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Circolo Miani » News Correnti » Page 230

Gang of Trieste.

» Inviato da valmaura il 21 October, 2019 alle 12:41 pm

C'θ sicurezza e sicurezza. Ultimamente la politica si distingue in quella parolaia per raggranellare voti a destra e manca. Di quella sociale non frega praticamente nulla ad alcuno.
Da un po' di tempo anche in cittΰ la stampa locale descrive situazioni che portano i piω attempati a rimembrare la Banda di Johnny in Cavana o il Viale nero.
Resta un fatto inoppugnabile che da alcuni anni certe zone della cittΰ, prima periferiche ora centrali, sono divenute riserve stanziali di gruppi di giovani, sempre piω giovani, dediti al taglieggio ed allo spaccio minuto, pronti ad ogni forma di violenza da “branco”. Si stanno creando di nuovo delle zone offlimits al calar del tramonto ma anche prima.
La prima domanda θ perchθ chi della sicurezza ha fatto il suo mestiere non θ intervenuto fino dagli albori, insomma prima a sedare, sopire, stroncare questi stati di fatto di cui oggi si θ costretti a prendere atto, soprattutto i cittadini che vi abitano vicini.
Per anni si θ lasciato che la stazione delle autocorriere ed aree limitrofe fosse governata a coltellate da una banda di albanesi, oggi piazza Libertΰ θ un ring a cielo aperto tra pakistani ed afgani, ora la Scala dei Giganti e piazza Goldoni. E l'elenco potrebbe allungarsi a dismisura. Poco importa nazionalitΰ e colore dei protagonisti, conta purtroppo il risultato che ottengono ed il clima che scatenano in cittΰ. Certo per chi non ha la cittadinanza italiana bisogna avere il rigore morale di riconoscere, proprio a tutela dei tanti onesti, che va cacciato su due piedi dal nostro Paese, che bastano ed avanzano i delinquenti nostrani.
Regione e Governo dovrebbero prendere atto da un lato del fallimento di un modello sociale, a partire da scuola e famiglia, improntato tutto sull'apparire e non sull'essere, dove la vita di un coetaneo o di una persona vale meno dello smartphone di ultima generazione.
Dovrebbero ripensare seriamente ad attuare un progetto di Rinascimento delle periferie inteso come crescita sociale, culturale, di qualitΰ e dignitΰ della vita e della partecipazione.
Tutte cose per cui la nostra politica che tanto parla, ma rigorosamente solo in campagna elettorale, di “ascolto del territorio” si dimostra totalmente incapace ed inadeguata, nessuno escluso.



Cos’θ l’illegalitΰ?

» Inviato da valmaura il 20 October, 2019 alle 3:25 pm

E’ piω illegale lasciar deperire e marcire migliaia di spazi, palazzi, case, appartamenti e aree verdi per anni ed anni nella piω completa incuria ed abbandono?
E qui a Trieste e provincia ci riferiamo a quelli di proprietΰ pubblica perchι tanti se non piω sono di privati.
Oppure θ piω illegale “aprire” questi spazi, pulirli, riattarli alla meno peggio e renderli fruibili alla cittadinanza e, per gli appartamenti, a chi ne ha piω bisogno?
Su questo la Cos
tituzione, legge fondante della nostra Repubblica, scrive chiaro ed in modo inequivocabile.
Le istituzioni, a partire dal Comune, dal Municipio: la casa di tutti i cittadini, sono proprietΰ ed espressione della nostra comunitΰ.
La legge impone loro di tutelare i beni pubblici, di garantirne la fruizione pubblica, di curarne e mantenerne la loro esistenza e destinazione d’uso.
Pena, si la legge serve a questo, commettere dei reati a partire da quello di omissione e/o abuso di atti d’ufficio, interesse privato, ecc, e delle infrazioni amministrative: principalmente il danno erariale.
Ed allora perchι non abbiamo memoria di indagini, fascicoli aperti da Procure del Tribunale e Corte dei Conti nei confronti di amministratori pubblici responsabili di tali situazioni?
Strana giustizia quella in voga qui a Trieste dove si perseguono le persone che si impegnano per ridare un bene che θ anche di loro proprietΰ alla pubblica fruizione e si lasciano indisturbati i responsabili di questo sfascio.



Se li conosci li eviti.

» Inviato da valmaura il 19 October, 2019 alle 12:48 pm

Il postino suona, e non sempre, ogni due giorni.
Oramai alle poste italiane di fare le “poste” interessa come a noi la pesca con la mosca, con l'unica differenza, e non da poco, che non graviamo, noi, sulle tasche dei cittadini.
Sanno fare due cose: una, male, e siamo gentili, consegnare un due volte a settimana la posta e per le raccomandate, avvisate il venerdμ puoi ritirarle dopo cinque giorni appena il martedμ successivo dopo fila d'ordinanza di una mezzorata, se sei fortunato, in un ufficio postale rionale. Perchθ da tempo hanno aumentato oltre ogni pudore le tariffe ma abolito lo sportello dedicato al ritiro o spedizione di corrispondenza e pacchi in ogni ufficio postale.
L'utente cliente perde mezza giornata? E chissenefrega: la loro spudorata arroganza θ pari solo alla loro inefficienza.
Che contengano valori o documenti importanti non c'θ scampo.
Hai speso per tariffe sproporzionate di spedizione? Un consiglio meglio, molto, utilizzare un Corriere privato, dunque non SDA che lavora per le Poste Italiane: arriva prima, θ piω sicuro, costa meno e puoi concordare la consegna telefonicamente.
La seconda cosa, che poi per le Poste quotate in Borsa, e saremmo curiosi di conoscere qualche sventurato azionista, θ la principale: θ quella di fare la Banca. Ma attenzione una banca anomala perchθ priva di alcuna autorizzazione ad operare da parte della Banca d'Italia che dalla BCE. Dunque senza sicurezza di copertura dei correntisti fino a 100.000 euro in caso di “crac” come invece garantito per legge ai clienti delle vere banche.
Oppure cimentarsi nella telefonia mobile senza rispettare l'obbligo di restituire il maltolto per i canoni a 28 giorni ai suoi sfortunati utenti.
Tiremm innanz!
Ieri, con tanto di foto in un giardino deserto, dell'assesora Lodi con funzionari al seguito θ stata inaugurata l'inferriata del giardino di Piazza Hortis. Come fosse la piramide di Cheope e non quattro ferri allineati, la Lodi ha magnificato l'opera dal modico costo di 180 milioni di vecchie lire, θ sempre utile fare il raffronto con il precedente conio, e la ditta che ha perfino ultimato i lavori nei tempi previsti, ovvero quattro mesi. Questa poi θ bella e tipicamente triestina: metti un cero alla Madonna quanto i tempi del contratto vengono rispettati.
Ovvero la norma e regola qui da noi sono l'eccezione.
Chiudiamo con l'ennesima figuraccia, anzi al plurale figuracce, rimediate dall'attuale amministrazione regionale.
E' proprio vero che la Fedriga frettolosa fa i gattini ciechi. Nella foga e furia di smantellare le UTI ed in attesa di vederci propinare la genialata del Roberti di ripristinare le Province, non hanno tenuto conto, θ proprio il caso di dire, della “tenuta dei conti”, e la Corte dei Conti FVG θ subito intervenuta tagliando gli stipendi dei dipendenti del comparto enti locali.
Ma siccome le disgrazie come le ciliege arrivano sempre in coppia, il vice Fedriga, Riccardi, nomeato da tempo LandFuchs del Friuli Venezia Giulia, θ andato a sbattere sull'emergenza sanitaria. Non c'θ che dire ha proprio fiuto nel circondarsi di collaboratori che non ne azzeccano una.
Dopo il totale fallimento del servizio sociale regionale che dipende sempre da lui, ora il direttore dell'emergenza sanitaria rimedia una figura da cioccolataio, e per giunta accanto a lui.
Si, mai slogan fu piω azzeccato di quello della campagna informativa contro il virus dell'Aids: “Se lo conosci lo eviti”. In questo caso θ sufficiente declinarlo al plurale... e ricordare di munirsi sempre di un profilattico.



Perchθ al Depuratore fognario e non sulle Rive?

» Inviato da valmaura il 18 October, 2019 alle 1:09 pm

Parliamo della “statua”, insomma dell'opera artistica cromatica, del “Sardςn” costruito in occasione dell'ultima Barcolana e fino a domenica collocato in piazza Unitΰ.

Non vogliamo entrare nelle valutazioni che spettano ai critici d'arte, ma a noi personalmente piace e molto. Molto piω, per intenderci della triste statua del Vate collocata per di piω in cosμ infelice modo. Ma qui siamo nei gusti personali e nelle sensibilitΰ artistiche che giustamente divergono da persona a persona.

Ora se sul valore artistico si puς dibattere all'infinito, sul messaggio che invece lancia e sull'attualitΰ del tema che solleva invece c'θ poco da discutere.

Oggi infatti la grande parte delle persone pensanti, e sottolineiamo la parola “pensanti”, ha maturato una profonda consapevolezza che ci stiamo giocando la Terra.

E l'opera in questione proprio questo vuole simboleggiare nel grande pesce, un comunissimo a tutti noi “sardone”, costruito utilizzando la plastica riciclata che inonda i nostri mari avvelenando ed uccidendo flora e fauna marine ed i consumatori umani di pesce “alla plastica”.

Ed allora, visto anche la grande simpatia e consenso che l'opera ha riscontrato nel pubblico triestino e foresto, perchθ non corredare il basamento di una breve nota esplicativa, ed esporla in uno spazio frequentato delle nostre Rive, tra la Lanterna ed il Porto Vecchio fate voi. Ma anche davanti alla ex Pescheria o all'Aquario non starebbe male.

E visto il materiale che la compone un'eventuale manutenzione non sbancherΰ le casse comunali.

Non vorremmo sbagliare ma sicuramente molti piω turisti si farebbero immortalare davanti al Sardςn piuttosto che allo Spalletti seduto, male, in piazza della Borsa.

https://www.facebook.com/circolomiani/photos/pcb.2578786529058966/2578785762392376/?type=3&theater




Stampa inutile e megafono dei poteri.

» Inviato da valmaura il 17 October, 2019 alle 11:52 am

Ne θ ulteriore e plastico esempio lo “speciale” infarcito di pubblicitΰ, in realtΰ queste iniziative editoriali servono a questo, sull'Acciaio nel NordEst uscito sul piccolo giornale.
Colpiscono due affermazioni.
La prima θ messa in bocca al presidente attuale di FederAcciai, l'associazione che raggruppa piω o meno tutti gli industriali siderurgici italiani. Quando, si intende, non sono ristretti in carceri italiane o estere come un suo ex presidente.
Egli solennemente dichiara che la crisi del settore θ dovuta alla mancanza in Italia di “uno stato di diritto” che disincentiva, sempre a suo dire, gli investimenti nel campo.
Tutto ciς senza che chi fa di mestiere il “giornalista” che lo intervista, e non il suo addetto stampa si confida, gli ricordi che da decenni praticamente i tre quarti dei boiardi italiani della siderurgia sono stati condannati e financo arrestati dalla magistratura per reati non propriamente lievi. In nome appunto di quel “diritto” di cui lui lamenta la mancanza.
Poi arriva l'attuale ministro al Mise, il triestino Stefano Patuanelli, che dichiara che “la ferriera θ uno stabilimento di qualitΰ”.
Punto.




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