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Circolo Miani » News Correnti » Page 20

SIOT. Perchè?

» Inviato da valmaura il 6 August, 2022 alle 2:22 pm

Già perchè da mesi la stampa locale ignora i silenzi del Comune di San Dorligo-Dolina e di Trieste sull'invito inviato loro di sottoscrivere con un voto dei rispettivi consigli comunali la Risoluzione presentata dal consigliere comunale Maurizio Fogar ed approvata all'unanimità dal Consiglio comunale di Muggia che sollecitava un urgente intervento del Ministero dell'Ambiente per far cessare i miasmi in uscita da decenni dalla Siot?
Eppure su questo fatto che non ha precedenti nella cronaca locale era doveroso rivolgere, anche per rispetto ai lettori ed ai residenti di Muggia, Dolina-San Dorligo e Trieste devastati dai miasmi di “benzina marcia”, due domande agli amministratori locali (Klun e Dipiazza) silenti.
Magari ricordando loro, è il minimo sindacale della professione giornalistica, che la Regione in questo caso non ha competenza alcuna perchè la materia è riservata al Governo, giusto per evitare supercazzole un tanto al chilo degli intervistati.
E perchè la stessa domanda non è stata rivolta ai Capigruppo e consiglieri delle forze politiche che siedono nei rispettivi consigli comunali magari con l'aggiunta della richiesta di una spiegazione sul perchè non si siano mossi per sollecitare discussione e voto.
Non averlo fatto e continuare a non farlo significa fare un pessimo servizio al “quarto potere”, insomma al mestiere del giornalismo, ed ovviamente un grande favore alla Siot ed ai suoi camerieri, compresi quelli che si svegliano ora e si definiscono “verdi”, Signoreiddio!
Ps: la data dell'articolo in foto è del 1 febbraio 2012, oltre 10 anni fa.
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Chi sono gli “amici” della SIOT.

» Inviato da valmaura il 5 August, 2022 alle 11:45 am

Che impesta la provincia con i suoi miasmi e dai lucrosi affari.
 
Cominciamo subito col dire che chiedere alle industrie di rispettare le leggi, e spendere il dovuto soprattutto quando, come nel caso della Siot, si ricavano utili annuali a doppia cifra in milioni, non significa invocarne la chiusura. Lo scriviamo per i soliti utili idioti che commentano a sproposito senza esitare a barattare la tutela della salute e della qualità della vita, anche propria, con i tanti soldini che qui ricava la Siot. Poi, a chi interessa su di un fatto analogo, ci sarebbe pure una sentenza del marzo 1990 della Corte Costituzionale che sancisce che la tutela della salute dei cittadini è bene primario costituzionale.
Dunque torniamo al tema “amici” che ci aiuta a capire meglio perchè questa disastrosa situazione si protragga da decenni: anche se, chiusa l'area a caldo, per ora che presto ne assaporeremo un'altra, della Ferriera che per anni con le sue emissioni inquinanti forniva alla Siot un diffuso paravento, la situazione è divenuta palesemente insostenibile.
La stampa ed i mass media, perchè la pubblicità a pagamento è la bestia che li tiene in vita.
La politica: a partire da Dipiazza, Sindaco di Trieste con la sua maggioranza al seguito, perchè Lilli, l'amministratore delegato e presidente Siot, è un “caro amico”.
Klun e la sua amministrazione di segno apparentemente opposto a San Dorligo-Dolina.
Ed infine la Barcolana di Gialuz che da due anni ha la Siot del sempre “amico” Lilli tra i principali “partner” finanziatori del business velico.
Ora il Consiglio comunale di Muggia con un atto senza precedenti ha approvato all'unanimità una Risoluzione presentata dal consigliere comunale Maurizio Fogar indirizzata al Ministero per l'Ambiente (Transizione Ecologica, non ridete per favore) che per legge, ma il sindaco Klun ancora non lo sa, è l'unico competente ad intervenire, che la Regione non ci azzecca per nulla, sulle industrie che lavorano il petrolio. In questa Risoluzione, inviata per conoscenza pure a Regione, Arpa e Autorità Portuale, ed ai Sindaci di San Dorligo-Dolina e Trieste (il 13 giugno) con l'invito a farla votare ai rispettivi Consigli comunali per associarsi coralmente al Comune di Muggia nel dare maggiore forza alla richiesta di urgente intervento del Ministero per far cessare i miasmi Siot che investono, oltre a San Dorligo-Dolina che ne è l'epicentro, tutto il territorio della nostra provincia a seconda dei venti.
Ora se Dipiazza e Trieste tacciono, nonostante tutti gli “ambientalisti a parole” presenti in Comune, il Sindaco e la Giunta di San Dorligo-Dolina fanno di peggio, oltre ogni più infausta, per loro, previsione: che lì si rivota nella primavera 2024. Ti chiamano il Lilli, con “esperto” (il figlio dell'ex Presidente di Confindustria Pacorini) e troupe televisiva al seguito, a gestire una assemblea pubblica mettendogli generosamente a disposizione il Teatro comunale.
Ma c'è di più: nel corso dell'affollatissima riunione dove non uno dei presenti, salvo i politici locali, celava la sua contrarietà alla Siot, il sindaco Klun permetteva impassibile al “padrone di casa” Lilli di bacchettare bruscamente il suo, di Klun, assessore Stokovac quando si limitava a ricordare una perizia tecnica realizzata dal Comune nel 2019 i cui esiti addebitavano la responsabilità dei miasmi alla Siot. Una cosa mai vista è che ha lasciato basiti i tre consiglieri comunali di Muggia (Fogar e due del PD/lista Bussani) presenti.
Tralasciamo i voli pindarici di Lilli and company sul numero dei dipendenti Siot (da 1000 scesi di botto a 150, ma in tutta Italia, della serie “cala Trinchetto cala” di Carosello) e sul Fotovoltaico e rinnovabili declassati ad inutili pur di giustificare l'installazione in Regione di quattro centrali di generazione a Gas Metano (tonnellate di metri cubi di Anidride Carbonica-Co2) di cui una la Siot piazzerà proprio a San Dorligo-Dolina con 65 decibel di media per l'inquinamento acustico: un affarone!
Giova qui evidenziare che mentre i sindaci della Carnia e Friuli sono scesi in piazza manifestando una totale contrarietà al progetto Siot, l'unico sindaco di un comune interessato alla nuova installazione assente e silente è stato proprio il dolinese Klun.
Ultima considerazione anche in ordine di importanza dei soggetti protagonisti, ovvero sigle che esistono solo sulla carta stampata oppure come i fiumi carsici rispuntano esclusivamente in campagna elettorale. Ci riferiamo a tutto il panorama, di nome e di fatto, delle associazioni ambientaliste “doc” e dei micropartitini dei verdi: in quaranta anni di impegno del Circolo Miani sulle emissioni Siot, e non solo, non hanno mai aperto bocca!
Ecco chi sono dunque gli “amici” di Lilli e della Siot, con miasmi e soldi al seguito.
Nella foto un anniversario Siot: cadevano ieri i 50 anni dell'attentato di Settembre Nero ai suoi depositi di Trieste e poi pochi anni fa in piena ondata terroristica mondiale c'era qualche giuggiolone politico che voleva aggiungerci pure due Rigassificatori.
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Sala Tripcovich.

» Inviato da valmaura il 4 August, 2022 alle 12:57 pm

Uto Ughi. “In Italia, e peraltro non solo in Italia, è in atto una demolizione di ogni memoria del passato. Eppure, come affermava Gustav Mahler, "la tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco"”
Noi invece siamo basiti da un altro fatto: che il Comune tranquillamente ammetta che al di là dell'abbattimento, una sua specialità, non ha ancora una idea, uno straccio di progetto su che fare di quel piazzale d'armi desolantemente vuoto che andrà dalla Stazione al Silos ed all'ingresso di Porto Vecchio. E ovviamente dei quattro alberi rimasti, compresi quelli striminziti impiantati qualche anno fa, non rimarrà traccia.
Certamente la vista non sarà rincuorante: dal Silos al letamaio che lo circonda.
Nel cassetto il Comune tiene anche la folle idea di spostare, al modico costo di quasi 600mila euro, la statua della bistrattata da morta Sissi dall'attuale opportuna collocazione, nel giardino di piazza Libertà, nel bel mezzo di questa nuova spianata in cemento. Insomma un trasloco da 60mila euro al metro.
E di recuperare il Teatro Auditorium in piazza della Borsa, come su queste pagine ricordiamo da vent'anni inutilmente, il Comune non ci pensa un attimo, forse perchè non lo si può abbattere senza spianare pure la Questura..
Movida selvaggia, suk per turisti magia, bevi e fuggii, bazar di souvenir: ecco il futuro turistico di questa città. E perbacco, senza dimenticare le ciofeche del Parco del Mare e dell'Ovovia.
Com'è triste questa Trieste.
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Villa Haggiconsta. Uno scandalo triestino.

» Inviato da valmaura il 4 August, 2022 alle 12:55 pm

Si tratta di quella grande Villa ottocentesca con parco alberato a metà di viale Romolo Gessi, destinata dalla Regione al Comune di Trieste con il vincolo del mantenimento della destinazione d'uso: ovvero l'assistenza delle persone spastiche o sofferenti di gravi handicap.
Su questa vergognosa storia che dimostra l'incapacità, e se ci permettete pure l'insensibilità umana, fin qui dimostrata dalle amministrazioni che hanno retto il Comune nell'ultimo quindicennio come Circolo Miani siamo più volte intervenuti su queste pagine e sul territorio.
Ma siccome a Trieste è pessima pratica usare il particolarismo e l'individualismo di sigle pur di mettere assai mestamente il “cappello sopra” al caso con l'unico risultato di non ottenere nulla, noi come allora non esitiamo a dare la parola, o meglio lo scritto, a chi era ospite della Villa.
Le promesse non mantenute sul servizio di Villa Haggiconsta con il Comune che vuole vendere e rifiuta il confronto con l'Aias.
Non tutti forse sanno che, nel 1972, Aias Trieste aveva riqualificato l'edificio della Villa Haggiconsta rendendolo privo di barriere architettoniche e a misura delle persone con disabilità dove aveva continuato a gestire il servizio iniziato nel 1957.
Nel 1976, il Comune aveva accettato di gestire il servizio Cem (Centro educazione motoria) all'interno del comprensorio con il Comitato di gestione, ed Aias Trieste ne era membro di diritto: era un servizio pubblico/privato/famiglie all'avanguardia, che oggi viene raccomandato anche dal riordino del Terzo Settore. Ne era scaturito un contratto di comodato fra la Regione Fvg, proprietaria del complesso immobiliare, e il comune di Trieste.
Fino al 2008, nel comprensorio della Villa, veniva svolta attività di supporto alle persone con disabilità complessa. La sede ed il servizio erano culturalmente all'avanguardia, soddisfacevano i bisogni sociali, sanitari, assistenziali, riabilitativi, culturali e inclusivi. Il Comune si era accollato altresì l'obbligo di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Nel 2008 le 24 persone con disabilità complessa, nel breve volgere di un paio di mesi, sono state spostate "provvisoriamente" in altre sedi, atteso che il Comune si era impegnato a provvedere alla manutenzione del comprensorio. Alle famiglie erano state fornite ampie ed ufficiali rassicurazioni sul fatto che il servizio sarebbe stato ripristinato, a lavori ultimati.
Saputo che il Comodato tra Regione Fvg e Comune di Trieste era in scadenza Aias Trieste presentava il 6 novembre 2008 la prima richiesta alla Regione Fvg per ottenere a proprio nome il contratto di comodato. La conseguenza era stata l'invito ad un incontro cui era presente anche il Comune e, in quell'occasione, per la prima volta, abbiamo sentito l'assessore Grilli proporci di accettare la vendita della Villa. Il Comune avrebbe costruito un nuovo centro; non c'era un progetto, nemmeno di massima; neppure il posto e avrebbe dovuto ospitare una sessantina di persone. Rifiutavamo pertanto l'ipotesi, così come le poche proposte ulteriori, anch'esse prive un progetto di massima che definisse i servizi.
Nel 2018 per l'ennesima volta avevamo creduto nelle intenzioni di ripristinare il servizio, quando siamo stati invitati dall'assessore Grilli, a partecipare al Tavolo Territoriale, con una proposta congiunta per 8 abitazioni innovative in Villa Haggiconsta.
Nel 2019 siamo riusciti a sventare l'ennesimo tentativo di alienazione del Comprensorio promosso dall'assessore Grilli smentendo le promesse e gli impegni presi. Veniamo ai giorni nostri. L'Associazione che rappresento ha formulato svariate richieste affinchè venisse fissato un incontro con l'assessorato per esaminare congiuntamente la questione. Le richieste sono state lasciate cadere nel vuoto, senza il ben che minimo riscontro.
Nel corso dell'intervento in Consiglio Comunale del 26 luglio scorso, l'assessore Grilli ha letto le motivazioni per le quali, oggi, tardivamente e senza alcun contraddittorio, il Comune ha deciso di non ritenere - né ora né in precedenza - che l'edificio sia adatto a ripristinare lo svolgimento del servizio precedentemente reso.
Per quale ragione, allora, il Comune non ha approfittato delle nostre richieste di assumere direttamente il comodato, ma ha continuato a fare promesse con la sciente riserva mentale di non mantenerle?
Per quale ragione, il Comune, pur conscio di tale presunta inidoneità, ha poi chiesto ed ottenuto dalla Regione il trasferimento a titolo gratuito del comprensorio, avvalendosi del nostro appoggio, affermando di avere le risorse necessarie al recupero del bene e alla gestione del servizio Cem?
Per quale ragione poi, nel 2018, il Comune ha deciso di venderlo, introducendo addirittura una variante urbanistica al piano regolatore, funzionale ad attuare tale vendita?
L'assessore Grilli ha detto anche che riqualificare la Villa Haggiconsta è "un ingiustificato investimento su un immobile non più adatto allo scopo": il Comune, quindi coscientemente e deliberatamente consente che il degrado di un bene pubblico continui e che alle persone con disabilità complessa sia precluso godere di un servizio adeguato e inclusivo, quale esso è stato sino al 2008.
Dichiarare che l'immobile non è più adatto allo scopo significa che l'ente preposto è stato finora inadempiente sia nei confronti della Regione Fvg e sia - e soprattutto - nei confronti delle persone con disabilità complessa, abbandonate al loro destino al pari del degrado in cui si è purtroppo pervicacemente lasciato deperire il complesso immobiliare della Villa Haggiconsta per oltre 14 anni.
Non si tratta quindi di ampliare, come sostenuto dall'assessore, un servizio ma di restituirlo e di ripristinarlo all'utenza dopo averlo sottratto con ripetute vacue promesse, mai mantenute.
Nella comunicazione letta in Consiglio comunale, peraltro, non si sono chiarite le ragioni per le quali l'assessore si sia sistematicamente sottratto al confronto, reiteratamente richiesto dalla nostra associazione ed altresì perorato dall'Aias Nazionale, imponendo quindi unilateralmente scelte del tutto avulse dai bisogni e dalle aspettative dell'utenza, particolarmente fragile.
Pertanto, nel mentre ribadiamo con forza la richiesta di un confronto a viso aperto con l'assessore, riconfermiamo la nostra disponibilità a lavorare in collaborazione per il bene comune, e sollecitiamo al contempo i consiglieri comunali ad assumere tutte le iniziative del caso atte a recuperare alla cittadinanza tutta un servizio di assoluto rilievo e tutt'oggi all'avanguardia nei contenuti e nelle finalità.
Claudia Marsillio presidente Aias Trieste
Crediamo che non ci siano commenti da fare, se non ricordare che l'aver lasciato per anni ed anni senza manutenzione la Villa, oltre ad accrescerne colpevolmente il degrado, ha portato ad un esponenziale aumento dei costi per il suo recupero.
Grilli Santo subito? A leggere questo proprio no!



Piscina terapeutica. Aggiornamenti e cronistoria.

» Inviato da valmaura il 4 August, 2022 alle 12:53 pm

Da dicembre del 2021 la Piscina è ritornata in possesso del Comune, dopo un lunghissimo sequestro giudiziario (oltre due anni) che finisce inevitabilmente per avvicinare i tempi della prescrizione.
Da allora nulla si è mosso se non la discutibilissima decisione di abbattere tutto l'edificio che non è ammalorato dal crollo della sola copertura della vasca.
Nel frattempo da parte del Comune e di una associazione si è dato fondo ad una non opportuna fantasia: nuova Playa Beach in Porto Vecchio e nuova sede al mercato Ortofrutticolo, giusto per intorbidire ulteriormente le acque, marine.
Crollo Piscina (copertura vasca 29 luglio 2019)
Guida pratica.
Fatta la premessa che se il fattaccio avesse procurato delle vittime, poche o tante che fossero, la notizia avrebbe aperto per giorni i titoli delle prime pagine dei giornali nazionali e dei telegiornali, con grave “giovamento” dell'immagine della città.
Va chiarito in sintesi che:
L'area è di proprietà del demanio statale affidata in amministrazione all'Autorità Portuale.
L'area viene concessa (la prima scadenza avverrà nel 2025) al Comune di Trieste che approva il progetto e rilascia la licenza edilizia (si immagina dopo un attento controllo) per la costruzione di una Piscina terapeutica di acqua marina e servizi annessi.
Progetto e costruzione vengono pagati dalla Fondazione CRT, che ovviamente sceglie progettista e direttore lavori (ing. Fausto, anche se il nome poi non corrisponderà alla realtà, Benussi) che poi donerà l'opera appunto al Comune.
Il Comune affiderà poi la gestione ordinaria della piscina con annessi e connessi a ditta, o cooperativa, terza. E la struttura verrà aperta diciannove anni orsono.
Nel 2016 il Comune di Trieste, retto per i primi cinque mesi dalla Giunta Cosolini e per i rimanenti sette da quella Dipiazza, evidentemente sente il bisogno di far effettuare una perizia statica sul manufatto della piscina. Il compito, fatto originale ma non inusuale, viene affidato e pagato, allo stesso ing. Benussi che per mandato della Fondazione CRT aveva progettato e costruito la stessa.
La perizia, a prima lettura meticolosa e severa, denuncia tutta una serie di criticità esistenti in particolare sulla copertura e conclude indicando i necessari lavori da effettuare entro il 2017.
Sono lavori strutturali e non ordinari e dunque dovrebbero ricadere in capo al Comune proprietario della piscina. Insomma per esemplificare: se uno ha in affitto un appartamento o una attività commerciale è tenuto a fare i lavori manutentivi ordinari (tipo riparare un rubinetto che perde) ma il rifacimento del tetto spetta per legge al proprietario dell'immobile.
Il Comune di Trieste, o chi per lui, fa iniziare i lavori più importanti prescritti nella perizia il 29 luglio 2019, dunque ben oltre il limite temporale fissato entro il 2017.
Difficile non collegare l'inizio dei lavori alla rottura del precario equilibrio che reggeva in piedi la copertura.
Analogamente difficile non chiedersi il perchè, visto il quadro peritale, tali lavori non siano stati oggetto di particolari misure propedeutiche (tipo il puntellare con impalcature e mettere in sicurezza il tetto prima della loro esecuzione e la presenza di un tecnico adeguatamente qualificato nella gestione e direzione degli stessi interventi).
Ora si possono fare qui molte ipotesi: dall'inadeguatezza del materiale utilizzato a fronte di una costante e progressiva erosione dello stesso ad opera della salsedine esterna ed interna, rafforzata dalla presenza di forte ventosità.
Dal fatto che il Comune non essendo in grado di rispettare le prescrizioni temporali della perizia da lui commissionata e pagata, con i soldi nostri, non abbia ritenuto di vietare in precedenza l'accesso del pubblico alla piscina fino all'avvenuta esecuzione dei lavori prescritti. Insomma non abbia amministrato secondo lo spirito del “ buon padre di famiglia” affidando la sorte dei suoi figli, i triestini, al caso.
PS. Stamane (3 agosto 2019) per simpatia è venuto giù pure un pontile al bagno Ausonia.
Ai Triestini non resta che andare a farsi benedire alla Chiesa degli Schiavoni.
Della serie: non ci crediamo ma non si sa mai.
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