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Il flebile ruggito del coniglio in fuga.
Scritto da: Teodor

Assistere ad una seduta del Consiglio Comunale, sempre pubblica, è una esperienza che tutti i cittadini, di qualunque età e voto, dovrebbero provare almeno una volta nella loro vita.

E’ cosa irripetibile e quasi indescrivibile.

Potremmo provare a buttarla sul comico, ovvero se per una sera la TiVù non trasmette il Fantozzi d’epoca o il duo Bud Spencer e Terence Hill, allora per chi vuol sorridere, amaro, munirsi di qualche alimento di conforto, anche il popcorn va bene, ed accomodarsi sulle scomode sedie inchiodate nel settore del pubblico a Palazzo Cheba.

Non occorre prenotare perché a parte i due vigili urbani, non c’e praticamente mai nessuno.

Un consiglio: se vi portate un cuscino soffrite di meno, e coprirsi bene perché la temperatura è freddina, come l’illuminazione è scarsa e velata.

Ma i disagi sono compensati ampiamente dallo spettacolo che oltretutto è agratis.

Lunedì scorso erano in discussione le due mozioni presentate dalla Commissione Trasparenza e che riguardavano la Ferriera.

Dopo un’ora abbondante fuggita per le interminabili ripicche sul nome e sul posto da occupare del nuovo gruppo dei quattro consiglieri comunali al seguito del brutalmente defenestrato ex assessore Bandelli.

Scontro tutto interno al cosiddetto Popolo delle Libertà, in questo caso negate, che ha assunto pose da lite da asilo. E che avrà anche nobili e profonde motivazioni ma che finora sono sfuggite alla comprensione comune.

Si passa finalmente all’esame dell’ordine del giorno, il Consiglio era stato convocato per le ore 18.30, e nel frattempo sono passate due ore.

Con rapidità della luce vengono votate alcune mozioni, tra cui, senza dibattito alcuno, quella che affida all’Acegas, la privatizzata fallimentare ex municipalizzata, la gestione PRIVATA della distribuzione dell’acqua, bene pubblico per eccellenza perché Dio ci mise sei giorni a creare la madre terra, acqua compresa, non per affidarla ai Tronchetti Provera di turno per i loro businnes.

Abbiamo letto che in tutte le altri parti d’Italia, dai Comuni alle Regioni, su questo ci sono stati infuocati dibattiti e controverse votazioni. A Trieste l’altra sera invece tutto è passato in un amen.

Trentacinque, su quaranta, sono i consiglieri diciamo presenti magari ad intermittenza in aula.

Fisicamente, perché alcuni da ore non hanno smesso un attimo di parlare al telefonino o mandare messaggini, oppure non hanno alzato la testa un minuto che è uno dai loro computer personali, di qualunque cosa si parlasse in aula. Se scoppiava un incendio i “Tubi” della polizia urbana avrebbero dovuto sollevare di peso, ad esempio la Bruna Tam, dal suo seggio, PC e Mouse annessi, per trasportarla lontano dalle fiamme.

Circa cinque assessori, scemati rapidamente ad uno, e del Sindaco nemmeno l’ombra.

Abbiamo capito che correva il suo augusto genetliaco, ma poiché oltre che sindaco è anche assessore all’Ambiente e a quanto altro che ricordarlo è cosa improba assai, e visto che per la chiusura della Ferriera da quasi nove anni non dorme la notte. Insomma uno si aspettava che in quella rarissima occasione che proprio di Ferriera si parlava in consiglio comunale, l’assessore all’Ambiente Dipiazza fosse presente, magari rinviando i brindisi di qualche ora.

D’altronde non è che il proprio compleanno sia ancora festa nazionale, sia per un sindaco che per un comune dipendente.

Altra cosa che colpiva molto, soprattutto le orecchie, era uno stridulo “SI”, ed immaginiamo se del caso “NO”, che usciva a squarciagola dalla bocca del capogruppo del PDL, lato Forza Italia, per ordinare ai suoi sbadati colleghi cosa dovessero votare.

Pensare con la testa d’altro è sempre vantaggioso e soprattutto riposante, ma dirlo più sommessamente non avrebbe fatto sussultare il cuore allo sprovveduto occasionale pubblico. Quanto poi, da questo andazzo, ne esca bene l’immagine e la dignità dell’eletto, espressione libera della sovranità popolare, è cosa facilmente immaginabile che la caserma è meglio.

Le mozioni ovviamente sono passate all’unanimità e, miracolo a venire, forse perché stimolati dal pubblico di sei, e ribadiamo sei , esterni, ma sicuramente dall’approssimarsi delle elezioni comunali e provinciali, che il voto come la pecunia “non olet”, gli iscritti a parlare sono stati almeno un terzo dei consiglieri.

Tra le tante banalità e le poche cose sensate ascoltate - la Tam continuava imperterrita a chattare sul PC - il cui merito è da ascrivere ai consiglieri Maurizio Ferrara, Roberto Decarli e Alfredo Racovelli, il voto unanime ha fatto sorgere la ovvia domanda che Il Gattopardo ha storicizzato. Che tutto cambi perché non cambi nulla.

Soprattutto dopo aver ascoltato le ripetute affermazioni di responsabilità verso “terzi” per il tempo perso, e del fatto che in dieci e passa anni nessuno aveva loro presentato un piano di riconversione. Non sfiorava ai replicanti il dubbio che doveva invece accadere l’inverso. Ovvero che erano coloro che ricoprivano incarichi pubblici che dovevano assumersi la responsabilità, e la fatica, di presentare delle soluzioni ed un piano per la riconversione della Ferriera.

Eppoi la grassa ignoranza sul problema, a partire dall’esistenza di un piano, l’unico per la verità, che dal Circolo Miani e Servola Respira era stato presentato pubblicamente anni or sono e ripubblicato qualche mese fa, ma leggere costa fatica ed ammettere la capacità altrui e la monaggine propria ancora di più.

Prima che il Consiglio si chiudesse anticipatamente, scuotendo di sobbalzo il suo presidente, per proposta del capogruppo di se stesso, l’unico consigliere dell’UDC che ne chiedeva l’interruzione per manifesta stanchezza e logorio mentale attorno alle 22, sollevando l’invidia dei minatori del Sulcis, è apparso dalla porta in fondo il portavoce del Sindaco.

Contestualmente le tende dei finestroni sono ondeggiate ed è risuonato flebile flebile il lontano ruggito del coniglio intento a festeggiare il suo compleanno.

A Mosca, Brescia e pare Pechino hanno tremato.



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