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Trieste Verde. A cosa diciamo no!
Dicemmo no alla progettata Centrale a Carbone nel Vallone di Muggia, battaglia vinta..
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*Ferriera: le analisi della procura
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Circolo Miani » News Correnti » Page 141

Allarme Ferriera.

» Inviato da valmaura il 17 March, 2021 alle 12:07 pm

La questione non è chiusa, tutt'altro.
Dopo aver collaborato, come Circolo Miani e Servola Respira, in un serrato ma dobbiamo riconoscere proficuo confronto con la proprietà Arvedi e la direzione dello stabilimento al fine, raggiunto eccome, di ridurre le emissioni, gli “spolveramenti” e l'inquinamento acustico negli ultimi due anni di produzione, proprio per questo oggi sentiamo il dovere di avvertire i Triestini, Muggesani compresi, che la questione non è conclusa, tutt'altro.
Lasciamo perdere, anzi stendiamo un velo non di pietoso ma di indignato silenzio sull'operato dei vertici regionali all'Ambiente, sul sindaco-Ufficiale Sanitario mai pervenuto in questa vece, e sulle forze politiche impreparate quanto arroganti e senza distinzione alcuna, e soprattutto sull'Arpa FVG ed anche sull'ASS, le cui credibilità stanno sotto zero al pari delle loro incapacità.
Ma ora il “regalo” che Trieste, intesa come provincia perchè quello che esce dall'area Ferriera per effetto dei venti e delle correnti marine tocca tutti, si trova in eredità è una vera e propria bomba tossica a tempo.
Lo abbiamo scritto e riscritto forti della conoscenza e lettura anche dei paurosi dati evidenziati dalle analisi e dai carotaggi effettuati sul terreno dai tecnici del Ministero dell'Ambiente, per fortuna nostra, e non dell'Arpa, e nell'area marina del Vallone di Muggia.
Non c'è centimetro della zona oggi in smantellamento e di quelle contigue che in superficie e per metri in profondità, falde acquifere comprese, non sia impestato da livelli di inquinanti cancerogeni, nessuno escluso, che sforano di 2/3mila, si avete letto bene, volte i livelli di legge consentiti, già generosi di per se. Idem dicasi per le opere in muratura e metalliche impregnate da anni, quelle che nonostante le solenni promesse, che non valgono nemmeno la carta su cui sono scritte, degli organi regionali di “vigilanza”, sono state abbattute senza tanti complimenti, e lo saranno ancora, sollevando, oltre a fragori e tremori, nuvoloni di polveri inquinate.
Dragare, come è stato annunciato con giuliva levità dai nuovi proprietari nel disinteresse totale dell'Autorità Portuale, il fondale marino antistante l'area, che è formato per decine di metri in profondità da uno strato di fanghi tossici scaricati in mare all'insaputa degli organi di controllo per anni dalle proprietà precedenti (hanno modificato abusivamente la linea di costa per un'area pari ad 8 (OTTO) campi di calcio ma nessuno, Capitaneria e Porto in testa, se ne è “accorto”, utilizzando “solo” 356.000 tonnellate di rifiuti “speciali”, come provato dalle indagini dei NOE dei Carabinieri di Udine per conto delle Procure di Perugia e Grosseto che notoriamente aprendo le finestre hanno la vista sullo Scalo Legnami e sul Vallone), è una follia.
Smuovere anche solo un metro di quei fanghi vuol dire impestare per effetto delle correnti flora e soprattutto fauna marina da Capodistria a Duino se non oltre, e contaminare la catena alimentare.
Su questa vera e propria emergenza abbiamo avuto lunghi incontri al Circolo Miani con i vertici (Petrucco) della società che ha rilevato l'area a caldo della Ferriera e che gestiva, fino al recente ingresso degli Amburghesi, la Piattaforma Logistica allo Scalo Legnami, e con Zeno D'Agostino.
La sensazione che ne abbiamo ricavato è stata quella di parlare, oltre che offrire loro la documentazione del Ministero dell'Ambiente totalmente ignorata, al vento.
Ed abbiamo pure preso atto della segretezza ed assoluta mancanza di trasparenza che circondano quella che negli anni a venire sarà la più importante operazione finanziaria su Trieste.
“Ci affidiamo all'Arpa” hanno affermato, che suona più o meno come il vecchio detto di chiedere all'oste se il suo vino è buono.
Ma attenzione perchè iniziare i lavori per la nuova grande piattaforma ferroviaria, costruire la rampa di accesso alla (Super)strada, porre le basi del Molo Ottavo senza aver prima disinnescato la bomba che sta sotto i loro, e purtroppo nostri, piedi, ci farà rimpiangere amaramente la Ferriera.
E ciò oggi non è assolutamente possibile, visti i lutti, le malattie, la distruzione della qualità della vita che questa nel ventennio precedente ha causato a chi lavorava dentro e viveva fuori.
Vi è chiaro dunque perchè diventa fondamentale l'impegno, l'esperienza e la capacità di Trieste Verde in Comune.
Maurizio Fogar



Trieste. Fatti non chiacchiere!

» Inviato da valmaura il 16 March, 2021 alle 12:20 pm

Giunti al terzo incontro espositivo degli impegni di Trieste Verde per il Comune di Trieste, ed in procinto di proseguire con gli altri sabati a “tema”, un fatto emerge chiarissimo anche ai più distratti.
La totale diversità e distinzione di Trieste Verde da tutti, nessuno escluso, gli altri raggruppamenti, e sigle più o meno nuove, partitici che fanno, è il caso di dirlo, semplice propaganda elettorale.
Noi proponiamo ed illustriamo, nei tempi e nei modi indicati, le soluzioni concrete, fattibili ai tanti problemi irrisolti ed aggravatisi negli anni di malagestione di questa politica, che affliggono la nostra comunità e rendono difficile la vita di chi ne fa parte, ovvero anche la nostra.
Gli altri, tutti gli altri, fanno generiche promesse, usano slogan abusati, i più gettonati sono ora “futuro sostenibile” e “sviluppo green” e come sempre da 30anni la “scoperta, anzi riscoperta della periferie” e “l'ascolto del territorio”.
Quando purtroppo è il presente a non essere più sostenibile!
“Solo chiacchiere e distintivo” come recita Al Capone-Robert De Niro ne Gli intoccabili.
Ecco Trieste Verde non promette nulla ma vi propone delle soluzioni alle difficoltà che noi tutti che viviamo a Trieste, intesa come provincia, siamo costretti a subire e patire, che altro, le soluzioni, non sono che il frutto di una esperienza trentennale fatta di assemblee, manifestazioni, inchieste ed incontri sul territorio con chi ci vive ogni santo giorno, e non con chi viene a portare le bandierine del suo partito per mezza giornata prima delle elezioni.
Ecco a voi valutare, anche nel seggio elettorale, chi sia dunque più credibile ed affidabile.
E non abbiamo bisogno di inventarci nulla, di fare promesse generiche quanto roboanti, perchè non siamo ad una televendita a cui oramai questa politica malata sempre più assomiglia, ma semplicemente patiamo sulla nostra pelle e viviamo quotidianamente il peso di questi problemi irrisolti che rovinano la nostra qualità della vita e ci negano la speranza di un futuro di benessere.
Ecco come si concretizza la “diversità”, l'essere “distinti e distanti” da questa politica indistinta e malata: Trieste Verde propone soluzioni e vie d'uscita concrete, verificabili ed attuabili in tempi certi, gli “altri” invece volano alto, usano paroloni generici e fanno promesse vuote.
Perchè se è vero che le elezioni si possono rinviare, i problemi e le emergenze invece no!
Maurizio Fogar.



Sanità. Assenza e silenzio del Comune di Trieste.

» Inviato da valmaura il 15 March, 2021 alle 1:21 pm

La salute deve tornare ad essere una priorità, di intervento e decisionale, del Sindaco di Trieste.
Lo impongono tre fatti: il Sindaco è, e dal 1934, per leggi l'Ufficiale Sanitario del Comune, ai cui “ordini”, recitano le norme, devono rispondere tutti gli operatori della sanità e perfino le forze di polizia.
Secondo, la sanità pubblica, ospedaliera e territoriale, è pagata con le tasse dai Triestini.
Terzo: come fa il Primo Cittadino a non occuparsi del bene, in questo caso primario: la salute, dei suoi concittadini?
La gestione regionale, da decenni, dai tempi della “riforma” dell'assessore leghista Fasola, incentrata sulle chiusure dei piccoli-medi ospedali regionali e strutture locali di Primo intervento, taglio drastico di posti letto e personale, ha dimostrato tutti i suoi limiti, accentuati ulteriormente dall'emergenza Covid.
Parimenti quella che doveva essere l'alternativa sul territorio, i Distretti sanitari, sono stati negli anni depauperati di risorse e personale e quasi mai sono stati in grado di “prendersi in carico” effettivamente e di garantire una efficace “continuità assistenziale” alle persone deospedalizzate, e questo nonostante l'impegno e l'abnegazione di gran parte dei suoi operatori territoriali. Oltre a non riuscire a fare concretamente rete con i servizi sociali del Comune, soprattutto per i limiti di questi ultimi, a vantaggio dei cittadini in difficoltà sociale, e sono tanti, francamente troppi.
Ora proprio l'inversione di tendenza sulla Sanità pubblica operata dal Governo Conte che ha messo a disposizione delle Regioni 9 miliardi per potenziare le strutture ed assumere il personale necessario, e che le Regioni in quasi un anno sono state incapaci di utilizzare (è stato speso meno di un terzo), importo poi raddoppiato nel Recovery Plan proposto sempre da Conte e Speranza, potrebbe permettere anche nel Friuli Venezia Giulia quella rinascita della Sanità pubblica.
In questa fase dunque il Comune, per le ragioni spiegate sopra, non può continuare ad essere spettatore passivo e disattento, e Trieste Verde intende cambiare da subito questa situazione.
Su due direttrici.
La prima dotando gli ospedali dei posti letto e delle infrastrutture tecniche necessarie a corrispondere ai bisogni di Trieste, annullando le lunghe liste d'attesa per esami e visite specialistiche, e dotando i due ospedali di una efficiente struttura di Pronto Soccorso e Medicina d'Urgenza, con l'assunzione in pianta stabile del personale medico e sanitario necessario.
La seconda deve puntare su di una radicale riforma degli attuali quattro Distretti Sanitari territoriali, raddoppiando il personale medico ed infermieristico impegnatovi, il caso della Diabetologia è emblematico (quattro medici ed otto infermieri) per un potenziale “portafoglio” di 30.000 pazienti solo a Trieste. Garantendo una capillare presenza di medici per ogni specializzazione, aprendo e potenziando gli ambulatori prelievi, ed i servizi di assistenza domiciliare, anche fisioterapica oggi in grave sofferenza. Dotando i Distretti di apparecchiature di primo grado (radiologiche ed ecografiche) con il personale necessario onde accorciare i tempi degli esami e liberare gli ospedali dal compito.
Ricostruire una efficace rete, con dei Servizi sociali del Comune ristrutturati, potenziati e ridistribuiti sul territorio, di aiuto alle persone in difficoltà.
Ultima considerazione: secondo Trieste Verde si è ancora in tempo a rivedere il progetto di trasferimento dell'ospedale pediatrico Burlo Garofalo a Cattinara, di due terzi più costoso ed illogico rispetto ai soldi necessari per implementare le sue dotazioni tecniche ed i nuovi servizi da offrire all'utenza, anche in considerazione delle ingenti somme spese nell'ultimo anno dallo stesso Burlo per ampliare e migliorare l'offerta nella sua attuale sede.
Per altro questa sarebbe anche l'unica possibilità reale per salvare dall'abbattimento l'unica area alberata presente in zona: la Pineta di Cattinara.
Maurizio Fogar per Trieste Verde.



Trieste cantieri.

» Inviato da valmaura il 14 March, 2021 alle 3:42 pm

Ci sarebbe da ridere se non fosse che dilettantismo, pressapochismo e negligenze degli uffici comunali, a partire dai politici che ne portano la responsabilità e che in questi casi si guardano bene dal metterci la faccia, come nelle foto ricordo sorridenti al taglio dei nastri.
Invece qui da ridere c'è assai poco che questi disastri li sopportano per anni i Triestini e soprattutto li pagano di tasca loro.
L'ultima dal Canale di Ponterosso è che tutto è fermo e tale rimarrà fino a dopo Pasqua, Pasquetta e magari 25 aprile e Primo maggio. Le foto impietose mostrano i cumuli di pancogole inutilizzabili ma coperte oramai di ruggine, le cataste di transenne idem e la solita stantia ed incredibile storiella del fondale “inaspettatamente ostile”.
Anche la Bora è colpevole di aver fatto volare in acqua i due box uffici messi lì accanto senza adeguata protezione.
Ora il “fondale” non è quello della Fossa delle Marianne ma un metro e mezzo-due di acqua ed è visibile ad occhio nudo, e questi prima di iniziare i lavori e di ordinare le palafitte, manco fosse la Diga di Assuan, non hanno pensato minimamente di accertarsi se l'imponente “opera” andava a poggiare su sabbia, fango o pietra. Hanno avuto sfiga e la risposta valida è la terza ma se ne sono accorti solo dopo: che mettere anche solo una picca in acqua e sentire se affondava nel morbido o suonava un sonoro “dong” era troppo difficile.
Ed il bello è che senza pudore danno ora la colpa al “fondale inaspettatamente ostile”, parole dell'assessora Lodi; sul Tram di Opicina non hanno ancora scelto a chi addebitare la colpa, forse di questo passo diranno che i cinque anni di ritardi, le gare d'appalto sbagliate, del Comune, sono responsabilità della pendenza improvvisamente cattiva.
E tutto questo avviene nell'abituale silenzio di chi dovrebbe essere all'opposizione in Consiglio comunale, troppo impegnati a declamare elettoralmente di “futuri sostenibili” e “sviluppi green” ma ovviamente senza offrire proposte concrete e tempi certi.
Ma mandiamoli a casa con Trieste Verde, se non a maggio al più tardi ad ottobre. E magari chiedendo loro il risarcimento dei tanti danni procuratici.



A Trieste mancano i “cessi”.

» Inviato da valmaura il 13 March, 2021 alle 1:07 pm

E non ci riferiamo a quelli umani che poi nel campo politico e giornalistico abbondano, ma ai “Vespasiani” pubblici in carenza dei quali le persone si “arrangiano”.
Oggi, in tempi di Covid e cioè da un anno, usarne quelli dei pubblici esercenti non per asporto è un'impresa, ed i motivi sono ben comprensibili.
E da tempo alcuni luoghi, in particolare quelli legati ai giochi dei bimbi, alle attività fisiche all'aperto, alle passeggiate sono diventati gli sfogatoi naturali.
Prendiamo ad esempio il giardino di Piazzale Rosmini, per anni si è gridato contro la presenza di cani, ma le deiezioni dei pargoli, acqua santa ma le popò un po' di meno, “segnano” quasi tutte le siepi. Ed è cosa abbastanza ovvia visto che il movimento, come il gioco favoriscono la diuresi e la peristalsi intestinale. Di “luoghi di decenza” neppure l'ombra anzi si, nella parte non accessibile al pubblico c'è la vecchia toelette costruita sotto il GMA e sbarrata da allora..
Idem dicansi per viale Romolo Gessi, dove passare nei viali interni in certe giornate toglie il respiro tanto forte è il profumo di urina di grandi e piccini, e la principale preoccupazione dei proprietari di cani che lì passeggiano è quella di evitare che i loro amici lecchino le boazze umane.
Anche lì in passato c'era un vespasiano pubblico, rimosso da 50anni.
Ora se è vero che la civiltà di una comunità si misura anche dai servizi pubblici offerti, e non per niente i gabinetti portano il nome di un grande Imperatore romano, Vespasiano, a Trieste siamo messi, e non da oggi, assai male. Eppure non ci vorrebbe molto ed i costi sarebbero contenuti, ma l'immagine della città ne guadagnerebbe assai, oltre naturalmente il sollievo dei Triestini.
Trieste Verde.




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