» Inviato da valmaura il 18 May, 2020 alle 11:33 am
Non saranno mica tutti complottisti manovrati dalla Spectre? Il buonsenso non ha confini se non nei cervelli dei nostri amministratori.
“Pericolo legittimo”. E’ ufficiale: anche la Slovenia ha fermato il 5G! Hanno vinto i manifestanti, gli attivisti Stop 5G. Almeno per ora. La notizia battuta dalle agenzie stampa di Lubiana sta facendo il giro del web, eccola su OASI SANA in esclusiva per l’Italia: dopo la moratoria triennale cantonale in Svizzera, anche la Repubblica di Slovenia ha ufficialmente bloccato l’Internet delle cose. La posizione slovena, membro dell’Unione Europea a differenza degli elvetici, è stata adottata per valutare con più attenzione le criticità del 5G nell’impatto su ambiente e salute pubblica. Al contrario di quanto ha fatto l’Italia nel 2018 con l’AgCom, vendute al buio le nuove frequenze del 5G all’asta di governo, cioè senza valutazione preliminare d’impatto ambientale e sanitario! L’Agenzia per le reti e i servizi di comunicazione (AKOS) della Repubblica di Slovenia (ente normativo che regola i settori delle comunicazioni) è stata infatti incaricata di fermare l’assegnazione dello spettro di frequenze 5G. La moratoria slovena è sostenuta dal Ministro sloveno della pubblica amministrazione Rudy Medved, che nella divisione della comunità medico-scientifica sugli effetti biologici delle inesplorate radiofrequenze ha optato per l’adozione del principio di precauzione: “Sono consapevole che non troveremo una risposta definitiva, dato che non ce n’è stata una a livello globale. La tecnologia 5G non è stata stabilita nella pratica nella misura in cui gli studi potrebbero produrre risultati in base ai quali potremmo dire in modo conclusivo che il 5G è completamente innocuo “. La decisione è scaturita dopo che il Ministero della Pubblica Amministrazione aveva convocato una consultazione pubblica sulla sicurezza delle tecnologie 5G insieme a Gregor Kos, presidente del partito politico non ideologico Per una società in buona salute e Igor Šajn dell’organizzazione di consulenza ecologica Biologia e Costruzione. L’incontro, previsto di quattro ore, alla fine è durato sei ore. Sul sito del partito sloveno si legge: “Divieto dell’uso della tecnologia wifi negli asili, nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e nella seconda fase di tutte le istituzioni pubbliche. Moratoria sull’introduzione del 5G basata sul principio di precauzione, grazie a ricerche scientifiche sufficienti per dimostrare gli effetti negativi delle radiazioni elettromagnetiche sulla salute umana, sulla natura e sull’ambiente“. Da qui lo stop in tutto il paese! Classe 1959, laurea in giornalismo, eletto nel 2018, per Medved le preoccupazioni della popolazione slovena sulla nocività della tecnologia 5G sono quindi legittime. Il ministro ha duramente criticato l’operato dell’agenzia delle telecomunicazioni AKOS (cioè come se in Italia lo stesso venisse fatto ad esempio dal Ministro della Salute verso il rapporto negazionista dell’Istituto Superiore di Sanità) sostenendo che gli elaborati sulla strategia di lancio delle frequenze 5G sono inadeguati, al punto da chiederne la rimozione dall’agenda del governo: “All’ultimo momento c’erano così tante critiche al documento – ha riferito Medved alla stampa slovena – che l’abbiamo rimosso dall’agenda per consentire ulteriori riflessioni“. Le critiche contro l’AKOS partono dal presupposto che il suo studio non include i rappresentanti dei ministeri della salute, dell’ambiente e della pubblica amministrazione e, di conseguenza, la strategia di lancio del 5G in Slovenia non tiene sufficientemente conto degli aspetti sanitari. Mica uno scherzo. “Riteniamo che la leadership dell’agenzia dovrebbe assumere un ruolo più proattivo per chiarire il più possibile gli aspetti sanitari“. C”è pero un particolare che farebbe della Slovenia un caso simile al governo di Bruxelles-Capitale in Belgio, dove l’ex ministro regionale all’ambiente Celine Framault nel 2019 annunciò la moratoria sul 5G a ridosso delle elezioni, prima di perdere la poltrona e mandare in fumo l’adozione cautelativa. Infatti alla fine di Gennaio 2020 Marjan Sarec, primo ministro sloveno, si è dimesso: a breve quindi ci saranno nuove elezioni politiche. E la questione 5G pare tutt’altro che definitivamente tamponata. Ma mentre si infuoca la campagna elettorale, martedì 10 Marzo 2020 è previsto un dibattito di esperti scientifici internazionali per un maxi-evento sugli effetti sulla salute e sull’ambiente del 5G. Proprio come organizzato in Italia dall’Alleanza Italiana Stop 5G alla Camera dei Deputati, di Montecitorio il convegno si svolgerà nel Consiglio Nazionale sloveno cioé la Camera Alta del parlamento nel Palazzo dell’Assemblea Nazionale di Lubiana. Prevista la trasmissione in diretta della televisione nazionale del paese. L’attuale posizione slovena è comunque analoga a quella adottata in Spagna dall’organo governativo Difensore del Popolo, mentre la pericolosità del 5G è già stata affermata in Danimarca da una consulenza legale richiesta sempre dall’istituto nazionale di sanità pubblica. Infine in Olanda la fondazione Stop 5G ha annunciato di ricorrere alle vie legali contro la decisione del governo olandese di implementare il 5G senza valutazione ambientale e sanitaria: “non è stato adeguatamente studiato per i rischi per la salute. Il gruppo ha affermato che gli studi condotti su 2G, 3G e 4G hanno mostrato effetti dannosi per l’uomo, gli animali e le piante e che l’aumento dell’intensità di radiazione per il 5G avrà un impatto importante sulle persone e sull’ambiente.”
Gli sciacalli (politici) del Covid-19.
» Inviato da valmaura il 16 May, 2020 alle 2:19 pm
Di fronte ad una tragedia mondiale nella quale tutti, dal mondo della medicina e scienza a quello della politica e dell’opinione pubblica, erano impreparati il nostro Governo è riuscito, tra errori e incertezze quasi sempre inevitabili in questa situazione del tutto nuova, a fare meglio di tanti altri. Ha per primo deciso una cosa responsabile, si è affidato agli “operatori di settore” ovvero a medici e ricercatori. Ora tale avveduta scelta viene rinfacciata da taluni politici (regionali e nazionali) in cerca disperata di visibilità e consensi dopo le catastrofi accadute nelle Regioni che disamministrano. La tecnica è sempre la stessa: passano con una disinvoltura incredibile, confidando nella storica mancanza di memoria degli italiani e nell’assenza di un giornalismo libero e professionale, dal “chiudere tutto all’aprire subito”. Imputano, vedi il duo Fedriga-Bini, al Governo di non aver predisposto di già i “protocolli”, insomma le istruzioni, per le categorie commerciali che loro vorrebbero riaperte da ieri e non dal 18 maggio come prudentemente Conte ha indicato, anche per valutare, con i tempi dell’incubazione pandemica, gli effetti sulla salute della “riapertura” avviata il 3 di questo mese. Ma si sa, solo gli imbecilli (da queste parti: i mone) non hanno incertezze. Ovviamente ci aggiungono, per pararsi le terga, i vari Fedriga, Fontana, Cirio, Zaia, Toti e pure il Bonaccini, e lasciamo perdere il caso umano della Santelli, la formuletta di rito “ma in sicurezza”. Poi sullo stesso piccolo giornale due passi più in là tocca leggere una paginata di proteste dei dipendenti pubblici del FVG (13.000 e passa: la più grande azienda, con la sanità, della Regione) contro i vertici Regionali (Fedriga, Bini, eccetera) per non aver ancora predisposto i “protocolli”, ovvero le misure, per i lavoratori degli enti pubblici. Ci entrerebbe per responsabilità anche il sindaco di Trieste, qualora la città ne avesse uno. Enti pubblici che dopo due settimane non sono stati capaci ancora di dare risposta alla richiesta di incontro sul tema avanzata dai sindacati. Insomma la classica parabola della pagliuzza e della trave. Poi c’è il buon uomo di Riccardi che ora esplicita i suoi dubbi sulla genialata della nave Lazzaretto (l’ha detto all’entusiasta suo Presidente?) e scarica la croce sul suo braccio destro Poggiana (che è abituato oramai a sopportarne di peggiori) e sui “tecnici” dell’Azienda sanitaria triestina. Ultima cosetta: fa un po’ tanto schifo vedere la follia adolescenziale delle “movide” riprendere imperturbabile, quando magari i “nonni” sono ancora in fila all’obitorio in attesa di essere cremati. Ma lo schifo è tutto farina del nostro sacco: questi sono il “prodotto” della nostra società di cui forse ora dovremmo un tantino vergognarci. Un’ultima curiosità. Il Questore ha fatto identificare gli “800 partecipanti” come riporta la stampa, dell’assembramento-comizio di ieri in piazza Unità per le sanzioni e le denunce di rito? Oppure perché erano strumentalizzati dalla destra erano giustificati a farlo, come hanno farneticato i pigmei microcefali nei confronti della settanta persone (“zecche sinistre e comuniste ai quali tutto è permesso”) presenti il Primo Maggio in Campo San Giacomo. Così un tanto per equità, vero Patronzi e Valente? Post scriptum. Noi, purchè nel rigoroso rispetto delle norme di distanziamento sociale e protezione, siamo favorevoli ad ogni assembramento di tipo sociale, culturale e politico. I “pigmei” non sappiamo.
» Inviato da valmaura il 15 May, 2020 alle 12:22 pm
Ed a 66 anni pare difficile che possa cambiare.
Talvolta sono rimproverato di eccessivo rigore ed intransigenza, tipo il fatto che io non accetti di condividere neppure il saluto con persone che disistimo, né sia disponibile ad accettare incontri con loro. Eppure ritengo che i cittadini questo si aspettino da un politico, in senso pieno del termine: una delle cose che ha sempre infastidito, ed ha determinato il suo progressivo allontanamento da “questa” politica, la gente normale è vedere questi esponenti di maggioranza ed opposizione scannarsi in aula, arrivare quasi alle mani, e poi andarsene tranquillamente al bar a bere assieme, insomma a finire “a tarallucci e vino”. Scriveva Giorgio Bocca quando fece l'ultima intervista al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, a meno di sette giorni dal suo feroce assassinio da parte della mafia, che alla sua domanda di come mai il Prefetto di Palermo, cioè lui, facesse vita monacale e non partecipasse ad alcuna iniziativa pubblica, mondana o celebrativa che fosse, Dalla Chiesa gli rispondesse in questo modo. Non partecipava ad incontri pubblici, dalle prime a teatro ai tagli di nastri inaugurali perchè mai avrebbe voluto correre il rischio, per lui inaccettabile moralmente, di condividere uno spazio o peggio ancora salutare personaggi disonesti o collusi con la criminalità organizzata. Ecco io, molto più modestamente, mi sono imposto questa regola che mi porta a dire che se mai fossi invitato da organi di stampa che mi hanno censurato ed escluso da venti anni, e non perchè sia giudicato esteticamente non di loro gradimento, a riapparire sulle loro pagine o sui loro schermi anche quotidianamente, non avrei dubbi nel declinare ogni invito che proviene da chi ha fatto dell'informazione non il “quarto potere” dei cittadini ma lo stuoino della servitù ai potenti di turno. Questa politica è l'arte del compromesso, ed in parte lo posso capire, ma i principi non lo sono mai, oppure non sono principi ma opportunismi. Maurizio Fogar
» Inviato da valmaura il 14 May, 2020 alle 2:07 pm
Ma prima permetteteci di ricordare quanto scritto nelle “Informazioni” di questa Pagina Facebook Circolo Miani: “Questa pagina è severamente vietata ai lecchini e inciucioni dei politici. Ai piagnoni di professione, ai servi per vocazione ed ai dementi. Astenersi perditempo e provocatori.” Così ci si risparmierà di dover cestinare i distratti, categoria che avevamo omesso di citare. Torniamo alla mattanza. Ne siamo stati i primi a segnalare la notizia mesi e mesi orsono, siamo intervenuti sul posto, quando il Covid-19 non era comparso, tappezzando di volantini informativi la zona, il nostro legale, accompagnato da un consulente universitario, ha incontrato pure l’assessore Lodi (Verde pubblico), incontro al quale Maurizio Fogar non ha ritenuto di partecipare per non condividere neppure lo spazio fisico di una stanza con un amministratore che non dice la verità: tutto inutile. E lo sapevamo in partenza: con amministrazioni comunali, anche quella Cosolini ne ha tagliato a centinaia, di alberi, desertificando Piazzale De Gasperi, che non mostrano altro interesse che disboscare il territorio e lasciare nel degrado più assoluto giardini e aree verdi non ci sono spazi di discussione né confronto. Anzi, oltre a perdere tempo e farsi zimbellare si fornisce a questi politici l’alibi della disponibilità e responsabilità. Va evidenziato che su questa come su altre mattanze di alberi proseguite indisturbate anche negli ultimi mesi i limiti imposti dalle norme antiCoronavirus non sono mai esistiti. Se ci sono settori dove la crisi economica indotta dall’emergenza non ha prodotto effetto alcuno, anzi, questi sono proprio quelli delle ditte, o cooperative, dei “taglialegna” e dei montatori di ripetitori ed antenne per la telefonia. Da rimarcare il totale silenzio ed assenza dei politici di ogni colore, a dimostrazione che opposizioni e maggioranza uguali sono e prima Trieste si libererà di questi incapaci, e siamo gentili, meglio sarà per tutti. Ne prendiamo atto e proseguiamo sulla strada, per certi versi obbligata in questa fase, cioè nelle impossibilità imposte dalle misure di prevenzione, di intensificare le campagne di informazione dei cittadini, anche tenendo conto del silenzio dei “media” pubblici e privati locali, e le azioni legali. Per questo abbiamo bisogno del supporto “attivo” dei nostri lettori: lo abbiamo scritto fino alla noia, per aumentare la diffusione delle notizie, la “tiratura” della Pagina su Facebook non c’è altra strada che implementare il numero dei “Mi Piace” a questa Pagina. E questo spetta a voi ed è un contributo importantissimo quanto utilissimo in questa fase: vale quanto e più di una firma in calce ad una petizione, e gli “osservatori politici” che sempre ci guardano con crescente preoccupazione la prima cosa che notano sono proprio i numeri. A questa politica interessano solo due cose: i soldi, che certamente non abbiamo, ed i voti, ovvero i numeri. Verrà, ci auguriamo a breve, il momento in cui potremo organizzare, come in passato, le assemblee e le manifestazioni pubbliche e lì sarà il momento della verità per la nostra comunità: ovvero il numero dei partecipanti. “Pagheranno caro, pagheranno tutto” era un motto dei movimenti studenteschi post 1968, frase che ritorna quanto mai di attualità ora.
Orpo che Arpa ! Chi controlla il 5G.
» Inviato da valmaura il 13 May, 2020 alle 10:48 am
5G e Regione FVG
Breve storia dell’Ente regionale a cui è preposto, tra le altre cose, il rilevamento dell’inquinamento elettromagnetico (5G e predecessori) sul territorio della nostra Regione, a partire da Trieste. Istituita con legge regionale nel 1998 ad applicazione di una legge dello Stato, all’inizio l’Arpa FVG si avvale prevalentemente del personale, transitato in essa, proveniente dal Dipartimento di Prevenzione e Medicina del Lavoro delle Aziende Sanitarie. L’Agenzia Regionale dipende in tutto e per tutto dall’Assessorato regionale all’Ambiente che propone in Giunta la nomina dei suoi vertici (centrali e dei dipartimenti provinciali). Non è un segreto per nessuno che essi cambino ad ogni mutare di maggioranza politica in Consiglio Regionale. Per pudore i suoi dirigenti vengono definiti di “area politica” a cui fanno riferimento. Non c’è stata praticamente indagine e procedimento giudiziario aperto dalle magistrature della Regione per inquinamento che non abbiamo visti tra gli indagati alti dirigenti e funzionari dell’Arpa. E già questo non depone molto a favore di un ente di controllo “terzo” ovvero pagato, e non poco, dai cittadini per tutelare la loro salute e l’ambiente. Interessante notare che facendo riferimento al controllo sul 5G l’Arpa scriva che in occasione di una verifica fatta su di un unico impianto in Regione essa ha rilevato dati sulle emissioni perfettamente sotto i limiti fissati dall’attuale legge, peccato poi che aggiunga che il ripetitore in questione sia praticamente inattivo vista la quasi assenza di utilizzo della nuova tecnologia. Cominceremo a puntate a pubblicare le cronache di alcuni di questi non commendevoli casi apparsi negli anni scorsi sulle nostre pagine. Giusto per rinfrescare la memoria sulla credibilità, pari allo zero, che l’Agenzia regionale si è guadagnata nell’opinione pubblica, politici ovviamente a parte.
Muggia come Lourdes. Ho visto la Madonna ma non la provetta.
Iniziamo con un episodio che l’attuale direttore generale Arpa dovrebbe ben ricordare, visto che c'era.. Unico ed irripetibile. Il processo intentato alla allora proprietà della Lucchini-Ferriera, anni prima che Arvedi si affacciasse a Trieste, per inquinamento delle acque del Vallone di Muggia-Golfo di Trieste. Presiede il giudice monocratico Vascotto. Il tutto si basa su di un (si badi bene: uno) prelevamento delle acque antistanti la Ferriera, le cui analisi davano per assente solo l’acqua di mare. Ad un certo punto del dibattimento la difesa chiede che venga prodotta in aula la provetta con, chiamiamola, l’acqua; insomma la prova principe, il referto dell’accusa. Il giudice invita il tecnico dell’Arpa che aveva appena testimoniato in aula a ripresentarsi dopo quindici giorni con il campione in oggetto e aggiorna la seduta di due settimane. Alla ripresa del processo si fa avanti il tecnico dell’Arpa per comunicare, visibilmente imbarazzato, che non si riesce più a trovare la provetta con il campione prelevato. La difesa ovviamente insiste, è un suo diritto dopotutto. Il giudice rinvia ancora l’udienza di 15 giorni ed invita perentoriamente l’Arpa a cercare meglio ed a portare in aula la provetta campione. Dopo due settimane al posto del tecnico si presenta il Direttore dell’Arpa Trieste per comunicare, a testa bassa ed espressione contrita, che la provetta era andata … rotta ed il campione si era pertanto perso. La conclusione del processo? Ovvia e scontata, chiusura per archiviazione e tutti contenti. Dagli atti processuali e testimonianze dei giornalisti presenti, non parto di fantasie e facili ironie. Insomma l’acqua del Vallone di Muggia come quella di Lourdes: una sola volta nella vita e poi basta.