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Trieste come Pittsburgh? Non direi proprio.
Scritto da: Maurizio Fogar

Trieste come Pittsburgh? Non direi proprio.

Alcuni anni fa il Circolo Miani nei suoi tanti incontri-dibattiti promossi a Trieste ospitò il giornalista Giuseppe Turani, allora responsabile dell’inserto Affari e Finanza di Repubblica-Espresso, e sicuramente uno dei più noti giornalisti economici del nostro Paese, autore di diversi libri di successo, tra cui il noto “Razza Padrona”.

Lo chiamammo per parlare delle prospettive economiche di questa nostra città e Regione. E lui come al solito raggiunse Trieste documentatissimo, dopo aver recuperato tutti i dati, dagli indicatori economici alla situazione demografica, che interessavano queste nostra terre.

Alla giornalista del Piccolo, che allora era si ancora un giornale e non un bollettino politico-parrocchiale, Elena Marco che venne al Savoia per intervistarlo, alla sua prima domanda, scontata, “quale futuro vede per questa città?” Turani rispose lapidario: “Nessuno”, lasciando basita la pur brava Elena. Eppoi le spiegò gentilmente il suo giudizio senza appello.

E iniziò a raccontarle di Pittsburgh (da Wikipedia: Pittsburgh è una città degli Stati Uniti d'America, capoluogo della contea di Allegheny nella Pennsylvania. Ha una popolazione di 305.704 abitanti (stime 2010), mentre la sua area metropolitana conta poco meno di 2,4 milioni di abitanti. Negli Stati Uniti, una fonte per la qualità della vita delle città americane è il David Savageau's Places Rated Almanac, che di recente ha classificato Pittsburgh come il miglior posto dove vivere negli USA. A partire dai primi anni del XIX secolo la vicinanza di Pittsburgh ad importanti giacimenti di carbone e la sua eccellente collocazione fluviale (l'Ohio è interamente navigabile ed è uno dei principali affluenti del Mississippi) ne fecero una delle più importanti città industriali del mondo, specie nel campo siderurgico, il che le procurò il soprannome di Steel City (città d'acciaio). La sua economia subì pesanti contraccolpi negli anni settanta, quando l'industria siderurgica entrò in crisi per via della recessione di quegli anni e della concorrenza di produttori non statunitensi; tuttavia Pittsburgh ne risentì meno di altre città americane grazie ad una rapida riconversione in direzione dei servizi e dell'alta tecnologia. Fin qui Wikipedia.).

Insomma le disse di questa metropoli americana che gli amanti del cinema ricorderanno senza dubbio per essere stata la location del film Il Cacciatore con Robert De Niro, dove per l’ennesima crisi della siderurgia, la città viveva praticamente di ferriere, il sindaco stava per dichiarare bancarotta. Ma prima di bruciarsi le cervella con un colpo di pistola decise di investire i pochi dollari rimasti nella casse del comune per chiamare un gruppo di “creativi” che cercassero di individuare una via d’uscita e garantire la sopravvivenza della città.

Ebbene questi dopo pochi mesi di lavoro offrirono al sindaco, oramai con il cappio al collo, non una soluzione ma un metodo da praticare per risollevare le sorti della sua città.

In poche parole, ricordò Giuseppe Turani alla giovane ma brava Elena Marco, i creativi dissero al sindaco di Pittsburgh che doveva individuare un’idea forte attorno e sulla quale caratterizzare il futuro della sua città, facendola conoscere in tutti gli States e possibilmente al mondo intero per questa sua peculiarità. Insomma un po’ come Seattle è nota per essere la capitale mondiale del software per l’informatica, o Las Vegas per il gioco d’azzardo.

Ma, spiegarono i “creativi”, bisogna che la città, individuato questo percorso, abbia la capacità di richiamare non solo il denaro degli investitori, che quello va e viene senza grossi problemi, ma soprattutto spingere migliaia di cervelli, di giovani ad investire non i soldi ma la loro vita nel trasferirsi in città, con le loro famiglie, facendo così di Pittsburgh un centro di richiamo di intelligenze e di forza lavoro qualificata. Ma attenzione, dissero in chiusa i “creativi”, per ottenere ciò la città deve rispondere a due principali requisiti. Dotarsi di buone e moderne scuole dove i figli di queste persone che decidono di investire qui il loro futuro possano andare e di buone strutture sanitarie ed ospedaliere in modo da garantire una assistenza sanitaria degna di questo nome ai residenti nuovi e vecchi.

Breve parentesi nella parole di Turani alla Elena Marco. Un giorno di qualche tempo dopo mentre attendevo all’aeroporto di Ronchi l’arrivo a Trieste del magistrato Gherardo Colombo per un dibattito al Miani sulla giustizia, incocciai nell’amico Fulvio Camerini, il più illustre cardiologo della nostra Regione ma allora senatore della Repubblica, anche lui all’aeroporto assieme ad un’altra persona. Brevi parole tra l’andare ed il venire, scambiate assieme ai saluti in velocità, e Camerini mi spiegò che non stava partendo per Roma, per una seduta del Parlamento, ma che semplicemente era venuto all’aeroporto per accompagnare un suo paziente di lunga data che volava a Pittsburgh per farsi operare al cuore, in uno degli ospedali migliori del mondo.

Dunque ritorniamo all’intervista della Marco a Turani, che tanto il finale si può già intuire.

Trieste o fa come Pittsburgh oppure il suo destino è già scritto.

Fine del racconto.

Da allora sono passati una quindicina di annetti. E se osserviamo Trieste e la confrontiamo con quanto accaduto a Pittsburgh non c’è proprio storia.

Se guardiamo ad esempio le condizioni fatiscenti delle nostre scuole, oppure quelle devastanti dei nostri ospedali che neanche nella Tanzania così cara alla Lega Nord.

Per non parlare della strategia, del percorso per far crescere quell’idea di futuro per la nostra città, dal porto alla industria ad altissima tecnologia, e Pittsburgh che pure l’ha realizzata, non aveva Sincrotroni, Sisse od Aree di Ricerca sul proprio territorio.

Questi qui: politici, industriali, sindacalisti, amministratori e dirigenti sono quattordici anni che non riescono neppure a risolvere il nodo Ferriera, mentre di scuole ed ospedali abbiamo già detto sopra e non solo.

Due rapidi salti nella cronaca come sempre non esaltante dei giorni nostri.

Questa amministrazione comunale che pure qualche aspettativa e curiosità aveva sollevato al suo insediamento di quasi un anno fa, oggi appare di una debolezza decisamente scoraggiante, con una Giunta assolutamente inadeguata dove anche coloro che dovevano rappresentarne le poche certezze si sono rivelati assolutamente inadeguati, a cominciare dall’assessore Laureni, al compito affidato loro.

Le nomine, insomma la lottizzazione spartitoria, fin qui attuata negli enti o società di secondo grado che spettano al Comune è stata perfettamente in linea con le precedenti da almeno venti anni a questa parte, dove la meritocrazia e le competenze specifiche sono state eluse totalmente in nome della fedeltà di partito.

Non passa giorno che, come ha opportunamente ricordato ieri l’altro l’ex primario del Burlo, Andolina, i nostri ospedali collassino inesorabilmente e senza capacità di reazione da parte di chi porta la responsabilità di governo (Regione ed enti locali) ma anche dei duecentomila e passa concittadini che pure ne necessitano.

Sulla Ferriera da sempre, ma anche sullo scempio della Val Rosandra di questa passata settimana, i politici non hanno nemmeno il pudore di riconoscere le loro incapacità, o per dirla con parole semplici, le cazzate commesse e strapagate per giunta.

Le centraline di rilevamento degli inquinanti, per le cui emissioni Trieste provincia ha l’assai poco invidiabile primato di mortalità da tumori in Italia, o sono fuori uso sempiterno o sparano picchi da brivido senza che alcun responsabile abbia qualcosa da obiettare.

Ecco: Trieste come Pittsburgh? Non direi proprio.

 

 

 

 

 

 

 

 



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