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Circolo Miani » News Correnti » Page 133 Un presente non più sostenibile. » Inviato da valmaura il 2 February, 2021 alle 12:12 pm In questi mesi di campagna elettorale si sprecano da parte di tutta la politica progetti (per altro vaghissimi) e promesse (del tutto generiche) sul “futuro sostenibile” (e possibilmente “green” che oggi fa tendenza) di Trieste. A ulteriore conferma dell’inutilità e cecità di questa politica.
Essa ha perso da tempo ogni contatto con una realtà nella quale passeggia superficialmente interloquendo con i propri pochi simili.
E’ il presente a non essere più sostenibile per decine di migliaia di concittadini che hanno visto le proprie già precarie condizioni economiche massacrate dalla emergenza pandemica.
E’ su questa situazione critica ed in progressivo aggravamento che una politica responsabile che abbia a cuore la propria comunità deve intervenire subito, poi avremo tempo e modo di pensare ai “turisti” ed ai “grandi eventi”. Ma prima se permettete vengono i Triestini, intesi come provincia.
Ed invece alle tradizionali sacche di povertà e di sopravvivenza (dai pensionati con la minima e la sociale, dalle migliaia di famiglie che “vivono” con redditi e pensioni di cittadinanza da 400 euro mensili di media), ad un sistema sanitario ospedaliero e territoriale messo a nudo dalla crisi determinata dal Covid-19, dal degrado crescente, e non solo urbanistico, dei quartieri e non solo quelli periferici, dal lavoro precario, sottopagato e sfruttato di cui il Comune di Trieste è uno degli artefici principali, da un sistema del piccolo commercio e di esercizi pubblici sostanzialmente abbandonato a se stesso (da Camera di Commercio, Regione e Comune) ed agli interventi statali, ma la casistica potrebbe essere lunga assai, questa politica è assolutamente incapace di dare le pur minime risposte e soluzioni.
Noi, che non camminiamo sporadicamente ogni cinque anni di elezioni sul territorio, ma che lo viviamo e ci operiamo da decenni per denunciare i problemi ed offrire soluzioni concrete, riteniamo che le prossime elezioni comunali potranno essere il segnale di una svolta concreta, sempre che i cittadini lo vogliano, ed ancora una volta ci accingiamo a fare la nostra parte con Trieste Verde, che raccoglie le esperienze e le conoscenze decennali del Circolo Miani e dei Comitati di Quartiere.
In bocca al Lupo a tutti noi.
L’alibi della Piscina Terapeutica. » Inviato da valmaura il 2 February, 2021 alle 12:10 pm I fatti: il 29 luglio 2019 è crollata la copertura della vasca della piscina terapeutica, collassando su se stessa.
Abbiamo esaminato su queste pagine fino alla noia il contesto in cui il crollo si è verificato, ed anche individuato, seppure spetti alla magistratura verificare le responsabilità penali e civili, le concause per cui il fatto sia potuto accadere. E pertanto non ci ripeteremo per non annoiare i lettori.
Da allora l’intero manufatto, che apparentemente è uscito indenne dal fattaccio, è sotto sequestro giudiziario per lo svolgimento dell’incidente probatorio basato sulle perizie tecniche. Sono passati venti mesi! Ed il dissequestro previsto per la fine dello scorso anno è slittato di altri sei mesi per decisione della magistratura.
In tutto questo tempo l’azione dell’amministrazione comunale, e segnatamente quella del Podestà, è stata di spettatore passivo, ovvero non ha ritenuto di farsi interprete presso il Tribunale di Trieste del disagio sociale che l’impossibilità di usare la Piscina provocava ai Triestini (intesi come provincia) con la forzata interruzione delle terapie che in essa e grazie ad essa venivano svolte.
Ora ci permettiamo di osservare che la giustizia, per essere considerata tale, deve avere tempi ragionevolmente brevi, soprattutto in un caso come questo che ha importanti risvolti sociali e sanitari, ed interessa tutta la nostra comunità. Altrimenti il Diritto cessa di abbinarsi alla giustizia e nel necessario rispetto delle difese degli imputati, ovvero nella loro non compressione, rischia di apparire tardivo ed inutile, oltre a spalancare la strada alla prescrizione degli eventuali reati.
Ma perché l’amministrazione comunale è rimasta inerte?
E ad esempio non ha, oltre che sollecitato il Palazzo di Giustizia, avviato una ricerca documentale e progettuale su soluzioni che in breve tempo ed a costi ridotti permettessero di ripristinare con una nuova copertura, magari semplice e lineare, come ce ne sono a iosa in tutta Europa, l’agibilità della vasca?
Noi ad esempio che abbiamo il torto di essere solo Trieste Verde una primitiva proposta in merito l’avevamo presentata, valutato anche lo stato di sostanziale integrità del resto dell’edificio. Aveva un solo difetto, cosa imperdonabile per questa politica con burocrazia annessa, costava poco ed i tempi di realizzazione erano brevissimi.
E qui un sospetto ci assale. Inerte il Comune?
Sul recupero in tempi brevi si ma non nel lanciare l’ideona di Playa Beach in Porto Vecchio, ed ecco che visto in questa ottica il dilatarsi del ritardo del dissequestro giudiziario della precedente piscina veniva a fagiolo, come si suol dire.
Peccato che la burocrazia comunale ci ha messo, more solito, vedi Tram di Opicina e Caserma di Roiano giusto per citarne i primi due, del suo: dopo aver lanciato il concorso di idee per un progetto costosissimo e che di fatto snaturava la mission originaria (piscina TERAPEUTICA) ed ottenuto i primi interessamenti di società private, tutto si bloccava perché l’indicazione comunale dei magazzini sede della futuribile piccola Copacabana, alla grande ci pensa Francesco Russo a Barcola (signoreIddio!), veniva stoppata dalla Sovrintendenza. E nel frattempo alcuni interessamenti si dileguavano e la location l’era tutta da rifare.
Potrebbe venire d’urgente d’uopo un altro slittamento, così superiamo i due annetti, del dissequestro giudiziario, anche perché podestà ed affini hanno praticamente raschiato il fondo delle più strampalate idee per riempire senza capo né coda l’area di Porto Vecchio.
Tramontata la sede futuribile del mercato ittico (puzza di pesce) con annesso terrazza ristorante (puzza di fritto) e tanghi sudamericani compresi (puzza di sudore), in sospeso per carenza di futuri clienti causa la falcidia Covid-19 l’Hotel a cinque stelle per miliardari anziani pannolonimuniti, avete ben capito che la sola scombiccherata proposta dell’Ovovia non basta, né il trasferimento di uffici regionali a gogò e tantomeno l’ammucchiata indistinta di tutti i musei che lo scibile umano possa inventariare. Manca solo il Lunapark o la Gardaland del Mare ma per questo ci sta già pensando, da quasi venti anni, la cosa più inutile che esista a Trieste guidata, si fa per dire, dal sempiterno Paoletti , ovvero la ciofeca del Parco del Mare in Sacchetta.
A Trieste adesso capite perché la politica tutta: vecchia, seminuova e di nuovo conio, ci detesta e si preoccupa, e ne hanno ben donde, ed ha ordinato a stampa e televisioni di oscurarci con una censura totale che neppure nell’Albania di Enver Oxà.
E forse vi è più chiaro perché sia quanto mai utile appoggiare l’iniziativa di Trieste Verde e poi votarla al fine di gestire il Comune di Trieste per il bene dei cittadini e non per gli affari e le ambizioni personali di pochi.
Lo “sfilatino”. Copyright Conte Mascetti alias Ugo Tognazzi. » Inviato da valmaura il 1 February, 2021 alle 1:36 pm O se preferite la “passerella” di amministratori e politici in questo lungo periodo elettorale.
Non passa giorno senza che qualche assessore comunale, uno o più assieme, non sia fotografato sulla servile stampa o ripreso sulle altrettanto servizievoli televisioni, intento ad inaugurare, presentare, annunciare nuovi cantieri, rifacimenti, rattoppi o quanto altro possa servire a tagliare il nastro elettorale.
Il tutto, va detto, nella completa assenza dei residenti beneficiati dai miracolosi interventi.
Idem dicasi per le passeggiate rionali, boschive, per i tavoli ai mercatini dove si cerca di spacciare una verginità ritrovata, una “nuova politica”, nuove attenzioni per un territorio che lorsignori non conoscono ed hanno ignorato per decenni. Anche qui nel vuoto pneumatico degli interessati più o meno sventurati nella costrizione trentennale di un degrado ignorato. E forse più presi nel tentativo frustrante di mettere insieme il pranzo con la cena e di arrivare almeno alla terza settimana del mese.
Ecco i triestini, che hanno imparato a conoscere bene ed a riconoscere da che parte giochino i cosiddetti organi di “informazione” locale, nemmeno sfiorano con gli occhi questi pastoni in politichese sempre uguali a se stessi e dove cambiano solo i nomi degli attori di questa compagnia di giro perenne.
E questo fa sì che tutte queste belinate si riducano, come i forum e le tavole rotonde in streaming degli intellettuali un tanto al chilo, ad un parlarsi addosso, ad una politica autoreferenziale che non sposta di un millimetro il consenso che le scarse platee dei soliti noti già portano.
Ha gioco facilissimo dunque il Nulla assoluto, ovvero Dipiazza, a sfruttare la sua unica dote: quella innata furbesca simpatia umana che tutto fa dimenticare e perdonare.
Non una soluzione concreta abbiamo finora ascoltato alle tante emergenze che i triestini vivono quotidianamente, che questi pensano in grande, volano alto, troppo alto per una realtà che da un anno è peggiorata esponenzialmente causa pandemia.
Forse è giunta l’ora di dire seriamente basta a questo gioco al massacro, di imboccare la strada indicata da Trieste Verde per portare a soluzione almeno quelle emergenze che rendono la nostra vita invivibile.
Prima di pensare a “futuri sostenibili” occupiamoci di un presente che per moltissimi è divenuto insostenibile. Trieste. Una giornata senza molta memoria. » Inviato da valmaura il 30 January, 2021 alle 1:50 pm Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa entrò nel complesso dei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau, ed il Giorno della Memoria celebrato in tutto il mondo ha assunto quella data come riferimento.
Anche a Trieste, in tono minore causa Covid-19, è avvenuta la consueta celebrazione in Risiera ed in altri luoghi simbolo.
Ma a Trieste grava come un macigno, e non da oggi, il silenzio e le omissioni sull’esteso fenomeno di collaborazionismo, quasi sempre spontaneo, di vasti strati della città con l’occupante nazista.
Da tempo non è un segreto per nessuno che la nostra città detiene il primato nei fenomeni di fiancheggiamento e collaborazionismo tra tutte le città europee occupate dalle truppe germaniche.
Lo testimoniano gli stessi archivi del Comando centrale delle SS a Berlino dove sono conservate le lettere inviate dal comandante locale Odilo Lotario Globočnik, il Boia di Lublino e lo sterminatore di Treblinka, il triestino “Globus”, qui nato figlio di un impiegato austriaco e di una donna slovena, che sollecitava l’invio di personale di polizia per evadere tutte le denunce, anonime e non, che pervenivano contro ebrei ed antifascisti cittadini.
Un fenomeno che si ripeterà anche durante i 40 giorni di occupazione yugoslava della città.
Si direbbe una “vocazione” triestina motivata, più che da adesioni ideali che pure ci furono soprattutto verso i nazisti, da vendette personali, inimicizie, invidie e brama di arricchimento con i beni dei denunciati, oltre alla taglia offerta dalla Gestapo.
Mai più gli occupanti tedeschi avrebbero potuto commettere tutte quelle efferatezze senza la fattiva collaborazione dei fascisti, con l’assenso attivo dei vertici economici-finanziari locali, ed i tanti delatori, alcuni anche ebrei, che permisero loro di muoversi agevolmente in una città che non conoscevano.
Di questo si parlò pure al Processo contro i responsabili della Risiera nel 1976, ma nonostante l’insistenza di alcuni storici e ricercatori, primo tra tutti Galliano Fogar, che insieme al Giudice Serbo era stato il “motore” dello stesso, la cosa venne stralciata e rimandata ad un seguente atto giudiziario che scomparse nel nulla, e non è difficile capirne le ragioni e le pressioni.
Ebbene questa rimozione grava come un macigno su una società locale che mai ha voluto fare i conti con il proprio passato che condiziona ancora la vita odierna della comunità ed i rapporti di forza al suo interno.
Che poi ieri il Podestà parli di commemorazione in Risiera da cui devono “restare fuori le ideologie”, di fatto parificando il male ad il bene, fa meglio comprendere come parte importante della politica locale abbia sempre sostanzialmente guardato con benevolenza i movimenti di estrema destra da sempre presenti a Trieste e nella Venezia Giulia.
To’, il boscaiolo pentito. » Inviato da valmaura il 29 January, 2021 alle 2:18 pm Un Dipiazza in versione green, che abiura la motosega in nome delle elezioni, oggi si presenta sul piccolo giornale come defensor alberi, dopo che la sua amministrazione, in linea per altro con il predecessore Cosolini, ne ha abbattuti a centinaia, all’anno.
Peccato che oltre aver fatto strame di alberi, in grandissima parte non necessariamente abbattibili, ha varato la delibera, quasi un anno fa: il 13 aprile 2020, in cui il Comune di Trieste si rifiutava di ottemperare a due leggi dello Stato che impongono ai Comuni sopra ai 15.000 abitanti di piantare entro sei mesi un nuovo albero per ogni neonato registrato all’anagrafe. Ovviamente il Commissario del Governo per la Regione FVG, Prefetto di Trieste, a cui spetta il compito di vigilare sull’osservanza delle leggi statuali da parte degli enti locali, non ha fatto una piega e per la Procura del Tribunale siamo ancora in attesa di conoscere l’esito della denuncia da NOI presentata.
Insomma il podestà è rinsavito di colpo sulla via elettorale, ed appare credibile quanto le tradizionali lacrime del coccodrillo, oppure come il boia che si fa promotore dell’abolizione della pena di morte.
Abbiamo illustrato ad abundantiam nei nostri servizi ed articoli come mettere in sicurezza ed eventualmente curare una pianta di alto fusto costi molto ma molto meno che abbatterla ed estirparne ceppo e radici, ma forse il quibus sta tutto qui, nella scelta di spendere soldi risparmiabili.
Abbiamo spiegato che le poche, pochissime nuove piantumazioni, di cui quasi un terzo rinsecchisce e muore per mancata manutenzione nel giro di un anno, prima di produrre gli effetti benefici di una pianta adulta ci mettono almeno due decenni, ma invano: il taglialegna ed i suoi assistenti da quell’orecchio non ci sentono.
Ecco gli offriamo a promemoria una foto che ha fatto il giro del mondo, se la guardi ogni sera prima di coricarsi.
Trieste Verde.
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