assegno, qualcuno lo definisce pensione, di invalidità civile, erogato dall'INPS. Da oltre un decennio è bloccato sulla cifra di 289 euro al mese, senza nemmeno l'aggiornamento inflattivo: insomma un bengodi da sguazzarci come Paperon de Paperoni. L'assegno, è bene ricordarlo, viene concesso a chi ha una invalidità civile superiore al 74%, riconosciuta da una commissione medico legale delle aziende sanitarie a cui da anni si è aggiunto un medico dell'INPS. Lo stesso ente che “premia” economicamente i medici che “tagliano di più”. Non proprio un bel servizio al Giuramento di Ippocrate, ed alla deontologia ed etica professionale dei “camici bianchi”. Ed il suo importo rimane uguale per tutti gli invalidi, anche per chi lo è al 100%. Orbene nel foglietto pubblicizzato Urbi et orbi dal Ministro del Lavoro, della Previdenza Sociale e tante altre cose, il Vice Presidente Luigi De Maio, un mesetto fa al punto “pensioni di invalidità” corrispondeva un grande “Fatto” con tanto di punto esclamativo. Il riferimento era all'averle aumentate a 780 euro, come le pensioni minime e di cittadinanza, reddito compreso, che è la soglia di povertà indicata ufficialmente dall'Istat. Ora si scopre che non è affatto così e che anzi gli invalidi si vedranno di fatto penalizzati per il solo fatto di esserlo. Ovvero, nonostante una sentenza del TAR, poi ribadita dal Consiglio di Stato, che aveva cassato la delibera del Governo Renzi che inseriva l'importo annuo dell'assegno di invalidità (289 euro per tredici) nel computo dei redditi ai fini dell'Irpef, ora il Decretino Di Maio, incurante della sentenza inappellabile, non solo non parifica le “pensioni” di invalidità a quelle sociali e di cittadinanza (come promesso dal granitico “Fatto”) ma ripristina il valore reddituale della “pensione” medesima. Morale della favola sarà dunque molto difficile per gli invalidi “poveri” anche solo accostarsi ai 780 euro. Un lavoro perfetto dunque per coglionare i veri poveri per di più disabili. E se tanto ci da tanto pare difficile immaginare che nel calcolo del reddito per la “cittadinanza” verranno scorporati i sussidi antipovertà comunali e regionali ricevuti dai differentemente abbienti negli anni precedenti, riducendo così la quota da percepire ad una elemosina simbolica, come fatto fino ad oggi dall'INPS nel bluff del REI (reddito inclusione del Governo Gentiloni), in aperta violazione della legge 89 del 2016 e successive norme. Ma tanto il “controllore” ovvero il Ministero per il Lavoro e la Previdenza Sociale non ha mosso dito pur da noi sollecitato con corpose memorie indirizzate al capo di gabinetto che, nonostante le promesse, da quattro mesi non si è degnato di dare alcun cenno di risposta. Ecco forse il Ministro al Lavoro ed eccetera Luigi Di Maio dovrebbe cominciare il ripetutamente annunciato “ripulisti” con i tecnici da lui messi al suo Ministero. Altro svarione è aver escluso dai pagamenti i costosi canoni condominiali di chi, ora è il caso di dirlo, ha la sfortuna di avere un appartamento di sventurata proprietà. Facile sparare sciocchezze sulla pelle dei più deboli. Nevvero? https://www.facebook.com/circolo.miani/photos/a.1497907753813521/2378878692383085/?type=3&theater


Dopo l’Australia e la Norvegia ora tocca al Belgio. Facebook censura i nudi di Rubens e i musei insorgono.

» Inviato da valmaura il 19 January, 2019 alle 1:26 pm

Lettera aperta di musei e istituzioni a Mark Zuckerberg: "Facebook non distingue tra arte e pornografia" Facebook non distingue tra arte e pornografia. È questo il concetto espresso in una lettera aperta indirizzata a Mark Zuckerberg, ceo di Facebook, da parte di una serie di musei e istituzioni culturali del Belgio, che hanno protestato per la censura ai nudi di Rubens. Le nudità vengono automaticamente escluse dalla piattaforma e filtrate dal social in base ad alcune regole che regolano la pubblicazione sul web dei contenuti per adulti. Inoltre - scrive l'agenzia Belga - domenica scorsa l'ufficio del turismo ha deciso di dar vita a una protesta ironica diffondendo un video via web che invita i visitatori della House of Rubens ad Anversa, ad allontanarsi dai dipinti del pittore barocco per "proteggersi dalla nudità", in una sorta di replica a Facebook. "Indecente, è questo il modo in cui il seno, i glutei e i cherubini di Peter Paul Rubens vengono considerati, ma non da noi, bensì da voi", hanno scritto nella lettera i firmatari per chiedere di trovare una soluzione al problema. "Potremmo riderci sopra - proseguono - ma questa censura complica la vita degli attori culturali che vogliono far scoprire le opere dei maestri fiamminghi". "Sfortunatamente la promozione del nostro patrimonio culturale unico non è più possibile sul social network più popolare", ha lamentato il ceo di Visit Flander, Peter De Wilde. https://www.facebook.com/circolo.miani/photos/a.1497907753813521/2377544572516497/?type=3&theater


Bufera su Facebook per abuso di potere.

» Inviato da valmaura il 18 January, 2019 alle 10:33 am

Zuckerberg censura la foto della bambina bruciata dal napalm. Secondo il quotidiano norvegese Aftenpost, Mark Zuckerberg è colpevole di censura e abuso di potere: la storica foto della "bambina del napalm" è scomparsa da Facebook. Bufera su Facebook in Norvegia dopo che il social network, in virtù delle sue regole contro foto di nudi e pedopornografia, ha proibito la pubblicazione della cosiddetta 'Bambina del napalm'. Si tratta dell'iconica foto simbolo della guerra in Vietnam scattata nel 1972 dal fotoreporter Nick Ut, di Associated Press, che con quello scatto vinse il premio Pulitzer. L’episodio aveva fatto molto discutere in Norvegia. Hansen Espen Egil, direttore dell’Aftenposten, il principale quotidiano del Paese, aveva scritto direttamente a Zuckerberg accusandolo di “aver deliberatamente e senza scrupoli abusato del suo potere sui social media”. “La decisione di Facebook – continuava il direttore del quotidiano – rivela una totale incapacità di distinguere tra pornografia pedofila e una famosa foto di guerra, e una mancanza di volontà di dare spazio a liberi giudizi. Sono indignato, arrabbiato e anche spaventato per quanto Lei, signor Zuckerberg, sta facendo con un pilastro della nostra società democratica. Sono preoccupato perché il più importante mezzo d’informazione del mondo sta limitando la libertà invece di cercare di ampliarla, e a volte ciò accade in modo autoritario”. “Il ruolo di media informativo di Facebook è sempre più ampio – continuava Hansen – negli Usa ad esempio il 44% degli adulti si informa su Facebook. I media hanno la responsabilità di giudicare in ogni singolo caso cosa pubblicare, e questo diritto e dovere che tutti i direttori del mondo hanno non dovrebbe essere messo in pericolo da algoritmi codificati nel suo ufficio in California”. https://www.facebook.com/circolo.miani/photos/a.1497907753813521/2376674782603476/?type=3&theater


Mandrake. I demeriti di Grilli e del Comune.

» Inviato da valmaura il 15 January, 2019 alle 11:42 am

Intanto non conoscono i dati della situazione reale. Non sono “1500 i triestini che da novembre-dicembre avevano esaurito l’accesso alla MIA”. Ma sono 1500 le famiglie, dunque i “triestini” sono almeno tre volte tanto. Non è vero che appena da “novembre-dicembre avevano esaurito” ma dal giugno dello scorso anno, in cui i contributi di sostegno al reddito sono stati pagati con circa sette mesi di ritardo e con una ingiusta decurtazione. E complimenti per la rapidità con cui l’assessore Grilli e la sua direttrice De Candido “si sono confrontati con Riccardi appena mercoledì scorso”. Noi invece, come Circolo Miani, ci siamo “confrontati” con la manifestazione davanti alla Regione del 13 dicembre e con l’incontro con i capigruppo e presidente del Consiglio Regionale, e poi “confrontandoci” con l’assessore regionale cinque giorni dopo, per discutere sulle nuove misure di sostegno al reddito. Tranquilli il piccolo giornale del vecchio-nuovo direttore non ne ha parlato oscurando come sempre le notizie utili all’opinione pubblica. Non si può dunque proprio dire che l’assessore Grilli impegnato in un tour fotografico sulla stampa ai compleanni di centenari et similia abbia avuta questa come sua prima preoccupazione che non lo faceva dormire la notte. Poi la parte migliore “il Comune avverte l’utenza: è necessario sbrigarsi a espletare le pratiche, che si articolano in due passaggi. In primo luogo occorre affrettarsi ai Caf per farsi consegnare l’Isee 2019, poi bisogna recarsi allo sportello comunale di via Mazzini.” Come non sapessero che il “nuovo ISEE” entra in vigore dal 15 gennaio, ovvero oggi, che i CAF sono saturi negli appuntamenti e che ci vogliono per legge dieci giorni dalla data della domanda per ritirarlo. Poi recarsi nella bolgia priva di ogni rispetto della privacy e della dignità delle persone a partire, se va bene, dal 28 gennaio per tentare di ottenere “l’anticipazione di febbraio” (il primo assegno viene pagato per legge il mese successivo all’inoltro della domanda). E viste le disastrose condizioni operative dell’ufficio di via Mazzini, che incredibilmente rimane l’unico sportello aperto per la bisogna (neppure su questo il duo Grilli-De Candido è stato capace di intervento), si assisterà al finimondo. Tutta da ridere poi l’affermazione “Sarà il Comune - terzo passaggio - a trasmettere la documentazione all’Inps.” Che è già in possesso della documentazione medesima visto che l’ISEE lo rilascia l’Inps, e che nella nuova misura regionale non ha più alcun altro ruolo se non ricevere, e respingere, le domande REI. Sembra che i quattro Decreti Bassanini non siano conosciuti né al Comune e tantomeno all’INPS. Se non lo sapessero, infrangerli è reato penale con l’aggravante che a compierlo sono degli ufficiali di servizio pubblico. Comica è l’esortazione finale: “Gli uffici del Welfare municipale consigliano di accelerare l’iter burocratico entro il primo febbraio”, firmato Mandrake. L’unica cosa drammaticamente seria è invece il dato, largamente impreciso per difetto, che i servizi sociali del Comune seguono “15 mila unità su una popolazione che supera di poco i 200 mila residenti.”. Ma non è questa la Trieste “gioiosa” del nostro Sindaco?


Pronto Soccorso di Cattinara e Maggiore.

» Inviato da valmaura il 14 January, 2019 alle 1:17 pm

Posto che sarebbe ragionevole invertire la centralità odierna dei Pronti Soccorsi: ovvero il principale al Maggiore, in centro città, ed il secondario a Cattinara, responsabilizzando il personale delle ambulanze ed auto mediche, ed anzi andando ad una graduale eliminazione di queste ultime riportando i medici a bordo delle ambulanze stesse, nella scelta di quale usare (per le gravi emergenze Cattinara). Nel perdurare di una realtà cittadina che a torto o ragione vede nel Pronto Soccorso il proprio punto di riferimento (la realtà potrà cambiare educando i cittadini da un lato e rendendo operative le strutture alternative e territoriali dall’altro, a partire anche dai medici di base oggi poco disponibili nel “fuori orario”) la soluzione è una sola ed è esattamente il contrario di quanto fin qui praticato dai vertici della Sanità, come in ultimo le dichiarazioni del neocommissario nominato dalla Giunta Fedriga: Antonio Poggiana, dimostrano. Nei cinque ambulatori di Cattinara i medici internisti e di medicina d’urgenza devono essere nell’arco delle ventiquattrore quattro. Nel quinto ci devono stare a ciclo continuo un cardiologo ed un ortopedico, onde evitare le lunghe ore di attesa per reperibilità, considerando queste le prestazioni specialistiche più richieste. L’Osservazione Temporanea che oggi ha un numero di posti irrisorio (12 su di un bacino di utenza di 240.000 residenti) va quintuplicata, sia nel personale che nei letti. Ovvero 25 posti per un ricovero di un giorno ed altrettanti per le 48 ore. Alla fine si eviterebbero ricoveri impropri nei vari reparti occupando letti meglio destinabili per i medio-lungodegenti. Ovviamente pronti soccorsi ed osservazione temporanea dovrebbero essere un tutt’uno nella gestione sanitaria. Ultimo ma non secondario aspetto, ci dovrebbe essere un perfetto coordinamento diretto (ovvero ospedali e distretti sanitari, e da questi con i medici di base dei pazienti) dalla presa in carico dei pazienti, senza lasciar ricadere l’onere improprio sulle famiglie, anche nelle terapie da praticare a domicilio. Non sembra così difficile da capire, ci sembra, nè da attuare.



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