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Circolo Miani » News Correnti » Page 151

Trieste e Regione. Che fine ha fatto il 5G?

» Inviato da valmaura il 3 February, 2021 alle 3:48 pm

Nell’ovattato silenzio e nella mancanza di informazioni (sui siti di Arpa, Regione e Comune figurano dati vecchi risalenti al luglio 2020) lentamente ma progressivamente il 5G cresce, almeno come impianti, anche qui.
Gli ultimi dati numerici risalenti ad otto mesi fa ci dicono che l’Arpa regionale ha rilasciato 180 autorizzazioni per nuovi impianti 5G in FVG, di cui tra i venti ed i trenta a Trieste.
La stessa Arpa nei suoi nebulosi comunicati ci informa che buona parte dei segnali 5G saranno distribuiti da antenne e ripetitori già in essere, per il 2/3/4G, con l’aggiunta sugli impianti esistenti od in via di costruzione, per i quali non è richiesto alcun parere preventivo, della tecnologia per trasmettere pure il 5G.
Ovviamente l’Arpa FVG ribadisce sempre la totale innocuità dei campi elettromagnetici e delle radiazioni del sistema 5G come risulterebbe dai controlli effettuati sui quattro impianti allora in funzione in Regione (aprile 2020), salvo precisare poi che gli stessi praticamente sono fermi per mancanza di rete ed utenti.
Insomma il morto non respira.
Ma ora emergono due cose: una conferma ed una notizia, preoccupanti ambedue.
La conferma ai tanti timori espressi dai cittadini è che gli alberi, tra le altre cose, d’alto fusto ostacolano la diffusione del segnale 5G, indebolendone l’efficacia.
La notizia è invece che c’è la corsa al satellite per irradiare dallo spazio il segnale 5G, con una copertura a pioggia, e dove si parla di decine di migliaia di satelliti da lanciare, in parte alcuni sono già operativi, con tutte le conseguenze dannose per la nostra atmosfera (in particolare essi contribuiscono ad allargare il Buco dell’Ozono).
Ora più volte in passato abbiamo sollevato la questione, anche con una manifestazione in piazza Unità il 27 giugno scorso dinanzi al Municipio, sia con due richieste di Moratoria avanzate dal nostro legale al sindaco di Trieste per l’installo di tecnologia 5G sul nostro territorio.
Moratorie che ad oggi oltre 600 comuni italiani hanno decretato, al fine di tutelare la salute dei loro cittadini.
Dipiazza invece, contrariamente al sindaco di Udine, ha declinato la richiesta passando la palla all’Arpa FVG, dunque al nulla.
Va detto e ribadito che il Circolo Miani allora e Trieste Verde oggi non hanno alcuna pregiudiziale contro i progressi della tecnologia, ma ritengono che essi debbano avvenire in una clima di totale sicurezza ed innocuità per la salute delle persone e per l’ambiente. Il tutto certificato dalla ricerca scientifica indipendente e non finanziata dalle industrie di telefonia mobile.
Si tratta di adottare quel sacrosanto principio di precauzione più volte richiamato dalla Comunità Europea.
Per altro Trieste Verde ha inserito tra le prime iniziative da realizzare nel prossimo Consiglio comunale, sempre che il consenso elettorale dei cittadini lo renda possibile, il Piano Regolatore particolareggiato per l’installazione di antenne e ripetitori di telefonia mobile sul territorio cittadino. Ovvero impedendo che tali impianti siano collocati in zone densamente abitate, vicino ad edifici scolastici e ricreativi, a strutture sanitarie di ogni ordine e grado, per arrestare la crescita esponenziale anche in città di ammalati, e non è cosa leggera, di elettrosensibilità.
Va ricordato che su queste iniziative alcuna forza politica ha mai aperto bocca, nè preso posizione, e che del pari nessun “ambientalista, ecologista o verde (?)” ha mai alzato voce per condividere questa battaglia o sostenere il nostro impegno.
A buon intenditore poche parole, che lamentarsi a “babbo morto” serve a nulla.



Promemoria per Comune e Regione.

» Inviato da valmaura il 3 February, 2021 alle 3:46 pm

Impegno su quello che faremo in Comune come Trieste Verde.
L’Emergenza Clima, che anche qui a Trieste abbiamo modo di verificare sulla nostra pelle, non si combatte e si arresta con dibattiti, convegni e belle parole, ma facendo quotidianamente quel poco che si può sul nostro territorio.
Tra quel poco parte importante ha arrestare la mattanza, nei tre quarti dei casi assolutamente ingiustificata, degli alberi che Comune ed anche privati continuano ad attuare.
Costringere, noi e guarda un po’ non le istituzioni statuali preposte, l’amministrazione comunale a rispettare le leggi che impongono ad ogni comune con una popolazione residente superiore a 15.000 abitanti di impiantare una nuova alberatura entro i sei mesi dalla registrazione all’anagrafe di un nuovo nato o adottato.
A curare ed implementare giardini pubblici ed aree verdi, a fermare la cementificazione di un territorio già saturo di costruzioni.
Ecco in tutto questo accanto a noi in questi anni non abbiamo mai visto, anche nelle manifestazioni sui “luoghi dei delitti” e anche in quelle per prevenirli, un “ambientalista, ecologista, verde” che sia uno.
Mai avuti accanto a noi nel firmare le denunce in Procura o a chiedere accessi agli atti con i nostri avvocati.
Ma state tranquilli li vedremo in questa campagna elettorale, a fare i parassiti delle nostre iniziative, magari con un simboletto del nulla sulla scheda elettorale. Perfettamente allineati e coperti a questo lerciume politico ed informativo.
Teodor
 



Un presente non più sostenibile.

» Inviato da valmaura il 2 February, 2021 alle 12:12 pm

In questi mesi di campagna elettorale si sprecano da parte di tutta la politica progetti (per altro vaghissimi) e promesse (del tutto generiche) sul “futuro sostenibile” (e possibilmente “green” che oggi fa tendenza) di Trieste. A ulteriore conferma dell’inutilità e cecità di questa politica.
Essa ha perso da tempo ogni contatto con una realtà nella quale passeggia superficialmente interloquendo con i propri pochi simili.
E’ il presente a non essere più sostenibile per decine di migliaia di concittadini che hanno visto le proprie già precarie condizioni economiche massacrate dalla emergenza pandemica.
E’ su questa situazione critica ed in progressivo aggravamento che una politica responsabile che abbia a cuore la propria comunità deve intervenire subito, poi avremo tempo e modo di pensare ai “turisti” ed ai “grandi eventi”. Ma prima se permettete vengono i Triestini, intesi come provincia.
Ed invece alle tradizionali sacche di povertà e di sopravvivenza (dai pensionati con la minima e la sociale, dalle migliaia di famiglie che “vivono” con redditi e pensioni di cittadinanza da 400 euro mensili di media), ad un sistema sanitario ospedaliero e territoriale messo a nudo dalla crisi determinata dal Covid-19, dal degrado crescente, e non solo urbanistico, dei quartieri e non solo quelli periferici, dal lavoro precario, sottopagato e sfruttato di cui il Comune di Trieste è uno degli artefici principali, da un sistema del piccolo commercio e di esercizi pubblici sostanzialmente abbandonato a se stesso (da Camera di Commercio, Regione e Comune) ed agli interventi statali, ma la casistica potrebbe essere lunga assai, questa politica è assolutamente incapace di dare le pur minime risposte e soluzioni.
Noi, che non camminiamo sporadicamente ogni cinque anni di elezioni sul territorio, ma che lo viviamo e ci operiamo da decenni per denunciare i problemi ed offrire soluzioni concrete, riteniamo che le prossime elezioni comunali potranno essere il segnale di una svolta concreta, sempre che i cittadini lo vogliano, ed ancora una volta ci accingiamo a fare la nostra parte con Trieste Verde, che raccoglie le esperienze e le conoscenze decennali del Circolo Miani e dei Comitati di Quartiere.
In bocca al Lupo a tutti noi.



L’alibi della Piscina Terapeutica.

» Inviato da valmaura il 2 February, 2021 alle 12:10 pm

I fatti: il 29 luglio 2019 è crollata la copertura della vasca della piscina terapeutica, collassando su se stessa.
Abbiamo esaminato su queste pagine fino alla noia il contesto in cui il crollo si è verificato, ed anche individuato, seppure spetti alla magistratura verificare le responsabilità penali e civili, le concause per cui il fatto sia potuto accadere. E pertanto non ci ripeteremo per non annoiare i lettori.
Da allora l’intero manufatto, che apparentemente è uscito indenne dal fattaccio, è sotto sequestro giudiziario per lo svolgimento dell’incidente probatorio basato sulle perizie tecniche. Sono passati venti mesi! Ed il dissequestro previsto per la fine dello scorso anno è slittato di altri sei mesi per decisione della magistratura.
In tutto questo tempo l’azione dell’amministrazione comunale, e segnatamente quella del Podestà, è stata di spettatore passivo, ovvero non ha ritenuto di farsi interprete presso il Tribunale di Trieste del disagio sociale che l’impossibilità di usare la Piscina provocava ai Triestini (intesi come provincia) con la forzata interruzione delle terapie che in essa e grazie ad essa venivano svolte.
Ora ci permettiamo di osservare che la giustizia, per essere considerata tale, deve avere tempi ragionevolmente brevi, soprattutto in un caso come questo che ha importanti risvolti sociali e sanitari, ed interessa tutta la nostra comunità. Altrimenti il Diritto cessa di abbinarsi alla giustizia e nel necessario rispetto delle difese degli imputati, ovvero nella loro non compressione, rischia di apparire tardivo ed inutile, oltre a spalancare la strada alla prescrizione degli eventuali reati.
Ma perché l’amministrazione comunale è rimasta inerte?
E ad esempio non ha, oltre che sollecitato il Palazzo di Giustizia, avviato una ricerca documentale e progettuale su soluzioni che in breve tempo ed a costi ridotti permettessero di ripristinare con una nuova copertura, magari semplice e lineare, come ce ne sono a iosa in tutta Europa, l’agibilità della vasca?
Noi ad esempio che abbiamo il torto di essere solo Trieste Verde una primitiva proposta in merito l’avevamo presentata, valutato anche lo stato di sostanziale integrità del resto dell’edificio. Aveva un solo difetto, cosa imperdonabile per questa politica con burocrazia annessa, costava poco ed i tempi di realizzazione erano brevissimi.
E qui un sospetto ci assale. Inerte il Comune?
Sul recupero in tempi brevi si ma non nel lanciare l’ideona di Playa Beach in Porto Vecchio, ed ecco che visto in questa ottica il dilatarsi del ritardo del dissequestro giudiziario della precedente piscina veniva a fagiolo, come si suol dire.
Peccato che la burocrazia comunale ci ha messo, more solito, vedi Tram di Opicina e Caserma di Roiano giusto per citarne i primi due, del suo: dopo aver lanciato il concorso di idee per un progetto costosissimo e che di fatto snaturava la mission originaria (piscina TERAPEUTICA) ed ottenuto i primi interessamenti di società private, tutto si bloccava perché l’indicazione comunale dei magazzini sede della futuribile piccola Copacabana, alla grande ci pensa Francesco Russo a Barcola (signoreIddio!), veniva stoppata dalla Sovrintendenza. E nel frattempo alcuni interessamenti si dileguavano e la location l’era tutta da rifare.
Potrebbe venire d’urgente d’uopo un altro slittamento, così superiamo i due annetti, del dissequestro giudiziario, anche perché podestà ed affini hanno praticamente raschiato il fondo delle più strampalate idee per riempire senza capo né coda l’area di Porto Vecchio.
Tramontata la sede futuribile del mercato ittico (puzza di pesce) con annesso terrazza ristorante (puzza di fritto) e tanghi sudamericani compresi (puzza di sudore), in sospeso per carenza di futuri clienti causa la falcidia Covid-19 l’Hotel a cinque stelle per miliardari anziani pannolonimuniti, avete ben capito che la sola scombiccherata proposta dell’Ovovia non basta, né il trasferimento di uffici regionali a gogò e tantomeno l’ammucchiata indistinta di tutti i musei che lo scibile umano possa inventariare. Manca solo il Lunapark o la Gardaland del Mare ma per questo ci sta già pensando, da quasi venti anni, la cosa più inutile che esista a Trieste guidata, si fa per dire, dal sempiterno Paoletti , ovvero la ciofeca del Parco del Mare in Sacchetta.
A Trieste adesso capite perché la politica tutta: vecchia, seminuova e di nuovo conio, ci detesta e si preoccupa, e ne hanno ben donde, ed ha ordinato a stampa e televisioni di oscurarci con una censura totale che neppure nell’Albania di Enver Oxà.
E forse vi è più chiaro perché sia quanto mai utile appoggiare l’iniziativa di Trieste Verde e poi votarla al fine di gestire il Comune di Trieste per il bene dei cittadini e non per gli affari e le ambizioni personali di pochi.



Lo “sfilatino”. Copyright Conte Mascetti alias Ugo Tognazzi.

» Inviato da valmaura il 1 February, 2021 alle 1:36 pm

O se preferite la “passerella” di amministratori e politici in questo lungo periodo elettorale.
Non passa giorno senza che qualche assessore comunale, uno o più assieme, non sia fotografato sulla servile stampa o ripreso sulle altrettanto servizievoli televisioni, intento ad inaugurare, presentare, annunciare nuovi cantieri, rifacimenti, rattoppi o quanto altro possa servire a tagliare il nastro elettorale.
Il tutto, va detto, nella completa assenza dei residenti beneficiati dai miracolosi interventi.
Idem dicasi per le passeggiate rionali, boschive, per i tavoli ai mercatini dove si cerca di spacciare una verginità ritrovata, una “nuova politica”, nuove attenzioni per un territorio che lorsignori non conoscono ed hanno ignorato per decenni. Anche qui nel vuoto pneumatico degli interessati più o meno sventurati nella costrizione trentennale di un degrado ignorato. E forse più presi nel tentativo frustrante di mettere insieme il pranzo con la cena e di arrivare almeno alla terza settimana del mese.
Ecco i triestini, che hanno imparato a conoscere bene ed a riconoscere da che parte giochino i cosiddetti organi di “informazione” locale, nemmeno sfiorano con gli occhi questi pastoni in politichese sempre uguali a se stessi e dove cambiano solo i nomi degli attori di questa compagnia di giro perenne.
E questo fa sì che tutte queste belinate si riducano, come i forum e le tavole rotonde in streaming degli intellettuali un tanto al chilo, ad un parlarsi addosso, ad una politica autoreferenziale che non sposta di un millimetro il consenso che le scarse platee dei soliti noti già portano.
Ha gioco facilissimo dunque il Nulla assoluto, ovvero Dipiazza, a sfruttare la sua unica dote: quella innata furbesca simpatia umana che tutto fa dimenticare e perdonare.
Non una soluzione concreta abbiamo finora ascoltato alle tante emergenze che i triestini vivono quotidianamente, che questi pensano in grande, volano alto, troppo alto per una realtà che da un anno è peggiorata esponenzialmente causa pandemia.
Forse è giunta l’ora di dire seriamente basta a questo gioco al massacro, di imboccare la strada indicata da Trieste Verde per portare a soluzione almeno quelle emergenze che rendono la nostra vita invivibile.
Prima di pensare a “futuri sostenibili” occupiamoci di un presente che per moltissimi è divenuto insostenibile.




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