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Fermati e prova a pensare.
Scritto da: Teodor

“C'è chi guarda soltanto all'albero e chi è responsabile della foresta. È normale che un individuo e una famiglia guardino all'albero della propria felicità ed è normale che una classe dirigente si dia carico dei problemi dell'intera foresta, la faccia potare, ne faccia tagliare le piante secche e ne faccia germogliare nuovi arbusti. Ciò che non è normale è una classe dirigente che guardi anch'essa soltanto ad un suo albero mandando tutto il resto in malora.” Eugenio Scalfari.

La situazione politica nel nostro Paese è disastrosa e sta trascinando nel baratro anche le istituzioni italiane. Dalle cricche, al malaffare oggi sui giornali non si legge d’altro.

La stessa situazione si sta vivendo a livello locale: nel Friuli Venezia Giulia ed a Trieste.

La reazione della gente normale è di rassegnata nausea e lo sforzo delle persone normali è quello semplicemente di sopravvivere, limitando per quanto possibile i danni della crisi economica che colpisce oramai gran parte delle famiglie. Di prospettive e speranze per il futuro in questo quadro neanche a parlarne.

Le amministrazioni, regionali e comunali, sono nel caos più completo. La prima paralizzata da una permanente conflittualità tra Lega Nord e PDL-UDC, con una Giunta composta da personaggi assolutamente inadeguati, a partire dal presidente Tondo, ad affrontare seriamente i problemi della nostra gente e del territorio. E neppure il maggior partito dell’opposizione è messo meglio, se a guidarlo permangono uomini del calibro negativo di Moretton e Sonego.

Al Comune di Trieste oramai si respira solamente aria di elezioni, come a Muggia ed in Provincia, della cui esistenza in vita praticamente nessuno si accorge, e tutti cercano di arrivare al maggio del prossimo anno tirando l’acqua al proprio mulino. Gli ultimi atti, dall’ennesimo blocco di un piano regolatore che ha distrutto il territorio favorendo la cementificazione selvaggia in una città con ottomila appartamenti sfitti, e che in nove anni l’amministrazione Dipiazza-Camber-Menia non è riuscita a cambiare, idem dicasi per il piano del traffico per non parlare delle emergenze cittadine Ferriera-Sertubi, Porto e ospedali, solo per citarne alcuni, hanno fatto piombare il Comune di Trieste nel caos paralizzante più completo.

Alle liti del clan Camber-Menia, impegnati in un perenne accaparramento di cadreghe nel sottopotere locale che neanche l’abbinata Dc-Psi dei tempi per loro d’oro,  di cui il sindaco si è autoproclamato “un soldatino agli ordini”, si aggiungono i capricci di una Lega Nord in disperata ricerca di visibilità ma incapace di costruire una seria alternativa di governo sulle emergenze del territorio, al di là di sporadici spottoni: dalle telecamere alle ronde antiescort.

Non parliamo poi di una opposizione, che in questi anni non è mai riuscita ad esprimere un serio progetto alternativo ed in Provincia, che governa, ha confermato l’assoluta inutilità di un ente che serve solo a pagare la sua sopravvivenza appunto inutile. E se la prospettiva è la candidatura a sindaco di personaggi alla Cosolini o Bassa Poropat allora essa appare del tutto inesistente.

Ma nemmeno le altre residue forze di opposizione negli enti locali hanno saputo esprimere alcunché di credibile agli occhi della gente.

Tra una Italia dei Valori che al pari della Lega si limita ad una politica dei “comunicati stampa” confidando nella rendita di posizione nazionale che Di Pietro oggi ancora rappresenta e sui dati, invero assai fuorvianti per chi anche poco ci azzecca, delle ultime elezioni europee, che per altro non tengono in alcun conto la decisione presa dal Gruppo Beppe Grillo di presentare anche qui, comunque vada, alle prossime amministrative del 2011 la Lista Cinque Stelle, che provocherà un vistoso taglio alle ambizioni degli IDV locali. Pescando sostanzialmente nello stesso elettorato, oggi le proposte di Beppe Grillo sono di gran lunga più concrete e credibili per la soluzione dei problemi che la gente vive sul territorio.

E sconcerta assai quanto apparso sul quotidiano locale in merito alle conclusioni per niente idilliache del congresso locale del partito dipietrista, e soprattutto spaventa quanto scritto sulle loro capacità di conoscenza, analisi ed intervento su di un problema nodale per la nostra provincia quale è quello rappresentato dalla decennale emergenza Ferriera-Trieste.

Situazione assai anomala poi per i due tra i migliori consiglieri oggi in Comune, presenti tra i banchi dell’opposizione. Racovelli e Decarli (il terzo, Giorgi, siede sui banchi della maggioranza in paziente attesa di tempi migliori) si ritrovano praticamente privi di un partito, essendo sostanzialmente evaporati dal 2008 ad oggi i movimenti che li avevano espressi (Verdi e Cittadini).

Assolutamente ingiudicabili poi i due rappresentanti della vecchia Rifondazione, e ci fermiamo qui per rispetto all’impegno profuso in Regione da Igor Kocijancic.

La relativa novità bandelliana corre seriamente di restare un’anatra zoppa se non decide presto cosa fare da grande: in perenne attesa dell’evolversi delle lotte intestine al PDL e di conseguenza incapace di operare a 360 gradi offrendosi quale strumento politico a tutti i cittadini e non solo agli elettori delusi del centrodestra.

Questa la fotografia della politica nostrana, almeno allo stato attuale, perché sulla tenuta del PDL come partito sono in molti a scommettere, a Roma come a Trieste, e con la vistosa novità che da dieci anni a questa parte nella primavera del 2011 sarà la prima volta che le elezioni amministrative non saranno accorpate alle politiche sotto la forma sciagurata ed antidemocratica del famigerato “Election day”, permettendo ai cittadini finalmente di valutare uomini e programmi per la scelta del governo della nostra comunità e non perché amici di Berlusconi o Veltroni.

Abbiamo volutamente messo nell’ordine prima gli uomini (o donne) perché ai programmi la gente non ci crede più. Sostanzialmente ed inutilmente uguali, infarciti delle solite promesse clamorosamente disattese un minuto dopo il conteggio dei voti. I casi di Tondo, Dipiazza, Camber e Cosolini sono indelebilmente scolpiti nella memoria dei cittadini quali fulgidi esempi di mentitori politici di professione (dalla Ferriera al Magazzino Vini, c’è solo l’imbarazzo della scelta).

A questo va aggiunto l’impetuoso aumento su scala nazionale, e Trieste è pur sempre Italia e assai poco Padania, del non voto, delle schede bianche e nulle, che qui alle ultime regionali, le più recenti europee non fanno testo per la tradizionale bassa affluenza, ha ampiamente superato il 35% degli aventi diritto al voto.

E rimanendo così la realtà per Trieste questa diverrà una scelta quasi obbligata: aggiungere al primato nazionale per mortalità da cancro e da malattie all’apparato respiratorio, quello della città con il più alto tasso di non votanti in Italia.

Meditate ed operate, gente.



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