» Inviato da valmaura il 16 September, 2020 alle 4:00 pm
Sono io, Teodor, a scrivere questa breve antologia delle ragioni che portano alla eventuale fondazione di Trieste Verde, sabato prossimo, 19 settembre, all’incontro pubblico che si terrà alle ore 11 presso il Circolo Miani a Trieste in via Valmaura 77.
Lo farò in alcune brevi puntate da oggi a sabato perché Maurizio Fogar spesso è fin troppo tollerante e diplomatico: insomma “buono”, cosa che io non sono perché ritengo che le cose vadano dette chiare e crude.
Cominciamo dal fatto più visibile e scandaloso: ovvero lo scempio del verde e l’abbattimento sistematico di alberi nel Comune di Trieste, e non solo che anche Muggia non scherza. Quello che strappa lacrime e provoca catene di proteste sui social.
L’origine è datata Sindaco Illy, quando smantellò, lui la chiamò privatizzazione, anzi “esternalizzazione”, il Servizio Verde del Comune allora sciaguratamente guidato da tale Vremec, che patteggiò una pena per reati legati a Tangentopoli. Che ricordare non guasta mai per capire quello che accade oggi.
Da allora il "Servizio", oggi guidato infaustamente dall’assessora Lodi in abbinata con la collega Polli, due degli amministratori peggiori che Trieste ricordi: è una mia opinione, si è ridotto ad un pugno di persone, soprattutto funzionari direttivi.
La mattanza degli alberi ha avuto una particolare impennata sotto la precedente amministrazione Cosolini ed ha toccato il picco sotto l’attuale Dipiazza. Dunque su questo centrosinistra e destra uguali sono, ma chi si aspettava una differenziazione dai “nuovi”, mica tanto: da quasi dieci anni, oppositori targati 5Stelle è stato clamorosamente deluso. Ne è plastica riprova l’affermazione del consigliere Paolo Menis che alcune settimane orsono ha giustificato gli abbattimenti con le stesse parole usate dalla Lodi “saranno (?) malati”.
Neanche a dire che queste amministrazioni hanno disatteso, insomma violato, e pubblicamente senza che alcuno, neppure gli organi di controllo (dalla Prefettura alla Procura) avesse nulla da obbiettare ben due leggi della Repubblica che IMPONGONO ai Comuni sopra i 15.000 residenti di piantare un nuovo albero per ogni neonato registrato all’anagrafe (per l’anno scorso avrebbero dovuto essere almeno 1.200).
In tutti questi anni, spiace ed è triste rilevarlo, solo il Circolo Miani, che non è una associazione ambientalista ma la più significativa realtà socioculturale di Trieste a partire dal 1981, ha denunciato tale situazione ed ha organizzato delle manifestazioni sul territorio.
Gli altri, ovvero la pletora di siglette ambientaliste legate a doppio filo alla politica (di sinistra e destra) e che qui esistono solo per lo spazio che stampa e televisioni, asservite ai partiti, regalano loro in ossequio ai padroni editoriali, non sono mai pervenute. Per non parlare di quella sigla purtroppo ectoplasmatica che a livello locale dovrebbe rappresentare i resti del partito dei Verdi: mai comparsa sui radar.
Dunque se si vuole invertire questa situazione, fermare lo scempio e la mattanza, metter mano seriamente al vergognoso degrado in cui il verde pubblico, ma anche privato, è stato lasciato in questi decenni (dai giardini, inquinati e non, dalle aree verdi periferiche e centrali), servono a poco le denunce che pure il Circolo Miani si è assunto, in piena solitudine, la responsabilità di presentare in Tribunale, bisogna entrare in Comune, che è il vero Dominus in negativo di questa situazione, per cambiare radicalmente lo stato delle cose. E l’occasione si presenterà nella prima decade di maggio con le elezioni del prossimo anno.
Progetti ed idee concrete non ci mancano e le renderemo note in occasione degli incontri pubblici a partire da quello di sabato prossimo. Non nascono da promesse e balle elettoralistiche ma dall’esperienza maturata in tutti questi anni sul territorio.
Giudicate quindi voi chi sia più credibile.
Ultima nota: fanno sorridere tutti quelli che sull’onda di Greta parlano di emergenza climatica e che a Trieste si fanno fotografare con le “autorità” corresponsabili del disastro.
Alla prossima puntata (Far West di antenne e ripetitori, Moratoria 5G).
Teodor
A corredo ho riscelto di far ripubblicare una foto della devastazione in Val Rosandra che è l’emblema di quanto scritto.
» Inviato da valmaura il 15 September, 2020 alle 4:25 pm
Sabato 19 settembre alle ore 11 Assemblea fondativa di TRIESTE VERDE, presso il Circolo Miani in via Valmaura 77 a Trieste.
Il secondo incontro, per presentare le proposte operative si terrà, sempre a Trieste in via Valmaura 77 al Circolo Miani, il sabato successivo, 26 settembre, e sempre alle ore 11.
Ora c'è poco da spiegare: chi ci legge e segue conosce perfettamente i temi su cui da anni siamo impegnati e non solo a scritti e parole ma anche organizzando iniziative e manifestazioni sul territorio, e cosa unica a Trieste presentando soluzioni concrete e praticabili come ad esempio quella sul “Porto Green”.
Da anni, non da giorni, settimane o mesi, su questi argomenti TUTTE le forze politiche di maggioranza ed opposizioni, non hanno profferito parola se non per difendere o giustificare gli scempi attuati e le cose mai fatte..
Questa è la triste realtà con cui purtroppo dobbiamo fare i conti, senza illusioni o facili credulità alle promesse che verranno fatte nell'ultima settimana di campagna elettorale dell'aprile prossimo.
Ci troviamo di fronte a due strade: continuare a fare informazione, denuncia e testimonianza, cose che come Circolo Miani abbiamo fatto da 40 anni e che ci riescono benissimo, ma consci che saranno battaglie perse, giuste ma perse, nel senso che non porteranno a risultati pratici alcuni. Oppure prendere in mano direttamente lo strumento che è preposto ad assumere decisioni e responsabilità, e dunque dare speranza convinta alla soluzione di questi problemi.
Esso, in questa fase porta il nome di Comune di Trieste con Circoscrizioni annesse, che andrà al rinnovo elettorale nella prima o seconda settimana del maggio 2021, assieme al Comune di Muggia.
Non c'è altro tempo da perdere per fare questa scelta, che poi lamentarsi e frignare a “babbo morto” non serve proprio a nulla.
A voi la decisione dunque se partecipare a questa decisione o restarvene a casa. E ovviamente più siamo e meglio stiamo.
Tutto il resto sono “chiacchiere e distintivo”, particolarismi e distinguo autolesionisti quanto inutili.
Parliamo di immigrati, migranti, clandestini, extracomunitari ….
» Inviato da valmaura il 14 September, 2020 alle 1:36 pm
Insomma chiamateli come vi pare ma considerate sempre che sono persone né più né meno in tutto uguali a noi, anche nella povertà.
Detto questo mi permetto di scrivere una MIA riflessione, del tutto personale, e che tempo addietro in parte condivisi in uno scambio epistolare con l'allora Presidente della Regione, Debora Serracchiani. Perchè con lei? L'occasione la fornì una insensata ed autolesionista, è mia opinione, polemica sollevata pubblicamente a sinistra, dopo una sua dichiarazione per uno stupro, o tentato non ricordo con precisione, nei confronti di una ragazza in Stazione ferroviaria ad opera di una coppia di immigrati, clandestini o no nella vicenda ha scarsa importanza. In sintesi la Presidente della Regione, esprimendo solidarietà alla vittima, definì il fatto particolarmente grave o odioso perchè gli autori erano “ospiti” nel nostro Paese. Apriti cielo: dal mondo cattolico e di sinistra fu oggetto di attacchi per giorni sulla stampa. A questo proposito ricordo che fino agli anni Settanta quello che fu il più grande, meritorio ed importante Partito Comunista dell'Europa occidentale, e la Serracchiani non ne faceva parte, educava i propri iscritti ad essere cittadini “modello”, insomma a primeggiare a scuola, all'università, nel mondo del lavoro e nella società per essere un punto di riferimento per i coetanei o colleghi. Insomma i “primi della classe”, un esempio da seguire nei comportamenti oltre che nell'idea politica. Mi scuserete la semplificazione e la banalizzazione ma il concetto quello era. Ne derivava che qualora fossero stati “ospiti” in casa altrui, dovevano essere più realisti del re: impeccabili ed inappuntabili. Ed il PCI allora era un partito fortemente legato ideologicamente all'internazionalismo, all'aiuto ed alla solidarietà con tutti i movimenti di liberazione e gli “oppressi” del Mondo. Non a caso visse il Golpe cileno con particolare quanto drammatico coinvolgimento e si fece promotore dell'ospitalità diffusa nei confronti degli esuli cileni (un nome per tutti: gli Intillimani, dovrebbe ricordare qualcosa). Dunque chi viene oggi, come ieri o domani, in Italia, per tutte le casistiche comprensibili (in fuga dalla guerra, da miseria e carestia, perchè perseguitato nel suo paese, e via dicendo), per il periodo temporale che qui si ferma deve, ripeto deve, osservare norme e leggi, (belle e brutte che siano, ed alcune non sono proprio bellissime) della nostra Repubblica, ma anche rispettare usanze, costumi e tradizioni. Con l'aggiunta dell'assoluta quanto diligente osservanza delle misure sanitarie in vigore per l'emergenza Covid-19. D'altro canto la nostra Repubblica deve, ripeto deve, essere in grado di garantire un trattamento umano e dignitoso a queste persone fin quando rimangono nel nostro Paese (sappiamo benissimo che la stragrande maggioranza considera l'Italia esclusivamente un posto di transito). E la situazione è poi migliorata, anche se rimane ancora del tutto insoluta, da quando l'Europa, magari con fatica e riluttanza, ha deciso di accettare una ricollocazione almeno parziale di questi “migranti” e di sostenere parte rilevante delle spese di prima accoglienza. Detto questo in teoria tutto sembra facile e scontato, ma qui entra in ballo la politica, le strumentalizzazioni elettorali, ed i “principi” sacri, sordi ed inviolabili, per i quali il nostro Pianeta si è riempito di fosse comuni fin da quando esiste la storia, con ideologie e religioni manicheiste. Oltre naturalmente la realtà di un Paese, il nostro, che conta milioni di concittadini in povertà assoluta e relativa, che non riesce a dare risposte veloci ed adeguate alle emergenze casa, assistenza sanitaria e lavoro. E non ci vuole Pico della Mirandola per capire che a soffiare sul fuoco si crea l'incendio. L'esasperazione, la disperazione, paura ed ignoranza, la mancanza di futuro e soprattutto di presente è elemento ideale per spalancare praterie ai seminatori di razzismo, di intolleranza: insomma allo scatenamento della classica “guerra tra i poveri”. E non a caso i primi a guadagnarci, oltre ai politici, sono industriali o latifondisti senza scrupolo ed umanità che sfruttano questa abbondanza di manodopera sottopagata e spesso in nero, la criminalità organizzata che trova nuovi “picciotti”, italica o di importazione che sia, la delinquenza spicciola e lo spaccio, e tutti noi avremmo una lunga lista di esempi da aggiungere. Uscirne non è facile, ma ora si potrebbe sfruttare, che brutto termine, la prospettiva offerta dalle misure economiche per la rinascita post emergenza Covid. Sempre che la politica e le istituzioni diano una volta tanto prova di risolvere i problemi e non siano loro stesse parte del problema invece che la soluzione. Nel frattempo lo Stato deve garantire solidarietà e sicurezza (chi delinque va punito e respinto se ospite, che sia comunitario od extra non ha importanza), metter mano concretamente quanto rapidamente alle emergenze secolari che rendono la vita di moltissimi italiani una faticosa lotta per la sopravvivenza, si anche con la vituperata “assistenza” che i confindustriali aborrono ma solo quando non riguarda i loro interessi, prosciugare quella palude che altri hanno interesse (economico, malavitoso, elettorale) a mantenere ed allargare. Questa è la vera questione da far tremare le vene ai polsi, ma abbiamo la straordinaria fortuna, ed anche un po' tanto di merito, che oggi l'Europa ed il Mondo non sono messi meglio di noi, anzi. Maurizio Fogar Un cortese invito: risparmiatevi di ricordarmi che la stragrande maggioranza dei reati, dal femminicidio, stupro e violenza quotidiana su donne e minori, sono commessi da italianissimi delinquenti. Lo so già.
Trieste Porto Vecchio. Il caos regna sovrano.
» Inviato da valmaura il 13 September, 2020 alle 12:31 pm
“E nel torbido si pesca meglio”
E' una celebre battuta di Tony Curtis in “Operazione sottoveste”. Curtis interpreta il ruolo di un ufficiale di marina, che grazie alle sue capacità di ladro, si ingegna nel recuperare i pezzi necessari al suo sottomarino. Ma qui più che “pescare” si brancola a tentoni, e pertanto lo spazio, ampio ma non infinito, dell'area diviene di volta in volta il ricettacolo delle più svariate proposte. Si va dalla Casa di Riposo per anziani muniti di milioni e pannoloni, a residenze abitative de luxe, ad uffici della Regione, a musei uno contro l'altro armati, a centri congressi, a sedi itineranti di mercati ittici con degustazioni aggiunte, ad improbabili Ovovie, alla “Playa Beach” della nuova Piscina che di terapeutico ha picca e nulla, al centro sportivo e balneare, ad Albergoni per nababbi, a Silicon Valley domacia, e via fantasticando. E poi attenti, c'è sempre il fantasma della Ciofeca targata Paoletti: il Parco del mar Morto. Lo capisce anche un neonato che i proponenti, in questa fase Comune e Regione ma il caravanserraglio si allunga ogni giorno che passa, non hanno uno straccio di idea chiara, un progetto organico, su che fare. E questo dovrebbe essere il “riappropriarsi di Trieste” della vasta area centrale della città? Finora l'unica proposta sensata viene da un armatore: adibire con i necessari lavori, il fronte mare a Terminal crocieristico per fare del Porto di Trieste una stazione fissa, e non occasionale com'è ora, per le “Navi Bianche”, con tutto l'indotto che ciò comporta. E Zeno D'Agostino, che ha riservato, per fortuna, le banchine alla gestione dell'Autorità Portuale bene farebbe a dare concreta attuazione alla proposta, mentre gli altri si baloccano, ma è bene ricordarlo, sempre e solo con i soldi nostri. Ed anche la Fincantieri dovrebbe darsi una mossa, visto che queste navi le vara. Poi magari coordinarsi con la Sovrintendenza “prima” e non dopo sarebbe cosa sensata. Ma qui di buon senso finora si è visto molto ma molto poco, e nel frattempo gli anni passano ed anche i quattrini pubblici finiscono.
Sapore di sale, sapore di guano, che hai sulla pelle …..
» Inviato da valmaura il 12 September, 2020 alle 12:25 pm
Ma cosa paghiamo a fare, e profumatamente, gli assessori regionali e comunali all'ambiente (mitica la Polli nel suo “il depuratore che parla con il mare”), i politici tutti, i funzionari e tecnici dell'Arpa, della Polizia municipale e dell'Asugi se il “nuovo” Depuratore fognario cittadino, costatoci 53 milioni di euro ed inaugurato due annetti fa, e incredibilmente costruito tra le case di Chiarbola e Servola-Valmaura, continua quotidianamente ad impestare il vicinato con il lezzo di merda? Riponiamo la domanda che oramai in città quasi tutti si fanno: esiste una Procura della Repubblica? Ma poi cosa che i Triestini, e non solo, ignorano, è che noi con i nostri soldi paghiamo la costruzione di Inceneritori, Depuratori, Parcheggi, come il Silos costatoci carissimo anche per le tangenti incassate allora da assessori comunali e partiti, soprattutto PSI e DC, che poi finiscono in gestione a privati (anche Acegas-Gruppo Hera lo è) e sui quali noi paghiamo poi costi elevatissimi per usarli. Abbiamo infatti le bollette dell'acqua (bene comune) tra le più care in Italia, idem dicasi per la tassa rifiuti sulla quale incombe da sempre una domanda. A cosa serve la raccolta differenziata, venduta a privati, che invece dovrebbe ridurre se non azzerare i costi per i cittadini? E dobbiamo pagare senza alcuna riduzione le tariffe per i parcheggi da noi appunto pagati e costruiti. Poi su tutte le bollette acqua, luce e gas tra le incomprensibili voci in fattura, ce n'è una che sotto la dicitura spese di sistema nasconde il fatto che noi siamo costretti a pagare pure una percentuale (dal 10% in su) per le “dispersioni di rete” prima del nostro contatore. Ovvero per le vistose perdite delle vetuste reti di distribuzione, che ovviamente rimborsate così non invogliano certo i “provider” a fare i lavori, mica sono fessi: perderebbero un sicuro guadagno garantito. Si chiama libero mercato all'italiana di questi confindustriali che tuonano un giorno sì e l'altro pure contro “l'assistenzialismo”, il loro escluso ovviamente. Forse forse l'idea di far nascere Trieste Verde non è proprio sbagliata.