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Oggi a noi, domani a chi?
Scritto da: Teodor

Con un accordo blindato tra i partiti di centrodestra e sinistra dal 2007 al Circolo Miani viene tolto l’unico contributo finanziario pubblico che riceveva dalla Regione perché “Il Circolo Miani non ha amici tra i partiti in Regione”: Renzo Tondo dixit.

Che si parli di denaro pubblico, di aperta violazione delle leggi, e di un uso privatistico delle Istituzioni, di cui viene codificato l’uso esclusivo a “favore” degli amici, non si leva il sussurro di una protesta indignata.

I padroni padrini dell’informazione regionale e locale da anni hanno steso, con la complicità appecoronata degli operatori del settore, chiamarli giornalisti sarebbe una barzelletta, un silenzio totale su tutto quanto fatto, ed è tanto: è la più significativa e partecipata attività realizzata in Trieste sui temi vitali per la città, dal Circolo Miani e Comitati di Quartiere (quelli veri, presenti da anni sul territorio che riempiono il palasport di Chiarbola con le loro assemblee, non le siglette di comodo che durano lo spazio di un mattino) a Trieste.

Il massimo è stato raggiunto la settimana scorsa quando è stato “censurato” perfino il comunicato stampa del Commissariato del Governo che dava la notizia dell’incontro tra il Prefetto di Trieste ed una cinquantina di rappresentanti del Circolo Miani e dei Comitati, ricevuti per due ore in Prefettura. Cosa si fà per non menzionare più la Ferriera!

Dall’estate scorsa alle manifestazioni di piazza ed alle edizioni settimanali dei TG da Strada, tutte regolarmente comunicate a termini di legge, la presenza e soprattutto il comportamento dei Vigili Urbani sono stati una fonte quasi costante di “turbativa dell’ordine pubblico”, come efficacemente sunteggiato da ambienti della Questura di Trieste. Tanto da configurare agli occhi anche più distratti l’esistenza di una strategia tesa a far saltare, o a creare artatamente momenti di tensione, ogni iniziativa promossa sulla pubblica strada o piazza da parte del Circolo. Un episodio per tutti, ma non l’ultimo: un verbale delle polizia municipale recapitato in settimana con annessa contravvenzione per violazione del Codice della Strada in occasione della terza edizione del TG da Strada (12 novembre 2010) che ha prodotto immediatamente una denuncia alla Polizia di Stato per le dichiarazioni assolutamente non corrispondenti al vero in esso contenute, con la pesante ipotesi di reato del falso ideologico aggravato dalla pubblica funzione di chi lo avrebbe compiuto.

Insomma come se la polizia municipale si mettesse a multare, che ne so, i partecipanti ad un corteo o a una processione perché da pedoni camminano in mezzo la strada.

Ora la notizia che alle guardie ambientali del Comune viene data l’indicazione di sanzionare, con multe dai 500 euro in su a botta, il Circolo Miani e i Comitati di Quartiere per le locandine che annunciano le manifestazioni ed informano i cittadini, apposte con quattro pezzetti di nastro adesivo sui portoni di case e condomini privati o fuori da scuole ed asili. Paragonando le stesse ad una pubblicità commerciale abusiva.

Dunque se a questo aggiungiamo un procedimento giudiziario apertosi dietro l’interessato esposto di una persona che da anni opera nelle seconde file della politica cittadina, e che in oltre tre anni ha prodotto tre pareri diversi (richiesta di archiviazione, supplemento di indagine e richiesta di rinvio a giudizio) da tre PM diversi e che ha permesso alla stampa “libera e professionale” di parlare, allora si, male del Circolo.

Una ulteriore richiesta di rinvio a giudizio di undici cittadini “rei” di “avere occupato” per diciotto ore del 29 giugno scorso la sala abbandonata del Consiglio Comunale al fine di aprirla ad una assemblea cittadina per ricordare le inadempienze e le violazioni di legge delle istituzioni, Comune in primis, sulla questione Ferriera.

Indagine che il PM ha chiuso a tamburo battente dopo pochi mesi ad ottobre ma che invece non ha ancora concluso sulla denuncia per “violenza privata ed abuso d’ufficio” che gli stessi cittadini hanno contestualmente presentato per i comportamenti inumani subiti in quella occasione al fine di coartare la loro libera e responsabile scelta (dall’impedimento di recarsi al bagno per espletare i bisogni fisiologici al rifiuto di poter ricevere dell’acqua da bere, tanto per citarne alcuni).

Insomma una “doppia velocità” della giustizia che appare in tutta la sua evidenza quando ad essere denunciati sono i politici ed i dirigenti della pubblica amministrazione.

E non sorprende poi se responsabile di questi procedimenti è lo stesso PM che nell’udienza di uno dei tanti processi in cui rappresentava la Pubblica Accusa, da cui la proprietà della Ferriera ne era uscita con la trasformazione della condanna in una oblazione di qualche migliaio di euro, nel dare il suo assenso alla nuova oblazione così scriveva “L’ordinamento … consente lo svolgimento delle attività (lavorative, n.d.r.) pericolose, persino mortali, se e in quanto le reputa indispensabili alla vita della complessa società odierna”.

E nel dare atto alla proprietà di aver “realizzato in toto”, “la migliore tecnologia disponibile al limite del costo ragionevole (per i bilanci societari, n.d.r.)” ed ancora “la Ferriera può legittimamente e lecitamente emettere una certa quantità di polveri e fumi (certo se rientrano nei limiti imposti dalla legge e questo era stato ampiamente dimostrato non era il caso, n.d.r.).

Come riportato virgolettato e mai smentito nella cronaca processuale a firma Maddalena Rebecca sul quotidiano Il Piccolo in data 16 luglio 2009.

Che questo, al di là di un originale riecheggiare nelle aule di un Tribunale della Repubblica Italiana fondata sulla Costituzione nata dalla Resistenza delle teorie sull’eugenetica nazista del primato del Reich come ente supremo a cui tutto deve essere sacrificato, anche appunto la vita, per il raggiungimento del fine prefisso. Teorie che pensavamo condannate, ripudiate e sepolte dal Processo di Norimberga.

Che questo dicevamo contrasti in toto con una sentenza della Corte Costituzionale del marzo 1990, emessa su un analogo caso, che ribadiva che non esistono interessi e bilanci societari alcuni, “il costo ragionevole”,  che possano contrapporsi a quanto fissato dall’articolo 32 (tutela della salute dei cittadini) e dall’articolo 41 (utilità sociale dell’iniziativa economica) della Carta Costituzionale.

E che questo portando ad una estensione dei termini di fatto sancisca la cancellazione dei reati connessi all’infortunistica: gli operai morti sul lavoro in quanto fatali vittime cadute sul campo  per l’indispensabilità di “attività pericolose, persino mortali, alla vita della complessa società odierna”.

Che tutto quanto sopra, se aggiunto a tutte le pressioni esercitate dalle istituzioni dominate dai partiti per condizionare e limitare, insomma per far chiudere, il Circolo Miani in quasi tutti i suoi trenta anni di attività. Affiancato ad un organico e decennale silenziamento attuato da quasi tutti gli organi di stampa locali e regionali: clamorosa la non notizia data dal piccolo giornale in occasione delle tre lettere anonime, condite da minacce di morte e accompagnate da tre bossoli da 357 magnum, ricevute da Maurizio Fogar nel maggio 2006, praticamente a cadenza settimanale.

Se tutto questo non rappresenti un vero e proprio attentato alla democrazia, alla libertà di stampa, di parola, di pensiero e riunione, principi fondanti di ogni costituzione di qualunque paese civile, oppure questi fatti siano riconducibili a paranoie individuali e collettive, lo lasciamo ai lettori giudicare.

Questa è Trieste signori silenti e accomodanti, non la Corea del Nord o il Cile di Pinochet.



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