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Circolo Miani » News Correnti » Page 141 Miracolo a Trieste! » Inviato da valmaura il 13 January, 2021 alle 1:21 pm Quasi un rifacimento di “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica.
Per quasi CINQUE anni questa amministrazione comunale, e non è che le precedenti abbiano brillato, lascia giardini pubblici ed aree verdi nel più completo abbandono e degrado ed interviene solo per abbattere alberi a iosa, ora a pochi mesi dal rinnovo del Comune nuova puntata dei “cantieri elettorali”.
Stavolta la precedenza viene riservata a Piazzale Rosmini, dove spuntano dal cilindro i quattrini per “pulire” fontana e panchine imbrattate dai soliti pigmei microcefali, quasi tutti, che li conosciamo di vista, beneducati rampolli della borghesia di San Vito che da sempre è anche il nostro quartiere.
Interessante notare le tre righe con cui il piccolissimo giornale chiude la notizia: “Tra le aree gioco interessate c'è anche quella di piazzale Rosmini (giardino "Luchetta, Ota, D'Angelo e Hrovatin") che condivide, con il giardino pubblico "Muzio de Tommasini" di via Giulia, lo status di area verde inquinata. E quindi sono attualmente "interdette" all'accesso del pubblico”.
Peccato ometta che sono oramai cinque anni, dal marzo 2016, che questi due giardini, assieme ad una decina di altri, sono vietati alla pubblica frequentazione perchè le analisi effettuate su richiesta della precedente amministrazione comunale (Cosolini) hanno evidenziato una presenza di inquinanti cancerogeni nei terreni da fare invidia all’area a caldo della Ferriera.
E peccato che non ricordi ai lettori che sempre da cinque anni il Comune abbia ricevuto, a tempo di record va detto, dalla Regione (Serracchiani) oltre 360.000 euro per bonificarli, e appunto sono ancora lì inquinati ed inibiti. Rubando ai bambini cinque anni di giochi e socialità ed ai cittadini il piacere di frequentarli.
Ma la regola che impera nel “giornalismo” nostrano è sempre quella: non disturbare il manovratore.
Teodor per Trieste Verde. Elogio della lentezza. » Inviato da valmaura il 12 January, 2021 alle 2:23 pm Non c'è spot pubblicitario che oggi non esalti la velocità, nella telefonia mobile poi è il leitmotiv, sui social trionfa la bulimia, la voracità della quantità dozzinale, nella vita normale il presto e subito.
Si vive sempre e tutto di corsa e chi non tiene il ritmo è tagliato fuori.
Si cammina per strada, si passeggia sempre con la “piastrella” in mano, non importa quello che sta attorno: persone, paesaggi, animali. Conta solo chattare, parlare da soli gesticolando come ebeti, indifferenti a quello che scorre accanto.
Quando debbo subire qualche obbligo burocratico e dichiaro, fiero del mio ventennale telefonino che fa ancora perfettamente il suo dovere di telefono, di essere immune alle “app” e di non avere un computer tascabile se non mi offendono manca poco, ma i loro sguardi parlano da soli trasudando disprezzo o pietà.
Quando vedo i “successi” del digitale burocratico, che però alla fine ricorre sempre alla stampata cartacea da firmare, vedi banche o poste, dove per acquistare un francobollo da lettera si sta dieci volte il tempo del vecchio manuale, idem per ritirare una raccomandata, penso che siamo in un mondo di matti.
Forse fermarci un attimo non sarebbe male. Forse rallentare i nostri ritmi ci renderebbe più liberi ed umani, e pensare più responsabili.
Si, un bel elogio alla riscoperta della nostra vita, quella vera non virtuale.
In fin dei conti, oggi poi in particolare, sarebbe la più bella vittoria, nostra e non di chi tira sempre a fregarci.
Maurizio Fogar Due articoli importanti! » Inviato da valmaura il 12 January, 2021 alle 2:21 pm Da leggere con attenzione, se si vuole conoscere la partita che si sta “giocando” sul nostro futuro.
Non è per piaggeria, ma Maurizio Fogar ha scritto due articoli (“Porto: 388 milioni e parole a ruota libera.” E “2021. Basta balle sulla Ferriera!”) che tutti dovrebbero leggere con molta attenzione se vogliono capire cosa sta succedendo a Trieste.
Una informazione chiara che solo su queste pagine trovate gratuitamente e che fareste bene a consigliare a chi vi è caro.
Originale poi che il piccolo giornale il giorno dopo la nostra pubblicazione è con affanno corso dietro alla nostra notizia, a conferma di quale sia la non informazione spacciata in città.
Ma c’è un aspetto che mi permetto di approfondire, rendendo il doveroso omaggio alla genialità, e detto senza ironia, dell’ottuagenario Cavalier Arvedi da Cremona nel tutelare i suoi affari ed interessi.
Aspetto che per altro pone un interrogativo interessante sull’operato dell’Autorità Portuale.
Ricapitolo in breve: cinque anni orsono l’Autorità Portuale che ha in carico l’amministrazione del Demanio marittimo, stipula un contratto di concessione trentennale con Siderurgica Triestina, la società guidata dallo scomparso Francesco Rosato e creata dal Gruppo Arvedi per amministrare la Ferriera e richiedere, e pagare, la concessione demaniale. Due anni orsono Siderurgica Triestina viene assorbita integralmente in Acciaierie Arvedi con tutto il personale lavorante nello stabilimento di Servola, e già questo doveva offrire uno spunto di riflessione serio e foriero delle scelte poi assunte dal Gruppo di Cremona sul futuro dell’Area a caldo, salvo una cinquantina di dipendenti che si occupano proprio della logistica portuale. E perché? Semplice, se Siderurgica Triestina fosse “sparita” completamente, essendo essa la contraente formale con l’Autorità Portuale della concessione demaniale, anche questa ultima veniva a decadere non essendo per legge trasferibile a terzi. Può sembrare questione di lana caprina ma non lo è, anzi è centrale, direi l’architrave, su cui si regge il geniale piano di Arvedi.
Decisa da lui la chiusura Ferriera per semplici ragioni di convenienza, come spiegato nell’articolo “2021. Basta balle sulla Ferriera!”, ecco rientrare in gioco appunto Siderurgica Triestina come strumento fondamentale per permettere il trasferimento del titolo di proprietà dei terreni nell’area Ferriera tra Porto e Gruppo Arvedi, zona Laminatoio, Centrale elettrica e banchina, al posto dell’area a caldo, e un minuto dopo, quando non c’è più l’esigenza di mantenere in vita Siderurgica Triestina la sua trasformazione in altra società, Logistica Triestina, et voilà la cessione di questa ultima con i 32 dipendenti rimasti, al Gruppo Petrucco, gestore della proprietà della nuova Piattaforma Logistica Scalo Legnami, alla modica cifra di Venti milioni di euro, che si vanno aggiungere alle altre decine incassate da Arvedi in tutta l’operazione (vedi sempre articolo di cui sopra).
Ora nel rendere omaggio alla genialità del Cavalier Arvedi, nel prendere atto che tutta l’operazione si è svolta formalmente nel pieno rispetto della legge, e sul filo dei minuti, ma il vertice dell’Autorità Portuale, di cui il Gruppo Petrucco è partner di fiducia, non poteva ignorare i dettagli di questa legale quanto simpatica per Arvedi si intende operazione.
E qui si apre un non piccolo né banale interrogativo. Sempre che a Trieste si possa parlare “male” di Garibaldi.
Teodor.
Comune Trieste. Le tappe della disfatta. » Inviato da valmaura il 11 January, 2021 alle 12:51 pm Un elenco di nomi che somigliano a tante lapidi cimiteriali.
Villa Haggiconsta, Villa Engelmann, Villa Stavropulos, Villa Cosulich, con i rispettivi parchi, e Palazzo Carciotti, ma ci mettiamo pure il Teatro Auditorium e la Sala Tripcovich, poi uno sterminato ed indefinito scorrere di scuole, interi isolati, case ed appartamenti abbandonati, zone verdi e così andando.
Una necropoli nella città, frutto di decenni di abbandono e conseguente degrado che attraversa le amministrazioni comunali che si sono susseguite a partire dagli anni Ottanta in poi, a stare stretti.
Eppure le Ville quando sono state donate, lasciate in eredità da benefattori privati al Comune anche con indicazioni d’uso, erano in perfetto stato, abitate fino al giorno prima, e idem dicasi per i lussureggianti giardini.
Ora per inadempienza o più spesso negligente trascuratezza delle amministrazioni comunali sono degradate, vandalizzate qualcuna ridotta a poco più di un rudere.
E tutto questo in una città che aveva fame di verde, e di spazi non speculativi di aggregazione per i cittadini, per i giovani.
In assenza, la triste realtà, di controlli terzi sul danno erariale e soprattutto sociale di questa situazione, non resta che mettere mano direttamente a questo problema nel nuovo Consiglio comunale.
Anche per questo è nata Trieste Verde, ricordatevelo leggendo le decine di servizi ed articoli apparsi negli anni su questa Pagina. Porto: 388 milioni e parole a ruota libera. » Inviato da valmaura il 11 January, 2021 alle 12:49 pm Tanto la carta si lascia scrivere. Da far accapponare la pelle, e non per l’importo: 388 milioni, una marea di soldi, ma proprio per questo.
Ci spieghiamo meglio, se da un lato non può che apparire positivo l’impegno, assai cospicuo, del Governo per il Porto di Trieste-Monfalcone, dall’altro visto il livello non eccelso e gli interessi-appetiti economici della classe dirigente locale e regionale, con in primis una burocrazia inefficiente, la preoccupazione ha tutte le ragioni di esistere.
Facciamo un esempio concreto, cita il documento: “Un'ultima quota andrà al progetto di elettrificazione delle banchine, con la creazione delle sottostazioni elettriche sui vari moli. Si tratta di consentire alle navi ormeggiate di allacciarsi alla rete grazie ad apposite centraline, senza essere più costrette a tenere accesi i motori per produrre energia, con inevitabile impatto a livello di emissioni (altissimamente inquinanti) e rumorosità.”
Bene da due annetti e passa incalziamo come Circolo Miani i vertici del Porto, assegnatari per altro di ulteriori 800.000 euro europei per lo stesso obbiettivo, ad adottare subito i primi parziali provvedimenti soprattutto al Pontile Siot e per le “navi bianche” che attraccano a Trieste o vi si parcheggiano per mesi.
Forti di una realistica quanto concreta idea che “in attesa del Sol dell’Avvenir” meglio iniziare a tutelare da subito la salute dei triestini con provvedimenti magari parziali. Risposte dal Porto, dalle Istituzioni (Comune e Regione) e dalla politica tutta? Un bel grande Zero. Pensano in grande, questi.
Altro passaggio nel documento propedeutico all’arrivo di questa vagonata di milioni: “Secondo fonti interne all'Ap, nei 388 milioni si celano allora svariati interventi: la costruzione della nuova stazione di Servola e delle infrastrutture ferroviarie e stradali di collegamento del terminal di terra che sostituirà l'area a caldo della Ferriera; una serie di dragaggi dei fondali davanti alla Piattaforma e alla banchina ungherese.”
Una premessa squisitamente politica, altrimenti la domanda che sorge spontanea è: di quali ideali e quali valori essa, politica, è portatrice, tali da giustificarne l’esistenza e le diversità. Mica finanzieremo a scatola chiusa e democrazia al cesso l’emanazione affaristica del Governo Orban a Zaule con i soldi di quel Recovery Fund o Plan che proprio Orban ha bloccato prima e ritardato poi in Europa con il ricatto del veto assieme a quell’altra adamantina figura di “democratico” Polacco e con il “tiro il sasso e nascondo la mano” del bel tomo del premier Sloveno?
Abbiamo capito che già i Romani sostenevano che “pecunia non olet” ma forse anche allora i Tribuni del Popolo, i fratelli Gracco, prima che li assassinassero, non erano d’accordo.
Poi entriamo nel merito: “le infrastrutture ferroviarie … sull’area a caldo della Ferriera; dragaggi dei fondali” nel Vallone di Muggia. Ma si rendono conto di cosa parlano, anzi scrivono?
Che chi dovrebbe fare i lavori sostanzialmente se ne freghi lo abbiamo sperimentato di persona come Circolo Miani nell’incontro con Petrucco, che beatamente si rimette all’Arpa , che poi sarebbe come nominare Al Capone Procuratore Capo, ma lo sanno che le corpose quanto dettagliate analisi, fatte non dall’Arpa ma dai tecnici del Ministero dell’Ambiente fortunatamente per noi, definiscono tutta la superficie di quell’area, e per metri in profondità, falde acquifere comprese, una “bomba atomica” per la salute dei triestini?
Peggio che andar di notte poi per i “dragaggi dei fondali” che altro non sono che migliaia di tonnellate di metri cubi di fanghi tossici che se solo li smuovi avveleni tutto il Golfo di Trieste.
I verbali ed i risultati delle caratterizzazioni del Ministero dell’Ambiente che possediamo in corposa copia li abbiamo offerti in visione a tutti, da Petrucco alle istituzioni ed alla politica, non li hanno nemmeno degnati di uno sguardo.
Ecco le fonti delle nostre preoccupazioni: che qui rischiamo, dal punto di vista della salute di Triestini e Muggesani, di trovarci di fronte non ad una ma a dieci/cento Ferriere.
Eppoi qualcuno si chiede ancora che senso abbia Trieste Verde! |
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