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Circolo Miani » News Correnti » Page 147 Un Tram chiamato desiderio. Tutti lo vogliono e nessuno lo fa. » Inviato da valmaura il 23 February, 2021 alle 1:15 pm Niente di nuovo sotto il sole, a cinque anni dallo stop il Tram di Opicina sta sempre lì, ovvero fermo.
Di ripartenza del cantiere neppure l’ombra nonostante i tanti annunci.
La colpa è di una entità sopranaturale: la “burocrazia”.
Tutte balle, e neppure pietose, la responsabilità è di un ente comunale che ha perso 2 (DUE) anni in appalti sbagliati, di cui sul primo la negligenza nei controlli è stata scandalosa, ma ai responsabili nulla è accaduto, a Trieste non a Roma.
Quando ieri è stata presentata la discesa in campo per le elezioni amministrative di Trieste Verde, che i nostri lettori ben conoscono da un anno e mezzo, si è parlato, anzi riparlato, della questione ma anche della grottesca affaristica vicenda della Piscina terapeutica, di cui non abbiamo bisogno di campagne elettorali per ricordarcene a mò di santino, visto che la seguiamo dal giorno dopo l’evitabilissimo crollo della copertura della vasca.
Sembra incredibile ma allora tutti gli altri, quelli che oggi “passiano” per le strade e fanno comizi, erano distratti.
Noi qualche cosina di sensatamente ragionevole l’abbiamo proposta e la riproponiamo a futura memoria.
C’è chi fa propaganda e chi opera nei fatti, poi certo è il voto dei cittadini che decide su questo ed altro.
"L' OVOmaltina degli incapaci.
Tram di Opicina e Porto Vecchio.
Ci avete rotto le uova con questa barzelletta dell'Ovovia.
Lo scrivemmo per primi, motivandolo, come da mesi, una decina, scrivevamo che va dato un taglio a questo Porto Vecchio ridotto a Luna Park dalle proposte più strampalate ed eccentriche.
Abbiamo spiegato fino alla noia che:
Il cosiddetto nuovo Centro Congressi costosissimo e non finito, quello che familiarmente chiamiamo lo Scatolone, è un'idea superata e dalle difficilissime aspettative future. Oltre al fatto che un Centro Congressi esteticamente molto più bello già esiste ed è la vecchia Stazione Marittima, ed uno nuovo è programmato nel progetto infinito di recupero del Silos, a poche centinaia di metri, di fianco alla Stazione ferroviaria.
Che la provvidenziale proposta fatta dall'amministratore delegato di Costa Crociere, cioè di trasformarlo in stazione marittima e centro servizi del Terminal Crociere da collocare appunto in Porto Vecchio era, questo sì, l'Uovo di Colombo che metteva un punto fermo alla sarabanda di sciocchezze a ruota libera sui destini di quell'area, mantenendo anche fede alla prima parte del suo nome: “Porto” per l'appunto.
Che poi il Presidente dell'Autorità Portuale, che a sua evidente insaputa aveva “tagliato il nastro” all'inaugurazione dello Scatolone, si dichiarasse totalmente d'accordo con la proposta del Terminal così come avanzata da Costa, e che addirittura ci aggiungesse l'interessante suggerimento operativo di istituire un servizio giornaliero di navetta con Venezia, un collegamento via mare turisticamente suggestivo per compensare l'abbandono del terminal veneziano da parte delle Navi Bianche, ci sembrava finalmente un buon segno anche nel senso di creare nuovi servizi e posti di lavoro.
Ma siamo andati oltre: abbiamo scritto che la presenza del Terminal crocieristico in Porto Vecchio sarebbe stato il principale volano per quella ridda di musei che si è deciso frettolosamente quanto costosamente di trasferire lì.
Abbiamo sommessamente suggerito che il disgraziatissimo Tram di Opicina doveva finire la sua corsa cittadina in Porto Vecchio, con il prolungamento di meno di mille metri del suo avulso capolinea di piazza Oberdan, un'occasione pure di rilancio turistico dello storico collegamento.
Abbiamo pure pensato che il “trenino” interno al Porto andava rimesso in funzione come trasporto non inquinante in direzione Barcola e magari, riflettendoci su, invece della grottesca Copacabana barcolana, studiare un suo prolungamento fino al Parco di Miramare.
Tutto ciò abbiamo pensato, “volando basso” sui costi, sui tempi di realizzazione e sulle ricadute lavorative.
Ma noi siamo gli incolti di Trieste Verde.
PS. aspettatevi di vedere queste nostre idee scopiazzate dai "colti" sui programmi elettorali, prendendosi meriti che non hanno, nel gergo si dice “farsi belli con il c... altrui”, e naturalmente trovando ampio spazio sul giornalismo cialtrone."
Le comiche triestine. Canale di Ponterosso. » Inviato da valmaura il 21 February, 2021 alle 3:07 pm Da non credere ai propri occhi nel leggere stamane le dichiarazioni del Comune, assessora Lodi, alla stampa.
“Il cantiere appena iniziato il 16 febbraio aveva subito uno stop. Colpa, secondo il Comune, del fondale roccioso non previsto.”
Avete capito bene?
La "colpa" è del “fondale roccioso”, per di più “non previsto”, come se fosse spuntato all’improvviso, di notte, giusto per fare un dispetto ai competenti tecnici ed amministratori comunali.
Un po’ come se uno decidesse di costruire un grattacielo e poi al primo colpo di piccone scoprisse che l’area è occupata da sabbie mobili.
Ma provare prima a fare una modesta, anche artigianale con una picca a battere sul fondo vista l’acqua bassissima, ispezione del tratto dove si deve metter mano, anzi palancole, no?
Francamente qui si è proprio raggiunto il fondo, roccioso.
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Ovvero se questa esperienza sarà utile a dare risposte e soluzioni ai problemi che investono la nostra comunità, a partire dalle vere e proprie emergenze come quella della povertà crescente tra i triestini.
Non occorre che qui, ora, vi faccia l'elenco dei problemi che chi ci legge, e sono decine di migliaia di persone, oramai li conosce a memoria e li trova descritti su queste nostre pagine, assieme alle soluzioni concrete e percorribili in breve tempo.
Sono disponibile solo se Trieste Verde sarà distinta e distante da questo disgustoso connubio politica-affari-giornalismo, da questo sistema che ha prodotto in tutti i campi i risultati che tutti vediamo e soffriamo.
Solo se sarà interprete nei fatti e nei modi di quella “diversità” che in una storica intervista ad Eugenio Scalfari del luglio 1981 Enrico Berlinguer sulla “questione morale” rivendicava come centrale per il nostro Paese.
Ma attenzione, Trieste Verde non si muove su posizione ideologiche prestabilite, essa ha a cuore esclusivamente la soluzione dei nostri problemi, a partire da quelli sociali, che non dovrebbero essere affrontati con spirito di parte ma solo nell'interesse dei Triestini.
Se io sto male al Pronto Soccorso, che per Trieste quel “Pronto” è stato una bestemmia lessicale per anni, non chiedo al medico per chi voti e di quale partito ha la tessera, chiedo solo che esso sia capace e possibilmente bravo per tirarmi fuori dai guai.
Dobbiamo essere pronti a sopportare una censura informativa totale ma questo aspetto che può sembrare a prima vista una debolezza è invece il nostro punto di forza, la conferma di quanto siamo temuti e detestati da un sistema che ci vede come unico pericolo ai suoi affari.
Le persone sempre più oggi pretendono chiarezza, non sopportano quel pappa e ciccia costante tra sigle politiche vecchie, seminuove e nuovissime che fingono di litigare sulla stampa, che li ospita generosamente proprio perchè recitano una invereconda parte in commedia, ma che non mettono minimamente in discussione questo andazzo.
Ed il fatto di non partecipare a questo teatrino della politica rafforza nei cittadini la nostra diversità.
Un' ultima cosa, a 67 anni d'età, e con il mio impegno passato, dall'adolescenza fino a questo quarantennale con il Circolo Miani, ritengo di aver abbondantemente “già dato”.
Il mio carattere può sembrare duro e talvolta insopportabile anche perchè non sopporto l'ignoranza, la disinformazione e l'incapacità di chi si candida a gestire la nostra vita, ed il tempo che mi rimane è sempre meno per sprecarlo in queste situazioni.
Ma voi non dovete fermarvi al carattere, dovete invece domandarvi se posso essere un utile interprete per la soluzione dei problemi di Trieste. E su questo che vi chiedo gentilmente di esprimere il vostro giudizio e dunque di comportarvi di conseguenza.
E domani, domenica 21 febbraio, alle ore 11 all'assemblea pubblica di Trieste Verde nella sede (g.c.) del Circolo Miani in via Valvaura 77 a Trieste, ne avremo una prima verifica, almeno per me importantissima.
E non preoccupatevi, con l'età e le patologie pregresse, sono il primo a pretendere che l'incontro avvenga all'aperto, il meteo lo permette, con tutte le attenzioni del caso.
La Dignità è una cosa che nessuno ci può togliere, solo noi possiamo rinunciarvi.
Maurizio Fogar
Dov’è finita la Ferriera? » Inviato da valmaura il 19 February, 2021 alle 2:11 pm A 80 metri dalle case del quartiere Cavatigozzi Comune di Cremona.
E sì, in un’area che allo stato attuale risulta priva di autorizzazioni, ma per noi triestini non è una novità, migliaia di tonnellate di ferraglie varie prodotte dall’abbattimento degli impianti dell’ex area a caldo dello stabilimento triestino vengono accumulate senza troppi complimenti a poche decine di metri dal centro abitato. Ed anche questo per noi di Trieste e Muggia non è una novità.
Idem dicasi per il silenzio e l’assenza sulla vicenda sollevata dai preoccupati residenti da parte di Comune, Provincia, lì esiste ancora: paese che vai usanze che trovi, e dai soliti organi di controllo a partire dall’Arpa lombarda. E qui siamo alla fotocopia della cronistoria triestina.
Restano un’incognita ed un mistero.
L’incognita riguarda l’Altoforno della Ferriera, vetusto ma funzionante, mentre il secondo spento da anni si reggeva in piedi assemblato con la ruggine ed il fil di ferro. Ovvero se viene semplicemente “tagliato” e smontato per essere altrove riutilizzato oppure se farà la fine di rottame ferroso.
Un quesito non da poco, per le sorti della comunità cremonese, visto il mistero fin ora impenetrabile che circonda la richiesta autorizzativa presentata da Acciaierie Arvedi di aprire un nuovo Centro Siderurgico accanto allo stabilimento esistente a Cremona, dove eventualmente l’altoforno di Trieste potrebbe venire destinato.
Pare impossibile ma tutte le richieste di accesso agli atti avanzate dai “portatori di interesse” (comitati di cittadini, associazioni, ecc.) anche con il supporto di legali non hanno mai ricevuto risposta alcuna, in barba alle leggi esistenti. Ma anche questo per noi qui a Trieste non è una novità ma una consuetudine.
Trieste Verde.
Sei mesi! » Inviato da valmaura il 18 February, 2021 alle 1:26 pm Si, oltre sei mesi ci ha messo il Comune per riaprire il sottopassaggio di piazza Libertà rifatto nuovo ed inaugurato a fine giugno dello scorso anno per essere subitaneamente richiuso per “allagamento” neanche un mese e mezzo dopo.
Altro nastrino, ma della disfatta di un metodo di lavoro, che torna utile per la campagna elettorale, confidando sulla smemoratezza della gente, dell’assenza di opposizioni degne di questo nome e di una stampa meno che decente.
E sentite cosa dichiarava il Podestà allora: “Nuovo sottopasso piazza Libertà, Dipiazza: «Tutto in marmo, telecamere, luci dappertutto. Questi sottopassi sono un fiore all'occhiello”.
Ecco quello che scrivevamo il 2 agosto del 2020 dando notizia dell’accaduto. A Trieste si lavora così. 2 agosto 2020
Inaugurato a fine giugno, in ritardo, il nuovo sottopassaggio pedonale che porta alla Stazione ferroviaria, è già chiuso per “allagamento”.
Ora a parte che in città non c’è stata alcuna alluvione e le piogge la hanno quasi risparmiata, ma in un cantiere costato oltre 5 milioni di euro per rifare la viabilità di una piazza Libertà che andava benissimo com’era, che alla prima pioggia degna di questo nome si allaghi il nuovo manufatto per “guasto alle pompe” a quanto è dato di conoscere, mentre non si conosce il nome della ditta esecutrice dei lavori, né il suo costo, né il nome del tecnico che li avrebbe controllati, è sconsolante.
Sconsolante si, ma assolutamente in linea con la tradizione dei soldi pubblici, cioè nostri, buttati quanto invece negati ad altre e più cogenti priorità: l’emergenza povertà è la prima di una lunga lista che ci viene in mente.
La casistica è lunga assai e pertanto ci terremo stretti nell’elenco: si va dai bidoni, di nome e di fatto, a scomparsa di piazza della Borsa (un milioncino di euri), al Tram elettrico di via Mazzini, al rifacimento del Teatro Rossetti (lì si veleggia sui 5 e passa milioni), al Ponte Curto, da cui il nome, al Tram di Opicina (abbiamo perso il conto dei milioni), alla fu Piscina Terapeutica, nata e crollata nel giro di dieci anni, alla ex Caserma di Roiano, abbattuta, meravigliosi alberi per primi, due anni orsono e trasformata in discarica di laterizi, per finire con un tocco di comicità, con il Vate corto, ovvero con il piastrellone posto in fretta e furia sotto la sfortunata statua.
Ma lasciamo ai lettori arricchire l’elenco.
Che a pagare, tanto non sono lorsignori ma i triestini. Che nella foto ieri l’altro “tagliavano il nastro” in Porto Vecchio, che Iddio ce la mandi buona.
Teodor per Trieste Verde. |
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