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Circolo Miani » News Correnti » Page 115 A Trieste si può avere fiducia nella Giustizia? » Inviato da valmaura il 13 April, 2021 alle 12:04 pm Piscina Terapeutica: una cattedrale nel deserto.
A due anni meno tre mesi dal crollo della copertura della vasca l'intero edificio è ancora sotto sequestro giudiziario.
Non è stata ancora ultimata la procedura di “incidente probatorio”, insomma la perizia tecnica sulle cause del fattaccio.
Ora, essendo il “reato” accaduto prima dell'entrata in vigore della benemerita legge “Bloccaprescrizione” varata da Conte-Bonafede, è chiaro che con questi tempi ben prima che si apra il processo di primo grado sarà proprio la prescrizione nel corso dell'iter giudiziario a risolvere il caso per gli imputati.
Ma questo pone un inquietante interrogativo, almeno a Trieste: il Diritto equivale a Giustizia?
E come è possibile che la Magistratura non abbia tenuto conto della valenza, soprattutto sociale e sanitaria, del caso in questione per l'intera comunità e non abbia scelto una strada veloce, fatte salve tutte le guarentigie della difesa?
E' chiaro che questo fatto arreca un danno sostanziale alla fiducia dei cittadini nei confronti dell'amministrazione della Giustizia, dove i tempi ne sono parte integrante.
Ora se ne esce pure il Comune, che non tenta neppure di nascondere la sua contentezza per il prolungarsi della situazione, nel comunicare che è praticamente impossibile ripristinare la Piscina Terapeutica lì dov'era. La causa starebbe nella corrosione delle tubature da parte dell'acqua marina.
Un attimo, per Giove, anzi Nettuno! Se il tetto della vasca non fosse collassato il 29 luglio 2019 e l'impianto avesse tranquillamente continuato a funzionare, l'acqua salata avrebbe comunque “corrotto” le tubature ed allora? Lo avrebbero abbattuto, come usano fare con gli alberi, oppure avrebbero provveduto alla normale manutenzione?
Questa del Comune appare una ben strana giustificazione e fa specie che i promotori della sottoscrizione, inficiata nel valore dall'aver chiesto ed ottenuto pure la firma del Podestà, ora intorbidendo viepiù la situazione si inventino la scelta di abbandonare il “vecchio” edificio per puntare ad altra sede invischiandosi nella soap opera che da almeno quindici anni riguarda il presunto trasferimento del Mercato Ortofrutticolo, e spianando così la strada alla Playa Beach di Porto Vecchio, che di terapeutico ha poco o nulla ma di affarismo tutto.
E poi un'ultima domanda: che si fa dell'edificio, nuovo, intatto e non coinvolto nel crollo della copertura della vasca, e dunque perfettamente agibile e funzionale? Lo si trasforma in una cattedrale nel deserto a far bella mostra di se sulle Rive? Od anche questo è un favore concesso a quella ciofeca del Parco del Mar Morto?
In realtà, basterebbero relativamente pochi quattrini per rimettere una nuova funzionale copertura, fare le manutenzioni comunque da fare a prescindere del crollo: ma forse è il “poco” che stona in una logica ispirata al “far girare i soldi”, pubblici si intende a favore dei privati, dove qualcosa ritorna sempre.
Chissà cosa ne pensano gli ottomila firmatari di questa petizione ora divenuta cosa diversa dagli intenti originari.
Trieste Verde. Trieste: la Sanità a pezzi. » Inviato da valmaura il 13 April, 2021 alle 12:03 pm Strabiliante, ma non sorprendente almeno per noi, quanto offre questa bislacca campagna elettorale.
Oltre alle genericità un tanto al chilo, si aggrappano a tutti i casi che emergono dalla cronaca, dimenticando, vedi Mercato Coperto che sta lì dal 1936 non dal 2016, quando il partito di Russo governava la città ed i nuovi di sinistra ne erano la costola, e Bandelli faceva l'assessore comunale nella Giunta Dipiazza mentre Cervesi sedeva in Provincia.
Ma lo stesso si può dire su altri argomenti, dalla Piscina terapeutica al Parco del mare, dalla ex Caserma di Roiano alla distruzione di alberi e verde pubblico, dove Cosolini non fu certo secondo a Dipiazza ed i 5Stelle ne giustificano pubblicamente gli abbattimenti.
Ma è incredibile che su di un tema prioritario per i Triestini, la salute, questi non aprano bocca.
E' vero che portano tutti la responsabilità delle chiusure delle strutture ospedaliere e sanitarie, del taglio drastico dei posti letto, della riduzione all'osso del personale, ma neppure l'occasione offerta dalla pubblica denuncia del primario dell'Urgenza triestina e sindacalista ospedaliero che oltre al problema Covid ha confermato quanto da noi scritto da mesi, ovvero della sospensione sine die degli interventi e dei controlli sulle altre patologie, a partire da quelle oncologiche, li ha scossi da torpore e silenzio. Come se la gestione della sanità triestina non fosse una delle priorità per la nostra comunità.
In più in questi ultimi anni, dunque ben prima dell'emergenza pandemica a Trieste si è depauperato il servizio della medicina territoriale in carico ai Distretti Sanitari proprio l'esatto opposto di quanto da un anno a questa parte il Ministero della Sanità sollecita invece di potenziare, mettendo a disposizione fondi illimitati. Ed il caso del Servizio Diabetologico ne è scandaloso emblema.
Trieste Verde ora ed il Circolo Miani si sono impegnati da sempre su questo ed oggi presentano di nuovo le proposte operativamente concrete che la nuova amministrazione comunale dovrà fin da subito attuare, assieme o contro la Regione.
La salute deve tornare ad essere una priorità, di intervento e decisionale, del Sindaco di Trieste.
Lo impongono tre fatti: il Sindaco è, e dal 1934, per leggi l'Ufficiale Sanitario del Comune, ai cui “ordini”, recitano le norme, devono rispondere tutti gli operatori della sanità e perfino le forze di polizia.
Secondo, la sanità pubblica, ospedaliera e territoriale, è pagata con le tasse dai Triestini.
Terzo: come fa il Primo Cittadino a non occuparsi del bene, in questo caso primario: la salute, dei suoi concittadini?
E Trieste Verde intende cambiare da subito questa situazione.
Su due direttrici.
La prima dotando gli ospedali dei posti letto e delle infrastrutture tecniche necessarie a corrispondere ai bisogni di Trieste, annullando le lunghe liste d'attesa per esami e visite specialistiche, e dotando i due ospedali di una efficiente struttura di Pronto Soccorso e Medicina d'Urgenza, con l'assunzione in pianta stabile del personale medico e sanitario necessario.
La seconda deve puntare su di una radicale riforma degli attuali quattro Distretti Sanitari territoriali, raddoppiando il personale medico ed infermieristico impegnatovi, il caso della Diabetologia è emblematico (quattro medici ed otto infermieri) per un potenziale “portafoglio” di 30.000 pazienti solo a Trieste. Garantendo una capillare presenza di medici per ogni specializzazione, aprendo e potenziando gli ambulatori prelievi, ed i servizi di assistenza domiciliare, anche fisioterapica oggi in grave sofferenza. Dotando i Distretti di apparecchiature di primo grado (radiologiche ed ecografiche) con il personale necessario onde accorciare i tempi degli esami e liberare gli ospedali dal compito.
Ricostruire una efficace rete, con dei Servizi sociali del Comune ristrutturati, potenziati e ridistribuiti sul territorio, di aiuto alle persone in difficoltà.
Ultima considerazione: secondo Trieste Verde si è ancora in tempo a rivedere il progetto di trasferimento dell'ospedale pediatrico Burlo Garofalo a Cattinara, di due terzi più costoso ed illogico rispetto ai soldi necessari per implementare le sue dotazioni tecniche ed i nuovi servizi da offrire all'utenza, anche in considerazione delle ingenti somme spese nell'ultimo anno dallo stesso Burlo per ampliare e migliorare l'offerta nella sua attuale sede.
Per altro questa sarebbe anche l'unica possibilità reale per salvare dall'abbattimento l'unica area alberata presente in zona: la Pineta di Cattinara.
Questo è il nostro modo di operare, anche perchè alla salute nostra e dei nostri cari ci teniamo, ed assai.
Che gli altri facciano quel che credono ma almeno i Triestini non potranno dire che questa volta non ci sia un'alternativa al solito andazzo politico, poi certo sarà il loro voto a decidere, basta però non lamentarsi poi.
Trieste Verde. Il vero scandalo è un altro. » Inviato da valmaura il 12 April, 2021 alle 11:48 am Ora che il denaro non puzzi lo scrivevano già gli antichi Romani (pecunia non olet), che nel nostro Porto si facciano cospicui affari con la Turchia di Erdogan e con l'Ungheria di Orban, che tenta di porre il veto agli aiuti europei all'Italia e però chiede che parte dei 400 milioni dirottati da Conte su Trieste servano a pagare gli interventi sulla sua concessione ex Aquila inserendosi perfettamente nella logica degli (im)prenditori italiani, passi, anche se ci vuole uno stomaco fortissimo.
Ma lo scandalo vero del “dittatore” Turco, come lo ha giustamente appellato Draghi, non è l'aver umiliato la Commissione Europea che lo foraggia a suon di miliardi per internare i migranti, nella persona della sua Presidente, no, lo scandalo vero sta nella figuraccia del pirla presidente del Consiglio Europeo, non ne scriviamo il nome perchè ci fa ripulsa, che rimane sorridente per di più ben abbrancato al caregone ad assistere al fattaccio senza reagire. Nemmeno il gesto di normale educazione di cedere il passo, la seduta, ad una donna gli è passato per la sua capa vanesia.
Da Erdogan non ci si può aspettare nulla di meno, ed è arcinoto, ma quest'Europa sta messa proprio malaccio e questo gesto, che apparentemente può sembrare solo uno sgarbo del galateo diplomatico, lo conferma.
Stanno smantellando la sanità territoriale. Emergenza Diabete a Trieste. » Inviato da valmaura il 12 April, 2021 alle 11:46 am Anche i sassi lo hanno capito: che il sistema della sanità pubblica, ospedaliera e territoriale, messo in ginocchio ed affanno dall'emergenza Covid è il prodotto di anni ed anni di tagli: nel personale, nelle strutture e nei posti letto, magari a vantaggio della sanità privata.
Così come tutti hanno amaramente compreso che passata l'emergenza resteranno sul campo gli “effetti collaterali”, ovvero si sconteranno, sulla pelle dei cittadini, le sospensioni, i rinvii, gli enormi ritardi accumulati nei controlli, nelle visite e negli interventi per i milioni di pazienti affetti dalle altre patologie.
A Trieste la situazione è anche, se possibile e nonostante gli encomiabili sforzi e sacrifici attuati dal personale sanitario, peggiore.
Prendiamo l'esempio della Diabetologia, un servizio di assistenza territoriale giustamente nato e pensato così per decine di migliaia di persone (ventimila quelle seguite più altre almeno diecimila inconsapevoli di soffrire di Diabete). Finora il servizio era assicurato nei quattro ambulatori distrettuali spalmati sul territorio con puntate settimanali nei Comuni fuori porta, ora in piena emergenza Covid (distanziamenti, non assembramenti e quanto altro) il vertice Asugi, forse il peggiore che la storia ricordi a Trieste, ha deciso di accentrare il tutto, ma meglio sarebbe dire decentrare in un sito per nulla agevole da raggiungere e privo di efficaci collegamenti pubblici, in un unico posto: al secondo piano, dunque raggiungibile con ascensore, non proprio il massimo in tempi di pandemia, di una palazzina nel mezzo del parco, in cui recentemente il Comune ha dato il sostanziale contributo di segare 160 alberi, dell'ex ospedale psichiatrico a San Giovanni.
Dunque la “territorialità” ha cessato di esistere almeno per uno dei più importanti servizi di diagnosi e cura a Trieste, e senza che si sia levata la voce di uno solo dei quattro direttori di Distretto, di cui a questo punto si fatica a capire il senso del loro incarico.
Idem dicasi per tutti i giornalieri interventi di medicazione soprattutto del “piede diabetico” che se trascurato porta inevitabilmente ad amputazioni crescenti degli arti.
Non parliamo poi delle altre consulenze specialistiche legate al Diabete, a partire da quelle oculistiche, di cui Asugi per mesi non è stata in grado di fissare neppure gli appuntamenti a lunga distanza.
Questa “risposta” dei vertici regionali nasce dalla sofferenza del Servizio diabetologico, non da oggi ma da anni carente di medici ed infermieri e che mai ha visto accogliere la richiesta, più che motivata dai numeri che sono in media di tre/quattro volte superiori a quelli di un “medico della mutua”, di un potenziamento dell'organico in dotazione al Servizio al fine di garantire agli utenti continuità e prontezza nelle cure.
Resta da capire il perchè l'Asugi e la Regione non abbiano provveduto (visto che i soldi del Governo Conte ci sono, i vincoli ad assumere sono saltati, e gli specialisti abbondano) almeno in questo ultimo anno ad arruolare nuovo personale, ma abbia optato per questa sciagurata scelta.
E resta il fatto che Trieste Verde che ha messo le proposte sulla sanità tra i punti qualificanti del suo Manifesto per la Città ha deciso di dedicare questo sabato, 10 aprile, alle ore 11, presso la sede (g.c.) del Circolo Miani in via Valmaura 77 alla emergenza sanitaria, in particolare a quella Territoriale, dove pure molti degli ambulatori per i prelievi ordinari rimangono ancora inspiegabilmente chiusi.
Insomma qui parlare di rafforzare la sanità territoriale produce questi risultati, e ciò è francamente inaccettabile: ne va della salute dei Triestini.
Ed è ora di dire basta e cambiare registro altrimenti tanto vale cancellare i Distretti Territoriali. Il Mercato (s)coperto della politica. » Inviato da valmaura il 10 April, 2021 alle 10:48 am Francamente disgusta il balletto, dopo quello brasiliano (vedi sotto), della politica sul Mercato Coperto di largo Barriera.
Questi che firmano e che si sbracciano in dichiarazioni e comunicati stampa hanno governato da trenta e passa anni la città, direttamente o indirettamente (per quindici il centrosinistra e per quindici il centrodestra, futuristi e progettisti compresi).
Dunque a rigor di logica e semplice buonsenso sono i responsabili della situazione non proprio “felice” in cui il Mercato versa e non da oggi per l'appunto.
A leggere poi la confusa dichiarazione senza capo né coda ed infarcita di luoghi comuni del sempiterno presidente della Camera di Commercio che si esprime in politiche stretto, si chiude il cerchio delle irresponsabilità. Ed è lo stesso che all'inaugurazione delle Torri d'Europa (2000) disse che la grande distribuzione sarà “un volano per il commercio cittadino”, dunque aveva capito tutto, come i diecimila posti di lavoro persi e le centinaia di chiusure di piccoli e medi negozi confermeranno negli anni a venire.
Quando Dipiazza con una sola battuta ributta la palla nel campo avverso ha dunque gioco facile, anche nel nascondere le responsabilità delle sue amministrazioni: “invece di raccogliere firme mi portino un progetto fattibile e do loro le chiavi del mercato agratis”.
E se da un lato dice una cosa ovvia quanto vera, dall'altro assolve se stesso ed i suoi dalla parte di responsabilità che spetta a chi siede in Consiglio comunale, che sia in maggioranza o all'opposizione.
Ma ricordare non guasta mai.
Scriveva la stampa locale il 29 Ottobre 2016.
Il mercato coperto fa 80 anni con le ballerine brasiliane.
Affollato rinfresco, con tanto di musica, per la storica ricorrenza delle “venderigole”.
Lorenzo Giorgi: «L’interno è un po’ grigio, ci serviva del colore. Contiamo di rivitalizzarlo», che questo non sia «soltanto un anniversario, ma un punto zero da cui ripartire».
«Abbiamo voluto le ballerine perché l’interno del mercato è un po’ grigio e per l’occasione ci serviva del colore - dichiara Giorgi -. Contiamo di rivitalizzarlo: entro l’anno saranno occupati tutti gli stalli liberi al piano terra, e nei prossimi mesi lavoreremo al secondo piano, anche con un bar».
La memoria e magari la coerenza, brutte bestie in politica e non solo.
Teodor per Trieste Verde. |
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