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'L'Eco della Serva'
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Laminatoio a caldo e “giornalismo” a freddo.
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Trieste Verde. A cosa diciamo no!
Dicemmo no alla progettata Centrale a Carbone nel Vallone di Muggia, battaglia vinta..
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*Ferriera: le analisi della procura
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Parliamo di te, ma se vai di fretta o sai già tutto non leggermi: non capiresti.
Scritto da: Teodor

Quello che sta accadendo a Trieste, e non solo per la Ferriera, è la semplice conferma di quanto da noi sempre sostenuto. La soluzione del problema Ferriera, intendendo con questo pure Sertubi, Depuratore fognario, e gli altri casi similari, è squisitamente politica ed è strettamente connessa alle scelte sul futuro da dare a questa città, infelice capoluogo di Regione, ed a Muggia.

Non è purtroppo giudiziaria: basti vedere il comportamento della Procura sulle discariche abusive, una proprio della Ferriera, di rifiuti tossici allo Scalo Legnami, di cui nella completa inerzia non si sa più nulla da parecchi mesi, mentre si rincorrono le indagini ed i processi per i due rottami di panchine comunali destinate alla discarica e regalate invece ad una associazione sportiva. Oppure il diverso comportamento sulla stessa legge tenuto dalla magistratura friulana che, in un caso sorprendentemente analogo alla Ferriera, ha portato invece al vero sequestro ed alla conseguente chiusura della fabbrica chimica Caffaro (ex Snia ) di Torviscosa. Come se la legge italiana si fermasse al Tagliamento mentre qui si sentenziava, tutto purtroppo assolutamente vero, che l’inquinamento in uscita dalla fabbrica di Servola era causato dall’eccessiva velocità di movimento dei camion sulle strade interne dello stabilimento.

Sono passati otto anni dall’elezione di un Sindaco che proclamava ad ogni piè sospinto che al prossimo sforamento avrebbe chiuso lo stabilimento. Dieci dall’impegno dell’allora amministrazione Illy a fare le gare d’appalto per la copertura del depuratore fognario di Chiarbola.

Otto mesi dall’elezione di una Giunta regionale il cui presidente solennemente annunciava in campagna elettorale che chiudere la Ferriera era una delle principali priorità della sua amministrazione e che se eletto sarebbe immediatamente venuto a visitare le case dei servolani per chiedere loro come chiudere lo stabilimento. In questa originale quanto demagogica affermazione seguito a ruota dai vari Camber e Bucci di turno. Qualcuno li ha visti o bisogna telefonare a Federica Sciarelli per una segnalazione appunto a Chi l’ha visto?

E pensare che l’attuale Presidente regionale era lo stesso che nei due anni di suo precedente mandato (dal 2001 al 2003) era stato costantemente informato dell’inquinamento in uscita da Ferriera-Sertubi e dunque il problema ben doveva conoscerlo.

Ma tutto questo fa parte di una precisa strategia politica, portata avanti grazie pure alla sciocca disponibilità di alcuni residenti, assai pochi per fortuna, che ha fatto sì di far fallire l’azione legale patrocinata dall’avvocato Giuliano Spazzali, pur di salvare l’attuale Sindaco dal coinvolgimento penale, che ha cercato di delegittimare in ogni modo ed occasione, godendo pure della vigliacca collaborazione dei cosiddetti organi d’informazione locale, Rai esclusa, Servola Respira ed il Circolo Miani per indebolire e fiaccare la rabbia e la volontà dei cittadini e per fare galloppinaggio elettorale ai signori di cui sopra nelle ultime elezioni. E poi il tentativo iniziato sotto l’amministrazione regionale targata Illy e proseguito con l’attuale Tondo di uccidere il Circolo Miani tagliando tutti i finanziamenti di cui godeva per legge per togliere ogni capacità organizzativa agli abitanti che per oltre un decennio hanno beneficiato delle strutture dell’Associazione.

Quale dunque le vie d’uscita oggi percorribili?

Intanto chiariamolo subito non esiste alternativa all’impegno politico per risolvere questi drammatici problemi, e non è certamente nel raccogliere i dati dell’inquinamento e degli sforamenti, cosa per altro fatta per un decennio da Servola Respira, per poi portarli a chi li conosce da troppo tempo che serve a qualcosa se non appunto a perdere altro tempo ed a farsi “remenare” con le solite frasi di circostanza ripetute senza fantasia di variazioni dal 1998 in qua in audizioni inutili e farsesche.

Non esiste alternativa anche perché il non fare niente, “tanto no servi”, significa solo accelerare i tempi per ammalarsi e crepare perché invece Ferriere, Sertubi, Inceneritori, Fogne e consimili, il loro sporco lavoro continuano a farlo ogni giorno che Dio manda in terra.

Dunque tra lo stare fermi e subire quotidianamente una pessima qualità della vita e il rischio concreto di ammalarsi, ed il reagire per accorciare i tempi di una positiva soluzione del problema, anche un imbecille capisce che la scelta è obbligata. Ma anche un imbecille per l’appunto capisce che la soluzione è possibile ma che la battaglia non è facile né breve perché forti sono gli interessi economici in gioco e ramificate le complicità politiche ed istituzionali. E non sempre chi grida più forte alla chiusura immediata in questa deformata politica fa quello che dice, anzi.

Né le delusioni sovrapposte, prima Dipiazza e ora Tondo, possono giustificare la rassegnazione. Certo non fa piacere prendere atto di aver votato per loro credendo alle promesse non mantenute, può provocare disorientamento e delusione, ma allora? Questo forse cambia l’aria inquinata che siamo costretti a respirare, noi, i nostri figli, i nostri vecchi, ogni giorno? Noi e non loro, badate bene. Un altro incidente di percorso, come il vergognoso comportamento dal 2000 in qua della stampa locale, e allora accettiamo di morire per questo?

Forse è meglio aver fatto dolorosamente chiarezza, così sappiamo fino in fondo con chi abbiamo a che fare e se avessimo guardato meglio lo avremmo capito prima e per lo meno non ci saremmo fatti pure prendere in giro. Una esperienza utile per il futuro, si può infatti fregare tanta gente una volta sola.

Pensate che la strategia della Lucchini, dell’Acegas-Aps, della Duferco, dell’Italcementi in tutti questi anni è stata semplicissima e lampante: solo quella di guadagnare tempo, di rinviare di settimane, mesi, anni l’assunzione di responsabilità ed il conseguente esborso di danaro. Per poter continuare a guadagnare sulla pelle della gente avevano solo bisogno di assicurarsi direttamente o indirettamente il silenzio, l’inerzia quando non la complicità, di questa classe politica, destra o sinistra non conta ed i Latini che la sapevano lunga lo riassunsero in tre parole “Pecunia non olet”, ovvero il denaro non puzza, e di chi era pagato dai cittadini per fare i controlli ambientali e tutelare la loro salute. E la compiacenza e le censure di chi ha il monopolio della stampa a Trieste.

Ma guardate cosa succede nell’attuale crisi mondiale dell’economia. La Lucchini-Severstal, avendo perso la metà degli ordinativi di mercato, se va bene, e dovendo licenziare 3000 e passa dipendenti, cosa fa: chiude la nuova Cokeria di Piombino, mette in cassa integrazione 450 lavoratori e riprende a rifornirsi di Cocke da Trieste, dal vetusto impianto della Ferriera a cui s’aggiunge il non indifferente costo del trasporto. Perché questo che qualunque persona dotata di un minimo di buon senso giudicherebbe una bischerata? Semplicissimo per chi ha occhi per vedere e cervello per capire: perché così facendo in realtà guadagna fior di soldi e risparmia di spenderne altri. Guadagna perché riesce a tenere aperta la centrale di cogenerazione, che è la vera cassaforte della Ferriera ovviamente a spese di noi cittadini che paghiamo la corrente elettrica prodotta a tre volte il prezzo di mercato, oltre alla nuova lucrosa attività di banchinaggio conto terzi, improvvidamente concessa dall’Autorità portuale a discapito proprio del porto di Trieste, e risparmia perché se lo stabilimento chiudesse, cosa necessariamente ovvia con questa crisi, dovrebbe farsi carico di pagare i 50 milioni di euro per la bonifica del sito, il più inquinato in assoluto nella provincia di Trieste. E sapete perché nel 2001 la proprietà dell’allora Gruppo Lucchini, che essendo sull’orlo del fallimento era stato rilevato dalle banche creditrici che avevano nominato il curatore della Parmalat Bondi loro amministratore fiduciario, aveva chiesto di firmare con il Governo il protocollo d’intesa che prevedeva, su richiesta della Lucchini da notare, la chiusura della Ferriera di Trieste nell’anno 2009? Perché allora le agevolazioni sulla produzione dell’energia elettrica finivano per legge in quell’anno: alla faccia della centralità strategica della produzione siderurgica del polo triestino. E perché oggi vogliono continuare fino al 2015? Perché la legge per le agevolazioni è stata prorogata fino a quella data. Punto e basta: ci vuol molto a capire un tanto? Ci vuol molto a capire che con il taglio di quasi tutto l’indotto che si occupava, e abbiamo visto sulla nostra pelle come, della manutenzione degli impianti Ferriera, nei prossimi giorni, settimane, mesi la situazione diventerà vieppiù drammatica per chi vive (settantamila persone a stare stretti) nell’area investita dalle emissioni inquinanti dello stabilimento ed anche soprattutto per chi ci lavora dentro in queste condizioni.

E il sindacato che fa in questo quadro? E parliamo della Triplice, praticamente nulla: si lancia sulle orme di comitati costituiti da parenti di lavoratori per contrapporsi ai residenti, raccoglie firme su improbabili esposti che non superano il terzo dei lavoratori coinvolti (i mille che citano sempre le fonti sindacali) nel tentativo di intimidire l’opinione pubblica. Insomma fanno gioco di squadra con la strategia della proprietà e l’appoggio della stampa locale. Disturbare la Lucchini sulle scelte del futuro e sulle condizioni di lavoro interno dopo gli annunciati tagli (dalla manutenzione ai contratti a termine) sembra cosa che non preoccupi loro più che tanto.

Questo fin qui in estrema sintesi il passato ed il presente, ora veniamo al futuro.

Visto che decine e decine di migliaia di persone non possono cambiare casa, bisogna cominciare a capire che bisogna cambiare vita, sempre che a questa ci tengano. Più facile dire oggi non ho tempo da impegnare per partecipare ad una assemblea o ad una manifestazione: “devo andare in palestra, in gita o guardare la televisione”. Più difficile domani dire ad un tumore “ripassa più tardi che vado a cena con gli amici”. Facile dare il telefonino o la play station al pargoletto che si va a prendere alla Svevo con la macchina in terza fila perché guai se fa due passi ed ignorare che lo stesso respira tutte le ore che sta a scuola l’aria rilevata dalla centralina messa nel giardino a fianco dell’aula. Senz’altro più facile che pensare ai bambini delle frazioni del Comune di Capodistria, dai zero ai dodici anni, oggetto quest’anno di una indagine dell’Azienda sanitaria slovena (mentre noi aspettiamo dal 1999 quella inutilmente chiesta e richiesta all’ASS triestina), che ha rilevato come tra il 26 ed 32% di questi soffrano già di patologie croniche all’apparato respiratorio quasi sicuramente causate, come hanno rilevato le centraline dell’ARPA Slovena, dalle emissioni inquinanti provenienti da Ferriere e consimili realtà triestine. E chissà i bambini di Muggia o di Chiarbola, o di Campi Elisi o di Valmaura-San Pantaleone, per non parlare di Servola: ma la gente senza memoria certamente non ricorda l’indagine realizzata nel 1999 dai medici del Pronto Soccorso dell’ospedale pediatrico Burlo, con risultati drammaticamente preoccupanti, e forieri di turbare il sonno ai difensori della “dignità del lavoro in Ferriera”.

E visto che la soluzione dei problemi Ferriere/Sertubi, Depuratori fognari, discariche abusive e non, così come il costruendo Rigassificatore e il devastante per il Carso e la Val Rosandra progettato percorso della TAV, è strettamente legata non solo alla difesa della salute, della qualità della vita, ma anche al futuro di questa nostra assai piccola provincia, e che da questa soluzione dipenderanno le sorti del Porto, della Città della Scienza, del turismo, del commercio e della nuova industria, è ovvio che questa non può essere che politica. Ma la politica che nasce dalla gente e risolve i problemi veri della comunità che vive sul territorio, dove tutti possano partecipare alle scelte e non subirle come oggi, senza l’arroganza di un sistema di partiti che mira solo alla conservazione del potere. A proposito cosa serve privatizzare l’Acegas se poi i triestini non ne traggono beneficio alcuno e pagano l’acqua più cara della Regione? A pagare indennità annue di centinaia di migliaia di euro agli amministratori scelti dai partiti?

Ma è anche ovvio che battersi per esempio per Trieste Città Metropolitana, che sarebbe lo strumento idoneo, abolendo enti oggi assolutamente inutili come Prefettura e Provincia, per realizzare una vera prospettiva di futuro per i triestini, una occasione imperdibile per dare un lavoro sicuro ed appagante ai nostri giovani in un’ottica di collaborazione con l’entroterra europeo, significa come primo atto mandare a casa il prima possibile una casta politica il cui valore si è misurato proprio sul fallimento dell’esperienza Ferriera.

Perché non risolvere presto, dopo un decennio perduto, il nodo Ferriera significa bloccare ogni possibilità di sviluppo ad esempio dell’attività portuale, anche proprio per l’area, per quasi metà pubblica, che lo stabilimento occupa. E Trieste senza porto è una città destinata a diventare il pensionato d’Italia ed oggi per fare portualità bisogna disporre di spazi enormi, incompatibili anche solo dal punto di vista economico con la presenza della Ferriera, se non bastassero i tanti danni alla salute in una città che, è sempre bene ricordarlo, ha il primato italiano per mortalità da tumore e da patologie all’apparato respiratorio.

Da tanto tempo avevamo progettato un percorso d’uscita da situazioni quali Ferriera e Sertubi che, senza perdere un solo posto di lavoro, anzi creandone molti altri in condizioni più dignitose e sicure, potesse offrire alla città quell’occasione che da troppi anni sfugge per incapacità della sua classe dirigente, non solo politica ma anche imprenditoriale, sociale e manageriale. Speravamo di confrontarci su questo collaborando con la nuova amministrazione regionale a partire dal nodo Ferriera. Peccato ma non ci fermiamo certo qui visto che in questa città dobbiamo e vogliamo ancora vivere per molti anni ancora, Ferriera e company permettendo.

Allora cominciamo ad organizzarci seriamente subito ed ora, mettendo assieme le energie migliori di Trieste e Muggia, senza distinzioni di tessere, per fare pulizia, per tutelare i nostri diritti e per dare a Trieste un futuro degno di essere vissuto e non solo nel salotto buono di piazza Unità.

 



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