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'L'Eco della Serva'
Fatti e misfatti della settimana

Laminatoio a caldo e “giornalismo” a freddo.
Le sorprese della censura talvolta sono anche divertenti. ..
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Trieste Verde. A cosa diciamo no!
Dicemmo no alla progettata Centrale a Carbone nel Vallone di Muggia, battaglia vinta..
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*Ferriera: le analisi della procura
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Libera la mente, disinquinati dalla disinformazione.
Scritto da: Teodor

Siamo alle solite, nei momenti cruciali, dove si affronta il futuro di Trieste, la tutela della salute di una città che ha il primato nazionale per mortalità da tumori, ma questo ad Uno Mattina Rai con il ridens sindaco Dipiazza ben si guardano dal dirlo, ed il primato europeo, solo perché non esistono statistiche aggiornate a livello planetario, di mortalità per “semplici” malattie all’apparato respiratorio. Quando si decide della difesa di un lavoro dignitoso e sicuro, e di come e con cosa vivranno i nostri figli e nipoti, la stampa che conta, sempre meno per la verità viste le vendite e gli ascolti paurosamente in calo, ma che pur sempre opera in un regime di quasi totale monopolio, si schiera sempre in difesa degli interessi di pochi, degli affari letteralmente sporchi, contro il bene  della gente.

Ma stavolta il “servizietto” è riuscito loro decisamente male. Anzi un boomerang, uno schiaffone che ha fatto da un lato ridere mezza città e dall’altro capire anche ai più dubbiosi quale sia “l’informazione” che passa il convento.

Partiamo dall’emittente locale Telequattro, che ci sbrighiamo in quattro righe e che ai notiziari veri ha sostituito i servizi su commissione.

Memorabile quello recente sul rigassificatore dove lo spazio sponsorizzato da Gas Natural è stato contrabbandato come cronaca, o le trasmissioni “lecca lecca” con i politici di turno, sempre quelli, che finanziano con il denaro pubblico, leggi Comune di Trieste, per centinaia di migliaia di euro all’anno trasmissioni di pura propaganda elettorale. Per il resto è teatro con lunghissimi monologhi sul nulla che nessuno giustamente guarda.

La TiVù locale sulla vicenda Ferriera raggiunge il sublime quando passa integralmente i comunicati, leggi smentite, della Lucchini-Severstal senza mai trasmettere la notizia che viene contestata dai “padroni delle Ferriere”, memorabile piece teatrale, cinematografica e televisiva.

Ma il nostro cuore non può che battere per il piccolo giornale locale che in questi giorni ha superato se stesso ed affossato ogni residua speranza di riuscita ad un compito già arduo, per non dire impossibile, affidato al nuovo direttore dall’editore Finegil-Espresso-Repubblica.

Quello cioè di invertire un trend nel calo, è un eufemismo che chiamarlo tracollo sarebbe già sminuirlo, delle vendite che tra l’ottobre 2008 e quello del 2009 gli ha fatto perdere solo 3061 copie riducendo il venduto totale a venticinquemila quotidiani o giù di lì.

La locandina ed i titoli del servizio di ieri dedicato ovviamente a far parlare la Lucchini ed i quattro sindacalisti come suoi portavoce, è stata cosa sopraffina che immaginiamo i lavoratori, quelli veri, avranno molto apprezzato.

“Ferriera, spente le torce di emergenza” gridava la locandina, e nell’articolo la faceva da padrone “il ritorno alla normalità”.

Che ci avessero messo una settimana, dove nel frattempo dai gas prodotti a migliaia di metri cubi all’ora fosse uscito dalla cokeria, a respirar piacendo, quanto di più tossico e nocivo ci sia per la salute di tutti, questo era cosa giornalisticamente non importante. E che poi la notizia fosse arrivata ad un’opinione pubblica, che assisteva basita a quella specie di scenario infernale che si vedeva da giorni da ogni lato di Trieste con le dense colonne di gas e fumi neri che si alzavano nel cielo, solo grazie alla conferenza stampa del Circolo Miani e di Servola Respira: una bazzecola per i “cani da guardia” del quarto potere (qui il richiamo al chihuahua di Paris Hilton torna sempre d’attualità) che evidentemente erano entrati in letargo precoce.

E mentre la locandina andava in fotocomposizione e le pagine del piccolo giornale in stampa, la (non le) torcia d’emergenza aveva ripreso, dopo una pausa di cinque o sei ore, prepotentemente ad eruttare nell’aria i suoi densi veleni neri, e stavolta se ne sono bene accorti anche gli abitanti di un quartiere “bene” della città che per ore nella mattinata di ieri sono stati investiti dal maleodorante e tossico gas. Occhi che bruciavano, gola e narici infiammate, mani e fazzoletti su bocca, nasi e pelliccie che si muovevano a passo accelerato per le strade di San Vito.

La gente stava con il quotidiano in mano che scriveva, strillava che tutto era rientrato nella normalità, dopo sei giorni e passa, e nel frattempo migliaia di occhi vedevano la realtà e ne odoravano gli effetti sui loro polmoni. In moltissime persone, anche in quelle più moderatamente reticenti, un sorriso amaro, un lazzo, uno scherno hanno ben rappresentato cosa pensassero dell’informazione appena comperata.

In qualunque paese almeno decente, non parliamo per favore di Stati Uniti, Inghilterra, o Germania, un lettore che dopo simile infortunio avesse telefonato al giornale per chiedere dell’articolista e del direttore, si sarebbe sentito rispondere che purtroppo non lavoravano più lì. Che erano troppo bravi per un Times o per il New York Times, che tristemente avevano dovuto con due sole ore di preavviso privarsi della loro professionalità.

Perché due sono i problemi.

Da un lato la professionalità che imporrebbe sempre, non solo nei confronti di quanto dichiarato, e poi quasi sempre deformato e censurato, da Maurizio Fogar di fare le dovute verifiche, di informarsi e prepararsi, possibilmente prima anche se il lavorare stanca seppure lautamente retribuito, sugli argomenti in questione. Cosa invece mai accaduta in quasi dieci anni nei confronti delle veline trasmesse dalla Lucchini, il Vangelo secondo Semino o Rosato, con le conseguenze come in questo caso devastanti per il giornale e non per il padrone delle Ferriere.

Dall’altro il ruolo che certa stampa assume ogni qualvolta si arriva ad uno snodo centrale.

Nel coprire le responsabilità dei controllori pubblici, dal presidente della Regione Renzo Tondo al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, passando per il sottosegretario unico all’Ambiente Roberto Menia. Nel tacere i fatti, le promesse e gli impegni mai mantenuti, le menzogne spudoratamente pubbliche, le omissioni e le violazioni di legge ed infine nello schierarsi sempre e comunque a fianco degli interessi forti di pochi contro quelli naturali e legittimi di tanti.

Bastava informarsi, fare due passi sulle Rive se non a Campi Elisi, Chiarbola, Servola, Valmaura, Monte San Pantaleone o Muggia, ma anche il Castello di San Giusto o la Napoleonica andavano bene, per verificare con i propri occhi che quello scritto dalla Lucchini e fatto commentare dai soliti noti, era una colossale BALLA.

Bastava parlare con qualcuno dentro la fabbrica, ma con chi ci lavora veramente quanto duramente, per sentirsi dire che i “tecnici” venuti al sesto giorno da Piombino, anche Dio poi il settimo si riposò, avevano rilevato che da molti anni sull’impianto della cokeria non era stato fatto uno straccio che è uno di manutenzione degli impianti, non parliamo poi di pulizia. Che le tubature erano cementate dalla sporcizia e dai scarti di lavorazione, che le celle interne per la distillazione del coke erano vetrificate e che in queste condizioni parlare di riparazione di un guasto era cosa imprecisa assai perché in realtà andava fatta nuova tutta metà della cokeria. Per milioncini e milioncini di euro.

 Ma come? La Lucchini Severstal non aveva giurato in tribunale, in Regione, alla Madonna e poi a Illy e Cosolini, che in questi anni avevano investito prima “400, poi 500, infine 650 miliardi” delle vecchie lire (vedersi i trionfalistici articoli dal 1999 al 2001 sempre sul piccolo giornale) sul rinnovo tecnologico degli impianti, sui tre laminatoi che dovevano aprire in casuale coincidenza di ogni campagna elettorale. L’ultimo, un pezzo da scuola del giornalismo, una vera ingiustizia la non concessione del premio Pulitzer, alla paginona d’intervista di Fulvio Gon a Lucchini Junior, ed al servizio sui ristoranti a tre stelle da Guida Michelin delle mense aziendali delle Ferriere del magnate russo Mordashov. Certamente ora il gourmè Garau dovrà imparare a maneggiare i bastoncini per apprezzare come si conviene la cucina cinese, ma d’altronde i giornalisti hanno un cospicuo bonus pecuniario annuale, e per aggiunta esentasse, per “aggiornamento professionale”.

E da ultimo non erano 6, no scusate 11 e poi 12 i milioni di euro prontamente “stanziati”, badate la finezza stanziati non significa spesi e fatturati, per rispondere obbedienti a testa in giù alle prescrizioni della mitica AIA fantasma?

E chi doveva fare i controlli in questi due anni dov’era? Tondo, Dipiazza, De Anna e Bucci, battete un colpo per favore.

E il sindacato, CGIL-CISL-UIL,  che avrebbe dovuto sapere e denunciare pubblicamente queste inadempienze che mettevano a rischio salute e sicurezza dei lavoratori, i primi a morire di questo degrado, ed il loro futuro occupazionale? O forse non si accorgono che da alcuni giorni le navi arrivano alla banchina, interrata anche quella abusivamente, della Ferriera e ripartono cariche del pellets di ferro, destinazione Piombino, che invece avrebbe dovuto produrre la ghisa dal locale Altoforno?

Per chiudere in bellezza, che questo è il giornalismo nostrano, come mai nessuno si è accorto che dalle ore 01 del primo gennaio 2010 il limite di legge per le polveri sottili PM10 è sceso da 50 a 35 giornalieri e da 35 giornate di sforamento concesse a sole 20 all’anno?

Il che comporta che da circa un mese non passi giorno che quasi tutte le stazioni di rilevamento, perfino quelle di proprietà dell’oste Lucchini che evidentemente non ci ha ancora messo adeguata mano, sforino ampiamente il limite di sicurezza per la salute umana. E come mai questa parte delle settimanali conferenze stampa del Circolo Miani non ha mai trovato pubblicazione alcuna?

Qualcuno al piccolo giornale ci ha detto che nessuno li aveva informati. Incredibile, pensavamo, che sciocchi noi, che fosse la stampa a dover, seppure a pagamento, informare i cittadini e non viceversa.

PS. Maurizio Fogar andrà lunedì primo febbraio alla riunione del Consiglio Comunale, in corso dalle 19 in poi, per assistere alla prevista sceneggiata concordata da Sindaco e maggioranza per impedire l’illustrazione, discussione e soprattutto il voto, che l’assunzione pubblica di responsabilità ad un anno dalle elezioni per il rinnovo di Comune, Provincia e Muggia è cosa pericolosa assai, della mozione concordata con il Presidente della Commissione Trasparenza e che recepisce quasi in toto le indicazioni del Circolo Miani e di Servola Respira.

A lunedì caro “Roby” e buon caffè a tutti. Costa di meno del piccolo giornale e sveglia la mente.



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