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Circolo Miani » News Correnti » Page 240

FERRIERA: “è arrivata la bufera, è arrivato il temporale, chi sta bene e chi sta male, e chi sta come gli par". Renato Rascel.

» Inviato da valmaura il 29 July, 2019 alle 3:11 pm

L'altra sera, all'avvicinarsi del temporale, si è alzato un forte vento. Era già buio.
Per una decina di minuti, da San Vito si è visto alzarsi una nube vorticosa in direzione Scalo Legnami e Ferriera.
Una nube bicolore: biancastra dal cantiere piazza d'armi della quasi ultimata nuova Piattaforma logistica, e dietro color rosso scuro dalla Ferriera. Il fenomeno più simile alle tempeste di sabbia di Lawrence d'Arabia è durato per una decina di minuti.
E questa volta, come da tempo per la verità, i cumuli minerali e di carbone a parco non ci entravano per nulla, come d'altronde abbiamo detto e scritto da anni, perchè irrorati correttamente.
No, il forte spolveramento in Ferriera era causato, e non è una novità, dai cumuli di polvere che incrostano i nastri trasportatori, dalle perdite dei Silos dell'Altoforno e dalla mancata pulizia e manutenzione dei piazzali dietro gli impianti.
E il pomeriggio seguente alle 14.30 al nuovo temporale, e come spesso accade, la centralina elettrica interna dello stabilimento non ha retto gli sbalzi né i carichi di tensione e la Cokeria si è bloccata. E via con l'accensione delle torce di emergenza che servono a bruciare il gas prodotto dall'impianto, dopo un iniziale fuoriuscita di fumo nero, gas incombusto inquinante. Come si vede nella foto poi dal camino dell'agglomerato esce una nube di polveri marrone scuro, ossidi di ferro, per mancanza di corrente. A chiudere il quadro la nube giallina in uscita dai piani di colata.
Anche questo lo abbiamo scritto e detto fino alla noia, soprattutto evidenziato ai vertici dello stabilimento. Inutilmente perchè i fatti dimostrano che non è servito, eppure il farlo, ovvero seguire le nostre indicazioni, costerebbe alla proprietà poco o nulla e soprattutto eviterebbe l'impressione di non avere alcuna attenzione e rispetto per la città.
Almeno non prendiamoci in giro.

Per la foto esplicativa: Facebook Circolo Miani (riproducibile con citazione fonte).




Usare di più il cervello: è questo che distingue la testa dal deretano.

» Inviato da valmaura il 28 July, 2019 alle 4:14 pm

I politici sparano subito le loro sentenze.
Salvini inventa pene non previste, il ministro dell'Interno twitta:"Caccia all'uomo per fermare il bastardo, lavori forzati in carcere finché campa".
Di Maio chiede che i responsabili siano espulsi, Meloni batte tutti: "Basta far approdare animali".
E l'onda web segue: "Colpa di Carola".
Poi si scopre che i due arrestati, di cui uno reo confesso, sono ricchi americani con Presidente Trump, biondi con gli occhi azzurri e alloggiano non in una casa occupata ma in un Hotel di lusso nel centro di Roma.
Gli sciacalli sono animali adorabili, al confronto, e soprattutto intelligenti.

https://www.facebook.com/circolomiani/photos/a.1497907753813521/2512044815733138/?type=3&theater




SPECIALE. Quello che non vi hanno mai detto! Sertubi. Una fabbrica nata morta.

» Inviato da valmaura il 27 July, 2019 alle 11:26 am

Quando nell’ottobre, il 25, del 2000 l’allora Ministro Letta del Governo Prodi venne ad inaugurarla, contestato dal Comitato di Quartiere dei Campi Elisi appoggiato dal Circolo Miani (non era proprio bella idea aprire una industria impattante nel cuore del rione), ci fu una clamorosa assenza.

Il Presidente della Regione, Roberto Antonione, che si rifiutò di presenziare condividendo le nostre preoccupazioni. Ma non solo di questo si trattò.

La Regione per consentire l’apertura di una nuova fabbrica, dotata pure di un altoforno elettrico tra le case del rione di Campi Elisi, impose dieci norme per il controllo delle emissioni inquinanti e l’installo di tre centraline di rilevamento, di cui una di fianco all’ospedale Burlo, come pubblicato sul BUR regionale (ottobre 1999). Superfluo ricordare che sette di queste prescrizioni non sono mai state rispettate, né tanto meno fatte rispettare.

Ma perché fin da prima che aprisse i cancelli per far entrare i lavoratori (242 al massimo splendore di cui parte composta da cingalesi e bengalesi, e gli “scartati”, brutto termine che però rende l’idea, dell’allora paralizzata Grandi Motori), predimmo che la fabbrica avrebbe avuto vita breve?

Per due ovvie quanto semplici ragioni.

Il prodotto, tubi in ghisa, era da tempo bottino esclusivo delle fabbriche francesi che detenevano in Europa una specie di monopolio e che li costruivano a prezzi decisamente più bassi e di qualità superiore.

La seconda era che in realtà la proprietà era una matrioska di scatole vuote che finiva in Lussemburgo, ai cui confini (il Lussemburgo allora guidato dal quell’adamantino personaggio di Juncker era il “paradiso fiscale” dell’Europa), dopo aver recuperato le visure camerali italiane al modico costo di 83.000 lire per cinque chili di fotocopie, ci dovemmo inesorabilmente fermare.

Tra i soci c’era comunque di tutto e di più (dalla Duferco alla allora Lucchini proprietaria della Ferriera) così come i casellari giudiziari di molti dei protagonisti non profumavano di bucato.

Tra i tanti articoli ed inchieste che allora realizzammo vi forniamo qui un estratto che ne rende bene l’idea.

Alla Ferriera è collegato un indotto praticamente riconducibile alla Sertubi, un tubificio piazzato a pochi metri dalle case del popoloso rione di Campi Elisi-San Vito, inaugurato nel 2000 e che passa da una cassa integrazione all’altra, riempiendo di cataste di tubi invenduti ogni centimetro quadrato disponibile dell’area dell’ex cantiere San Marco, tanto che, come pubblicamente testimoniato da un operaio delle RSU aziendali, periodicamente i tubi nuovi vengono rifrantumati per essere di nuovo cotti e fusi.

Una fabbrica nata morta ma che era il cavallo di Troia, come ampiamente dimostrato, per mettere le mani su di un’area strategica in vendita dalla Fincantieri (IRI) e dare vita ad una delle più grosse speculazioni registrate nell’ultimo ventennio a Trieste (comprata, l’area, per 11 miliardi pagabili in rate biennali da 2 miliardi e mezzo e rivenduta lottizzata, la stessa area, dopo poche ore in uno studio notarile di via San Nicolò, per oltre 33 miliardi. Dunque oltre tre volte la cifra pagata allo Stato).

La più grossa operazione immobiliare mai realizzata in città ed il ricorso presentato dal Circolo Miani alla Corte dei Conti per chiedere come mai lo Stato avesse perso, o non ricavato, altri 22 miliardi da questa vendita a tutto vantaggio invece di privati, non ebbe mai risposta né seguito.

Per chi vuole approfondire: tutto, ma proprio tutto a partire dalle visure camerali societarie ed i nomi dei protagonisti, sta scritto nella nostra inchiesta, tratta dal nostro esposto presentato alla Procura della Corte dei Conti, pubblicata a puntate sull’allora quotidiano TriesteOggi consultabile in qualunque biblioteca pubblica.

Potremmo continuare ricordando l’anomalo trasferimento degli uffici finanziari dell’Agenzia delle Entrate, proprietaria del palazzo di Largo Panfili (dietro la posta centrale), ad un affitto fuori mercato e sicuramente più caro di quanto ad esempio offriva allora l’alternativa centralissima dell’immobile proposto dall’Autorità portuale con ampio parcheggio a ridosso di Corso Cavour, proprio nell’area Sertubi, nella scomodissima e decentrata via Von Bruck, con annessa straordinaria delibera dell’allora assessore comunale Ondina Barduzzi di variazione temporanea (?) di destinazione d’uso dell’area nel piano urbanistico cittadino (zona esclusivamente riservata ad insediamenti portuali ed industriali e certamente così non poteva definirsi l’attività di consulenza al pubblico per fare il 740). Anche qui in attesa di tempi migliori perché in Italia a ben vedere non c’è nulla di più definitivo che il “temporaneo”. Anche perché allora, Giunta comunale Illy, questo doveva essere il primo passo per cambiare, dopo cinque anni di vincolo contrattuale imposto dallo Stato, la destinazione d’uso dell’area, ovvero da industriale-portuale a commerciale residenziale, con decuplicazione dei valori dei terreni a metro quadro.”

Ma poi anche qui qualcosa è andata storta nonostante i milioni, stavolta di euro, stanziati a favore della proprietà dalla Regione a presidenza Illy. E gli uffici dell’Agenzia dell’Entrate traslocarono di nuovo, due trasferimenti in meno di dieci anni pagati sempre dal nostro denaro, nell’attuale sede di Roiano perché, ma pensa un po’, la sistemazione nell’area Sertubi era “troppo fuori mano”.

Questa è la vera storia di una agonia industriale, sulla pelle dei lavoratori e sulle tasche dei cittadini, iniziata 19 anni fa ed ora giunta alle battute finali.

Ma perché ve la raccontiamo solo noi? Chiedetevelo.

Per la foto Facebook Circolo Miani.

 

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“Lo nero periglio che vien da lo mare”. Brancaleone da Norcia.

» Inviato da valmaura il 22 July, 2019 alle 11:17 am

Per essere precisi “lo nero tanfo” che anche questa settimana appena passata ha ammorbato, e ieri sera pure, i quartieri che vanno da San Vito, Campi Elisi a San Sabba passando per Chiarbola-Ponziana, Servola, Valmaura e Monte San Pantaleone.
I più sprovveduti lo hanno addebitato alla Ferriera ma stavolta, come in altri recenti episodi, il “merito”, ovvero la fonte va ascritta ad altri. Mentre all'Arpa che sia Ferriera od altro va ascritta la solita inerzia, forse perchè anche loro “lavorano sotto traccia” come ama proclamare l'assessore all'Ambiente (?) regionale.
E si, perchè quel tanfo di “benzina marcia”, come amabilmente lo abbiamo definito, lo conoscono molto bene gli abitanti di San Dorligo ed anni fa lo degustava chi risiede ad Aquilinia.
Esso colpisce, due notti di fila la scorsa settimana, i quartieri di San Vito e Campi Elisi la sera e parte della notte per poi virare, come gira il vento da mare, verso gli altri rioni sopra citati.
E' aria da Siot, aroma di petrolio andato a male. O per meglio dire di ammorbanti fumi. E attenzione non è solo un problema olfattivo, come ha registrato pure in negativo la centralina di Piazzale Rosmini, ma di feromoni pieni di idrocarburi che proprio bene non fanno.
Ma su questo tutti tacciono, salvo appunto gli abitanti di Dolina e dintorni, perchè la Siot è una “perla” del Porto e del Comune di Trieste, e guai criticarla.
Non vorremmo, ma pare proprio che ci saremo costretti, aprire un nuovo fronte. Anche perchè la notte, noi che stiamo a San Vito ma crediamo anche tutti gli altri, vogliamo aprire le finestre che d'altronde col caldo estivo a questo servono, e non a farci vivere in una raffineria andata a male.
Se non avremo un cenno di risposta, e temiamo che non lo avremo, pensiamo di organizzare una manifestazione davanti all'ingresso dei pontili Siot, alla fine della strada che corre dietro ed a fianco della Risiera, insomma poco oltre all'ingresso del Maxi Zoo. Che ne pensate?

Per le foto: Facebook Circolo Miani (pagina aperta a tutti).






Salvini e la rissa di piazza Libertà.

» Inviato da valmaura il 21 July, 2019 alle 11:15 am

Francamente Trieste non ha bisogno di altre divisioni, ne bastano a sufficienza quelle sclerotizzate da anni tra i suoi cittadini.
E pertanto chi parla di erigere nuovi ed ulteriori “muri”, siano essi in cemento o filo spinato, fa solo male a queste terre.
Da rimanere basiti poi da alcune frasi pronunciate dal Ministro degli Interni nella sua recente visita in città.
“Stamattina ho sentito i miei omologhi sloveno e croato, perché i confini sono aperti per scambiare merci e non problemi.”
Abbiamo letto bene? “Scambiare merci e non problemi”.
La libera circolazione delle persone, e merci, come scrive il Trattato di Schengen diventa nella sua interpretazione “merci e problemi”. Ovvero le persone, tutte, sono “problemi”.
Poi non pago prosegue:
“Sia queste opzioni, (ovvero il Muro spinato) sia l’eventuale sospensione di Schengen saranno valutate tra qualche settimana.”
Insomma prima lui e Fedriga sparano la supercazzola di “murare” un confine di 243 chilometri e poi si vedrà.
I rinforzi per la Polizia? Quaranta da qui al 2020. Dunque una vera e propria emergenza!
E dalle risse ed incontinenze verbali (il pannolone per bocca bisognerebbe proprio inventarlo) passiamo alle risse vere.
Quello che è successo in piazza Libertà, in pieno giorno, l’altro ieri è inaccettabile. E per due motivi.
Il primo: che la situazione era sotto gli occhi di tutti ed è stata abbandonata a se stessa da tempo. E qui la responsabilità di chi ha il compito di controllare e prevenire è totale. Meglio pertanto che si risparmino i predicozzi a “babbo morto” ed a stampa aperta e prona.
Il secondo: chi è ospite nella nostra terra (Trieste, FVG ed Italia) DEVE comportarsi in modo ineccepibile, essere come la moglie di Cesare “al di sopra di ogni sospetto”, e rispettare più dei nativi leggi usi e costumi della casa che lo ospita.
Altrimenti il danno che provoca ed il trauma che determina colpisce tutti e rende impossibile la sua presenza e permanenza,e soprattutto mette a repentaglio quella di tutti gli altri rifugiati onesti.
E poi diciamocelo con chiarezza abbiamo tanti delinquenti nostrani, italianissimi, che non sentiamo proprio il bisogno di importarne altri.




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