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Circolo Miani » News Correnti » Page 200

Udine ferma il 5G, Trieste lo difende o tace.

» Inviato da valmaura il 20 May, 2020 alle 1:16 pm

Il sindaco e la Giunta comunale del capoluogo friulano poche ore fa hanno deciso di sospendere ogni autorizzazione all’installo di ripetitori ed antenne per la nuova tecnologia 5G su tutto il territorio del Comune di Udine, seguendo quanto già fatto da una decina di amministrazioni comunali in Regione FVG.
E più sotto ne potete ascoltare le motivazioni, che sostanzialmente stanno alla base (il principio di precauzione in assenza d
i certezze scientifiche che ne comprovino la non pericolosità per la salute dei cittadini e per l’ambiente) delle due richieste di moratoria per il 5G avanzate dal legale del Circolo Miani al sindaco di Trieste.
La differenza sta tutta qui: ovvero tra Udine, nel bene, e Trieste, nel male, di come si esercita la funzione di amministratori pubblici. Non solo il Dipiazza e la sua Giunta difendono la scelta del 5G a Trieste, ma da tutta la politica, a partire dalle cosiddette “opposizioni” dei Cinque Stelle e PD/Centrosinistra non si leva voce dissonante in città, anzi non si leva proprio alcuna voce, così come è accaduto per la mattanza degli alberi ed il degrado di giardini, aree verdi e quartieri periferici.
Tra un anno esatto i cittadini saranno chiamati al rinnovo elettorale dei Comuni di Trieste e Muggia, e magari a due settimane dal voto qualcuno, fuori tempo massimo, si sveglierà dal letargo facendosi paladino a destra e manca della difesa della salute e dell’ambiente.
Promesse che non valgono la carta su cui saranno scritte.




Fin che la barca va, lasciala andare …

» Inviato da valmaura il 19 May, 2020 alle 3:24 pm

Cantava Orietta Berti. Ed oggi dovrebbe essere la colonna sonora della grottesca vicenda del Lazzaretto galleggiante di Trieste.
Dipiazza a parte, che cambia parere ad ogni refolo di Bora, la vicenda sta assumendo aspetti grotteschi.
Dopo che finalmente è stato svelato il rapporto “riservato”, ma può esistere in democrazia qualcosa di “riservato” tra due enti pubblici, ovvero Azienda Sanitaria e Regione? Dicevamo, dopo che è stata resa n
ota la genesi di questa infelice storia, infelice non per i firmatari ma per gli anziani vittime due volte: del Covid-19 e di questi incompetenti, alcuni punti sono finalmente chiari.
La richiesta della “nave” è firmata dal “dominus”, si fa per dire, dell’ASS triestina, che oggi rimane con falangi e metatarsi bruciate dal cerino lasciatogli in mano dai politici regionali. Ma a Poggiana questo ed altro.
Ma vediamo i tempi: oramai la nave che a leggere il riservato rapporto doveva servire per sei mesi, è oramai superata dall’evoluzione dei fatti.
La Regione nel contratto parla di nolo fino al mese di luglio, dunque al massimo per due mesi e mezzo. Ed oramai è passato quasi un mese da quando avrebbe dovuto divenire operativa. Mentre i “politici” discutono, meglio di una comica, ancora dove piazzarla all’ormeggio.
Si legge nel “rapporto” che appena a metà aprile il vertice ASS, sempre lui: Poggiana, avrebbe diramato le istruzioni alle Case di Riposo su come affrontare l’epidemia ed il suo diffondersi. Dunque ad un mese e mezzo dal suo esplodere in Regione. E che dopo aver preso atto della situazione emergenziale a dispetto delle “istruzioni” inviate il vertice, cioè Poggiana, avrebbe optato per la nave.
Come scrive, a sprezzo del ridicolo la deputata Sandra Savino: “la scelta è stata presa dall’Azienda Sanitaria dopo ampia ponderazione”. Che sia stata “ampia” non c’è dubbio alcuno: i tempi ed i morti stanno lì a confermarlo. Sulla “ponderazione” ci consenta più di qualche dubbio.
Questi sono i fatti nudi e crudi, ogni altra parola non serve. Anzi ne servirebbe una sola “Scusateci”, accompagnata dalle immediate dimissioni dei responsabili, “tecnici” e politici.

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5G. Imparare no?

» Inviato da valmaura il 18 May, 2020 alle 11:33 am

Non saranno mica tutti complottisti manovrati dalla Spectre?
Il buonsenso non ha confini se non nei cervelli dei nostri amministratori.

“Pericolo legittimo”. E’ ufficiale: anche la Slovenia ha fermato il 5G!
Hanno vinto i manifestanti, gli attivisti Stop 5G. Almeno per ora. La notizia battuta dalle agenzie stampa di Lubiana sta facendo il giro del web, eccola su OASI SANA in esclusiva per l’Italia: dopo la moratoria triennale cantonale in Svizzera, anche la Repubblica di Slovenia ha ufficialmente bloccato l’Internet delle cose. La posizione slovena, membro dell’Unione Europea a differenza degli elvetici, è stata adottata per valutare con più attenzione le criticità del 5G nell’impatto su ambiente e salute pubblica. Al contrario di quanto ha fatto l’Italia nel 2018 con l’AgCom, vendute al buio le nuove frequenze del 5G all’asta di governo, cioè senza valutazione preliminare d’impatto ambientale e sanitario!
L’Agenzia per le reti e i servizi di comunicazione (AKOS) della Repubblica di Slovenia (ente normativo che regola i settori delle comunicazioni) è stata infatti incaricata di fermare l’assegnazione dello spettro di frequenze 5G. La moratoria slovena è sostenuta dal Ministro sloveno della pubblica amministrazione Rudy Medved, che nella divisione della comunità medico-scientifica sugli effetti biologici delle inesplorate radiofrequenze ha optato per l’adozione del principio di precauzione: “Sono consapevole che non troveremo una risposta definitiva, dato che non ce n’è stata una a livello globale. La tecnologia 5G non è stata stabilita nella pratica nella misura in cui gli studi potrebbero produrre risultati in base ai quali potremmo dire in modo conclusivo che il 5G è completamente innocuo “. La decisione è scaturita dopo che il Ministero della Pubblica Amministrazione aveva convocato una consultazione pubblica sulla sicurezza delle tecnologie 5G insieme a Gregor Kos, presidente del partito politico non ideologico Per una società in buona salute e Igor Šajn dell’organizzazione di consulenza ecologica Biologia e Costruzione. L’incontro, previsto di quattro ore, alla fine è durato sei ore. Sul sito del partito sloveno si legge: “Divieto dell’uso della tecnologia wifi negli asili, nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e nella seconda fase di tutte le istituzioni pubbliche. Moratoria sull’introduzione del 5G basata sul principio di precauzione, grazie a ricerche scientifiche sufficienti per dimostrare gli effetti negativi delle radiazioni elettromagnetiche sulla salute umana, sulla natura e sull’ambiente“. Da qui lo stop in tutto il paese!
Classe 1959, laurea in giornalismo, eletto nel 2018, per Medved le preoccupazioni della popolazione slovena sulla nocività della tecnologia 5G sono quindi legittime. Il ministro ha duramente criticato l’operato dell’agenzia delle telecomunicazioni AKOS (cioè come se in Italia lo stesso venisse fatto ad esempio dal Ministro della Salute verso il rapporto negazionista dell’Istituto Superiore di Sanità) sostenendo che gli elaborati sulla strategia di lancio delle frequenze 5G sono inadeguati, al punto da chiederne la rimozione dall’agenda del governo: “All’ultimo momento c’erano così tante critiche al documento – ha riferito Medved alla stampa slovena – che l’abbiamo rimosso dall’agenda per consentire ulteriori riflessioni“.
Le critiche contro l’AKOS partono dal presupposto che il suo studio non include i rappresentanti dei ministeri della salute, dell’ambiente e della pubblica amministrazione e, di conseguenza, la strategia di lancio del 5G in Slovenia non tiene sufficientemente conto degli aspetti sanitari. Mica uno scherzo. “Riteniamo che la leadership dell’agenzia dovrebbe assumere un ruolo più proattivo per chiarire il più possibile gli aspetti sanitari“.
C”è pero un particolare che farebbe della Slovenia un caso simile al governo di Bruxelles-Capitale in Belgio, dove l’ex ministro regionale all’ambiente Celine Framault nel 2019 annunciò la moratoria sul 5G a ridosso delle elezioni, prima di perdere la poltrona e mandare in fumo l’adozione cautelativa.
Infatti alla fine di Gennaio 2020 Marjan Sarec, primo ministro sloveno, si è dimesso: a breve quindi ci saranno nuove elezioni politiche. E la questione 5G pare tutt’altro che definitivamente tamponata. Ma mentre si infuoca la campagna elettorale, martedì 10 Marzo 2020 è previsto un dibattito di esperti scientifici internazionali per un maxi-evento sugli effetti sulla salute e sull’ambiente del 5G. Proprio come organizzato in Italia dall’Alleanza Italiana Stop 5G alla Camera dei Deputati, di Montecitorio il convegno si svolgerà nel Consiglio Nazionale sloveno cioé la Camera Alta del parlamento nel Palazzo dell’Assemblea Nazionale di Lubiana. Prevista la trasmissione in diretta della televisione nazionale del paese.
L’attuale posizione slovena è comunque analoga a quella adottata in Spagna dall’organo governativo Difensore del Popolo, mentre la pericolosità del 5G è già stata affermata in Danimarca da una consulenza legale richiesta sempre dall’istituto nazionale di sanità pubblica. Infine in Olanda la fondazione Stop 5G ha annunciato di ricorrere alle vie legali contro la decisione del governo olandese di implementare il 5G senza valutazione ambientale e sanitaria: “non è stato adeguatamente studiato per i rischi per la salute. Il gruppo ha affermato che gli studi condotti su 2G, 3G e 4G hanno mostrato effetti dannosi per l’uomo, gli animali e le piante e che l’aumento dell’intensità di radiazione per il 5G avrà un impatto importante sulle persone e sull’ambiente.”




Gli sciacalli (politici) del Covid-19.

» Inviato da valmaura il 16 May, 2020 alle 2:19 pm

Di fronte ad una tragedia mondiale nella quale tutti, dal mondo della medicina e scienza a quello della politica e dell’opinione pubblica, erano impreparati il nostro Governo è riuscito, tra errori e incertezze quasi sempre inevitabili in questa situazione del tutto nuova, a fare meglio di tanti altri.
Ha per primo deciso una cosa responsabile, si è affidato agli “operatori di settore” ovvero a medici e ricercatori.
Ora tale avveduta scelta viene rinfacciata da taluni politici (regionali e nazionali) in cerca disperata di visibilità e consensi dopo le catastrofi accadute nelle Regioni che disamministrano.
La tecnica è sempre la stessa: passano con una disinvoltura incredibile, confidando nella storica mancanza di memoria degli italiani e nell’assenza di un giornalismo libero e professionale, dal “chiudere tutto all’aprire subito”. Imputano, vedi il duo Fedriga-Bini, al Governo di non aver predisposto di già i “protocolli”, insomma le istruzioni, per le categorie commerciali che loro vorrebbero riaperte da ieri e non dal 18 maggio come prudentemente Conte ha indicato, anche per valutare, con i tempi dell’incubazione pandemica, gli effetti sulla salute della “riapertura” avviata il 3 di questo mese. Ma si sa, solo gli imbecilli (da queste parti: i mone) non hanno incertezze.
Ovviamente ci aggiungono, per pararsi le terga, i vari Fedriga, Fontana, Cirio, Zaia, Toti e pure il Bonaccini, e lasciamo perdere il caso umano della Santelli, la formuletta di rito “ma in sicurezza”.
Poi sullo stesso piccolo giornale due passi più in là tocca leggere una paginata di proteste dei dipendenti pubblici del FVG (13.000 e passa: la più grande azienda, con la sanità, della Regione) contro i vertici Regionali (Fedriga, Bini, eccetera) per non aver ancora predisposto i “protocolli”, ovvero le misure, per i lavoratori degli enti pubblici. Ci entrerebbe per responsabilità anche il sindaco di Trieste, qualora la città ne avesse uno. Enti pubblici che dopo due settimane non sono stati capaci ancora di dare risposta alla richiesta di incontro sul tema avanzata dai sindacati. Insomma la classica parabola della pagliuzza e della trave.
Poi c’è il buon uomo di Riccardi che ora esplicita i suoi dubbi sulla genialata della nave Lazzaretto (l’ha detto all’entusiasta suo Presidente?) e scarica la croce sul suo braccio destro Poggiana (che è abituato oramai a sopportarne di peggiori) e sui “tecnici” dell’Azienda sanitaria triestina.
Ultima cosetta: fa un po’ tanto schifo vedere la follia adolescenziale delle “movide” riprendere imperturbabile, quando magari i “nonni” sono ancora in fila all’obitorio in attesa di essere cremati.
Ma lo schifo è tutto farina del nostro sacco: questi sono il “prodotto” della nostra società di cui forse ora dovremmo un tantino vergognarci.
Un’ultima curiosità. Il Questore ha fatto identificare gli “800 partecipanti” come riporta la stampa, dell’assembramento-comizio di ieri in piazza Unità per le sanzioni e le denunce di rito? Oppure perché erano strumentalizzati dalla destra erano giustificati a farlo, come hanno farneticato i pigmei microcefali nei confronti della settanta persone (“zecche sinistre e comuniste ai quali tutto è permesso”) presenti il Primo Maggio in Campo San Giacomo.
Così un tanto per equità, vero Patronzi e Valente?
Post scriptum. Noi, purchè nel rigoroso rispetto delle norme di distanziamento sociale e protezione, siamo favorevoli ad ogni assembramento di tipo sociale, culturale e politico. I “pigmei” non sappiamo.

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Io sono fatto così.

» Inviato da valmaura il 15 May, 2020 alle 12:22 pm

Ed a 66 anni pare difficile che possa cambiare.

Talvolta sono rimproverato di eccessivo rigore ed intransigenza, tipo il fatto che io non accetti di condividere neppure il saluto con persone che disistimo, né sia disponibile ad accettare incontri con loro.
Eppure ritengo che i cittadini questo si aspettino da un politico, in senso pieno del termine: una delle cose che ha sempre infastidito, ed ha determinato il suo progressivo allontanamento da “questa” po
litica, la gente normale è vedere questi esponenti di maggioranza ed opposizione scannarsi in aula, arrivare quasi alle mani, e poi andarsene tranquillamente al bar a bere assieme, insomma a finire “a tarallucci e vino”.
Scriveva Giorgio Bocca quando fece l'ultima intervista al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, a meno di sette giorni dal suo feroce assassinio da parte della mafia, che alla sua domanda di come mai il Prefetto di Palermo, cioè lui, facesse vita monacale e non partecipasse ad alcuna iniziativa pubblica, mondana o celebrativa che fosse, Dalla Chiesa gli rispondesse in questo modo. Non partecipava ad incontri pubblici, dalle prime a teatro ai tagli di nastri inaugurali perchè mai avrebbe voluto correre il rischio, per lui inaccettabile moralmente, di condividere uno spazio o peggio ancora salutare personaggi disonesti o collusi con la criminalità organizzata.
Ecco io, molto più modestamente, mi sono imposto questa regola che mi porta a dire che se mai fossi invitato da organi di stampa che mi hanno censurato ed escluso da venti anni, e non perchè sia giudicato esteticamente non di loro gradimento, a riapparire sulle loro pagine o sui loro schermi anche quotidianamente, non avrei dubbi nel declinare ogni invito che proviene da chi ha fatto dell'informazione non il “quarto potere” dei cittadini ma lo stuoino della servitù ai potenti di turno.
Questa politica è l'arte del compromesso, ed in parte lo posso capire, ma i principi non lo sono mai, oppure non sono principi ma opportunismi.
Maurizio Fogar

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