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Circolo Miani » News Correnti » Page 122

L'annunciata acciaieria “green” ma non troppo alle Noghere.

» Inviato da valmaura il 21 May, 2021 alle 12:39 pm

Oggi sulla stampa dopo le consuete vagonate di chiacchiere della politica stimolate anche dalla prossima campagna elettorale (si vota per il Comune a Trieste e Muggia) compare una paginata con foto-mappa a cura del Gruppo proponente Metinvest e Danieli.
Al di là della descrizione del sito colpisce il poco, assai poco, spazio dedicato al processo produttivo.
Ma in questo poco spuntano due parti, descritte in modo succinto quanto generico, che interessano da vicino chi risiede nell'area coinvolta da uno stabilimento che dovrebbe estendersi per 48 ettari, su 480.000 metri quadri.
Partiamo dal rumore prodotto. Essi dichiarano che “Sul piano dell’impatto acustico, il documento assicura emissioni entro i 55 decibel all’esterno della fabbrica.”
E non è un buon dato, considerato che di solito viene misurato sulla media delle 24ore, notte compresa, e che il valore è pari al limite massimo di legge consentito per le aree “miste”, ovvero a presenza residenziale e industriale. E che con l'usura dei macchinari il rumore tende naturalmente ad aumentare.
Arriviamo a quanto scrivono sull'impatto ambientale: “Il ciclo produttivo prevede che le bramme siano riscaldate a 1.250 gradi in forni da 340 tonnellate all’ora, alimentati a metano o idrogeno: parte della Co2 prodotta sarà riutilizzata per ridurre le emissioni in atmosfera.”
Allora per il riutilizzo pratico del Co2, Anidride carbonica, se ne hanno trovato e sperimentato la soluzione sono da Premio Nobel (leggete i costi e le ricerche in merito facilmente recuperabili su Internet).
I forni o sono a gas metano, inquinanti, o vanno ad idrogeno, puliti ma molto più costosi per la gestione attualmente in sperimentazione, vedi laminatoi svedesi. Esiste una forma mista ma allo stato attuale essa contempla una presenza minima di idrogeno e preponderante di metano, dunque sempre a forte impatto inquinante.
Proseguiamo: “I forni possono funzionare a idrogeno: l’ipotesi è di arrivare gradualmente alla «completa decarbonizzazione del processo produttivo». Sempre lì siamo: il “possono funzionare ad idrogeno” scritto così non chiarisce nulla.
“L’acciaio verrà successivamente lavorato a caldo: ne deriverebbero laminati spessi fino a 2 centimetri che verranno avvolti in coils, dopo essere stati raffreddati con acqua «non scaricata all’esterno»: 420 metri cubi per ogni ora di lavorazione, costituiti anche da acque reflue civili. Contaminanti come olii, grassi e acidi saranno separati e «conferiti presso appositi centri di raccolta»”.
Per queste rassicurazioni (circuito chiuso per l'acqua di raffreddamento con uso di quella industriale, e smaltimento a norma di legge di “oli, grassi ed acidi”) dobbiamo credere loro perchè se i controlli saranno affidati a quell'orpo che Arpa allora siamo messi male.
Un'ultima osservazione che magari approfondiremo in seguito: l'uso spropositato di territorio per manodopera impiegata nel nuovo stabilimento (450 dipendenti su 480.000 metri quadrati).
Trieste Verde.



Transizione enologica

» Inviato da valmaura il 20 May, 2021 alle 1:57 pm

di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano
Chi di voi non ha mai sognato un mini-reattore nucleare nel suo giardino, balcone, terrazzo o tetto accanto all’antenna della tv e all’aggeggio dello split? Ora quel sogno sta per diventare realtà grazie al Superministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, quello che Grillo ha scambiato per grillino. Per lanciare la sua ideona senza farsene accorgere, il Superministro ha scelto il rag. Cerasa del Foglio (che è sempre un’ottima garanzia di clandestinità): “Tra le opzioni per produrre energia col nucleare, la più concreta è l’utilizzo di mini-reattori nucleari a fissione, quelli generalmente usati sulle grandi navi, che con poche scorie arrivano a produrre qualcosa come 300 MW”. E ora, pensate, “possono essere riconosciuti dall’Ue come sorgenti di energia verde, rinnovabile e pulita anche fuori dal perimetro di una nave”. A questo pensavamo un anno fa, quando si iniziò a parlare di un Recovery fund di ripresa e resilienza post-pandemia: a una ridente fungaia di mini-centrali atomiche verdi, pulite e profumate. È vero, il nucleare a fissione l’avevamo bocciato in 2 referendum, ma cos’è mai la sovranità popolare dinanzi a un Superministro, per giunta dei Migliori?
Si potrebbe indire un concorso a premi: “Fatti anche tu il tuo minireattore personalizzato, spesa modica”. Chi ha il giardino potrà piazzarlo accanto al barbecue, da alimentare con la nuova energia pulita senza più puzze di carbonella bruciata, per grigliate da favola e soprattutto ecosostenibili. La carne si colorerà di verdastro fosforescente (il famoso “green”), ma ci si farà l’abitudine. Per i bimbi, poi, sarà meglio del parco giochi: ogni casa avrà il suo giardino tematico-didattico per replicare in miniatura Hiroshima, Nagasaki, Chernobyl e Fukushima evitando ore di documentari su Netflix, History Channel e Sky. Basterà avvertire i vicini che la simpatica nuvoletta a forma di fungo che si sprigiona a una cert’ora non è nulla di allarmante, anzi è l’ultimo grido dell’energia pulita, verde e soprattutto rinnovabile. Infatti il mini-prodigio atomico, a gentile richiesta del pubblico, sarà replicabile anche più volte al giorno, prima e dopo i pasti. Ogni reattorino sarà caricato con cialde per garantire un’ampia gamma di colori, sapori, odori. E allietare feste di compleanno, lauree, comunioni, cresime e matrimoni col funghetto atomico al posto dei fuochi d’artificio. Quando la cagna o la gatta faranno i cuccioli, potrà uscirne qualcuno con tre teste, ma sarà un’altra attrazione da venderci i biglietti: più gente entra, più teste si vedono. E chi vorrà farla finita, anziché avviarsi verso la solita clinica svizzera, potrà farsi un aerosol dal minireattore: transizione all’altro mondo, però ecologica.



Trieste. Due modi di fare le cose.

» Inviato da valmaura il 19 May, 2021 alle 2:39 pm

Si, ci sono due modi di fare le cose.
Il primo ampiamente in uso e consolidato a Trieste, intesa come provincia: non fare nulla prima e lamentarsi poi, quando non serve a nulla.
Il secondo, quasi sconosciuto da queste parti: muoversi prima per evitare di piangere poi.
E non sempre anche questo risulta sufficiente soprattutto quando gli interessi economici e la politica degli affari sono rilevanti.
Ma almeno tentare non solo risulta più conveniente ma diventa un obbligo morale quando sono in ballo la nostra vita, la nostra salute e la nostra qualità della vita. Insomma una legittima difesa.
Lo dobbiamo anche ai nostri cari, ai nostri figli e nipoti.
D'altronde se uno non trova il tempo di impegnarsi, di investire parte anche minima del proprio tempo su questo, facciamo difficoltà a pensare per cosa dovrebbe muoversi.
Ma a Trieste da decenni la dignità è merce rara, rassegnazione, fatalismo, edonismo e pigrizia invece abbondano, così come la delega passiva ai politici “della Provvidenza”, ed i risultati si sono visti e ne scontiamo tuttora le conseguenze.
La questioni oggi alle porte: la annunciata, perchè finora solo di annunci si tratta, nuova acciaieria “Green ma non troppo” alle Noghere, la trasformazione dell'ex area a caldo della Ferriera, i dragaggi sui fondali del Vallone e del canale industriale, tra i più inquinati che esistano, le emissioni puzzolenti di “benzina marcia” dagli impianti Siot, parimenti ad altro inconfondibile odore da voltastomaco offerto dal “nuovo” Depuratore fognario cittadino, vanno affrontate e risolte SUBITO, che dopo sarà troppo tardi!
Ne saremo stavolta capaci?
Del pari come riusciremo a limitare il FarWest di Antenna Selvaggia, 5G o no 5G, imponendo un piano regolatore che concentri i Ripetitori della Telefonia Mobile in zone lontane da scuole, asili, strutture sociosanitarie ed aree densamente abitate.
Noi come Circolo Miani e Trieste Verde, forti anche di decennali esperienze e conoscenze tecniche che nessun altro ha in loco, ci stiamo provando, poi come sempre decide il consenso e la partecipazione dei cittadini: a Trieste come a Muggia.



Noi lavoriamo così.

» Inviato da valmaura il 19 May, 2021 alle 2:37 pm

Questo servizio televisivo da la plastica immagine di quelle che sono le promesse non mantenute di questa politica. Anni ed anni di degrado ed abbandono, negligenza assoluta anche per piccoli, ordinari interventi di manutenzione in aree fortemente frequentate dalle nostre famiglie.
Ha voglia ora l'assessora Lodi a promettere interventi da campagna elettorale, gli stessi annunciati due anni orsono e mai realizzati.
Non hanno memoria, capacità e vergogna.
Per questo urge mandarli a casa per evitare che compiano ulteriori danni alla nostra comunità.
Trieste Verde



Vallone di Muggia: draga di qua, scava di là ….

» Inviato da valmaura il 18 May, 2021 alle 10:26 am

Sentiamo ultimamente parlare con levità giuliva di dragaggi a destra e manca nel Vallone di Muggia. La destra starebbe per l'ampia zona antistante la Ferriera a partire dallo Scalo Legnami, la manca sarebbe nel Canale Industriale di fronte all'area ex Aquila.
Intanto è bene precisare che i due poli sono di proprietà privata, anche se uno è semistatale dell'Ungheria dello specchiato Orban che ha inutilmente tentato di bloccare i fondi europei destinati all'Italia ma ora li rivendica per gli affari suoi ad Aquilinia.
E soprattutto che lo Stato, ovvero noi cittadini, dovremmo metterci decine e decine di milioni per facilitare gli affari privati, li chiamano “investimenti”, particolarmente nelle opere “a mare”.
Ora pagare e per di più avvelenarci non ci sembra un grande affare per i Triestini, intesi come provincia.
Anche i sassi sanno che il fondale di quelle due aree interessate dai dragaggi a gogò è formato in larga parte e stratificato per metri in profondità da fanghi tossici. Per l'area Ferriera ne siamo certi, come testimoniato pure dai rilevamenti effettuati a suo tempo dai tecnici del Ministero dell'Ambiente, oggi Transizione Ecologica, e scusateci se fatichiamo a trattenere il riso per questo nome che ricorda quello del regionale Scoccimarro defensor terrae, e non, per fortuna nostra, da quell'orpo che Arpa.
Per l'area del Canale navigabile fronte ex Aquila non occorre essere Mago Otelma per immaginare cosa ci sia sotto il mare di una ex Raffineria.
Allora per non voler sembrare “contras” a tutti i costi, non appare sconveniente chiedere, anzi pretendere, visto che salute e vita nostre sono e non ne abbiamo altre di scorta, che prima di smuovere fosse anche con paletta e secchiello un centimetro di questi fanghi, fossero fatti dei carotaggi sui fondali, ma non dall'Arpa, non scherziamo, né dai privati interessati, per analizzare ben benino quello che dovrebbe essere dragato con tanta faciloneria.
Altrimenti appare fondato il rischio che si devastino per l'effetto delle correnti flora e fauna del nostro Golfo, da Capodistria a Sistiana, inquinando tutto il mare dove ci bagniamo e dove i Doz di turno pescano il pesce che poi mangiamo: si chiama “catena alimentare”.
Dunque cornuti, mazziati e contenti proprio no!
Trieste Verde.




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