Sono anni e anni, dalle elezioni comunali che videro la vittoria di Dipiazza e poi il dato si accentuò con l’elezione di Cosolini (2011) che ottenne il posto di Sindaco con il 27% delle preferenze sul 49% dei votanti, per poi precipitare alle ultime regionali dove solo il 41% dei triestini espressero la loro indicazione elettorale, che scriviamo sul nostro sito giornale che la politica, ahimè tutta visto che sia nel 2011 che nel 2013 il Movimento Cinque Stelle aveva il simbolo sulla scheda elettorale, era incapace di cogliere ed interpretare i bisogni dei cittadini. E di conseguenza le istituzioni, dal Comune in su, infeudate dai partiti stavano perdendo la credibilità della maggior parte della gente.

I partiti e le forze politiche se ne ricordavano solo per le prime ventiquattrore, quando nei commenti a caldo giuravano, rammaricandosi per la sempre più scarsa affluenza al voto, di voler riconquistare la fiducia dell’elettorato e della necessità di capire le ragioni di questa disaffezione.

Tutte balle che appunto duravano lo spazio di una prima dichiarazione ai giornali, che d'altronde si guardavano bene dall’approfondire l’argomento ed anzi continuavano ad oscurare ogni voce indesiderata e sgradita al potere: politico, economico, giornalistico.

Il sistema Trieste è in questo esemplare e precursore. Anche per il peso pressoché nullo che la città ha, dal dopoguerra in poi, nella politica e nell’informazione nazionali.

Oggi la scena si ripete per le ultime elezioni regionali: Calabria (44% dei votanti) ma soprattutto l’Emilia Romagna (37% dei voti espressi e bisogna poi considerare quanti tra questi siano schede nulle o bianche, e quindi non voti).

Scommettiamo che il comportamento delle forze politiche sarà identico ai precedenti?

Solo un appunto a chi grida alla vittoria, in particolare il PD di Renzi. La partecipazione al voto nella regione “rossa” per eccellenza è pressoché dimezzata rispetto alle precedenti elezioni del 2010 ma il PD ha anche perso per strada 322.504 voti sui complessivi 857.613 precedenti, ovvero quasi il 40% dei suoi elettori.

Poi se uno s’accontenta, gode ma deve essere assai di bocca buona.

Nel nostro piccolo pigliamo due esempi a caso, certo per l’elevato “dibattito politico” in uso in queste lande paiono poca cosa ma non per i cittadini.

La mozione votata dal Consiglio comunale il 30 giugno che impegnava l’amministrazione comunale a salvare il Circolo Miani dallo sfratto, e che è stata finora completamente disattesa, e la decisione di più di due settimane orsono di riconvocare la seduta della Commissione Capigruppo sull’emergenza inquinamento Ferriera entro il martedì successivo. Appunto come sopra se il calendario non è un’opinione.

Il nulla per l’agenda dei politici, il tutto agli occhi della gente per giudicare l’affidabilità di una classe politica.