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Circolo Miani » News Correnti » Page 199

Dove osano i Cocai. L’Ovovia di Dipiazza.

» Inviato da valmaura il 25 May, 2020 alle 2:21 pm

Come prendersi meriti inesistenti sputtanando il Governo.
Diamo la precedenza al nulla.
Arriva l’imperturbabile timoroso Dipiazza, il sindaco “iorestoacasa” e non in Municipio, a portare un indispensabile contributo all’emergenza Coronavirus in cui si dibatte da mesi Trieste: l’ Ovovia.

La sua prima preoccupazione in questo tempo da tragenda non pare essere stata la drammatica situazione delle RSA, almeno di quelle comunali, ma “la guerra alla Tripcovich (intesa come sala)” ed ora la fantasiosa Ovovia, e già che c’è potrebbe ripescare il mitico Tunnel sottomarino Trieste-Muggia, anche quello partente dal circo di Porto Vecchio.
L’ovovia appunto tra Porto vecchio e Opicina, con gran delusione di Porro che la voleva terminare a Monte Grisa, stazione Santuario.
Pensi piuttosto a far finalmente ripartire, dopo tre anni e passa, il Tram di Opicina e l’ovetto se lo mangi la mattina per rimettersi in forze ed in ragione.
Messaggio mica tanto subliminale quello del presidente “bambino” di cui le righe sotto sono una plastica dimostrazione. Premessa indispensabile è spiegare che la data dell’apertura dei confini tra stati membri è faccenda UE ed in subordine nazionale. Lui, il Fedriga, lo sa benissimo, o almeno si spera, dunque farsi “auspice” di una apertura confinaria totale a ieri, quando appunto non dipende da lui, serve solo a mettere in cattiva luce il Governo e tentare di raggranellare quattro voti, giocando sul fatto che tutti, ma proprio tutti, non possono che essere favorevoli ad un rapido ritorno allo stato quo ante Covid-19.
Infatti oggi nella “breve” Intesa con Lubiana sulla stampa amica.
«Ho già parlato con il presidente sloveno e abbiamo condiviso la volontà di riaprire i confini anche a fronte della ripartenza delle nostre attività economiche - ha spiegato Fedriga a proposito della mobilità transfrontaliera -. Prima di giugno? Ho qualche dubbio perché non sono decisioni di nostra competenza, ma sono favorevole a un'apertura al più presto, anche perché sia Friuli Venezia Giulia che Slovenia hanno un basso indice di contagio».
Poi dai bambini non si può pretendere coerenza e magari memoria.
Chi ha voluto chiudere gli alimentari ed i supermercati la domenica “per non favorire assembramenti” contro ogni elementare logica?
Ma perdiana lui, il Fedriga, e sentitevi un po’ cosa dice ora.
“Il presidente ha chiarito che viene revocato l'obbligo di tenere chiuso la domenica. C'è invece la raccomandazione di aprire il più possibile, senza vincoli rigorosi di orario, volendo anche 24 ore su 24. L'obiettivo è chiaro: favorire un accesso più "diluito" dei clienti, evitando il rischio di assembramenti.”
Ma guarda un po’, il bimbo ha scoperto l’acqua calda, finalmente.




I “Quaqquaraquà” delle Regioni ed i “prenditori”.

» Inviato da valmaura il 24 May, 2020 alle 11:34 am

Ommini, mezz’ommini, omminicchi, pigliainculo e quaqquaraquà: così la mafia, come scriveva Leonardo Sciascia, catalogava, e probabilmente lo fa ancora oggi, il genere umano.
I “quaqquaraquà” erano gli ultimi nella scala dei disvalori, era gente buona solo ad aprire bocca per dire fesserie.
Questa notte si sono appalesati con nome e cognome. Dopo che i nostri baldanzosi presidenti di Regione hanno rotto i cabasisi a mari e mont
i per “aprire” tutto e subito quando il Governo del “pavido” Conte li ha chiamati per condividere la preparazione e le modalità della Fase 2, hanno fatto l’alba in videoconferenza e rischiato di far saltare tutto, la pretesa da loro ripartenza, perché non volevano assumersi alcuna responsabilità, politica si intende, qualora ci fosse una recrudescenza della diffusione del Covid-19.
Proprio responsabili questi politici regionali.
Poi arrivano, more solito, gli industriali. Ora la ex Fiat, oggi FCA, con sedi legali e fiscali tra Londra ed Amsterdam (per eludere le tasse), e core business negli USA chiede e pretende 6 miliardi e 300 milioni di euro come prestito garantito (dall’Olanda, Inghilterra, Trump? NO) dall’Italia, nelle misure varate dal Governo per il sostegno alla “nostra” economia.
Perché non li chiedono dove hanno il passaporto? Semplice perché in quei paesi andrebbero a controllare loro anche i peli nel naso, è un eufemismo, sui bilanci e sui modi d’impiego. Chiaro?



Incredibile ma vero !!!

» Inviato da valmaura il 23 May, 2020 alle 2:35 pm

Per rinfrescare la memoria all'assessore regionale all'Ambiente ed alla sua “lodata” ARPA.

Dopo la conferenza stampa al 28 dicembre del Circolo Miani, i cui ampi resoconti sono apparsi su tutte le televisioni, sul piccolo giornale e sul Primorski, il 31 pomeriggio, ci hanno messo del tempo, l’ARPA di Trieste con una lettera a firma del suo direttore Fulvio Daris ha replicato al giornale locale giustificando il perché della sparizione del dato rilevato dalla centralina di via Svevo per la giornata del 23 dicembre (terzo giorno consecutivo di sforamento dei limiti di legge per TUTTE le centraline posizionate sul territorio provinciale), di 728 per le Polveri Sottili PM10 nella media sulle 24 ore (limiti di legge: 35 europeo e 50 italiano). Dato rimasto pubblicato per l’intero 24 dicembre sul sito regionale dell’ARPA e poi sostituito nei giorni seguenti con la dicitura ND (Non Disponibile).
La tesi firmata da Daris è che loro non rendono, a loro insindacabile giudizio evidentemente, noti i dati del monitoraggio quando li ritengono “anomali”, ovvero troppo alti rispetto a quelli rilevati da altre centraline.
Prima di pubblicare il testo delle dichiarazioni inviate dal Presidente del Circolo Miani al Piccolo ieri mattina a confutazione della lettera ARPA/Daris alcune considerazioni vanno fatte.
Allora. La rete di centraline, alcune di proprietà della fallita Lucchini, tra cui proprio quella di via Svevo (istituto scolastico frequentato da oltre 800 bambini e ragazzi) posizionata all’interno del giardino dell’asilo tra una giostra e lo scivolo insomma, sono ubicate sul territorio comunale ed a Muggia a raggiera, per coprire tutta la porzione del territorio attorno alla Ferriera ed in altri punti in centro città. Quando queste segnalano dati relativamente bassi di PM10 e BenzoApirene, Benzene e quant’altro, non è che la Ferriera ha smesso di inquinare: semplicemente le condizioni meteo e dunque la direzione dei venti portano le emissioni inquinanti in direzione del mare, quindi ci vorrebbe una centralina posizionata sulla lunga diga foranea o alla peggio all’estremità del Molo Settimo. La presenza poi di una tradizionale forte ventosità, la Bora, contrariamente a quanto pensano i triestini non “pulisce” l’aria, solamente, ma decuplica l’effetto dell’inquinamento disperdendo e trasportando su tutta la provincia le emissioni.
Per tentare di giustificare la “anomalia” del dato rilevato con 24 monitoraggi orari nella giornata del 23 dicembre dalla centralina di via Svevo, Daris scrive che essa è proprietà della EcoSanitas, omettendo però di ricordare come tale azienda faccia parte del Gruppo Lucchini, ovvero della proprietà della Ferriera, e dunque se “taroccamento” dei dati ci fosse esso ovviamente dovrebbe avvenire al ribasso. Che interesse avrebbe la Ferriera a far sapere che le sue emissioni sono 15 volte superiori al limite consentito dalla legge?
Si vuole dare comunque per scontato che l’ARPA sia garante del buon funzionamento delle apparecchiature, private o pubbliche che siano, da cui trae i dati che giornalmente rende noti, altrimenti i suoi numeri sono buoni tuttalpiù per giocarseli al Lotto.
L’incredibile decisione di “tagliare le ali” o meglio di non fornire i dati e sostituirli con la dicitura ND quando a parere dell’ARPA essi siano “anomali”, pur in presenza di un corretto funzionamento delle centraline di rilevamento, ovvero realisticamente troppo alti, è di una gravità senza precedenti ed una palese violazione degli obblighi di legge di pubblicizzare, tempestivamente e quanto più estesamente possibile, i risultati dei monitoraggi, così come sono e senza aggiustamenti.
Il fatto che il direttore ARPA Trieste descriva invece questo metodo originalmente adottato dal suo dipartimento è cosa mai vista in precedenza, ma d’altronde se la credibilità dell’ARPA agli occhi dei cittadini è pari a zero una ragione ben ci sarà. Basti qui ricordare due episodi più che significativi.
Quando la magistratura udinese perquisì gli uffici della direzione della Caffaro (ex Snia) a Torviscosa, poi sequestrata e chiusa da oltre cinque anni, per aver inquinato con il mercurio perfino le lagune di Grado e Marano, rinvenne nei cassetti di una scrivania una mazzetta di fogli bianchi con la carta intestata dell’ARPA FVG, fogli che venivano riempiti ovviamente con i dati fasulli scritti dai dirigenti della Caffaro. E quando in una audizione congiunta delle Commissioni Ambiente e Sanità del Consiglio regionale intervenne il Direttore Scientifico della Direzione regionale ARPA egli affermò che responsabili principali delle emissioni di BenzoApirene nel Friuli Venezia Giulia erano le foreste di conifere dell’Alta Carnia! Ma se volete saperne di più leggetevi sul sito
www.circolomiani.it l’articolo “Orpo che Arpa”.
Stupefacente poi il finale della sventurata lettera a firma Daris ove auspica la necessità di acquisire il controllo diretto, da parte di Regione ed ARPA, dell’intera rete di centraline di monitoraggio a Trieste.
Peccato che nel febbraio 2010 il Consiglio comunale votava all’unanimità una mozione presentata dal consigliere Alfredo Racovelli nella sua veste di Presidente di turno della Commissione Trasparenza, che impegnava l’ Amministrazione comunale (Sindaco con delega all’Ambiente, Roberto Dipiazza) ad acquisire il controllo diretto, o indiretto attraverso la Regione, di tutte le centraline di rilevamento operanti a Trieste. Tondo, allora Presidente di Regione, pochi giorni dopo confermava la volontà dell’Ente in questo senso. E che a quattro anni di distanza ciò non sia avvenuto altro non è che una ulteriore conferma di quale basso livello abbia raggiunto la politica, tutta. Ma che oggi si sia costretti a leggere analogo scimmiottamento pure nella lettera ARPA firmata da Daris, francamente è troppo.
L’unica anomalia in tutta questa vicenda, che tratta della salute, della vita e della morte di decine e decine di migliaia di noi e di cui abbiamo interessato il nucleo regionale dei Noe dei Carabinieri, è proprio e solo il comportamento dell’ARPA.
Ed eccovi il testo della lettera inviata da Fogar al Piccolo in parallelo con quella di Daris.
Spettabile Redazione “Il Piccolo”
URGENTE
Avendo ricevuto notizia del comunicato inviato dal dipartimento triestino dell’ARPA si inoltrano alcune brevi considerazioni vista l’estrema gravità del contenuto della lettera a firma Daris.
“Mi auguro che chi ha la responsabilità amministrativa e politica dell’ARPA, ovvero la Presidente Serracchiani e l’Assessore regionale all’Ambiente stiano provvedendo, visto l’incredibile contenuto della missiva inviata dall’Arpa a firma del direttore distrettuale di Trieste Daris, all’immediato azzeramento della struttura ed alla rimozione istantanea dei vertici della Stessa Agenzia a partire dal direttore del dipartimento di Trieste che ha firmato la lettera. Altrimenti sarà chiaro a tutti che la Giunta regionale si assume la responsabilità di condividere tali stupefacenti affermazioni.
Tralascio di rispondere alle giustificazioni addotte nella missiva sulla non pubblicazione dei dati della stazione mobile di via San Lorenzo in Selva, peraltro l’unica testata e validata dal Ministero dell’Ambiente e le cui rilevazioni sono state sempre in sintonia con quelle realizzate dalle centraline in uso ai periti della Procura (CIGRA-Università di Trieste), per la giornata del 23 dicembre, ma anche per molte altre giornate ancora nei mesi di dicembre e novembre come preoccupantemente si evince dalla lettura delle serie storica sul sito regionale della stessa ARPA.
Si ricorda che l’obbligo della immediata e quanto più estesa pubblicizzazione dei dati sulla qualità dell’aria è sancito da una rigorosa Direttiva UE e recepita quale Legge della Repubblica italiana, che impone, senza interventi correttivi di sorta, l’informazione ai cittadini.
Si apprende invece in una missiva dove tra l’altro il responsabile Daris sbaglia pure il dato pubblicato dal suo sito: 728 e non 738, cosa che lascia stupiti per l’approssimazione tecnica con cui all’ARPA questa delicata responsabilità viene trattata, che la tabella apparsa per tutta la giornata del 24 dicembre sulle misurazioni rilevate dalla centralina di via Svevo, interessante tutta l’area di Chiarbola-Ponziana-Campi Elisi, sul sito regionale dell’ARPA FVG, non doveva essere pubblicata per “l’ anomalia” del risultato (una media, come spiega lo stesso direttore delle misurazioni orarie, 24 od almeno 18, nell’arco della giornata) consistente nell’elevato livello raggiunto e misurato: 728 di Polveri Sottili PM10 nella media delle 24 ore, dunque con picchi orari presumibilmente ancora molto più alti, rispetto ai dati raccolti da altre centraline posizionate in altre e diverse ubicazioni territoriali. Centraline per altro che hanno tutte, e sottolineiamo tutte, salvo quella fuori servizio di via San Lorenzo, comunque rilevato elevatissimi sforamenti del limite di legge (35 per l’Europa e 50 per l’Italia) pari nella media a più del doppio consentito e con Muggia a 130 di PM10 sempre nelle 24 ore, e per il terzo giorno consecutivo.
E stupisce altresì che l’ARPA non abbia tenuto conto delle condizioni meteo e della direzione dei venti per la giornata del 23 dicembre che favorivano proprio la direttrice coperta dalla stazione di via Svevo.
Ma c’è di più nella lettera ARPA non si smentisce il dato raccolto dalle apparecchiature di rilevamento della centralina di via Svevo con le plurime campionature orarie sopra citate, ma si afferma un principio del tutto originale, anzi meglio un metodo adottato dall’ARPA e che lascia esterrefatti. Ovvero quando un dato, secondo tale sistema che l’ARPA applica, risulta “anomalo” ovvero troppo diverso da quelli rilevati da altre centraline ubicate in altre e distanti località, l’ARPA semplicemente non lo pubblica sostituendolo con la dicitura ND (non disponibile), intervenendo così a mutare la realtà monitorata, rilevata e comunicata dalle centraline stesse e negando all’opinione pubblica quell’informazione garantita dalla legge. Insomma l’ARPA, a leggere quanto firmato dal Daris, farebbe una media sui dati tagliando dalla pubblicazione quelli giudicati “anomali” a suo insindacabile giudizio.
Una affermazione gravissima che mette in radicale discussione quanto finora comunicato all’opinione pubblica dall’ARPA stessa e che lascia legittimamente pensare che ogni volta, e accade assai di frequente, che appare sul sito ARPA la dicitura ND in realtà il dato non viene reso noto in quanto ritenuto “anomalo”, cioè troppo alto e pericoloso per la salute, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili. Ad assoluta conferma di quanto sia nulla agli occhi dei cittadini la credibilità dell’ARPA.”
Maurizio Fogar, Presidente Circolo Miani.

Nella foto: con Nadia Toffa davanti alla scuola di via Svevo alle spalle della centralina.

 https://www.facebook.com/circolomiani/photos/a.1497907753813521/2778754382395512/?type=3&theater





ANTEPRIMA ! Scoccimarro, l'Arpa ed il 5G.

» Inviato da valmaura il 22 May, 2020 alle 2:26 pm

Oggi l'assessore regionale all'ambiente se ne esce, probabilmente dopo la decisione del Sindaco e della Giunta comunale di Udine (moratoria per il 5G nel capoluogo friulano) che non può liquidare come “fake news”, con una rassicurazione generica quanto incompleta sulla diffusione del 5G in Friuli Venezia Giulia.
Ovviamente si rifà alla sempre vigile Arpa, quella che appena insediato aveva lodato ed addirittura “blindato”. Neppure il tempo che l'inchiostro si asciugasse e la Procura di Gorizia gli aveva rovinato la festa indagando, ma vedi un po', proprio un funzionario dell'amata Agenzia in quel di Monfalcone.
Ora se non lo ha ancora capito noi, e con noi la stragrande maggioranza dei cittadini di Trieste e probabilmente dell'intera Regione, di questa Arpa non ci fidiamo. E per essere più chiari non diamo alle sue uscite alcuna credibilità: ogniqualvolta l'Arpa dice bianco l'opinione pubblica vede nero, e viceversa. E se non andiamo errati e la memoria non ci tradisce era la stessa cosa che pensava e diceva qualche annetto fa lo stesso Fabio Scoccimarro, ma poi si sa è il ruolo che fa l'uomo.
E non è che ce l'abbiamo con l'Arpa perchè non ci piace il nome, semplicemente la storia di questa Agenzia regionale è costellata, fin dalla sua nascita ventanni orsono, da una serie di infortuni e di inchieste giudiziarie che ne ha minato ogni credibilità per i prossimi 100 anni.
Non vorremmo particolarmente insistere sulla vicenda Ferriera: ci limitiamo a ricordare l'articolo strombazzato a tutta pagina sul piccolo giornale “L'aria di Servola è pulita” due giorni prima che il Sostituto Procuratore Frezza sequestrasse il Camino e l'impianto di agglomerazione per la fuoriuscita di Diossine a livelli da record.
Ebbene si questi all'Arpa sono pure “sfortunati” nella tempistica, forse una tripla benedizione alla Chiesa degli Schiavoni potrebbe loro giovare: buttiamola sul ridere che è meglio.
Ma basta varcare il Tagliamento e come non ricordare il ritrovamento di una mezza risma di carta intestata dell'Arpa nei cassetti della scrivania del direttore della Caffaro a Torviscosa (ex Snia), perquisita, sequestrata e chiusa dai Carabinieri del NOE su mandato della Procura di Udine per avvelenamento da Mercurio, in modo che l'azienda si autocertificasse i dati taroccati.
Ma torniamo a Scoccimarro quando dichiara che: “La possibilità che la rete di telefonia mobile a 5G venga diffusa sul territorio, desta preoccupazione nei cittadini” dimostra di conoscere assai poco la vicenda di cui parla.
La questione 5G preoccupa qualcosa di più che i semplici cittadini, a partire dalla Comunità Europea, da alcuni Stati, Regioni e per finire all'Italia un, per ora, 300 Comuni, di cui oltre una decina, ultimo Udine, nella Regione che lui dovrebbe amministrare.
Poi prosegue pensando di rassicurare ma ottenendo l'esatto opposto effetto: “Anche per questo motivo, ho attivato da tempo l’Agenzia regionale per la difesa dell’ambiente, al fine di poter disporre di un monitoraggio concreto sulla eventuale diffusione a titolo sperimentale dei ripetitori 5G nel Friuli Venezia Giulia”. Come dimostrano infatti le ultime ordinanze di moratoria 5G emesse dai Comuni di Udine e Pontebba che non si sentono per nulla rassicurati dall'Arpa e lo scrivono pure.
Poi la frittata finale a conferma di quanto si muova a tentoni: “Un impegno – conclude l’assessore – che si potrebbe concretizzare con l’installazione di una rete di monitoraggio fissa su tutto il territorio, ma anche nei pressi delle zone di confine, anche in conseguenza di alcune segnalazioni secondo le quali sarebbero in atto sperimentazioni sul 5G, e rispetto alle quali ARPA FVG chiederà conferma all’ARSO, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente della Slovenia”.
Proprio il Paese che ultimo in ordine di tempo ha sospeso la sperimentazione 5G su tutto il territorio della Repubblica.
A posto siamo! Ma chi lo informa?
Forse è meglio per lui che torni “sotto traccia”.

https://oasisana.com/…/pericolo-legittimo-e-ufficiale-anch…/




Nuova puntata del “Vascello Fantasma”

» Inviato da valmaura il 21 May, 2020 alle 12:51 pm

Da qualche giorno il Riccardi ed il Dipiazza, ma per lui non è una novità che lo fa da mesi, non aprono bocca sulla questione del “vascello fantasma”.
In più arriva la notizia che da “settimane” e con diversi solleciti, due RSA avevano offerto alla Regione la disponibilità ad ospitare in sicurezza 158 (dieci in meno di quanti previsti per la “nave”) anziani positivi nelle loro strutture che si avvalgono della prestazione professionale di
una novantina di operatori triestini, altrimenti destinati alla cassa integrazione. Senza ovviamente ricevere risposta.
Poi c’è il duro atto d’accusa alla Regione da parte della Capitaneria di Porto di Trieste, dei cui permessi ed autorizzazioni l’operazione “Lazzaretto sul mare” necessita, che per bocca dell’ammiraglio Sancilio imputa all’Ente Regionale di aver fin qui fornito solo “frammentari elementi documentali” e privi di tutte le documentazioni necessarie per legge.
Solo “l’ultimo dei Mohicani” Fedriga continua a difendere a spada tratta l’operazione usando il refrain dell’obbligo per la politica di seguire le scelte dei sanitari, ribadendo che la decisione è stata dell’infausto quanto sfortunato Poggiana dell’ASS triestina. Da notare che usa a giustificazione del suo operato proprio quanto imputa al Governo ed a Conte: cioè di non decidere e di aver delegato tutto a scienza e medicina, e di aver subordinato le scelte politiche ai tecnici. Coerente l’uomo, nevvero?




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