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Le scatole cinesi e la sottomissione dei sindacati unitari
Scritto da: Lorenzo Lorusso

Nel prestigioso salone della Camera di Commercio di Trieste, questa mattina, si è celebrata l’ennesima tragi-comica sceneggiata sulle sorti della Ferriera e sulla salute degli abitanti di Servola e Valmaura.
Ancora una volta - parafrasando il titolo di un “giornale di strada” che non la manda a dire - si è deciso di non decidere, raddoppiando solo il numero dei tavoli della trattativa, una sorta di “falegnameria” voluta dal rappresentante della Regione, l’assessore al Lavoro Cosolini.
Se Provincia e Comune “lasciano”, e poi vedremo come, la Regione raddoppia (Mike Buongiorno insegna) con ben due tavoli di discussione o, per usare un termine caro ai sindacalisti della Triplice, “due tavoli di concertazione” sullo spinoso argomento della Lucchini-Severstal.
Due tavoli per fare tutto e l’esatto contrario di tutto? Proprio come nel celeberrimo romanzo di Tomasi di Lampedusa (Il Gattopardo)? Dando l’illusione di cambiare tutto per poi lasciare tutto intatto? E’ questa l’impressione che alcuni dei presenti hanno avuto questa mattina nell’ascoltare le parole quasi giulive dell’assessore Cosolini e quelle dei sindacalisti presenti; gli unici, insieme alla dirigenza della Ferriera, a ritenersi soddisfatti dell’incontro.
Non si era mai visto nella lunga storia dei sindacati unitari un frangente di così alta acquiescenza, di totale sottomissione politica alla volontà ed alle idee della Confindustria.
La proprietà della Ferriera naviga politicamente sul generico, sul dire e non dire, su relazioni, distribuite agli interessati nel precedente incontro di via Cavour, che non contengono date e programmi ma solo opinabili osservazioni strutturali e manageriali.
Questa mattina l’unico ad avere messo in discussione l’esigua valenza di queste riunioni, ad avere disturbato la serenità e forse anche il sonno di Semino e di Rosato, è stato Maurizio Fogar, anche l’unico che non ha avuto alcun risalto sulla cronaca locale: ignorato persino dalla RAI che, invece, ha concesso una intervista supplementare (come se ce ne fosse bisogno) all’addetto alle relazioni esterne della Lucchini-Severstal, il dott. Semino.
La Provincia, con il suo vice presidente Greco, ha avuto il suo momento di gloria quasi insperato, grazie proprio alla opportunità concessagli dal segretario provinciale della CGIL, Belci. Andare via dalla sala lasciando in apprensione ed agitazione i tre maggiori sindacati nazionali è una fortuna che non capita tutti i giorni.
Adesso la patata bollente è rimasta nelle mani di Cosolini, il quale, fra tavoli che raddoppiano e rappresentanti istituzionali che fuggono indignati, avrà un bel da fare nel districarsi fra le scatole cinesi.


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